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INTRO
Great Pretender è un'opera originale in esclusiva per Netflix; si compone di 4 archi narrativi corrispondenti a 4 truffe diverse, chiamati "casi".
Sicuramente si tratta di una serie fatta bene, una di quelle curate nei minimi dettagli; per dirne una, come info preliminare: è piena di riferimenti ad altre opere; per esempio troviamo la mossa della gru di "Karate Kid" e anche una famosa citazione di De Niro ne "Gli Inoccabili".

SINNOSSI
Makoto Edamura è un giovane truffatore, addirittura si vanta di essere il migliore in tutto il Giappone. Ad un certo punto però incontra uno più bravo di lui, Laurent, che lo trascina nella sua banda. Qui cominciano le vicende principali, che vedono protagonista la banda di Laurent che, di volta in volta, prova a truffare un riccone diverso che per qualche motivo viene "moralmente" preso di mira.

ANALISI CRITICA
Il primo caso segue una struttura studiata per tenere alta l'attenzione del pubblico: ogni episodio finisce con qualcosa che verrà capito bene solo nel successivo e nel finale ogni tassello viene incastrato perfettamente. Il problema è che lo stesso schema viene ripetuto per la seconda storia, e la seconda, e la terza... e pure per l'ultima. Ad un certo punto capiamo talmente bene lo schema seguito che possiamo quasi prevedere il futuro. Un futuro che dirà sempre che la banda riuscirà nel colpo, che andrà tutto bene, che nessuno si farà del male, che Laurent è praticamente onnipotente e riesce ad uscire fuori da qualsiasi situazione scomoda, prevedere ogni imprevisto (già la frase è sintatticamente un controsenso) e arrivare all'obiettivo prefissato.
Un altro elemento troppe volte ripetuto è la volontà di "Edamame" (soprannome che viene affibbiato a Makoto Edamura) di condurre una vita onesta e dunque lasciare la banda per poi venire puntualmente incastrato da Laurent (sempre l'onnipotente Laurent) e costretto a partecipare al nuovo colpo.
Però non voglio essere troppo critico: la serie è divertente, intrattiene e molto, come già detto è fatta bene in ogni aspetto e curata come solo le grandi opere possono essere.
Restando sugli aspetti positivi, spendo qualche parola per il settore tecnico.
Lato grafico molto buono. Scelta particolare dei colori e della colorazione stessa degli oggetti (può sembrare strana a primo impatto ma quando ci si abitua si apprezza), animazioni di buon livello, character design ottimo e un po' all'occidentale come in Lupin III.
Applausi a scena aperta invece per le musiche. Abbiamo una OP jazz che ricrea quasi un'atmosfera da poliziesco americano, la END di Freddy Mercury e in generale temi efficaci.

CONCLUSIONE
Voto positivo per la realizzazione tecnica e per la capacità di intrattenimento ma decurtato da quella quota di noia derivante dalla ripetizione degli stessi scenari e dall'onnipotenza di Laurent.