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kirk

Volumi letti: 25/17 --- Voto 9
Il primo editore a tentare di portare "Black Jack" a buon prezzo in Italia fu nel 1997 Comic Art, ma il tentativo si concluse al terzo volume di "Black Jack - Il chirurgo dell’impossibile", dopo ci fu un'antologia di 7 racconti (nel 2001) pubblicata da Dynit. Fu solo nel 2002 che Hazard Edizioni inizio a pubblicare l’intera storia, nell'edizione tankobon uscita per Akita negli anni ‘70. Come l’autore ricorderà spesso nei volumi (originariamente 17, 25 nell'edizione Hazard) il manga è stato pubblicato (a partire dal 1973) su "Shonen Champion", allora una delle riviste leader del settore.

Prima di dire due parole sul manga devo dire due cose sull’autore, Osamu Tezuka, di cui ho visto numerose opere in tv negli anni ‘80 - ‘90 tipo "Kimba, il leone bianco"; "Capitan Jet"; "La principessa Zaffiro"; "Toriton"… e all’epoca stimavo meno di un Go Nagai o di Leiji Matsumoto basandomi sull’impatto delle loro opere viste sul piccolo schermo. Di certo non mi ha fatto ricredere il manga "Joe e il capitano", un racconto auto-conclusivo di poche pagine comparso su Kappa Magazine… il mio cambiamento d'opinione nei confronti di questo autore è dovuto alla lettura di "Budda" (altro manga in 14 volumi uscito per Hazard) che mi ha fatto capire che in effetti Tezuka sa raccontare storie.
E "Black Jack" è una storia ben congegnata, nella sua ventina di pagine ad episodio Tezuka riesce a dar vita ad un sacco di personaggi e situazioni credibili, dico credibili ma non vere perché spesso i pazienti non guarirebbero neanche oggi.

Attenzione: questa parte contiene spoiler!

Cosa dire del protagonista? Un personaggio a tutto tondo, inizialmente descritto come cinico e venale, che vende le sua abilità solo a chi lo può pagare, senza licenza per sua scelta, lo vedremo diventare man mano più umano, sia nel bene (quando aiuta persone che hanno bisogno senza lucrare ad esempio, o nel rapporto con natura e animali) che nel male (il suo desiderio di vendetta per la fine della madre, l'assenza di compassione per la propria sorella). A renderlo a tutto tondo sono la mole di racconti (oltre 200) in cui lo vedremo fare di tutto, attaccare e staccare arti, creare esseri umani (Pinoko), operare alieni… la fantasia di Tezuka non si pone limiti.
Proprio per questo ho deciso di assegnare a quest’opera un nove, non un dieci per i limiti del tratto tezukiano e per il fatto che non esista un finale, così come non esiste un arco narrativo, il fumetto finisce improvvisamente, lasciando in sospeso la vendetta (ad esempio) e tutto il resto finisce con uno degli episodi più belli in cui Kuroo fa capire ad un suo collega che i pazienti non sono tutti uguali e che non possono essere curati come in una catena di montaggio… gli esseri umani hanno bisogno, scusatemi il bisticcio di parole, di “umanità” abbiamo visto questa critica già nell’episodio in cui un computer sostituisce i medici fatti di carne e ossa.

Fine parte contenente spoiler

Altra cosa che non mi è piaciuta sono i cliché che Tezuka a volte si trova costretto ad usare tipo quelli sui cattolici, visti come noi vediamo i fondamentalisti islamici, o sugli italiani.
Grazie Tezuka di questo capolavoro!


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Atom

Volumi letti: 17/17 --- Voto 5
Dopo essere stato entusiasmato da "La storia dei tre Adolf" e deluso da "La fenice" mi sono buttato a capofitto nella lettura di "Black Jack", pronto ad essere smentito nuovamente, ma ahimè non è andata come speravo.

Il più abile chirurgo del mondo, da cui la serie prende il nome, è privo di licenza e richiede onorari vertiginosi, ma nonostante la dubbia moralità è sempre al lavoro, pronto ad eseguire gli interventi più complicati.

