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Scarmiglione

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
[Evito di parlare della trama, per non essere ripetitivo e noioso e passo direttamente al mio personalissimo commento riguardo al film.]
Di solito adoro qualsiasi prodotto che tratti l'intrigante dilemma etico e sociale dell'intelligenza artificiale e quindi del rapporto tra l'uomo e l'incessante avanzare della tecnologia.
Mi sono avvicinato dunque a "Time of Eve" sperando di trovare quegli stessi stimoli e riflessioni psicologiche e filosofiche ricevuti in passato da opere del calibro di "Ghost in the Shell", "Ergo Proxy" e "Serial Experiments Lain".
Mi sono dovuto presto ricredere ed abbassare di molto le mie aspettative sull'opera in questione: "Time of Eve" è ricco sì di spunti e riflessioni interessanti e di momenti toccanti, ma il tutto sa di già visto.
Il film è l'unione di sei episodi in sostanza autoconclusivi in cui si esplorano, una alla volta, le storie dei frequentatori del bar "Time of Eve" (in una struttura che sarà sfruttata in seguito anche da "Death Parade"). Pur essendoci una sottile trama di fondo, nel film si nota molto l'impianto originario dell'anime.
Il clima che si respira è molto calmo e rilassato, e i temi trattati circa "l'umanizzazione della macchina" sono diluiti a tal punto che ti scivolano addosso quali semplici spunti di riflessione: non ti colpiscono in modo diretto e pesante come succede in altri prodotti di ben altra levatura.
Lo scopo principale dell'anime è invece quello di spostare la riflessione dal piano esistenziale e ontologico al piano sentimentale: non ci si preoccupa più di tanto che gli androidi incomincino ad avere una sorta di coscienza di sé, ma ci si focalizza sui sentimenti che essi stessi provano per i padroni. Questi sentimenti però sono sempre inscatolati nelle tre leggi della robotica di Isaac Asimov, dunque negli androidi di "Time of Eve" non c'è una "evoluzione" che li porti a prendere coscienza del loro essere e quindi a incominciare ad agire con una loro volontà. La loro volontà è e resta sempre e comunque schiava delle tre leggi della robotica.
In conclusione, "Time of Eve" è un dolce racconto sulla discriminazione e sui sentimenti, godibile, tutto sommato, nella sua semplicità e scioltezza. Se andate cercando un'analisi profonda, filosofica del dilemma etico, morale e ontologico della "coscienza dei robot" non la troverete.


 1
giacgiac

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Opera piuttosto underground, "Time of Eve - The Movie" (o "Eve no Jikan Gekijouban" in lingua originale) è l'adattamento in lungometraggio della serie omonima di sei episodi (ONA) dell'annata 2008/2009, che si propone di trattare un argomento non certo nuovo all'animazione giapponese, cioè il rapporto uomo-intelligenza artificiale, o uomo-robot se preferite.
Tuttavia, ciò che rende "Time of Eve" innovativo rispetto ai suoi "colleghi" (penso sia al recente "Psycho-Pass", sia a titoli precedenti come "Ergo Proxy", "Ghost in the Shell", ecc.) è l'assenza della componente d'azione e di violenza intrinseca del cyberpunk moderno, in favore di una trattazione molto più introspettiva del problema proposto.

E qui si parte con la trama: in un futuro non troppo lontano gli androidi sono diventati all'ordine del giorno, ma pur essendo impiegati in diversi e numerosi campi, l'atteggiamento nei loro confronti è di diffidenza, se non di intolleranza, da parte della maggioranza della popolazione, capeggiata da associazioni conservatrici. Rikuo, studente delle superiori e protagonista del film, nota che il proprio androide domestico, Sammy, si comporta da un po' di tempo in modo strano, così, tracciandone i movimenti assieme all'amico Masaki, arriva in un locale, il Time of Eve. Si scopre presto che il locale, gestito dall'affascinante ed enigmatica Nagi, è frequentato da umani e robot. Questi ultimi, disattivando l'ologramma che, a mo' di aureola, sovrasta le loro teste, si mescolano alla perfezione con gli esseri umani, tanto da non poter distinguere, senza chiederlo direttamente, a quale categoria appartiene ciascuno; regola principale del locale è, infine, non parlare appunto della propria vita al di fuori di esso, una sorta di privacy forzata atta proprio alla non discriminazione degli androidi da parte dei clienti umani. Qui i due studenti incontrano diversi personaggi, ciascuno con la propria storia, e pian piano imparano (o così credono) a distinguere se si tratti di uomo o macchina.

