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Takemichi è un NEET dal cuore codardo. Viene a sapere dalla televisione che la sua prima e unica fidanzata, avuta nel periodo delle scuole medie, viene coinvolta e uccisa in un conflitto di bande "studentesche". Lo stesso giorno, Takemichi viene quasi travolto da un treno e finisce per rivivere il proprio passato da aspirante teppista, dodici anni prima. Il suo scopo diviene quello di salvare l'unica ragazza che lo ha amato, cambiando il passato, e per fare questo entra nel giro delle bande di Yanki (studenti punk attaccabrighe).

Sembrerebbe (vero: sembrerebbe!) una storia di studenti combattenti, nella quale il protagonista si fortifica per duellare contro gli altri personaggi. Invece no. È infine la storia di un codardo che resta codardo, di un debole che resta debole e avrà un ruolo assolutamente marginale, mentre a decidere il futuro saranno personaggi per lui inarrivabili e intoccabili. Certo piacevoli, ma essendo "lontani" dal raggio di intervento del protagonista, anche la nostra osservazione si fa passiva.

Spiego subito le ragioni di un voto tanto basso per un'opera che ha buon riscontro in patria.

Il character design è pessimo. Anche gli adulti sembrano bambini. Non era così nel manga, che aveva un tratto più sottile e freddo. Vedremo il protagonista in due periodi della sua vita, e per la mano sgraziata del designer la fase adulta sembra più giovane di quella adolescente.

La trama è completamente character driven, vale a dire che più di presentare personaggi in fila che interagiscono non c'è, anche se le premesse erano eccellenti per complesse variazioni sulle "linee del tempo". Ve ne sono soltanto brevi accenni e male sviluppati.

Il plot dovrebbe riguardare la possibilità di intervenire sul passato per migliorare il futuro. Di fatto, non sembra funzionare.

"È lento da morire", e alcuni episodi si risolvono nel mostrare ancora e ancora il background di personaggi che già ci piacciono, quindi perché insistere?

La trama è buona nel primo ciclo di sei episodi, poi mi sono accorto che si ripeteva. Ho dato una sbirciata alla Wiki, e non mi sbaglio: trovato un arco, verrà ripetuto ancora e ancora e ancora, fino alle bolle di schiuma che escono dalla bocca. Takemitchy ha un problema in ogni episodio, in ogni episodio piange dandosi dello 'sfigato', ricorda che deve salvare qualcuno, quindi... non fa nulla (vedi sotto).

Il protagonista è detestabile, totalmente passivo rispetto agli eventi. La caratterizzazione del "cry baby" non è stata colta in pieno dall'autore. Ne consegue che non si è nemmeno esattamente sicuri se il personaggio abbia o meno cambiato la trama col suo intervento... dato che praticamente non interviene mai e si limita a piangere e urlare, per poi buscarne sode. Non sarebbe un problema, se solo la premessa non fosse proprio che il personaggio "deve" agire per cambiare la storia. Stranamente, non fa un tubo di tutto questo.
Gran parte dei fatti si sarebbero potuti svolgere meglio, se il protagonista avesse anche semplicemente "detto" che sapeva qualcosa. C'è un amico in pericolo di vita? Non glielo dice. Tentenna, piange, esita, sbraita, ma non fa quello che chiunque, perfino io che sono stupido, farebbe: avvertirlo.
Ne consegue che assistiamo a botte fra liceali per il puro gusto di, senza che ci sia una vera interazione nel cast. Nel pieno spirito dei drammi storici giapponesi, tutto è fato, tutto è destino, le death flag sbandierano forte, e solo aggiungendo capitoli di backstory (quindi sempre passivi) forse si capisce perché X ha rotto il naso a Y. In ogni caso non poteva farne proprio a meno, il naso doveva essere rotto. Che noia!

Paradossi in continuazione. Polizia che giunge talvolta dopo due secondi, talvolta mai. Gente che, invece di lavorare, di mestiere fa il picchiatore di bambini. Tredicenni con le moto. Assenza totale di genitori o qualsivoglia adulto con potere decisionale. Questa non è una storia fantasy, ha un contesto reale, quindi mi aspetterei coerenza. Talvolta questa va a farsi benedire.

Che possiamo dire? È "di nuovo" una storia troppo giapponese per essere davvero apprezzata da un pubblico occidentale, che di sicuro non capirà che si tratta di un dramma storico (a volte palese!) del periodo Taisho in un contesto moderno. Solo che io non sono giapponese, del Taisho non mi frega niente e lo capisco solo in parte, quindi mi dispiace, ma "Tokyo Revengers" per me finisce qui.