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Jackassassin

Episodi visti: 26/26 --- Voto 9
Anime molto interessante e adulto che amalgama nel migliore dei modi thriller, buoni sentimenti e intrecci psicologici. La squadra protagonista della "Sezione 9" della polizia giapponese è caratterizzata molto bene. Ogni personaggio, anche minore, riesce a ritagliarsi un proprio spazio nel corso della serie. La personalità finta-irreprensibile del direttore Maki spicca su tutti ma la sceneggiatura dà la possibilità di affezionarsi anche agli altri componenti del team: Amachi, Aoki, Okabe, Onogida , Soga e persino all'ostile sovrintendente Nagamine. Ogni episodio risulta abbastanza originale e presenta quasi sempre un curato colpo di scena. Kainuma, poi, irrompe nella storia come un antagonista perfetto: inquieta, repelle e orrorifica. Qualche spruzzata di splatter qua e là, dosata e sempre contestualizzata. I disegni e l'animazione non sono fra i miei preferiti ma la narrazione li mette decisamente in secondo piano. Devo ammettere che è una serie che mi ha sorpreso e intrigato molto. Consiglio la visione a un pubblico adulto che apprezza il mix di thriller e risvolti psicologici mentre chi va sempre alla ricerca di prodotti per teenager (leggasi anche giappominkia) è meglio che lo eviti... non riuscirebbe a capirne il senso fino in fondo.


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redcbcup

Episodi visti: 26/26 --- Voto 7
Di quest'anime ho apprezzato l'idea su cui è sviluppata la storia, tutto qui. Il concetto non è nuovo, ma resta uno di quelli controversi, trovi sempre spunto per uno sviluppo plausibile e, che sia religioso o sociale, sbirciare nel cervello di chicchessia è sempre un casino.
Direi che se fossero stati sviluppati un pochino di più i personaggi e fatti meno casi, questa sarebbe potuta essere un'opera molto più interessante.
Buoni sono i disegni, un po' scure le ambientazioni (per un ciecato come me sono sempre un problema), poco sensato il finale. Ecco, è il finale che sciupa il tutto ed è questo che rovina la maggior parte delle opere giapponesi ai nostri occhi.


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Arashi84

Episodi visti: 26/26 --- Voto 5
In un futuro in cui i crimini efferati aumentano di giorno in giorno, per le sue investigazioni, il centro ricerca scientifica della polizia si serve di un sistema altamente tecnologico denominato "MRI", ovvero un sistema di riproduzione della memoria per immagini. Chi si occupa di questo particolare ramo investigativo è la sezione 9, composta da un'equipe formata da investigatori, psicologi ed esperti di computer, guidata da Tsuyoshi Maki, un giovane uomo dall'aspetto femmineo e delicato, ma dal carattere serio e rigido. L'ultimo arrivato è Ikkoku Aoki, che possiede l'abilità di leggere perfettamente le labbra (le immagini dell'MRI non hanno suono). Durante la serie, il team si trova a scavare nei ricordi di assassini o vittime per scoprire la verità su casi di difficile risoluzione.
"Himitsu - The revelation" nasce dal manga "Himitsu" di Reiko Shimizu, ma ne prende in esame solo alcuni capitoli.

Alla base del funzionamento del sistema MRI, vi è l'idea che un cervello, entro pochi giorni dalla morte del proprietario e se ben conservato, possa essere stimolato tramite elettrodi che forniscono una vera e propria memoria visiva del soggetto tramite immagini che, proiettate sullo schermo, permettono di osservarne i ricordi in prima persona.
I temi portanti di questa storia sono tre, tutti quanti strettamente collegati tra loro:
- innanzitutto la serie affronta, come suggerisce il titolo, la questione del "segreto" che in "Himitsu - The revelation" assume la doppia valenza di segreto professionale e segreto personale: i personaggi, Maki e Aoki in particolare, oltre ai segreti relativi alle investigazioni, nascondono dei pensieri, delle questioni personali che non possono essere rivelate, in quanto stridenti con in loro ruolo, con l'opinione pubblica e la società in generale.
- Segue il problema "etico" dell'investigazione tramite MRI, difatti l'opinione pubblica, ma anche una parte interna alla polizia, ritiene questo metodo invasivo, perverso e pericoloso. Tramite questo tipo di investigazione è possibile addentrarsi in ricordi personali che esulano dal delitto in sé, ma che vanno valutati in quanto potenziali indizi; ci si sofferma spesso sulla questione della privacy delle vittime e del rispetto della memoria dei morti.
- Da questi due elementi giungiamo al terzo: il carico psicologico che questo lavoro, unito alla sfera personale, pone sulle spalle e negli animi di ogni personaggio. I dubbi, le incertezze, la paura dell'essere diverso, la possibilità di apparire disumano agli occhi degli altri, le colpe, i peccati, i segreti propri e quelli altrui, rendono i personaggi più fragili, ma al contempo più forti della gente comune.