Le tematiche trattate prendono esplicitamente numerosi spunti dalle leggi della robotica ipotizzate da Asimov, nel proprio libro "Manuale di robotica"; l'attenzione viene posta quindi su come ciascuno dei clienti tipici del locale interpreta le suddette leggi e sul contrasto interno che ciascun androide vive: vivere una vita propria, coltivando passioni e interessi personali, nel rispetto dei propri padroni e delle stesse leggi della robotica. L'atmosfera che scaturisce da questa scelta "alternativa" di sviluppo della trama risulta profonda, ma piacevole, raramente pesante e sempre coinvolgente, accompagnata da una colonna sonora adeguata alle situazioni, godibile anch'essa.
I personaggi sono sfuggenti a prima vista, proprio per come l'opera è pensata, ma col tempo si rivelano ben caratterizzati, o meglio, esprimono ciascuno le proprie idee e la propria interpretazione delle tre leggi della robotica, le proprie motivazioni e sentimenti che lo vincolano al proprio padrone/androide, contribuendo così a stimolare il pensiero e la riflessione dei protagonisti e contribuendo allo sviluppo della trama stessa.

Lati negativi dell'opera, non molti, ma un paio ce ne sono.
Troppo breve: è stato sviluppato per la diffusione online e quindi il budget è stato piuttosto limitato, ma ha un potenziale davvero poco sfruttato.
Alla fine si può notare una sorta di finale aperto, che lascia intendere un seguito, in realtà mai prodotto (e questo mette ancora più in risalto il difetto numero 1).
Infine, sempre a causa del budget ridotto, le animazioni ne risentono un po', a volte poco accurate e spesso statiche (il che si intona benissimo al carattere dell'opera, ma è un altro discorso).

Quindi, questo è "Time of Eve": una finestra sul lato introspettivo dell'animazione cyberpunk, molto cyber e per niente punk, una miniera di spunti per gli appassionati del genere come il sottoscritto, una chicca che, appena finita, ti insinua il desiderio di ricominciare all'istante.
Il mio giudizio per quest'opera sarebbe un 8.5, che un po' di rammarico (misto a speranza) per un mancato (ma eventuale) sequel mi impone di abbassare a 8, pur consigliandolo vivamente a tutti gli amanti del genere.


 4
npepataecozz

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
All'inizio degli anni quaranta Isaac Asimov creò le tre celebri "leggi della robotica"; lo scrittore era convinto che nessun robot, se progettato seguendo queste poche regole, avrebbe mai potuto arrecare alcun danno né al suo padrone né ai suoi simili.
"Time of Eve" accoglie le tre leggi sulla robotica ma, allo stesso tempo, denuncia l'esistenza di un grande vuoto normativo: oltre che garantire la sicurezza della razza umana l'impianto di Asimov non dice nulla sulle altre caratteristiche di un robot, specie quelli aventi forma umana. Può una macchina comportarsi in maniera autonoma in assenza di comandi specifici? Può mentire, gioire, innamorarsi, divertirsi, se nel far questo non vengono contraddette le tre leggi della robotica?

