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“Poverino… Com’è possibile che tu sia così perfetto per soddisfare le mie voglie? Nel vederti alla mia mercé incapace di oppormi resistenza sei cosi tenero e amabile che mi viene da piangere…. Jeremy… Io ti amo!
Perché ti faccio del male? Sai… deve essere perché le creature innocenti possono essere solo ed esclusivamente profanate”

Quando la madre sposa Greg, un facoltoso aristocratico inglese, la vita di Jeremy viene travolta dal terrore. Greg, avente già due figli dal precedente matrimonio, accoglie con gioia la nuova moglie nella sua sfarzosa villa a Lynn Forest, e si dimostra da subito oltremodo amorevole e premuroso nei confronti di Jeremy, rivelando ben presto la sua mostruosa natura. Durante la notte, il patrigno entra nella camera del ragazzo, isolata dal resto della casa, e abusa di lui.
Le violenze sessuali vengono perpetrate nel tempo, diventando sempre più brutali e raccapriccianti, fino a compromettere pesantemente la stabilità emotiva di Jeremy, che riporta traumi psicologici inenarrabili.

Moto Hagio, celeberrima autrice del Gruppo 24, inscena una premessa tenebrosa e magnetica, che svela sin da subito la natura impudica del racconto, proiettandoci in una fiaba oscura dai toni dannatamente evocativi.
Lynn Forest, nella sua inquietante messinscena, si rivela il fiore all’occhiello del manga in toto: dal vento che soffia tra gli alberi del bosco che circonda la villa, ai corridoi bui costellati di stanze chiuse a chiave affacciate sulle scale, tutto contribuisce a creare un’atmosfera soffocante e opprimente, lì dove le disperate grida di Jeremy soffocano nel silenzio.
Silenzio necessario secondo il ragazzo: la madre è troppo fragile per sopportare il peso della verità, dato che ha già tentato il suicidio dopo la morte del marito. Non può mortificarla confessandole che l’uomo che ha sposato è un pedofilo.
E allora Jeremy subisce tacendo, con gli occhi gonfi di lacrime e le urla soffocate in gola.
La sua è una via Crucis, una spirale vischiosa di umiliazioni e autoflagellazione dalla quale sembra impossibile uscire senza scartavetrarsi l’anima.

Non è soltanto per timore di ferirla che Jeremy non rivela a sua madre gli abusi di Greg. Il bambino si sente sporco, colpevole, come se fosse lui ad aver tradito Sandra — così la chiama sempre, mai “mamma” — vittima di un’ossessione edipica nei suoi confronti. E se Sandra fosse consapevole di ciò che accade a Lynn Forest e tacesse soltanto per non minare la sua nuova, agiata condizione familiare? Se Jeremy fosse stato il prezzo da pagare? Il tributo silenzioso per una vita sfarzosa e senza preoccupazioni?

Jeremy inizia ad identificare la scuola come una forma di evasione dalla prigione di Lynn Forest, e seppur con evidenti problemi relazionali dovuti ai traumi degli abusi, riesce a stringere le prime amicizie.
Ma il convitto non basta, le distrazioni scolastiche ovattano soltanto in parte il dolore del ragazzo, che nel week end si vede costretto a tornare dal suo aguzzino. A Greg, ormai del tutto disinteressato a Sandra, importa soltanto una cosa: possedere Jeremy.
L’incubo continua, la libidine di Greg si fa sempre più feroce e predatoria, e Jeremy diventa l’agnello sacrificale all’altare delle depravazioni sessuali del patrigno. I solchi nella psiche del fanciullo si fanno sempre più profondi, possibile che nessuno a Lynn Forest si accorga di nulla?

“Quando un amore eccessivo si discosta, anche solo di poco, dai nostri ideali e dai nostri sogni… non siamo più capaci di sopportarlo”

Se nella prima parte la narrazione risulta centrata e avvolgente, dopo un evento cruciale — che per evitare spoiler non rivelerò — le vicende perdono gradualmente mordente.
Struggente la fase di metabolizzazione del trauma: Jeremy arriva quasi a convincersi che quelle subite non fossero violenze sessuali, ma una forma d’amore. Perché se lui e Greg si sono amati, allora ricordare fa meno male.
L’introspezione post-traumatica, pur interessante e coerente con il tono dell’opera, si dilunga più del necessario, appesantendo il ritmo e smorzando l’impatto emotivo dei primi numeri.
Purtroppo “A Cruel God Reigns” si trascina oltre il necessario, continuando a lungo dopo aver già detto tutto. Il racconto finisce così per perdersi in annacquamenti narrativi e siparietti scolastici riempitivi, che sul piano contenutistico non aggiungono nulla di realmente significativo.

Ottima la caratterizzazione dei personaggi, anche se in quasi tutti — Jeremy in primis — emerge una bisessualità latente che tende a uniformarli, rendendoli talvolta meno distintivi. Anche Ian, primogenito di Greg e una delle figure più sfaccettate dell’opera, non fa eccezione.
L’elegante tratto di Moto Hagio raggiunge ancora una volta il suo apice espressivo nella raffigurazione di bellezze pure e androgine. Jeremy incarna il classico “angelo dai riccioli d’oro” a cui l’autrice ci ha abituati, un attore di carta già visto in opere come “Il cuore di Thomas”, “Il clan dei Poe” o “Marginal”.
Ian, invece, con il suo design da bello e maledetto — lunghi capelli setosi, sguardo fiero e temperamento impulsivo — richiama esplicitamente lo stereotipo reso celebre da Fuyumi Souryo con Rei Kashino in “Mars”.
L’autrice ci regala tavole di grande impatto visivo e allegorico, come quella in cui Greg, armato di forchetta e coltello, banchetta con il cuore di Jeremy: una potente metafora del desiderio carnale e della totale spoliazione emotiva subita dal ragazzo.

Moto Hagio alterna con grande maestria temi scomodi come la pedofilia a riflessioni profonde sul senso di colpa, dando vita a una scioccante tragedia shakespeariana dai toni cupi e disturbanti.
Purtroppo, l’opera risulta letteralmente spaccata in due: alla seconda parte manca la tensione iniziale e rischia di risultare prolissa e monotona, causa anche le alte aspettative suscitate dal folgorante incipit.
Eppure, se si riesce a soprassedere su questi difetti, che per lunghi tratti rendono la lettura tutt’altro che scorrevole, ci si troverà di fronte a un manga potente e divisivo, la cui bellezza selvaggia riesce a far vibrare le corde più intime dell’anima, scuotendola nel profondo.