logo AnimeClick.it

5.0/10
-

Districarsi tra generi e sottogeneri hentai è disciplina da professionisti, tanto complessa è la tassonomia che classifica, in base al contenuto, queste produzioni. Non essendo avvezzo a certi tecnicismi lessicali, non conoscevo ad esempio il significato di smut, termine il quale - perdonate eventuali imprecisioni - si riferisce ad opere erotiche che, pur contenendo scene esplicite, non trascurano trama e sceneggiatura, andando oltre la mera esposizione di atti sessuali. Solitamente pensate per un pubblico femminile, sono dunque storie che, oltre a raffigurare amplessi, approfondiscono le relazioni sentimentali tra i personaggi.
“Fūfu Kōkan”, terza fatica dell’anno 2023 targata AnimeFesta, brand da tempo specializzato nella realizzazione (a cadenza trimestrale) di corti animati per adulti, dovrebbe rientrare, stando all’etichettatura del webcomic da cui è tratto (pubblicato in forma cartacea da Shueisha), nel genere sopracitato.

Purtroppo, tenendo conto dell’esigua durata della serie (otto episodi), nonché del poco tempo a disposizione (una manciata di minuti a puntata), sviluppare una trama solida, dando al contempo il giusto spazio alla sfera sessuale, era un fallimento annunciato: se lo spettatore interessato agli aspetti strettamente pornografici riesce perlomeno a fruire di brevi copule animate, dal punto di vista della vicenda non c’è il benché minimo approfondimento psicologico o narrativo. Si potrebbe pensare che, a causa del formato scelto, non si siano potuti trasporre dettagli fondamentali del manga originale: ebbene, non è affatto così, da una rapida lettura del fumetto la trama della controparte cartacea è perfettamente sovrapponibile a quella dell’anime.

L’opera mette in scena il primo arco del manga, quello in cui due giovani coppie di sposini, una delle quali in astinenza forzata per questioni di fertilità (?), organizzano la classica gita alle onsen. Senza tanti preamboli, uno dei quattro, invece di proporre al gruppo una partita a Cluedo, lancia a mezza voce una stuzzicante idea: perché non ravvivare l’atmosfera con uno scambio di coppia? Con un tacito assenso, la proposta è accolta senza tanta reticenza (e che sarà mai?), e da quel momento i due stalloni iniziano ad accoppiarsi con la moglie dell’amico come se non ci fosse un domani. Gli unici momenti di “riflessione” sono i brevissimi (e un po’ ipocriti) rimorsi di Kanade e Reiji prima di trastullarsi con il nuovo partner, che si perdono miseramente nei successivi orgasmi di piacere. Siamo onesti, nessuno si aspettava un’analisi sociologica del tradimento, ma che ci si sforzasse a trovare un escamotage credibile per giustificare l’infedeltà amorosa era il minimo sindacale. Se l’obiettivo era distinguersi da un normale pornazzo, beh... missione fallita.

Accantonata ogni pretesa narrativa, resta da chiedersi - di base, l’anime è un hentai, quindi la domanda è lecita - se almeno le scene clou, quelle pruriginose e in grado di vellicare la libido dello spettatore, siano artisticamente valide. L’impressione è che, a fronte di animazioni ordinarie, vada riconosciuta una discreta cura per i disegni chiave e per il character design, le cui carte migliori sono indubbiamente le forme generose del cast femminile. Purtroppo, non essendo un feticista delle oppai fuori misura - occorre precisare che non fumo e sono pure astemio, quindi presumo che il problema sia esclusivamente mio -, anche questo aspetto mi ha lasciato piuttosto indifferente.
Il cruccio maggiore è che non ci sono guizzi, o perverse depravazioni, che rendano quest’opera riconoscibile tra gli infiniti cloni che escono quotidianamente dalla catena di montaggio. La regia è pigra, le atmosfere ovattate, e al di là di fornicazioni furtive copulando in posizioni canoniche, non c’è nulla che valga la pena essere ricordato.
Oltretutto, le continue inquadrature sugli anelli dei fedifraghi mi hanno pure fatto prendere in uggia i protagonisti, quasi si volessero evocare le atmosfere torbide di un netorare, filone erotico lontanissimo dalle mie corde.

Se si fosse intitolato “Orgasmi adulteri alle terme delle tettone”, forse l’avrei apprezzato di più, e non sarebbe stato necessario nascondere il canovaccio basico di un soft-porno dietro a una facciata di false promesse. AnimeFesta è sinonimo di sesso spensierato, voluttuoso, sfacciato, contornato da trame risibili e pretestuose, che non di rado sfociano in un trash divertente e senza pretese (come non ricordare ad esempio il bonzo di “Sōryo to Majiwaru Shikiyoku no Yoru ni...”?).
Provare ad aggiungere un elemento serioso è stato un buco nell’acqua.