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macchia

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Miss Lonely Yesterday racconta la storia dei due protagonisti di Touch (in Italia conosciuto come Prendi il modo e vai) Tatsuya e Minami a tre anni di distanza dalla serie precedente. I due protagonisti hanno finito le scuole superiore e adesso vanno all'università. Tatsuya non gioca più a baseball e Minami continua a livello agonistico la ginnastica ritmica ricevendo dei grandi riconoscimenti. I rapporto tra i due non è molto cambiato: continuano a comportarsi come sempre, non c'è un vero e proprio sviluppo nel loro rapporto, anzi, vivono in modo quasi distaccato, e quando si rendono conto di questo prendono delle strade separate.

Sinceramente non mi è piaciuto molto, la storia mi sembra solo tirata per le lunghe senza particolari risvolti, sopratutto nelle personalità dei personaggi. Il personaggio di Tatsuya non dimostra particolari cambiamenti, continua a vivere nel ricordo del fratello defunto non riuscendo ad avere un rapporto completo con Minami. Anche in Minami non si avverte un particolare cambiamento. Lei è molto innamorata di Tatsuya, ma non riesce pienamente a dimostrare questo suo affetto, solo alla fine della storia capisce veramente quanto sia importante per lei e si avvicina ancora di più.

In conclusione non voglio dire che questo film non mi sia piaciuto, ma avrei preferito un evoluzione più ampia dei personaggi. Per gli appassionati di questo anime rappresenterà un modo per conoscere cosa ne è stato dei nostri protagonisti.


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Kotaro

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
E' il 1998, e, non si sa in base a che cosa perchè ricorrenze non ce n'è (c'è il decennale della trasmissione italiana, ma dubito che ai giapponesi importi), si decide di fare un nuovo film di Touch.
"Miss Lonely Yesterday", questo il titolo, è ambientato pochi mesi dopo la fine del manga. Ritroviamo Tatsuya e Minami ormai un pò cresciuti e felici studenti universitari. Tatsuya non gioca più a baseball, e questo il manga ce l'aveva detto, quindi la cosa non ci sconvolge, ma si presenta ugualmente un problema.
Sulla carta, quelli sono Tatsuya e Minami. Eppure, ci apparirà presto chiaro che lo sono soltanto per contratto, perchè portano quei nomi e perchè, almeno loro, portano quelle fisionomie, ma c'è qualcosa che non va al loro interno, una spaccatura caratteriale che ci impedisce di riconoscerli come i personaggi cartacei che tanto avevamo amato.
Questo nuovo Tatsuya perfetto, affidabile e serioso non piace, a noi che abbiamo visto crescere e maturare il fratello scemo. E' un personaggio che ci è alieno e che non ci convince affatto.
Questa Minami così vuota, così fragile, così arrendevole non ci piace. Dov'è la ragazza della porta accanto bellissima e matura che ci fungeva da amore impossibile, da traguardo da raggiungere, nella sua apparente perfezione, parallelamente alla nostra crescita come uomini?
Li avevamo lasciati, Tatsuya e Minami, a compimento di un percorso che li aveva fatti crescere, e a noi andava benissimo così, perchè avevano ormai raggiunto i loro scopi, coronato i loro sogni, e non avevano altro da dirci.
E invece no, ecco che ritornano dagli abissi della memoria, esulando dal bellissimo ricordo che ci avevano donato, pronti, loro malgrado, a gettarvi sopra del fango.
C'è un motivo se Adachi non ci ha mai mostrato la "vita di coppia" dei suoi protagonisti (e, a ben pensare, ci ha anche fatto sempre solo intuire il fidanzamento, senza quasi mai baci o gesti plateali), in fondo, ma questo film sembra non averlo compreso, e infatti nel mostrare la vita da fidanzati di Tatsuya e Minami ci si trova spaesati e non si sa cosa narrare e come narrarlo.
Ecco quindi imbastire una becera trametta da fanfiction, con l'arrivo di Kaori, bellona misteriosa e assolutamente insipida che trarrà a sè Tatsuya provocando le gelosie più o meno palesi di Minami e facendo affiorare in lei insicurezze che non pensavamo potesse mai provare, o perlomeno non in questo modo.
A nulla servirà svelare il passato misterioso di Kaori, una patetica scusa per darle una caratterizzazione assolutamente poco convincente. La sensazione che noi spettatori avremo sarà sempre quella di trovarci di fronte ad una fanfiction scritta da una ragazzina di tredici anni.
Sullo sfondo di questo triangolo amoroso scialbissimo e assolutamente superfluo (perchè Touch, in fondo, di un triangolo amoroso ci parlò già in passato, e fu qualcosa di tutt'altra levatura), ritroviamo anche tutti i personaggi secondari che popolavano la serie regolare.
Alcuni di essi, notiamo con piacere, sono rimasti simili a come li avevamo lasciati. E' il caso, ad esempio, di Yuka e di Sasaki, che continuano a rincorrersi senza ancora esser riusciti a trovarsi, parimenti a Nishimura e alla sua manager, personaggi che escono sicuramente vincenti dal lungometraggio anche in virtù delle vicende comico-drammatiche che li riguardano.
Altri, invece, sembrano completamente fuori dai loro schemi caratteriali, o sono cresciuti in maniera deludente, come ad esempio Kotaro, che senza la sua caratteristica pelata stentiamo a riconoscere, e che lavora in un mai menzionato prima negozio di liquori gestito dalla sua famiglia (mentre magari noi ce lo aspettavamo a bisbocciare assieme a Tatsuya tra un esame e l'altro), Shimizu, l'amica superficialotta di Minami, che è già una giovanissima madre, o Akio Nitta, che manda a donnacce tutta la rassegnazione ottenuta nel corso della serie regolare e continua a provarci spudoratamente con Minami nonostante questa sia fidanzata con Tatsuya, assumendo comportamenti degni di un figone da shojo manga, che mal si confanno al composto e corretto rivale che conoscevamo e avevamo ormai imparato ad annoverare nella lista degli amici.
Elemento fisso e costante, e a noi piace che sia così anche se magari non è tanto onorevole per lui stesso, poi, è il sempre mitico Harada, che nell'arco di pochissimi minuti di apparizione, tornando dal lungo viaggio intorno al mondo che si era promesso di fare sul finale del manga con barbone, poncho, sombrero e aria da vagabondo disperato, ruba la scena anche ai protagonisti stessi.

