Recensione
Chihayafuru
6.5/10
[questa recensione si riferisce esclusivamente alla prima stagione. Non ho ancora visto le successive nè il manga, dunque non ho idea di come si evolverà la trama]
Tutti parlavano di quanto fosse bella ma è crollato il palco non appena ha parlato e ha fatto qualcosa. Quanta bellezza sprecata.
Questa frase, riferita alla protagonista Chihaya nell’introduzione del primo episodio, potrebbe tranquillamente essere estesa all’opera in sè, Chihayafuru.
Si tratta infatti di una serie che per immagini, animazioni, ambientazioni, concept dei personaggi avrebbe tutto per incantare, ma che poi alla resa dei conti è tremendamente monotematica, lacunosa e lascia un senso di occasione sprecata.
Chiariamolo subito: Chihayafuru è un puro spokon.
Non lasciatevi fuorviare dai tag “sentimentale” e “triangolo amoroso”, essi sono fuori luogo: non esiste alcun romance, nè alcun triangolo, in questi 25 episodi vedrete praticamente soltanto partite di karuta.
Cos’è il karuta?
E’ un gioco di carte tradizionale giapponese, sconosciuto in tutto il resto del mondo. Nella pratica è una specie di memory, ma sulle carte invece dei disegni ci sono scritte antiche poesie giapponesi (100 in tutto). Lo svolgimento delle partite prevede un lettore che declama le poesie e i giocatori che devono toccare la carta giusta prima dell’avversario. Chi ne prende di più, vince.
Cominciando dagli aspetti positivi, questo anime ha il coraggio di proporre uno spokon su un gioco di nicchia come il karuta. Si tratta di un azzardo lodevole e che mi ha permesso di conoscere questo gioco tradizionale di cui non avevo mai sentito parlare.
Di contro, però, questa scelta ha portato con sè diversi problemi. In primis, il gioco in sè è noioso: di fatto passiamo tutto il tempo ad ascoltare senza sosta le letture di ste poesie, declamate con una litania lamentosa che ricorda le preghiere liturgiche (alla lunga insopportabile) e questi che fanno volare le carte a destra e a manca.
Inoltre, non è un gioco vario: è tutto basato sulla memoria (ricordarsi tutte le 100 poesie e la posizione delle carte sul tatami), sulla resistenza (di nervi e anche fisica, per restare ore in ginocchio) e sulla velocità nel toccare le carte. Non è che ci sia tanto da inventarsi. Durante gli incontri a volte ci provano a inserire dei discorsi strategici (stare in attacco o in difesa, ridurre la velocità, disporre diversamente le carte) ma mi sono sempre sembrati piuttosto pretestuosi. Oppure, potrebbe anche essere che mi siano sembrati forzati perchè non li ho capiti, e questo mi porta all’altro tasto dolente: dopo un’intera stagione in cui sostanzialmente non si vedevano altro che partite di karuta, io non posso ancora dire di aver compreso appieno le regole del karuta. E questo a mio parere è una grossa lacuna di questo anime: nel momento in cui fai uno spokon duro e puro su uno “sport”, così sconosciuto per giunta, tra le prime puntate dovresti piazzarne una di tutorial in cui spieghi bene le regole. Perchè se poi mi costringi a guardare quasi ininterrottamente partite di karuta, vorrei quantomeno capirci qualcosa.
Invece le info sono poche, parziali, disseminate qua e la. Per alcune cose, tipo come si commettessero le infrazioni, ho dovuto cercare su internet. Altre, tipo la difesa delle carte senza toccarle, non le ho ancora ben capite.
In uno spokon queste lacune non sono accettabili, mi spiace.
Per quanto riguarda la storia, al momento non c’è molto da dire: superati i primi episodi in cui vengono presentati i personaggi principali (Chihaya e Taichi) e i secondari (Arata, Kana, Komano e Nishida), si assiste a una lunghissima serie di partite di karuta, una di seguito all’altra. Allenamenti, qualificazioni, tornei. Partite continue, non si vede e non si parla d’altro che di karuta per tutta la stagione, con rare e brevi pause (in cui spesso comunque si ritorna sempre a collegarsi al karuta).
Questo è un altro tasto dolente perchè persino negli spokon più duri un minimo di respiro alla storia lo si concede. Qui davvero si fa fatica a prendere una boccata d’aria tra un incontro e l’altro. Ed è un peccato perchè le poche volte in cui si allenta la morsa del karuta e si dedica un minimo di tempo a qualche altro tema, l’anime migliora tantissimo. I personaggi infatti avrebbero del potenziale, solo che viene dato loro poco spazio.
