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“Non Non Biyori”, opera “iyashikei” del Maestro Atto, fortunatamente sconosciuto in Italia, sebbene da almeno nove anni pubblichi il manga, è un sano vaccino alla truculenza e all'abbondanza di sangue di molti, di fatto quasi tutti, manga (e anime) pubblicati in Italia, e anche un vaccino alla predica LGBTQ dei rimanenti altri manga pubblicati in Italia.
Raccontare per nove anni la vita di campagna, anzi rurale, di un gruppo di ragazzine che chiunque, sano di mente, vorrebbe avere come figlie o nipoti, è un'impresa più seria e gravosa che non realizzare manga con vampiri, coboldi, orchi, ogri (sempre orchi), slime nazistoidi, supersayan e altre bambinate che ancora oggi imbambolano persone che viaggiano verso i quarant'anni, e che dimostrano una sorprendente scarsa maturità, anche ignorando bellamente opere come appunto “Non Non Biyori”.
Infatti dei bambini, ragazzini e persone dallo sviluppo mancato o scarno, che non hanno vissuto una vita, possono trovare noiose e ignorare le amene avventure delle protagoniste di “Non Non Biyori”, delle ragazzine che vivono una vita tranquilla e dettata dai ritmi della natura che noi tutti, giapponesi o italiani, vorremmo vivere; ragazzine che sono nondimeno anche ispirate dalla curiosità del mondo che le circonda, un mondo autentico e reale, che tutti possono vivere, sfuggendo all'alienazione della realtà metropolitana (Tokyo, ad esempio), ma sfuggendo anche alla realtà onirica e grottesca spesso vigente nei manga delle tipologie su indicate.