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Su due piedi dico che mi ha intrattenuto, ma non mi ha catturato.
Makoto Shinkai nelle sue opere chiaramente ha deciso di indagare le mille sfumature degli amori impossibili, contrastati, improbabili, ma che nascono in qualche modo magico e, tragicamente, dolorosamente, sono costretti a svanire o, forse, a cominciare davvero.

Il comparto audiovisivo è molto buono. Anche se non capisco una parola delle canzoni giapponesi, di certo il tono e l'intento sono chiari, e accompagnano benissimo le intenzioni del regista.

Da notare come un argomento tanto abusato come quello di storie tra insegnante e alunno in questo caso venga affrontato con le solite grazia e delicatezza tipiche di certo cinema, storytelling, nipponico.
Impossibile opporsi, moralmente, a un sentimento nato con tale sincerità. L'età in fondo cosa dovrebbe rappresentare davvero se non un mero dato anagrafico? Indubbio che hanno vite asincrone, per cui, nel concreto, come potrebbero far funzionare la storia non si capisce, ma in quarantasei minuti vediamo la genesi e il trasporto della coppia che si relaziona, la quale infine difende il diritto di essere felici, insieme, lasciando al domani le conseguenze.

Consigliato.