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4.0/10
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Un paio di premesse:
1. non ho letto il manga (né intendo farlo) e quindi la mia recensione sarà unicamente basata sull'anime;
2. evidentemente non ho più l'età per questo tipo di prodotto, essendomi lasciato la pubertà alle spalle da tempo.

* Trama e storia *
Sulla carta poteva essere un battle shonen interessante… con due protagonisti contemporaneamente amici e avversari che si dividevano le luci della ribalta, in competizione e impegnati ciascuno nella propria scalata al successo, ma uniti da un forte legame. Uno mago straordinario, armato della magia del vento, e l’altro con un pool di armi potentissime e l’antimagia. Entrambi con idee progressiste ma divergenti, entrambi animati da ideali nobili ma diversi, inseriti in Compagnie diverse e antagoniste. Il tutto calato all’interno di una narrazione con una maturazione lenta e misurata, con una crescita di potere lenta e che richiede sacrifici reali, con giochi di potere tra le fazioni e in cui i due non passano il tempo semplicemente a tirare badilate con spade giganti o bombe atomiche magiche, in un tripudio di effetti speciali da strapazzo, ma percorrono la propria scalata sociale un gradino alla volta. E invece no, perché il canone vuole che nei battle shonen di questo tipo il protagonista sia sempre e solo uno, e che l’ambientazione stessa sia secondaria, una mera scusa per vedere dei tizi che si danno le botte ad ogni episodio. E quindi in buona sostanza tutto ciò che abbiamo è una continua gara al rialzo in cui il solito ragazzino "sotto-potente" deve confrontarsi contro nemici sempre più forti in un’ordalia di "power creep" tanto insignificante quanto infinitamente noioso. In questo caso specifico abbiamo il giovane Asta che, in un mondo dominato dalla magia, è l’unica persona al mondo completamente priva di poteri. A differenza di un Midoriya qualsiasi però a lui non vengono regalati poteri da qualcun altro. Senza poteri è; senza poteri resta. In sostanza ogni anno c’è un giorno in cui i grimori magici scelgono i ragazzi che dovranno possederli. Yuno, amico d’infanzia di Asta, viene scelto da un potente tomo col quadrifoglio in copertina, palesando che lui è una sorta di prescelto o di eletto con poteri magici fuori dalla norma con un futuro grandioso davanti che potrebbe portarlo a diventare il nuovo Imperatore Magico. Il protagonista invece si trova tra le mani (e neanche subito) un catorcio di volume della Treccani mezzo sfasciato che non è neppure un vero grimorio, perché dentro invece degli incantesimi c’è uno spadone arrugginito che taglia la magia e la respinge.

N.B. Dopo gli eventi di un particolare episodio ho anche provato a vedere se la mia ferramenta di fiducia riusciva a procurarmene uno per tagliare la nebbia al mattino, che qui dalle mie parti è un problema serio, ma a quanto pare è solo un’invenzione dell’autore, non esiste davvero. 🤣