E passiamo dunque ai personaggi.
Partendo dai secondari abbiamo Kana, dolce e appassionata di storia e tradizioni del Giappone, che guarda le carte più per le poesie e la storia che esse nascondono.
Komano, secchione della scuola, che con l’analisi statistica dei dati in più occasioni spiega a quella menomata di Chihaya in che modo lei dovrebbe giocare per esaltare le proprie capacità.
Nishida è meno caratterizzato ma rimane un buon personaggio supporter.
Sono potenzialmente ottimi personaggi, con delle peculiarità proprie, anche se psicologicamente rimangono ancora in superficie e non sappiamo niente del loro passato.
E poi c’è Arata: è l’amico di infanzia di Taichi e Chihaya (nonchè idolo di questa). All’inizio sembra un protagonista, ben presto però sparisce dalla scena e pur essendo periodicamente citato rimane nella pratica una eminenza grigia, una comparsa, inferiore per minutaggio a tutti gli altri personaggi finora citati. Ha una caratterizzazione molto clichè: tipico bambino prodigio solitario, cui muore una persona cara, e via dicendo.
E andiamo ora ai protagonisti: Chihaya e Taichi.
Quello sviluppato meglio è senza ombra di dubbio Taichi. E’ un eterno secondo. Conosciamo il suo passato grazie al flashback iniziale e quindi possiamo notare come sia maturato tantissimo nel corso degli anni (mentre Chihaya e Arata sono rimasti mentalmente tali e quali). E’ quello che spesso troviamo in preda ai dubbi, alle difficoltà, l’unico che cerca di pensare non solo a se stesso ma anche al gruppo e che per la testa non ha solamente il karuta. Il tag “sentimentale” è dovuto esclusivamente al fatto che a lui piace Chihaya (ma non c’è al momento nessun tipo di dinamica romance, ci si limita a rari sospiri o facce abbattute quando lei nomina Arata). Taichi è davvero un personaggio profondo, sfaccettato, umano. Il migliore per distacco.
Peccato che dall’altra parte ci sia la protagonista: Chihaya. A mio avviso, la rovina di questo anime.
Si tratta di un personaggio completamente improponibile: è infantile da morire (vedasi espressioni esagerate, facce da ebete manco avesse 4 anni e incapacità di pensiero razionale), svampita oltre ogni limite ma soprattutto ha un solo neurone, perennemente sintonizzato sul karuta.
L’intera sua caratterizzazione si riduce in: ossessionata dal karuta a livelli maniacali. Fine. Un personaggio monocorde e piattissimo.
Da quando, da bambina, Arata le fece scoprire il karuta dicendole che diventando regina del Giappone diventava regina anche del mondo, lei diventa ossessionata da sto giochino e dal diventare regina e non pensa più letteralmente ad altro per tutta la sua vita e in qualsiasi momento della sua giornata.
Ogni volta che dice o fa qualcosa, è riferito al karuta. Persino quando sembra fare un gesto di gentilezza o affetto, alla fine si scopre sempre che dietro c’è in realtà un motivo afferente al karuta. Nel rapporto con gli altri sembra una completa insensibile, una frigida relazionale.
Per questo è ridicolo associare a questa serie il tag “sentimentale”. Lei non prova un bel niente di sentimentale per nessuno, neppure per Arata: lui è semplicemente colui che le ha fatto scoprire il karuta e dunque è il suo idolo e mentore, tutto qua. Per Taichi figuriamoci, non ne parliamo neanche: se lo incontrasse agonizzante davanti ai suoi occhi ma ci fosse nel frattempo una partita di karuta, lo lascerebbe morire li sul marciapiede senza problemi.
Anche con gli altri compagni di club (Kana, Tsutomu, Nishida) non rilevo alcuna tangibile relazione emotiva o di amicizia, da parte di Chihaya. Le interazioni che ha con loro si riconducono sempre a un qualche apporto che essi possono dare al suo karuta. Se va a vedere i loro incontri, non è per tifare per degli amici, ma per vedere gli incontri di karuta. Scommetto che se di punto in bianco i suoi compagni abbandonassero il club ma fossero sostituiti da altrettanti sconosciuti bravi a giocare a karuta, a lei non fregherebbe niente, non le farebbe nè caldo nè freddo. Sfoggerebbe la sua classica faccia ebete a bocca spalancata e chiederebbe ai nuovi arrivati “che stile avete? Giochiamo una partita!”.
