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"Uno dei grandi piaceri della vita sta nel fare quello che la gente dice che non (puoi o) riuscirai a fare." (W. Bagehot)

Il messaggio che sembra voglia trasmettere "Rock is a Lady's Modesty" è sempre il solito: riuscire a esprimere il proprio sé indipendentemente dal contesto in cui si vive e dalle convenzioni e costrizioni che si subiscono.
Il contesto della trama prende spunto dalle solite ambientazioni un po' forzate ed esasperate, per far risaltare i contenuti: una protagonista che si ritrova a vivere in una famiglia acquisita ricchissima che la costringe a frequentare una scuola per selezionatissime rampolle dell'alta società giapponese, in cui non solo sono sottoposte ai più alti standard d'istruzione ma anche del bon ton e delle tradizioni nipponiche (contesto simile a quello di "Kaguya-sama: Love Is War"), tanto da essere messo in palio anche l'ambitissimo premio di Lady dell'anno.
Ma, come sempre, la protagonista Lilisa Suzonomyia è, nel suo intimo, una gran "tamarra" (esagero un po', per esasperare il concetto di contrasto tra forma e sostanza tanto caro ai Giapponesi) e soffre terribilmente il contesto formale in cui deve muoversi, a cominciare da quello famigliare, in cui la madre naturale la costringe ad essere la perfetta nobildonna nell'esprimersi e nei comportamenti, e a rinunciare alla passione per la chitarra elettrica che tanto la legava al padre da cui la madre si è separata. Se poi si aggiunge che la sorellastra minore la odia e la avversa in ogni modo, ritenendola indegna della famiglia...

Dal solito contesto da "depressione/istigazione al suicidio" accade l'evento salvifico, l'illuminazione escatologica che salverà Lilisa: casualmente, scopre che Otoha Kurogane, una delle ragazze più "popolari" e brave della scuola, perfetta nei modi, toni di esprimersi, tanto da essere il modello di esempio per tutte le alunne, si nasconde in un vecchio edificio abbandonato del complesso scolastico, dotato di una sala musicale, per suonare la batteria. È inutile evidenziare che, mentre suona (anzi picchia) la batteria, Otoha si trasfigura in una sorta di demone assatanato della batteria, dimostrando un talento e una energia fuori dal comune, tanto che invoglia Lilisa a imbracciare una chitarra elettrica, che casualmente era nella sala, e a seguirla in una sfida a chi suona con più virtuosismo ed energia, fino a terminare la loro performance in turpiloqui e gestacci, per dimostrare di essere più "rock" dell'altra.

Da questo balzano sodalizio nasce in entrambe il desiderio irrefrenabile di formare una rock band strumentale, arruolando una virtuosa chitarrista/bassista esterna alla scuola (Tamaki Shiraya, amica di Otoha) e una tastierista alle prime armi (Tina Isemi). Il tutto a suon di sfide "all'ultimo sangue" e scommesse con in palio "l'esistenza" tra Lilisa e Tamaki, per stabilire chi sia la lead guitar del gruppo, e sessioni di studio e allenamento alla "Full Metal Jacket" di Tina, per imparare a suonare la tastiera in modo decente.

E quindi? Che c'è di nuovo che possa distinguere in positivo questa serie da tante altre che narrano le gesta di gruppi musicali formati da sole ragazze che vogliono sfondare nel mondo della musica? Prima facie, poco o nulla: restano parzialmente originali il contesto iniziale e alcune circostanze un po' estreme e forzate, per creare il solito contrasto tra opposti cui accennavo poco fa.
Le due protagoniste Lilisa e Otoha devono vivere un'esistenza in cui la forma prevale sulla sostanza e l'ipocrisia domina. Le alte aspettative dei genitori e della società cui sono sottoposte le opprimono al punto da trovare nella musica rock la valvola di sfogo, il diletto, l'hobby.
Non a caso, Lilisa conosce una ex alunna della scuola che aveva vinto l'ambito premio di migliore del suo anno, che in un dialogo piuttosto significativo le riassume la morale del "coming of age" e il passaggio al mondo adulto: il sogno del rock non è altro che un piacere, ma una lady non ne può fare la propria ragione di vita in cui realizzarsi.
Quindi, tra madre che sembra un automa tutto focalizzato sulla crescita di Lilisa in una perfetta damigella d'onore e la scuola che sembra un mondo artefatto, nasce nella protagonista la voglia non solo di vivere la sua passione in modo sempre più completo e manifesto (alla luce del sole, senza doversi nascondere dalla in apparenza odiosa sorellastra o dalle persone che la conoscono), ma di provare ad andare controcorrente e riuscire a sfondare nel mondo della musica nel modo più complesso: aver successo con una band strumentale. In questo percorso riesce a cambiare la weltanschaaung di Otoha (che suona solo per il piacere di farlo) e della sorellastra Alice, che inizia ad ammirarla per la passione e il talento che riesce a dimostrare nelle live session, tanto da farla diventare una sorta di manager del gruppo.

Se la sceneggiatura sembra un po' ricca dei soliti cliché e dei soliti messaggi di lotta adolescenziale contro il formalismo ipocrita ed esasperato del mondo adulto giapponese, lato tecnico e musicale la serie a me è sembrata realizzata con una certa cura.
Dal punto di vista tecnico, il chara-design, sebbene un po' enfatico e esagerato (i look 'boombastici' da fanservice di Tina e Otoha, i codini assurdi di Lilisa e il colore dei capelli di Tamaki), è gradevole e dettagliato. Le animazioni, nei momenti in cui i personaggi suonano, sono molto realistiche e fluide, i fondali sono comunque ben realizzati, non dando l'impressione di posticcio e artefatto ma ben amalgamato con i personaggi in primo e secondo piano.
Dal punto di vista musicale, il gruppo suona un bel rock, a tratti molto veloce e tendente al virtuoso fine a sé stesso, ma siamo lontani dal solito j-pop. Mancando la cantante, ci si concentra sulle tre virtuose del gruppo (chitarra, basso e batteria), e riconosco che alcuni frangenti delle loro performance sono coinvolgenti, al punto di "sudare" copiosamente come loro al termine dei tour de force cui si sottopongono...

Peccato che la serie si interrompe sul più bello da più punti di vista: quello musicale, con il gruppo che, stabilizzato, punta ad esibirsi in un importante concerto/evento live, e la necessità di compiere una scelta tra il rock come ragione di vita o come "diletto", dovendo affrontare il giudizio e l'eventuale ostracismo di famiglia, conoscenti, scuola e società.