La serie nella primissima parte si lascia guardare, la sufficienza la raggiunge. Il livello di potere è contenuto, cosa che per me è del tutto fondamentale, e sono presenti elementi ambientativi e narrativi che esulano dal puro scontro fisico. Purtroppo il tutto non dura molto e piano piano la serie collassa e inizia a perdere pezzi sotto il peso della proprio inconsistenza, in un costante logoramento che, a un certo punto, la fa completamente sbriciolare e sprofondare in un peana di noia infinita. Il power creep, dopo i primi episodi introduttivi, per un centinaio di episodi (fino al termine della saga degli elfi) è semplicemente insostenibile. Una continua escalation pressoché priva di giustificazioni, con i nemici sempre un passo avanti, sempre indicibilmente forti e sempre sconfitti grazie alla buona volontà e al sacrificio, in un tripudio di buoni sentimenti.E quando finalmente la saga degli elfi finisce partono 50 episodi di nulla assoluto per introdurre l'ultima saga che si chiude in una decina di episodi.
Non sto neanche a fare una disamina delle singole trame/saghe perché non ne vale davvero la pena, tanta è la banalità e il senso opprimente di già visto. Sostanzialmente è il classico canovaccio per cui arriva un nemico straordinariamente più forte dei buoni. Ma i buoni si alleano, fanno power up, cliché buonisti a pioggia, plus ultra e lo sconfiggono. Intanto Yuno esce fuori dal nulla e scopriamo che è diventato più forte. Poi arriva un nemico ancora più super mega invincibile. Ma di nuovo deus ex machina come se piovesse, e con il potere dell’amore viene sconfitto. E intanto Yuno ottiene qualche nuovo potere e resta sempre qualche passo davanti ad Asta. E avanti in questo modo con il protagonista che ottiene nuove spade e i suoi compagni che ottengono nuovi poteri, nessuno dei buoni che muore mai definitivamente, i cattivi che fanno una brutta fine e un continuo inseguimento di Yuno.
E sì, non ne ho skippato neppure uno di questi 170 episodi. E adesso, mentre sto rivedendo e ampliando questa recensione a distanza di mesi, mi rendo conto che sono davvero tanti. Parliamo di 60 ore di ‘sta solfa, che si sono portati via un intero mese della mia vita. Probabilmente non mi pentirò mai abbastanza di aver buttato via tutto quel tempo. Segnale questo che evidentemente c’è un fondo di masochismo in me: devo davvero imparare a droppare a cuor leggero spazzatura di questo tipo.

* Sviluppo dei personaggi *
Per i miei gusti ci sono davvero troppi personaggi dai tratti caratteriali estremizzati, macchiette senza profondità né spessore che, alla lunga, diventano banali, ripetitivi e, in alcuni casi, addirittura fastidiosamente stucchevoli.
Per contro quindi, ovviamente, non ci sono molti personaggi di cui valga la pena fare un’analisi approfondita, ma ci provo lo stesso...

Cominciamo da Yuno, il rivale del protagonista nella corsa a diventare Imperatore Magico. Personaggio gestito molto male, secondo me, visto che in 170 episodi praticamente non ha alcuno sviluppo caratteriale. Inizia con una personalità enigmatica, è un tipo di poche parole, che nasconde però un’indole buona e un forte senso di amicizia e rivalità con Asta. E’ un personaggio con una spiccata forza di volontà e una grande ambizione… e questo è più o meno tutto. Nel corso degli episodi abbiamo alcuni flashback su alcuni episodi della sua infanzia ma, sostanzialmente, dal punto di vista dell’analisi caratteriale, non c’è molto altro da dire. Non ci sono grandi evoluzioni di cui valga la pena parlare, sebbene sia uno dei personaggi più importanti.