Purtroppo l'anime non riesce a sfruttare appieno le idee di base, riducendo degli spunti interessanti, abbastanza originali e potenzialmente adatti per un'approfondita indagine psicologica dei personaggi, a un'analisi superficiale, semplicistica e ingenua di ogni caso e di ogni protagonista. Tra i personaggi principali, solo Maki, Aoki e in parte Amachi riescono a ritagliarsi uno spazietto per mostrare i loro trascorsi, la loro vita, i loro segreti e i meandri della loro mente, mentre il resto dell'equipe resta sempre sullo sfondo. Anche i criminali, le vittime e i casi in sé sono spesso rappresentati in modo sin troppo semplicistico e ingenuo; a volte non è chiaro perché certi assassini abbiano compiuto determinati crimini altamente cruenti e, allo stesso modo, i casi vengono spesso risolti solo con l'uso dell'MRI e un minimo di indagine personale. La cosa più grave, però, è che alcuni punti focali riguardanti i personaggi principali, vengono accennati ma non approfonditi, se non addirittura abbandonati. Esemplare in tale senso è il caso di Maki: non solo ci viene mostrato, per essere immediatamente abbandonato, un flashback riguardante quello che è il suo segreto più importante, per di più, neanche i problemi psicologici dovuti alla morte di un suo ex collega vengono ben approfonditi, lasciando che si esplichino semplicemente in rari momenti di confusione e stress psico-fisico. Nel manga tutto ciò è reso in maniera migliore, come migliore è la resa del rapporto Maki/Aoki: un rapporto di reciproca ossessione, in quanto Maki vede in Aoki il collega morto e Aoki non può fare a meno di preoccuparsi di Maki. Nella serie anime i due sono quasi due estranei, interagiscono sporadicamente e non ci sono evidenti segni di un eccessivo attaccamento da parte di Maki, tanto che non capisco come si possa parlare di subtext yaoi in questa serie: non bastano un protagonista femmineo e due personaggi maschi che interagiscono tra loro (neanche in modo particolarmente ambiguo) a rendere una serie yaoi, né tantomeno shounen-ai, dato che non si respira né un'atmosfera romantica né una certa tensione erotico-sessuale. Forse tutto ciò trova maggior riscontro nella versione manga, ma di sicuro non in questa trasposizione anime, dove l'unico appiglio shounen-ai è dato da due o tre fotogrammi.

Il chara riprende il tratto della Shimizu, ma seppur lo renda più concreto, lo spersonalizza facendo perdere in particolar modo l'affascinante aura di Maki. I colori sono spenti e monotoni, i personaggi indossano sempre gli stessi vestiti (e permettetemi, il completo nero più giacca rosa più cravatta blu di Maki non è facile da digerire per ventisei puntate di fila), le ambientazioni sono quasi sempre le stesse, la caratterizzazione grafica dei comprimari è anonima, le musiche sono sgradevoli e non brilla neanche il doppiaggio; Daisuke Namikawa, voce di Aoki, ci offre una performance piatta e anonima, tanto che è persino difficile riconoscerlo. L'anime è una produzione del 2008, ma sembra in realtà molto più vecchia.

In compenso, l'anime è scorrevole, non annoia e certi casi sono parecchio interessanti. Seppur in modo superficiale, "Himitsu - The Revelation" ci mostra un'umanità ampia e variegata, diverse sfaccettature dell'animo umano, sentimenti contrastanti, paure e sensazioni forti che possono condurre alla pazzia, ad atti sconsiderati e folli. Purtroppo l'interesse per gli elementi principali non sarà mai soddisfatto, ma la curiosità permette di procedere in modo scorrevole nella visione. Le ultime puntate poi sono un crescendo di eventi, che però, terminano in modo ambiguo e indeterminato, cosa decisamente sgradevole per chi ama i finali chiari e precisi.

