Recensione
Zenshu
5.5/10
Zenshu, anime originale dell’inverno 2025 prodotto da MAPPA, mi ha incuriosito soprattutto grazie al doppiaggio italiano portato su Crunchyroll. Ho deciso di vederlo, e devo dire che dal punto di vista tecnico è impeccabile: visivamente affascinante, con animazioni splendide e grande cura stilistica. Purtroppo, sul piano narrativo si rivela debole e, alla fine, dimenticabile.
Dispiace, perché l’idea di partenza era davvero intrigante: Natsuko, un’animatrice in crisi creativa, si ritrova catapultata all’interno del suo film preferito. Un'avventura che mescola realtà e finzione, con l’ambizione di raccontare sia il percorso di crescita dell’artista, sia il suo tentativo di cambiare il destino dei personaggi del film. Qui, Natsuko entra in contatto con i membri della "Nine Soldiers", un gruppo impegnato nella lotta contro i Void. Ma presto la protagonista si impone come deus ex machina, risolvendo tutto da sola, mentre i comprimari diventano spettatori passivi.
La storia alterna buone trovate a sviluppi evitabili, inserendo anche citazioni e fan service da opere come Tiger Mask, Sailor Moon e i classici robottoni. Tuttavia, la crescita dei personaggi appare disordinata, priva di una direzione chiara. Natsuko, invece di evolvere, resta ferma in un ciclo narrativo ripetitivo e incoerente. Solo in ritardo, con alcuni flashback, emergono le sue insicurezze, ma appaiono fuori tempo massimo e inserite in modo forzato.
Anche i “Nine Soldiers”, in particolare Luke, risultano dimenticabili. Solo Justice riceve un minimo di approfondimento. Natsuko diventa la loro stampella narrativa: interviene, risolve, e toglie spazio alla loro evoluzione. Il suo rapporto con Luke, culminato in una dichiarazione d’amore improvvisa, è poco credibile: lo nota davvero solo nell’episodio delle terme, e tutto accade troppo in fretta.
In sintesi, Zenshu è un anime visivamente magnetico ma narrativamente fragile. Una gioia per gli occhi, ma una storia che, appena la si scava un po’, mostra la sua superficialità. Un altro brillante esercizio tecnico firmato MAPPA, ma anche un altro originale dimenticabile dello studio.
Dispiace, perché l’idea di partenza era davvero intrigante: Natsuko, un’animatrice in crisi creativa, si ritrova catapultata all’interno del suo film preferito. Un'avventura che mescola realtà e finzione, con l’ambizione di raccontare sia il percorso di crescita dell’artista, sia il suo tentativo di cambiare il destino dei personaggi del film. Qui, Natsuko entra in contatto con i membri della "Nine Soldiers", un gruppo impegnato nella lotta contro i Void. Ma presto la protagonista si impone come deus ex machina, risolvendo tutto da sola, mentre i comprimari diventano spettatori passivi.
La storia alterna buone trovate a sviluppi evitabili, inserendo anche citazioni e fan service da opere come Tiger Mask, Sailor Moon e i classici robottoni. Tuttavia, la crescita dei personaggi appare disordinata, priva di una direzione chiara. Natsuko, invece di evolvere, resta ferma in un ciclo narrativo ripetitivo e incoerente. Solo in ritardo, con alcuni flashback, emergono le sue insicurezze, ma appaiono fuori tempo massimo e inserite in modo forzato.
Anche i “Nine Soldiers”, in particolare Luke, risultano dimenticabili. Solo Justice riceve un minimo di approfondimento. Natsuko diventa la loro stampella narrativa: interviene, risolve, e toglie spazio alla loro evoluzione. Il suo rapporto con Luke, culminato in una dichiarazione d’amore improvvisa, è poco credibile: lo nota davvero solo nell’episodio delle terme, e tutto accade troppo in fretta.
In sintesi, Zenshu è un anime visivamente magnetico ma narrativamente fragile. Una gioia per gli occhi, ma una storia che, appena la si scava un po’, mostra la sua superficialità. Un altro brillante esercizio tecnico firmato MAPPA, ma anche un altro originale dimenticabile dello studio.
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