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Kotaro

Episodi visti: 47/47 --- Voto 6
Ogni anno, la saga Super Sentai cambia storie, personaggi, temi, ambientazioni, staff, sceneggiatori. Capita che questo finisca per penalizzare una serie, che perde il confronto con quella dell'anno precedente. E' il caso di "Ressha Sentai Toqger", che arriva con i suoi insipidi trenini colorati quando lo spettatore ha ancora gli occhi che brillano per la 'figosità' di "Zyuden Sentai Kyoryuger", la serie precedente, che è stata esaltante, spassosa ed esagerata fino all'ultimo.
"Ressha Sentai Toqger" è invece agli antipodi: i personaggi non sono 'fighi', i robot sono brutti, la storia non è esaltante.
Per rendere più gradevole una storia dall'ambientazione piuttosto piatta si è tinto il tutto di una certa dolcezza molto gradevole, andando a pescare a piene mani dall'immaginario dei bambini, il target primario della serie, che stavolta sono ufficialmente protagonisti anche su schermo, con i loro sogni, i loro giochi (con trenini giocattolo), i loro timori e, soprattutto, la loro fantasia.
L'immaginazione dei bambini, così grande e calorosa, che permette loro di vedere e concepire come reali ferrovie fatte di arcobaleni e treni magici su cui viaggiano eroi colorati e coraggiosi, contrapposta al grigiore delle vite degli adulti, che generano l'infelicità da cui trae forza l'esercito nemico, un impero steampunk che viaggia su binari oscuri.

Non è poi così strana la scelta di questo tema, dato che in Giappone i treni sono un mezzo di trasporto che fa parte della vita di tutti i giorni: esistono negozi che vendono solo oggetti a tema, simulatori di treni sulle console per videogiochi e persino diversi romanzi, manga, anime e giochi che di treni in un modo o nell'altro parlano (un esempio su tutti il "Galaxy Express"). Unire i treni col mondo dei bambini e della fantasia si rivela una scelta azzeccata per dare colore a una storia altrimenti poco interessante.
"Ressha Sentai Toqger" ha una struttura particolare, quasi da road movie, in cui i protagonisti sono perennemente in viaggio e ad ogni episodio effettuano una fermata in una città conquistata dai cattivi per liberarla.
Il loro eterno viaggio, unito al fatto che i personaggi sono sotto amnesia per metà serie, non permette di empatizzare con loro più di tanto, dato che le loro famiglie sono lontane, i loro background sono oscuri e di loro si sa poco e niente. Si fa fatica ad affezionarsi all'impulsivo Right, al timido Tokacchi, alla mascolina Mio, al riflessivo Hikari e all'infantile Kagura, personaggi di poco spessore identificati con un unico tratto distintivo del loro carattere, almeno finché non riprendono la memoria, lasciandoci ogni tanto qualche sprazzo del loro passato, che però ci sarebbe piaciuto di più se avessimo potuto viverlo in prima persona insieme a loro, invece di scoprirlo a posteriori a giochi fatti.
Dispiace che sia proprio il protagonista Right ad avere uno spessore praticamente nullo, facendosi sovrastare da Tokacchi e Mio, più interessanti, simpatici e persino teneri, a loro modo, in molte storie che li coinvolgono.
Maggior fortuna ha il sesto eroe che si unisce al gruppo, un cattivo redento in maniera un po' troppo rocambolesca e che soffre della mancanza di tragicità dei telefilm moderni (dichiara che "questo è il luogo dove morirà" ad ogni episodio, ma, se anche solo vent'anni prima sarebbe morto davvero, qui viene preso in giro continuamente per queste uscite seriose che perdono efficacia), ma che riesce ad essere simpatico e anche 'figo' ogni tanto.

I cattivi sono interessanti, ma trattati male. Alcuni di loro non servono assolutamente a nulla lungo tutta la serie, ma ce li si trascina ugualmente, altri hanno storie interessanti e sfumature caratteriali che donano loro spessore, ma fanno una brutta fine prima di riuscire a capire cosa volevano dalla vita.
Lo stesso boss finale, un 'fighetto' che si è detto attratto dalla luce piuttosto che dalle tenebre lungo tutta la serie, sembrava più un cattivo per ruolo che perché ci credesse veramente, ma anche lui, nel finale della storia, esce di scena in maniera rocambolesca, lasciando molti punti in sospeso, quando avrebbe potuto ravvedersi, maturare o finire in maniera diversa.