Un'occasione sprecata: "Himitsu - The Revelation" aveva tutte le carte in regola per essere una buona serie poliziesca, ma soprattutto un'ottima serie psicologica se solo fosse stata posta maggior attenzione a ciò che davvero era importante nella storia, quindi non semplicemente la risoluzione dei casi in sé, ma tutto ciò che vi ruota attorno, a cominciare da chi questi casi li vive e li porta a termine.
Il titolo sarà anche "Himitsu - The revelation", ma i segreti e le rivelazioni di cui ci importava davvero sono stati posti nel dimenticatoio. Peccato.


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Armisael

Episodi visti: 26/26 --- Voto 4
Assolutamente insoddisfacente.
Dopo un pessimo inizio piuttosto noioso, verso la settima-ottava puntata la trama sembra infittirsi e dare un impulso allo svolgersi degli eventi, ma negli ultimi episodi si ha un tracollo totale della trama in un'inconsistente pantomima pietosa di sentimenti artefatti e avvenimenti che dovrebbero essere colpi di scena, ma in realtà non vanno a incidere sulla trama se non per necessità causale e nient'altro.
Il finale poi è un qualcosa di orrendo.
Trama e narrazione quindi sono totalmente bocciate.

La caratterizzazione dei personaggi, trattandosi solo di sette persone, con l'aggiunta di tre "esterni" sotto forma di flashback o ricordi, in 26 puntate, avrebbe potuto sbizzarrirsi parecchio, e invece ci si trova con micragnosi abbozzi di personalità appena accennate e per la maggior parte piuttosto inadatte per il ruolo che il personaggio dovrebbe ricoprire all'interno della storia. Il colpo di grazia è infine dato dall'inserimento forzoso di momenti di pathos che stridono clamorosamente con tutto il resto, infarcito di buonismo e ipersensibilità alla violenza. Patetico per individui assegnati alla "sezione omicidi registrati nel cervello della vittima"... un po' come un chirurgo impressionato dal sangue, per capirci.

L'ambito video è completamente nella norma se non addirittura un po' sub-standard, con uno stile dalle marcate tendenze yaoi nelle puntate e una sigla finale che è quanto di più effeminato potessero creare per una storia di omicidi e poliziotti. Miodio, non ho nulla contro l'omosessualità o gli omosessuali, ma questo è marciarci sopra per cavalcare i gusti discutibili delle fangirl del genere. Anzi direi proprio che il target è praticamente il medesimo di Yami No Matsuei (Eredi del Buio in italiano) e anche il chara design ne segue la falsariga.

Le musiche sono totalmente mediocri, non se ne può neanche parlare male tanto sono inconsistenti. Lasciamo perdere.

La narrazione in generale è l'unica cosa che si salva, dal momento che la parte centrale fa venire voglia di essere guardata, ma prima e dopo c'è soltanto <i>noia</i>. Fate conto che gli ultimi due episodi li ho visti a distanza di oltre due settimane dagli altri, tanto erano pochi la voglia e l'interesse che mi suscitavano. Mi ci sono praticamente costretto stasera per liberare lo spazio occupato dalla serie sull'HD.

IN CONCLUSIONE:
Un cripto-yaoi in ambiente fanta-poliziesco con percorsi mentali nella trama di una banalità sconcertante, ancora più in basso dei "tra i miliardi di opzioni possibili, il protagonista persegue quello giusto solo perché la trama prevede questo, altrimenti sarebbe impossibile ricavare qualsivoglia informazione utile dal tutto" di Death Note, con un massiccio uso di "deus ex machina" attraverso le rivelazioni dei cervelli.
Vergognoso l'utilizzo di un ipotetico 120% del numero di neuroni: omiodio, ma è impossibile! Come possono essercene più della totalità di quelli già presenti, ovvero del 100%? Che squallore, capisco la sospensione dell'incredulità, ma questo è disarmante.

VOTI:
Trama: 3
Chara: 5
Grafica: 5
Musiche: 2
Personaggi: 5

VOTO FINALE: 4-

hanabi

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hanabi

Episodi visti: 6/26 --- Voto 7
Anime un po' particolare in stile MadHouse, classe seinen pur contenendo tematiche che rivelano l'ottica al femminile, anche se i protagonisti principali sono maschili. Disegno non molto dinamico e né dettagliato in modo particolare, all'inizio non sembra nulla di che finché proprio le trame e i giochi psicologici si sviluppano e si sovrappongono, e cominciano a coinvolgere, finendo per risultare assolutamente preponderanti. Molto buona la caratterizzazione dei personaggi, che compensa egregiamente certe "povertà" dell'animazione, colonna sonora innanzitutto. Alla fine si vuol vedere l'episodio successivo con parecchio appetito, segno che si tratta di un buon lavoro.