Sul lato grafico, i disegni si sforzano di mantenere lo stile di Adachi, ma non ci riescono sempre, e la differenza (voluta o meno che sia) con i personaggi della serie regolare è fin troppo lampante e disturba gli occhi degli spettatori. Colori e animazioni sono molto buoni, così come la regia (supervisionata dal grande Gisaburo Sugii che girò la serie animata) e in particolar modo la colonna sonora, che presenta molte ottime tracce orchestrate e un'inedita e piacevole versione rimodernata della prima, storica, opening della serie TV.
Il doppiaggio italiano, purtroppo, non si può dire altrettanto riuscito. Se, da un lato, fa piacere veder finalmente la fedeltà ai nomi originali che "Prendi il mondo e vai" ci aveva negato, e risentire nel ruolo dei due protagonisti Luigi Rosa e Donatella Fanfani che li doppiarono vent'anni prima, dall'altro è triste veder cambiati i doppiatori a tutti gli altri personaggi e veder utilizzato Nicola Bartolini Carrassi, la cui voce peraltro non gradisco particolarmente, per quasi tutti i personaggi secondari.
E' ottima come sempre la prova di Debora Magnaghi come Kaori, malgrado la piattezza del personaggio.
Il doppiaggio italiano, infine, non risulta esente da errori, quali un riferimento a un imprecisato passato da giocatore di BASKET di Tatsuya.

Una più o meno gradevole realizzazione tecnica, tuttavia, non salva questo lungometraggio, che presenta una trama stupidissima e oltremodo eretica, nel suo pretendere di voler continuare un'opera di un'intensità grandissima con una trametta spicciola degna del peggior shojo manga di serie Z. Assolutamente evitabilissimo, e parla uno che considera Touch il suo fumetto preferito e che era ben contento di sapere che la storia sarebbe continuata con questo film. Ma, a posteriori, meglio ignorarlo e rimanere col bel ricordo dello splendido finale regolare stampato nella mente.