E’ una persona agghiacciante.
Il suo essere anaffettiva e monotematica è il più grande problema di questa serie perchè appiattisce qualunque cosa e neutralizza ogni possibile sottotrama alternativa al tema unico del karuta.
Persino negli spokon più puri, infatti, alla competizione sportiva si intrecciano sentimenti di amicizia, di amore, voglia di rivalsa sociale, di redenzione, ecc. Ci sono motivazioni che spingono i personaggi a compiere certi sacrifici.
Qui nulla. Perchè Chihaya gioca a karuta? Cosa la motiva a dedicare tutta la sua intera esistenza a questo sport? Perchè vuole diventare a tutti i costi regina? Boh. Non c’è un motivo. Lo fa perchè è un disco rotto fissato col karuta, fine.
L’unico personaggio che dimostra tridimensionalità è Taichi: lui da bambino aveva chiuso col karuta, perchè si era reso conto di non avere talento e che non avrebbe mai potuto battere Arata. Decide di tornare a giocare per amore di Chihaya. Il fatto di non riuscire mai ad arrivare in classe A lo tormenta perchè si sente un eterno secondo. Quando avrebbe una scorciatoia per arrivare in classe A, la rifiuta, perchè non vuole entrarci dalla porta di servizio: a lui non interessa di per sè arrivare in classe A, quanto dimostrare a sè stesso di potercela fare, di non essere un incompiuto e superare questo complesso di inferiorità.
Taichi è anche l’unico che dimostra empatia con gli altri, fa azioni per risollevare i compagni, sembra interessato alla componente emotiva dei suoi amici, dietro una vittoria, sconfitta o un momento di difficoltà.
E’ veramente un peccato che si siano limitati a questo personaggio e non abbiano dato profondità anche a tutti gli altri, ne avrebbe giovato enormemente tutta la storia.
Sul lato tecnico l’anime è godibile, i disegni sono belli, a volte un po’ sfumati come a farci percepire il sudore, l’atmosfera opprimente dentro alle sale da gioco di karuta.
Non me la sento di bocciare completamente l’anime perchè comunque mi ha fatto conoscere un aspetto nuovo della cultura nipponica, visivamente è molto gradevole e perchè ci vedo molte potenzialità inespresse, che spero possano sbocciare nelle successive stagioni.
Tutti parlavano di quanto fosse bella ma è crollato il palco non appena ha parlato e ha fatto qualcosa. Quanta bellezza sprecata.
Questa frase, riferita alla protagonista Chihaya nell’introduzione del primo episodio, potrebbe tranquillamente essere estesa all’opera in sè, Chihayafuru.
Si tratta infatti di una serie che per immagini, animazioni, ambientazioni, concept dei personaggi avrebbe tutto per incantare, ma che poi alla resa dei conti è tremendamente monotematica, lacunosa e lascia un senso di occasione sprecata.
Chiariamolo subito: Chihayafuru è un puro spokon.
Non lasciatevi fuorviare dai tag “sentimentale” e “triangolo amoroso”, essi sono fuori luogo: non esiste alcun romance, nè alcun triangolo, in questi 25 episodi vedrete praticamente soltanto partite di karuta.
Cos’è il karuta?
E’ un gioco di carte tradizionale giapponese, sconosciuto in tutto il resto del mondo. Nella pratica è una specie di memory, ma sulle carte invece dei disegni ci sono scritte antiche poesie giapponesi (100 in tutto). Lo svolgimento delle partite prevede un lettore che declama le poesie e i giocatori che devono toccare la carta giusta prima dell’avversario. Chi ne prende di più, vince.
Cominciando dagli aspetti positivi, questo anime ha il coraggio di proporre uno spokon su un gioco di nicchia come il karuta. Si tratta di un azzardo lodevole e che mi ha permesso di conoscere questo gioco tradizionale di cui non avevo mai sentito parlare.
Di contro, però, questa scelta ha portato con sè diversi problemi. In primis, il gioco in sè è noioso: di fatto passiamo tutto il tempo ad ascoltare senza sosta le letture di ste poesie, declamate con una litania lamentosa che ricorda le preghiere liturgiche (alla lunga insopportabile) e questi che fanno volare le carte a destra e a manca.