Ok, passiamo a parlare dei membri del Toro Nero. Qui sicuramente è stato fatto il lavoro migliore, visto che tutti i compagni di Asta hanno una forma di crescita personale, e questa è indotta in modo evidente dalla presenza del protagonista, che tutti finiscono per un motivo o per l’altro per ammirare. In alcuni casi è più evidente, mentre in altri casi la cosa è più leggera, ma non si può negare che uno sviluppo ci sia. Per tutti i personaggi viene anche fornito un po’ di background, quindi direi che non c’è troppo da lamentarsi: il lavoro fatto è innegabilmente sufficiente. Tuttavia va anche detto che era difficile che non ci fosse un minimo di approfondimento e sviluppo, se pensiamo che sono i personaggi che condividono con Asta lo schermo per oltre 100 episodi, e che partivano davvero come delle macchiette estreme e prive di spessore.
In particolare apprezzo l’impegno profuso per migliorare Noelle, che parte nelle fasi iniziali come “fastidiosamente spocchiosa” ma in seguito cresce fino a diventare “vagamente sopportabile”. Avrei tuttavia gradito una qualche forma di coinvolgimento romantico con il protagonista, anche se mi rendo conto che questo aspetto nei battle shonen è sempre fortemente in secondo piano per motivi di target di età, o anche perché i sentimentalismi sono “roba da donne”, oppure perché semplicemente per molti spettatori habitué del genere è qualcosa di non gradito. Ad ogni modo questo non è neppure colpa di Noelle, che per come viene sviluppata pare poter avere una certa propensione in tal senso, quanto di Asta (vedi sotto). Però, mi spiace, la mancanza di una qualche forma di trama sentimentale sullo sfondo, che mi dia sollievo da deficienti che si danno le botte, esplosioni e colpi speciali per me significa solo punti in meno sulla valutazione.
E infine Asta, il protagonista. Stereotipo del protagonista da battle shonen completamente privo di propensioni romantiche di alcun tipo, questo lo dico al puro scopo di riattaccarmi al capoverso precedente. Anche se a dire il vero sono stato volutamente impreciso. Asta è innamorato di una suora, di un amore che sta tra l’infantile, il platonico e il filiale, presentato anche in modo abbastanza ridicolo, cosa questa che ci dà la cifra della sua maturità. Non lo possiamo comunque definire anaffettivo, perché sostanzialmente vive di amicizia e buoni sentimenti. Lui è amico di tutti e si sacrifica per chiunque senza badare alla propria incolumità e dando fondo a tutto quello che ha.
Parte come un bamboccio scarsamente intelligente, privo di freni inibitori, ostinato oltre ogni credibilità, pieno di entusiasmo e con un sogno in mente che è del tutto irrealizzabile, ma disposto comunque a fare di tutto per raggiungerlo. In sostanza è la fotocopia della fotocopia dello stereotipo a cui si appoggiano centomila altri protagonisti identici.
E niente, sviluppo del personaggio non pervenuto o quasi. Parte così e 170 episodi dopo è ancora così. E sostanzialmente era così anche da piccolo nei flashback. Certo, 170 episodi dopo almeno ha acquisito un minimo di sicurezza e di consapevolezza dei propri mezzi… ma poi chi se ne frega, tanto continua ancora a partire a testa bassa contro qualunque ingiustizia e qualunque nemico senza riflettere un secondo.

* Animazioni e disegni *
Disegni e animazione sono nella media in parte degli episodi, scadenti in molti altri. Non ci sono a mia memoria episodi che svettano particolarmente in positivo e anzi, ce ne sono tanti con una qualità quantomeno discutibile. Onestamente mi sarei aspettato qualcosa di più, anche se comprendo che non parliamo di una serie “breve” ma di una di quelle che uscivano a cadenza settimanale, quindi con meno tempo e mezzi a disposizione.
Lo capisco ma non mi interessa: in troppi punti ho percepito un attentato alle mie cornee e un senso di vertigine da proporzioni sbagliate, mentre lacrime di sangue mi bagnavano le guance.

* Comparto sonoro *
Effetti sonori nella norma, niente da segnalare.
Le sigle fortunatamente non sono sullo stesso livello del comparto visivo medio dell’opera, perché sennò ci trovavamo con delle canzoncine in MIDI a 8-bit. Invece sono solo sgradevoli per il mio gusto musicale, ma questo non vuol dire nulla perché è solo questione di gusti, quindi non lo ritengo rilevante in termini di valutazione. Se vi piacciono sono contento per voi. Doppiaggio nella media, anche se alcune voci secondarie non mi sono sembrate ben accoppiate al personaggio che le “indossava”. Comunque niente di grave, tutto nella media.
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* In definitiva *
Sì, lo so che si tratta di un genere prettamente d'evasione, senza pretese, destinato a un target giovanissimo. E le mie aspettative infatti erano molto basse: volevo solo qualcosa che mi facesse compagnia sul monitor secondario mentre finivo una serie di lunghi lavori noiosi sul monitor principale. E niente... anche così non ce la facciamo, la sufficienza resta lontana.
In definitiva il mio consiglio è: se avete più di 12 anni statene alla larga.