Quella di "Ressha Sentai Toqger" è una storia intrisa di una dolcezza infinita, coi suoi discorsi sui sogni, sulla fantasia, i suoi arcobaleni, la sua dicotomia fra bambini e adulti, i suoi eroi eccessivamente umani che non versano quasi mai una goccia di sangue e che sorridono sempre. Ogni tanto vorremmo anche vederli arrabbiati, decisi, feriti, questi Toqger, ma no, loro sorridono, mangiano, ridono, inciampano, lottano avvolti nei loro vestiti pacchiani presi da un armadio al buio o nelle loro ridicole tutine colorate coi binari sui caschi e semafori e passaggi a livello usati a mo' di spade e lance.
Vestono in maniera ridicola, guidano robot uno più brutto dell'altro (il Toq-oh col treno rosso che gli esce come un fallo gigante su tutti), eppure ogni tanto, con la dolcezza della loro storia e la spettacolarità dei loro combattimenti, riescono anche a farci commuovere, questi Togqer.
Merito, innanzitutto, di una colonna sonora d'eccezione, che si apre con una sigla ritmata e coinvolgente e continua con brani orchestrati stupendi, capaci di donare calore, emozioni e carisma a combattimenti che, vista la bruttezza dei costumi e dei robot, sarebbero altrimenti noiosi. Manca il classico balletto nella sigla di chiusura, ma ce ne facciamo una ragione, veder ballare i Toqger non sarebbe stato divertente.

Gli attori scelti per interpretare gli eroi non convincono granché, dato che i loro personaggi sono piatti e non danno loro occasioni di spiccare più di tanto, avendo dei comportamenti limitati a una sola caratteristica. Jun Shison che interpreta il protagonista Right è particolarmente irritante, coi suoi labbroni, i suoi capelli lisciati e tinti, la sua voce effeminata: mangia, fa l'esaltato, ma non convince, sarebbe l'ultimo eroe Super Sentai a cui affideremmo la nostra salvezza. Gli altri attori si limitano a dover fare sempre e solo l'imbranato, il fighetto, il maschiaccio, la bambina dell'asilo. Meno male che c'è, ad alzare il tiro, il veterano Tsutomu Sekine, un mentore poco saggio ma simpatico e paterno, che si getta di tanto in tanto in prima linea con urletti alla Bruce Lee.
Ottimo, invece, il lavoro dei doppiatori che danno la voce ai personaggi in costume, fra Kappei Yamaguchi, Aya Hisakawa, Noriko Hidaka e la rivelazione Haruhiko Jou, serioso e temibile, che risalta in mezzo a tanti cattivi buffi e ridicoli visti in questo genere di telefilm.

"Ressha Sentai Toqger" è una storia estremamente dolce, che presenta dei temi molto interessanti e ha una storia molto (anche troppo) ricca di misteri. Finisce, però, per perdersi in questa sua dolcezza, regalando scene esaltanti e un finale commovente, ma dimenticandosi di caratterizzare meglio i suoi scialbi personaggi. Si ha così una storia gradevole da guardare, che intrattiene il giusto e che ogni tanto ti emoziona e commuove anche, ma che è vissuta da eroi scialbi e da cattivi dalla caratterizzazione zoppicante. Non ci si lascia il cuore, dispiacendosi di aver lasciato degli amici con cui si è convissuto per un anno, ma rimane solo il ricordo di belle musiche e di belle scene isolate, che non bastano a far di "Ressha Sentai Toqger" una di quelle serie indimenticabili che ci hanno lasciato qualcosa dentro. Tuttavia, sicuramente è una serie adattissima ai bambini, a cui bastano trenini, colori ed eroi per esaltarsi, mentre gli adulti che sono rimasti bambini dentro forse preferiscono degli eroi meno dolci e più virili per dar forma ai loro sogni, e una storia meno delicata e più concreta.