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Per anni ho pensato che non sarei mai riuscito a recensire l’Incantevole, e nemmeno Emy. Troppe domande si rivelavano insormontabili. Per esempio, il fatto di averle viste da bambino di terza, quarta elementare e di esserne rimasto molto impressionato non renderà la recensione da adulto troppo priva d’imparzialità? E le due serie sono indipendenti? O Emy è come una versione ridotta, una scopiazzatura dell’Incantevole? O, al contrario, se Emy fosse comparsa per prima sarebbe stata baciata dall’effetto novità e quindi sarebbe apparsa migliore senza nulla togliere all’Incantevole che in molte cose le risulta superiore? Solo dopo molti anni ho trovato le risposte, forse, e non potendo fare un semplice confronto tra le due, mi limiterò a recensirle separatamente, lasciando al lettore il compito di trarne le conclusioni. Sulla trama di Emy si è già detto di tutto, per cui vorrei limitarmi a rilevare un paio di cose. La prima è che non potrebbe essere più opposta all’incantevole. Emy, infatti, è stata realizzata fin dall’inizio per essere segnata quasi fisicamente dallo scorrere del tempo, poiché le stagioni in cui le puntate venivano trasmesse corrispondevano a quelle descritte nell’anime. May, infatti, diventa sempre più consapevole di essere in cammino verso una grande decisione, quella di tenere o meno i suoi poteri allo scadere dell’anno e, con il passare degli episodi, , diventa sempre più disillusa rispetto alla sua controparte. Come se fosse una piccola samurai che deve imparare la massima del bushido secondo cui “Il cammino è importante quanto la meta” Ed in Effetti Mai incarna, ed è questa la seconda cosa che voglio far notare, un grande desiderio dell’uomo, quello di espandersi, crescere, non trovare la pappa fatta ma di valere proprio perché si è superata una serie di difficoltà. Non a caso finirà con sentirsi inferiore agli altri membri della compagnia, quasi una ladra, perché loro, pur essendo più deboli di lei, si impegnano. La rivincita di Duenote, quindi. O, in maniera ancora più triste, come se fosse stata truffata dalla sua stessa magia, che la tiene come prigioniera. Del resto come dimenticare l’episodio in cui il signor Bartolomeo decida di realizzare uno special sulla vita privata dell’artista ma… non sapendo nulla di lei inventa tutto di sana pianta. Il che, paradossalmente, è tutto vero, dato che Emy non ha una vita privata e scompare quando Mei vuole, come se fosse lei a tenerla prigioniera. Ironicamente Mai finisce con non aver tempo per pensare ai sentimenti dato che, in definitiva, Ronnie sarà per lei il fratello maggiore che non ha avuto piuttosto che un fidanzato. Una serie, quindi, piena di psicologia e di maturazione, che da bambino non ero stato in grado di capire o forse che non potevo capire, dato che, dopo l’incantevole ed Evelyn, ero andato, come dire, in saturazione. Ed Emy mi deluse talmente che non ebbi la forza di vedere Sandy, quarta maghetta del Pierrot. La grafica è ottima e, anche se l’autrice è sempre Akemi Takada, si vede chiaramente che i due anni passati dopo l’incantevole abbiano portato a grandi progressi. Ottima la regia, buona la sigla della D’Avena. Ma alla fine, rivedendola da adulto, devo riconoscere i miei torti ed un otto lo posso assegnare
Ps il mio episodio preferito è “una gita da brivido” geniale parodia del film Duel