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La prima serie di del Live Action "Alice in borderland" del 2020 è trasposto dall'omonimo manga serializzato da Haro Aso tra il 2010 e il 2020 (cui poi ha ricevuto un seguito "Alice in Borderland - Retry" tra il 2020 e il 2021). Poiché la serie TV ha già ricevuto un seguito nel 2022 ed è in programma anche una terza serie, il primo limite di "Alice in Borderland" è che i primi 8 episodi trasmessi nel 2020 non sono risolutivi della storia e lasciano aperti molti degli interrogativi sul perché il protagonista Ryohei Arisu, insieme a due amici, si ritrova catapultato in un mondo del tutto simile a quello in cui viveva ma completamente disabitato in cui si troverà costretto a superare assieme ad altri sventurati dei giochi in cui è in palio la vita.

Premetto che non ho letto il manga e pertanto non posso scrivere alcun paragone tra il dorama e l'opera cartacea. Come serie, posso scrivere che la serie di 8 episodi potrebbe idealmente dividersi in 2 parti: la prima è quella che ritengo più inquietante e riuscita ed è dedicata ai survival games; la seconda è dedicata alla comunità denominata la "spiaggia" che è composta dalle persone che si sono riunite per affrontare i giochi in modo sinergico e cercare di sopravvivere.

Visti gli 8 episodi mi è sembrata una serie un po' scontata e senza nessuna particolare dimostrazione di estro creativo ad eccezione di alcuni giochi che uniscono alla violenza "becera" anche considerazioni thriller psicologiche riuscite che possono stupire lo spettatore e riescono a far provare quell'angoscia e terrore di coloro che si ritrovano a dover scegliere se salvare se stessi o le persone cui si è affezionato o con cui si sta gareggiando in un intervallo temporale limitato.

Francamente mi è risultato molto meno riuscito l'arco narrativo dedicato alla comunità in cui i soggetti sopravvissuti si sono riuniti in una sorta di "comune" comandata da un personaggio carismatico che mantiene in un modo molto poco originale l'ordine tra i c.d. sudditi. E' una parte della serie costruita in modo molto poco originale e ricca di cliché e deja vu delle opere del genere: in un mondo dominato dalla violenza e dalla necessità di salvare la pelle, c'è il solito capo definibile eufemisticamente "visionario" e capace di influenzare gli altri giocatori a sottostare alle regole che ha elaborato e impone e c'è il solito gruppo di personaggi violenti che vorrebbero sovvertire l'ordine costituito per imporre le loro regole basate sulla mera sopraffazione... insomma una parte della narrazione che ho trovato noiosa, scontata, con personaggi che definire stereotipati è riduttivo, ma anche eccessivamente caratterizzati e francamente poco credibili... ma in una serie survival probabilmente bisogna sottostare a certe impostazioni e gusti che francamente risultano essere quasi demenziali...

I giochi di sopravvivenza sono almeno ben congegnati: a ogni sfida corrisponde una carta da gioco francese che ne identifica la difficoltà. E ogni gioco mette alla prova i giocatori o per le doti fisiche o per quelle di intuito o la capacità di collaborare con gli altri giocatori. Ma quella che ho percepito come più disturbante sono quelle che obbligano i giocatori a sfidare e combattere con i propri sentimenti, affetti ed emozioni.

Ciò che resta irrisolto nella serie è il motivo per cui le persone coinvolte nel gioco si ritrovano ad un certo punto in un'ambientazione del tutto reale e coerente a quella in cui vivevano ma completamente disabitata. Da ciò che ho visto, ho notato che i giocatori sono tutti ragazzi o giovani adulti. Non si vedono nè bambini nè anziani. Ovviamente non si riesce a capire se i giocatori siano delle vittime di un esperimento o di una cospirazione ... e ciò rende ancora più inquietante il senso delle atrocità cui sono sottoposti, fatto salvo ciò che viene abbozzato nelle rivelazioni contenute nell'ultimo episodio.

A livello tecnico/registico, la serie mi è sembrata molto "occidentale" e poco "orientale", nel senso che al di là della originalità psicologica di alcune sfide, c'è poco o nulla introspezione e i dialoghi sono francamente piatti e poco significativi, complice anche la scarsa complessità dei personaggi principali che fa concentrare l'attenzione dello spettatore solo sui giochi, la violenza (spesso con scene piuttosto truculente o splatter) e l'azione finalizzata alla salvezza dei personaggi. Anche gli attori non brillano per capacità interpretativa e, complice anche un doppiaggio in italiano non proprio riuscitissimo, sembrano spesso caricaturali: mi riferisco in particolare ad Arisu quando sottoposto a supplizi assume un tono di voce lagnoso francamente irritante, ma anche gli altri non mi sono sembrati tanto all'altezza per capacità recitativa.

Ahimè "Alice in borderland" è proprio una di quelle serie che tenta di conquistare i favori dello spettatore con quegli stilemi tipici del genere cercando più di soddisfare le aspettative degli appassionati del genere, tanto da risultare per questi ultimi come un'opera di pregio assoluto e imperdibile.
Per chi come me non è proprio un appassionato di questo genere di opere che tendono più ad assomigliare ad un videogame, pur ammettendo che presenta elementi che possano anche appassionare e intrigare, posso solo scrivere che si tratta di un'opera di mero intrattenimento senza particolari slanci di originalità e novità. Resta tuttavia la mera curiosità di capire come andrà a finire...