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Poesia, emozioni, magia con in sottofondo il rumore del Mare.
Miyazaki sembra superarsi ogni volta, anche quando ti attendi qualcosa che non appartiene alla tua età...
Ponyo sulla Scogliera é un viaggio magnifico nel mondo interiore di un uomo che per tutta la sua vita ha sempre saputo raccontare storie incantate per tutte le generazioni.
Sin dal magistrale incipit che ci porta in fondo a un mare pieno di pesci dai mille colori e di ogni forma e razza, si presagisce che questa è un'opera preziosa.
Come bimbi ci riscopriamo a osservare lo strambo padre di Ponyo intento a dare vita a creature differenti, un po' come Miyazaki stesso con la sua arte.
Rapiti osserviamo la scena senza capire bene cosa stia succedendo e la cosa si ripeterà per tutta la durata della pellicola.
E a un tratto eccola spuntare: Ponyo la pesciolina morbida e sofficiosa.
Come non rimanere estasiati da tale visione?
Come non sperare che riesca a fuggire dalla nave dove è tenuta reclusa e come non parteggiare per lei quando rischia di essere prima pescata da una rete gigante per poi rimanere incastrata in un barattolo di vetro?
Ponyo è un film innanzitutto emozionante.
Ti rapisce letteralmente e ti strega con la sua poesia.
Sono tante le scene che ritornano alla mente dopo che la visione è terminata, tante ci scopriremo a rivedere con gioia e trepidazione una seconda ed una terza ed infinite volte.
E' difficile esprimere quello che ci comunica il cuore, ma ci accorgiamo quando questo ci parla.
A me è successo con questo film.
La colonna sonora di Hisaishi sottolinea ogni istante di quest'opera con sapienza, come a regalare quel sussulto in più a un animo già rapito.
L'animazione vive di colori vivi e tenui, quasi di dipinti in movimento che vanno dalle tinte giallo soavi della casa sulla scogliera all'impeto furente del blu scuro e nero dello tsunami e della tempesta da cui fuoriesce la gioiosa protagonista.
In Ponyo si percepisce un'invisibile mano che sa donare tranquillità anche nei momenti più concitati, una mano che trasporta personaggi e pubblico tra insidie e paure a volte infondate, figlie del terrore del diverso, del nuovo.
Questa si concretizza nella madre di Sosuke, quando arriva la tempesta che dilaga con pioggia e vento spaventosi; si trasforma nella mamma di Ponyo quando la situazione sembra ormai disperata e il mondo è stato sommerso; diviene corale quando dopo il tripudio di onde torna la calma e la gente si unisce gioiosamente per far fronte insieme alla mareggiata.
Miyazaki vuole dirci che nonostante i problemi e le insidie saranno molti nelle nostre vite, se affrontati con il giusto spirito tutto si risolverà nel migliore dei modi.
L'amicizia e l'amore sono i cardini di quest'opera come dell'esistenza di tutti noi.
Il film infatti è sicuramente stato scritto per un pubblico di giovanissimi, ma è possibile leggerlo a più livelli, profondi come il mare stesso.
Può essere semplice favola avventurosa o trasformarsi in una molteplicità di spunti relativamente alle situazioni, alle persone e al mondo tutto giapponese da cui deriva.
Fortunatamente infatti, l'adattamento italiano non ha occultato, come spesso succede, termini ed espressioni provenienti dal sol levante.
Sentire in un film al cinema il suffisso chan o udire qualcuno menzionare la favola di Urashima Taro è semplicemente splendido.
Mette in contatto la nostra cultura con quella di un popolo distante migliaia di miglia da noi.
Permette a neofiti e genitori di bambini curiosi di documentarsi (anche solo su internet) per rispondere a domande di cui non conoscono la risposta.
Ponyo serve a stimolare la curiosità per una cultura differente e millenaria ed in questo penso che risieda il valore di un doppiaggio e di un adattamento finalmente consoni ad un'opera di questa portata.