"Time of Eve" nasce come un "anime originale per la rete", diviso in sei episodi che sono poi stati accorpati in unico film. La storia narra di un futuro in cui gli androidi, robot uguali nell'aspetto agli esseri umani e che si distinguono da essi solo per la presenza di una specie di anello sopra le loro teste, vivono assieme agli uomini e svolgono per essi i compiti più svariati. Il giovane Rikuo per caso scopre che il suo androide casalingo ha spesso dei comportamenti indipendenti dalla volontà dei suoi padroni. Dopo una piccola indagine scoprirà che Sammy (questo il nome che il ragazzo dà al suo robot) frequenta a sua insaputa un insolito café, "Il Tempo di Eva", la cui regola principale è l'assenza di qualsiasi tipo di discriminazione tra esseri umani e androidi. Il rispetto di questa regola è una condizione assoluta per poter frequentare questo locale, e per garantirne il rispetto viene concesso ai robot di spegnere l'anello che galleggia sulle loro teste, rendendoli così indistinguibili dai normali esseri umani.
Dalla visione di questo film, ovviamente, si coglie come la nostra concezione di robot sia cambiato dagli anni quaranta a oggi; il grande Asimov non poteva di certo immaginare fino a che punto poteva spingersi l'immaginazione e la progettualità dell'uomo del secolo successivo. In particolare non poteva di certo applicare i problemi sociali dei nostri giorni alle macchine: in fondo quello che ci troviamo a osservare guardando "Time of Eve" sono gli stessi problemi che viviamo tutt'oggi di fronte a quello che l'uomo considera strano o diverso: la presenza di un comitato moralizzatore che inneggia alla necessità di non integrarsi troppo con le macchine ci ricorda indirettamente le campagne contro cose e persone di diversa cultura, razza o religione. Lo stesso consumo di anime viene visto, talvolta, con grande diffidenza o preoccupazione da chi non li capisce o non vuole capirli.
Il film, invece, è un manifesto all'integrazione che, a mio avviso, non riguarda solo i rapporti fra uomini e androidi, che comunque è un tema basato su una realistica previsione e non sull'attualità (androidi domestici ancora non esistono e non esisteranno almeno per un bel po'), ma inneggia all'integrazione con tutto ciò che è diverso da noi.

In definitiva, "Time of Eve" si dimostra si dimostra un film decisamente profondo e ricco di contenuti difficilmente riassumibili in una recensione di poche righe. Il consiglio è, dunque, di guardarlo e riflettere sui tanti messaggi che esso cerca di trasmettere e non considerarlo come un semplice film di fantascienza: attraverso i suoi robot questo titolo parla di noi, dei nostri preconcetti e delle nostre prevenzioni.
Decisamente istruttivo e consigliatissimo.


 1
GianniGreed

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Eve no Jikan", o "Time of Eve", è una perla dell'animazione giapponese, uno di quei prodotti conosciuti da pochi, ma che da quei pochi che lo hanno visto riceve solo elogi. Nata come serie anime per il web, di soli sei episodi di durata variabile (circa quindici - diciotto minuti, l'ultimo di ventisette), è stata creata da Yasuhiro Yoshiura, talentuoso creatore di "Pale Cocoon" e "Acquatic Language", con cui questo "Eve no Jikan" condivide molti elementi. Dopo qualche tempo ne è stata realizzata questa versione in film, che unisce gli episodi e inserisce qualche sequenza nuova.

La trama è molto semplice, ma allo stesso tempo parecchio profonda, e riesce a toccare molti temi in modo non banale.
Nel futuro, in Giappone, gli androidi sono talmente sviluppati da sembrare in tutto e per tutto degli umani. L'unica cosa che permette di riconoscerli è un "anello" sopra la loro testa. In questa società c'è gente che li tratta come se fossero umani, alcuni addirittura se ne innamorano. La commissione etica si batte per far sì che gli androidi siano considerati solo androidi, e ha coniato un termine per quelle persone troppo legate agli androidi: dori-kei.
Rikuo, un liceale, tratta gli androidi come oggetti. Un giorno però, analizzando l'activity log del suo androide Sammy, scopre che quando esce per commissioni, prima di tornare a casa si ferma da qualche parte. Decide allora, insieme al suo amico Masaki, di seguirla. Arriva cosi al Time of Eve, un bar dove non si fanno distinzioni tra umani e androidi. Qui infatti, i robot disattivano l'anello di riconoscimento, rendendo impossibile agli altri capire se i clienti del locale siano umani oppure no. Così facendo si violano delle leggi, perciò è importante che i frequentatori del locale non ne parlino molto in giro.
Tutto il film, o quasi, si svolge all'interno del bar. Rikuo e Masaki parlando con i vari personaggi scopriranno, mano a mano, chi è un androide e chi no, e inizieranno a mettere in discussione il loro modo di comportarsi con gli androidi.

