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Dopo aver visto ben ventisei episodi di "Little Busters!", ero ben deciso di lasciar perdere e non continuarlo, senonché il finale della prima stagione mi ha lasciato incuriosito, e numerose recensioni positive per "Refrain" mi hanno fatto scegliere che doveva valerne la pena. In fondo, stiamo parlando dello Studio Key.
Se "Little Busters!" risultava poco drammatico e giusto divertente quanto bastava per non abbandonare la serie nel corso della visione, "Refrain" potrebbe essere una storia completamente diversa, visto che stravolge tutto quello che abbiamo visto fino a questo momento.

Finalmente riceviamo uno sviluppo della storia di Kurugaya, Masato, Kengo e Kyosuke e, se per Kurugaya avremo un arco dedicato, per i maschietti viene dato il resto degli episodi per sviluppare il loro personaggi.
I momenti drammatici sono alle stelle. Il colpo al cuore che viene dalla fine dell'arco di Kurugaya fino alla fine della serie è uno tsunami rispetto alle onde concentriche che generava la prima stagione. Trovo sia impossibile trattenere l'emozione con gli avvenimenti che ci vengono scaraventati addosso.
Un profondo senso di amicizia si è evoluto tra i personaggi, un'amicizia ben lontana dall'essere superficiale ma anzi, al contrario, è di una profondità da superare il significato di semplice amicizia. Definirei che tra loro è scattato un amore più potente del semplice volersi bene; in loro si è creato un valore presente solo in una famiglia. Una famiglia pronta a sacrificarsi gli uni per gli altri, che prima di pensare al proprio interesse cerca quello degli altri famigliari.
Vero che, mentre alcuni vivono fino all'ultimo momento pensando solo alla salvezza degli altri, altri nell'aiutare cercano comunque di raggiungere il loro desiderio più profondo, che mai hanno avuto possibilità di raggiungere e tantomeno potranno raggiungere, vista la situazione in cui si trovano.

Il senso della storia si discosta dalla prima serie, stravolgendo la leggerezza presente sia nella storia sia nel background dei personaggi, per poi scaraventare i protagonisti e gli spettatori in una realtà che nessuno poteva aspettarsi che stava per avvenire.
Per poi donare un finale da favola emozionante e a lungo desiderato. Perché di ogni singolo personaggio ormai ne sei innamorato, e di conseguenza per ognuno di loro desideri che possano vivere felicemente dopo la catastrofe che la sorte ha portato loro.

Una frase viene detta più volte: vivere significa perdere. Un messaggio che nella storia fantasiosa e irrealistica ha senso per i personaggi, per darsi forza nell'accettare che perdere fa parte del vivere, ma nel mondo reale si chiama "la cruda realtà". Inoltre, a differenza della storia dove lo story-making può miracolare e portare il lieto fine, nella vita reale quanto perso è perso definitivamente e, salvo certi casi, non è nemmeno possibile recuperare quanto non c'è più. Tempo e vita sono preziosissimi per questo motivo. E questo è il significato che "Little Busters!" voleva dare (chiaramente è un giudizio personale)

La opening di "Refrain", "Boys Be Smile" di Suzuyu, interpreta perfettamente la storia che stiamo per vedere. La disperazione delle immagini che scorrono rapidamente sono inserite apposta per ricordati che quanto c'era di gioioso ormai si è esaurito. La canzone ovviamente è bellissima e prende il ruolo di introdurre la storia misteriosa e di fantascienza, con quella melodia mistica e psichedelica che dona emozioni contrastanti all'ascoltatore

Concludo dicendo che senza dubbio questo anime è meraviglioso ed è in grado di dare luce anche alla prima serie, che, come già premesso, è molto più spenta e poco emotiva. Ma, come per "Clannad", è la seconda stagione a dare il meglio (anche se per "Clannad" anche la prima stagione era stupenda). "Little Busters! Refrain" è una stella che brillerà sempre, ricordandoti di quanta emozione tredici episodi di un anime possano darti.