Inoltre, non è un gioco vario: è tutto basato sulla memoria (ricordarsi tutte le 100 poesie e la posizione delle carte sul tatami), sulla resistenza (di nervi e anche fisica, per restare ore in ginocchio) e sulla velocità nel toccare le carte. Non è che ci sia tanto da inventarsi. Durante gli incontri a volte ci provano a inserire dei discorsi strategici (stare in attacco o in difesa, ridurre la velocità, disporre diversamente le carte) ma mi sono sempre sembrati piuttosto pretestuosi. Oppure, potrebbe anche essere che mi siano sembrati forzati perchè non li ho capiti, e questo mi porta all’altro tasto dolente: dopo un’intera stagione in cui sostanzialmente non si vedevano altro che partite di karuta, io non posso ancora dire di aver compreso appieno le regole del karuta. E questo a mio parere è una grossa lacuna di questo anime: nel momento in cui fai uno spokon duro e puro su uno “sport”, così sconosciuto per giunta, tra le prime puntate dovresti piazzarne una di tutorial in cui spieghi bene le regole. Perchè se poi mi costringi a guardare quasi ininterrottamente partite di karuta, vorrei quantomeno capirci qualcosa.
Invece le info sono poche, parziali, disseminate qua e la. Per alcune cose, tipo come si commettessero le infrazioni, ho dovuto cercare su internet. Altre, tipo la difesa delle carte senza toccarle, non le ho ancora ben capite.
In uno spokon queste lacune non sono accettabili, mi spiace.
Per quanto riguarda la storia, al momento non c’è molto da dire: superati i primi episodi in cui vengono presentati i personaggi principali (Chihaya e Taichi) e i secondari (Arata, Kana, Komano e Nishida), si assiste a una lunghissima serie di partite di karuta, una di seguito all’altra. Allenamenti, qualificazioni, tornei. Partite continue, non si vede e non si parla d’altro che di karuta per tutta la stagione, con rare e brevi pause (in cui spesso comunque si ritorna sempre a collegarsi al karuta).
Questo è un altro tasto dolente perchè persino negli spokon più duri un minimo di respiro alla storia lo si concede. Qui davvero si fa fatica a prendere una boccata d’aria tra un incontro e l’altro. Ed è un peccato perchè le poche volte in cui si allenta la morsa del karuta e si dedica un minimo di tempo a qualche altro tema, l’anime migliora tantissimo. I personaggi infatti avrebbero del potenziale, solo che viene dato loro poco spazio.
E passiamo dunque ai personaggi.
Partendo dai secondari abbiamo Kana, dolce e appassionata di storia e tradizioni del Giappone, che guarda le carte più per le poesie e la storia che esse nascondono.
Komano, secchione della scuola, che con l’analisi statistica dei dati in più occasioni spiega a quella menomata di Chihaya in che modo lei dovrebbe giocare per esaltare le proprie capacità.
Nishida è meno caratterizzato ma rimane un buon personaggio supporter.
Sono potenzialmente ottimi personaggi, con delle peculiarità proprie, anche se psicologicamente rimangono ancora in superficie e non sappiamo niente del loro passato.
E poi c’è Arata: è l’amico di infanzia di Taichi e Chihaya (nonchè idolo di questa). All’inizio sembra un protagonista, ben presto però sparisce dalla scena e pur essendo periodicamente citato rimane nella pratica una eminenza grigia, una comparsa, inferiore per minutaggio a tutti gli altri personaggi finora citati. Ha una caratterizzazione molto clichè: tipico bambino prodigio solitario, cui muore una persona cara, e via dicendo.
E andiamo ora ai protagonisti: Chihaya e Taichi.
Quello sviluppato meglio è senza ombra di dubbio Taichi. E’ un eterno secondo. Conosciamo il suo passato grazie al flashback iniziale e quindi possiamo notare come sia maturato tantissimo nel corso degli anni (mentre Chihaya e Arata sono rimasti mentalmente tali e quali). E’ quello che spesso troviamo in preda ai dubbi, alle difficoltà, l’unico che cerca di pensare non solo a se stesso ma anche al gruppo e che per la testa non ha solamente il karuta. Il tag “sentimentale” è dovuto esclusivamente al fatto che a lui piace Chihaya (ma non c’è al momento nessun tipo di dinamica romance, ci si limita a rari sospiri o facce abbattute quando lei nomina Arata). Taichi è davvero un personaggio profondo, sfaccettato, umano. Il migliore per distacco.
Peccato che dall’altra parte ci sia la protagonista: Chihaya. A mio avviso, la rovina di questo anime.