Il film, come anche la serie, è talmente bello e coinvolgente, che si arriva alla fine senza accorgersene. Nel film non tutto viene spiegato, alcune cose restano in sospeso, o all'immaginazione dello spettatore.
La psicologia dei protagonisti è comunque ben raccontata, come anche quella degli altri avventori del locale, ognuno con un episodio dedicato. Lo spettatore non può fare a meno di rimanere coinvolto nei dialoghi che Rikuo e Masaki hanno con gli altri clienti del bar, e chiedersi insieme a loro se chi hanno di fronte è umano o meno.
Questo è l'aspetto migliore della storia. E' raccontata in modo molto efficace, ma anche ambiguo. Davvero non si riesce a capire fino alla fine chi nel Time of Eve è un androide o un umano. La storia gioca continuamente su uno degli aspetti più importanti di questo tipo di storie, un tema che affascina da sempre scienziati e gente comune: gli androidi sono in grado di provare sentimenti come gli umani? O, per dirla come il titolo di un famosissimo libro, "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?"

La realizzazione tecnica è più che buona. I disegni non sono nulla di speciale, ma fanno la loro parte, e tutti i personaggi sono ben disegnati, le ragazze sono molto carine. Per quel che riguarda le animazioni, non c'è molto da dire, è un film molto statico, ma la regia riesce a rendere movimentate anche le scene dove i personaggi sono seduti a bere il caffè.
Ottime musiche e uno splendido doppiaggio originale completano il quadro.

Se siete appassionati di questo tipo di storie di fantascienza e di interazione tra umani e robot come quelle alla "Io, robot", "Time of Eve" vi piacerà sicuramente.


 3
Kyojin

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Finisco di veder questo film, asciugo le lacrime, e vedo che nessuno l'ha recensito: andiamo con ordine.
Iniziamo dal comparto grafico, il quale è ben gradevole e riserva anche qualche piacevole sorpresa, in quanto le inquadrature non saranno sempre fisse, bensì, alle volte, saranno dal punto di vista di un personaggio, o, addirittura, indecentemente mosse, tanto che non capiremo bene la scena. Sebbene quest'ultima cosa mi abbia perplesso, viene utilizzata in modo ponderato, e non risulta fastidiosa, quindi non la considero una pecca.

Passiamo quindi a musiche e doppiaggio: per quanto riguarda l'audio giapponese (non ho ascoltato l'italiano), il doppiaggio è perfetto, o almeno, non ho notato alcun problema o fastidio, mentre le musiche sono state qualcosa di assolutamente invisibile, ed anzi, spesso totalmente assente. Il fatto che tale assenza non venga sofferta, e che la presenza sia invisibile, tanto che non ci renderemo conto degli stacchi e degli attacchi, è secondo me una nota enormemente positiva.

La trama è abbastanza semplice, ma molto gradevole, e sostanzialmente profonda. Ultimamente mi sto dedicando molto al genere "robot in società umane", ma Eve no Jikan ha dato una trattazione più particolareggiata di quanto non abbia visto negli anime "medi". Fulcro fondamentale di questa diversità, è un luogo specifico che troveremo nell'anime, ma non spoilero nulla.

La narrazione è calma, e forse qualcuno potrà trovare la cosa noiosa, ma personalmente non è stato così. Nei momenti di rallentamento, mi ritrovavo il tempo necessario a pensare a cosa era successo, attendendo con ansia l'ulteriore sviluppo della trama. La capacità di "affamare" lo spettatore, pur senza una narrazione incalzante, è per me uno degli indici principali di un prodotto ben riuscito, tutto il resto è fuffa.

Diamo infine uno sguardo ai personaggi, i quali saranno ben caratterizzati, visto soprattutto il tempo a disposizione, e saranno molto empatizzanti. Riusciranno ad emozionarci, incuriosirci, sorprenderci e commuoverci, insomma, faranno il loro lavoro, e lo faranno bene.

Due considerazioni di carattere generale: non sono riuscito a metter le mani sull'anime, di sei puntate, corrispondente, dal quale, a quanto so, è stato estrapolato questo film, semplicemente tagliando qualche scena e modificandone leggermente alcune. È possibile che l'anime sia un'opera più completa, e quindi preferibile, oppure più dispersiva, vi consiglio quindi di guardar entrambi, in quanto il film un dubbio (di scarsa importanza) lo lascia aperto. Per quanto mi riguarda, il film è consigliato a tutti, amanti o meno del genere, in quanto prende solo 106 minuti, e vale il tempo speso.