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Felpato12

Episodi visti: 24/24 --- Voto 6,5
Raramente ricordo il primo contatto con un anime, soprattutto quando si tratta di quelli stagionali. Il modus operandi è sempre lo stesso: sfoglio la lista delle serie in uscita in quella determinata stagione e, in base alla trama e alla varietà degli anime già in lista, scelgo cosa vedere. Con “Blue Orchestra”, è stato leggermente diverso. Erano i primi giorni di primavera e, mentre studiavo minuziosamente la lista sul mio cellulare, rimasi folgorato da questo titolo. Primavera, musica e amore riportano tutt’oggi in vita i ricordi legati a “Your Lie in April” e, mesi fa, fu lo stesso. Pensai che la stagione primaverile, migliore di quella estiva appena conclusasi, avesse in serbo per noi amanti delle romcom una grande sorpresa. Non mi aspettavo, di certo, di rivedere qualcosa della stessa caratura emotiva, mi bastava anche una serie che semplicemente le si avvicinasse, ma purtroppo così non è stato. Tra alti e bassi, “Blue Orchestra” si è tenuto saldamente al di sotto delle mie aspettative, riuscendo comunque a farmi appassionare alla sua storia e rimanendomi ugualmente nel cuore, avendomi accompagnato per ben sette mesi della mia vita.

La storia segue le vicende di Hajime Aono, un ex violinista prodigio, che ha smesso di suonare il violino per motivi personali. All’inizio della storia, Aono frequenta il terzo anno delle medie e fatica a decidere quale percorso accademico intraprendere. Un giorno, incontra a scuola Ritsuko Akine, una violinista alle prime armi dalla testa calda, che vuole iscriversi a una scuola superiore che abbia un'orchestra di rilievo. Hajime, a poco a poco, si avvicina a Ritsuko e, contagiato dal suo entusiasmo, viene riportato nel mondo della musica e del violino, realizzando finalmente che il tempo ha ripreso a scorrere anche per lui.

Le prime tre puntate mi fecero genuinamente pensare, o forse semplicemente sperare, di trovarmi dinanzi alla rivelazione della stagione primaverile. Basandomi soprattutto sulle esperienze pregresse, la storia sapeva di già visto, ma con la giusta evoluzione dei personaggi ero convinto che “Blue Orchestra” avrebbe potuto regalare grandi emozioni. Di affinità con “Your Lie in April” ce ne sono parecchie, soprattutto agli esordi. Aono è un ragazzo che ha abbandonato la musica, ma ad un certo punto della sua vita, complice l’incontro con la bella e allegra Ristuko, decide di ritornare sui suoi passi e riprendere in mano il violino. Come nel caso di “Your Lie in April”, uno degli elementi di maggior rilievo è, quindi, la musica classica, anche se non si parla di pianoforte. Come è giusto che sia, però, ad un certo punto, la serie intraprende una strada tutta sua. Si impara, poco per volta, a conoscere meglio i personaggi e le loro situazioni, alcune anche molto difficili, e si assiste alla loro crescita attraverso la musica. Ben presto, si comprende che tutte le puntate saranno in funzione del grande concerto di fine anno del Club dell’Orchestra Umimaku, di cui fa parte il nostro Aono. Il focus è, quindi, solo ed esclusivamente sulla musica, cosa che, per un anime di ventiquattro puntate, rappresenta un grosso limite. Fin troppi episodi vengono dedicati alle esercitazioni in vista del concerto, rendendo impossibile qualsivoglia sviluppo di tipo romantico. E, badate bene, non sono soltanto io ad essere un fanatico delle romcom, ma è il manga stesso, da cui l’anime è tratto, a proporsi come sentimentale. Ebbene, di sentimentale “Blue Orchestra” non ha veramente nulla. L’unico tipo di amore presente è quello per la musica, che, alla lunga, porta alla noia. E, in situazioni di questo tipo, soltanto una cosa può aiutare a rimettere le cose sui binari giusti: il dramma. Poco prima dello sprint finale, la serie prende quella svolta drammatica che non ti aspetti, ma che, arrivati a quel punto, brami come l’acqua in mezzo al deserto. La serie riesce così a risollevarsi e ad incamminarsi verso una dignitosissima e nostalgica conclusione.

Il risultato finale è quello di una serie che definirei incompleta, a cui manca fortemente qualcosa che non sia solo e soltanto la musica. Poteva andar bene la svolta sentimentale, come qualsiasi altra cosa, perché il dramma sa fin troppo di forzatura. Sono tante le speranze disattese, come quella di assistere ad una tresca tra Aono ed Haru; nonostante ciò, “Blue Orchestra” rimane comunque un buon lavoro. I personaggi vanno incontro ad un’importantissima crescita personale e, forse proprio questo, riescono ad entrare nel cuore dello spettatore, a cui tengono compagnia per diverso tempo. Alcuni momenti, come la scena finale del secondo episodio, sono certamente da ricordare e la lezione che la serie impartisce, di non farsi schiacciare dal peso di un passato tutt’altro che rose e fiori, l’ho trovata di grande ispirazione. Inoltre, per quanto possa essere fin troppo dominante, non si può certo dire che il tema musicale non sia stato trattato con i guanti. Forse si poteva evitare il corso approfondito su Dvořák, ma la musica classica è pur sempre musica classica e, quindi, di un livello superiore. Per rimanere in tema, l’unica nota veramente stonata è la CGI, onnipresente ed altamente invadente nelle scene di esibizione dell’orchestra, tanto da creare il famoso effetto “pugno in un occhio”. Infine, nota al merito per l'opening, "Cantabile" dei Novelbright, dal forte impatto musicale e intelligentemente mai sostituita, neanche a metà serie, come si richiede solitamente ad anime da più di venti puntate.

“Blue Orchestra” non è certamente una serie la cui visione vi cambierà la vita, ma a tempo perso, soprattutto se siete amanti della musica classica, potreste anche darle un’occasione.