Si tratta di un personaggio completamente improponibile: è infantile da morire (vedasi espressioni esagerate, facce da ebete manco avesse 4 anni e incapacità di pensiero razionale), svampita oltre ogni limite ma soprattutto ha un solo neurone, perennemente sintonizzato sul karuta.
L’intera sua caratterizzazione si riduce in: ossessionata dal karuta a livelli maniacali. Fine. Un personaggio monocorde e piattissimo.
Da quando, da bambina, Arata le fece scoprire il karuta dicendole che diventando regina del Giappone diventava regina anche del mondo, lei diventa ossessionata da sto giochino e dal diventare regina e non pensa più letteralmente ad altro per tutta la sua vita e in qualsiasi momento della sua giornata.
Ogni volta che dice o fa qualcosa, è riferito al karuta. Persino quando sembra fare un gesto di gentilezza o affetto, alla fine si scopre sempre che dietro c’è in realtà un motivo afferente al karuta. Nel rapporto con gli altri sembra una completa insensibile, una frigida relazionale.
Per questo è ridicolo associare a questa serie il tag “sentimentale”. Lei non prova un bel niente di sentimentale per nessuno, neppure per Arata: lui è semplicemente colui che le ha fatto scoprire il karuta e dunque è il suo idolo e mentore, tutto qua. Per Taichi figuriamoci, non ne parliamo neanche: se lo incontrasse agonizzante davanti ai suoi occhi ma ci fosse nel frattempo una partita di karuta, lo lascerebbe morire li sul marciapiede senza problemi.
Anche con gli altri compagni di club (Kana, Tsutomu, Nishida) non rilevo alcuna tangibile relazione emotiva o di amicizia, da parte di Chihaya. Le interazioni che ha con loro si riconducono sempre a un qualche apporto che essi possono dare al suo karuta. Se va a vedere i loro incontri, non è per tifare per degli amici, ma per vedere gli incontri di karuta. Scommetto che se di punto in bianco i suoi compagni abbandonassero il club ma fossero sostituiti da altrettanti sconosciuti bravi a giocare a karuta, a lei non fregherebbe niente, non le farebbe nè caldo nè freddo. Sfoggerebbe la sua classica faccia ebete a bocca spalancata e chiederebbe ai nuovi arrivati “che stile avete? Giochiamo una partita!”.
E’ una persona agghiacciante.
Il suo essere anaffettiva e monotematica è il più grande problema di questa serie perchè appiattisce qualunque cosa e neutralizza ogni possibile sottotrama alternativa al tema unico del karuta.
Persino negli spokon più puri, infatti, alla competizione sportiva si intrecciano sentimenti di amicizia, di amore, voglia di rivalsa sociale, di redenzione, ecc. Ci sono motivazioni che spingono i personaggi a compiere certi sacrifici.
Qui nulla. Perchè Chihaya gioca a karuta? Cosa la motiva a dedicare tutta la sua intera esistenza a questo sport? Perchè vuole diventare a tutti i costi regina? Boh. Non c’è un motivo. Lo fa perchè è un disco rotto fissato col karuta, fine.
L’unico personaggio che dimostra tridimensionalità è Taichi: lui da bambino aveva chiuso col karuta, perchè si era reso conto di non avere talento e che non avrebbe mai potuto battere Arata. Decide di tornare a giocare per amore di Chihaya. Il fatto di non riuscire mai ad arrivare in classe A lo tormenta perchè si sente un eterno secondo. Quando avrebbe una scorciatoia per arrivare in classe A, la rifiuta, perchè non vuole entrarci dalla porta di servizio: a lui non interessa di per sè arrivare in classe A, quanto dimostrare a sè stesso di potercela fare, di non essere un incompiuto e superare questo complesso di inferiorità.
Taichi è anche l’unico che dimostra empatia con gli altri, fa azioni per risollevare i compagni, sembra interessato alla componente emotiva dei suoi amici, dietro una vittoria, sconfitta o un momento di difficoltà.
E’ veramente un peccato che si siano limitati a questo personaggio e non abbiano dato profondità anche a tutti gli altri, ne avrebbe giovato enormemente tutta la storia.
Sul lato tecnico l’anime è godibile, i disegni sono belli, a volte un po’ sfumati come a farci percepire il sudore, l’atmosfera opprimente dentro alle sale da gioco di karuta.
Non me la sento di bocciare completamente l’anime perchè comunque mi ha fatto conoscere un aspetto nuovo della cultura nipponica, visivamente è molto gradevole e perchè ci vedo molte potenzialità inespresse, che spero possano sbocciare nelle successive stagioni.
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