La struttura del manga è assai semplice visto che, a parte qualche capitolo disseminato qua e là, ogni storia narrata è a sé stante.
Di fumetti con questo schema ce ne sono davvero un'enormità, ma solitamente l'intento è quello di creare un'insieme di episodi avvincenti, che aiutino a caratterizzare in maniera esaustiva i personaggi e traghettino il lettore verso il finale.
In "Black Jack" non esiste un finale verso cui portare il lettore. Il capitolo conclusivo potrebbe essere uno qualsiasi scelto a caso. La sensazione che avevo, leggendo il lavoro di Tezuka, si è così perfettamente rivelata: quest'opera è semplicemente un insieme di idee buttate più o meno alla rinfusa. Idee ottime, non lo metto in dubbio, ma non basta di certo per creare un lavoro che sia degno della firma di Tezuka.
Sembra piuttosto il manga di un fumettista agli esordi, che vuole appunto mettere in mostra le proprie intuizioni per vedersi pubblicato il lavoro da una casa editrice. Ma servirebbero venticinque numeri per questo?
Ridondante, ripetitivo e superficiale sono gli aggettivi che più calzano a questo fumetto e terminarlo è stata davvero un'impresa, che ha richiesto assoluta abnegazione. D'altronde non mi permetterei mai di scrivere la recensione di un'opera senza prima averla portata a termine, visto che sarebbe poco serio e fuorviante per chi la legge.

Di problemi grossi questo manga ne ha parecchi, primo fra tutti, e a parer mio inaccettabile, la quasi totale assenza di una sceneggiatura. Se si considera che stiamo parlando di oltre duecento capitoli, la questione è abbastanza pesante. L'unica preoccupazione di Tezuka è stata quella di creare un passato al personaggio principale, il solo a cui l'autore abbia fatto la grazia di donare un'introspezione psicologica, seppure con grosse lacune.
Altro problema da sottolineare è la suddivisione in episodi brevissimi, che faticherebbero a rappresentare l'introduzione di se stessi. Difficilmente si potrebbe riuscire a creare una storia avvincente con una ventina di pagine a disposizione. Forse se fosse una striscia umoristica ne basterebbero anche meno, ma in questo caso rappresentano un grosso limite.
Il risultato è la totale superficialità con cui vengono presentati gli eventi, visto che la velocità con cui si susseguono non permette alcun approfondimento. Non mi permetterei mai di dire che "Black Jack" è un manga sciocco, anzi affronta moltissime problematiche sociali ed un'enormità di malattie orribili. Il potere dell'ordine dei medici, la guerra, l'abbattimento dei pregiudizi tra i popoli, la passione per la medicina. Vengono toccati tutti i temi cari al sensei. Appunto; toccati e niente più.
Il difetto sta proprio nel modo in cui ci vengono presentate queste tematiche, talmente svilente da farle risultare completamente nulle.
Il tutto confluisce nella mancanza di emozioni durante la lettura.
Questione di gusti? Non ne sono molto convinto.
Porto come esempio il dialogo che si consuma nelle tre vignette finali di un episodio (niente paura, non è assolutamente uno spoiler, dovrei anticipare qualcosa della trama, ma qui non se ne vede nemmeno l'ombra) :
"-Partoriente dopo intervento: Dottore come sta mio figlio?
-Dottore: E' morto.
-Partoriente: Capisco.
-Fine-"

Dubito fortemente che qualcuno riuscirà mai ad emozionarsi davanti a queste parole. Dovrebbe essere una scena tragica, ma manca completamente l'attenzione alla costruzione di una qualsiasi atmosfera. Si legge tutto senza provare nulla e allora ci si chiede il motivo per cui si dovrebbe perseverare nella lettura.
Qualsiasi avvenimento viene narrato con la velocità della luce, sia esso di contorno, oppure determinante nell'economia della storia e ciò determina un appiattimento verso il basso per l'intera narrazione.
Il lettore ha sempre la sensazione di trovarsi davanti ad una bozza, ad un lavoro che deve ancora essere rifinito, certamente non ad una sceneggiatura già pronta per essere illustrata. Questa è sicuramente una caratteristica di Tezuka, visto che l'ho riscontrata anche in altre opere lette, ma non posso che criticarla. In questo manga sembra quasi che l'unico scopo sia quello di citare il maggior numero di patologie, più che narrare storie ben scritte che sappiano coinvolgere il lettore.
Oltretutto, negli ultimi episodi, un personaggio di primo piano come Pinoko, l'assistente del dottore, viene completamente abbandonato, nonostante fosse l'unico davvero riuscito dell'intera serie, forse anche più dello stesso protagonista; non viene minimamente gestita una sua crescita psicologica, del resto è quello che accade ai pochi personaggi che hanno l'onore di comparire più volte nei vari episodi. Vengono semplicemente utilizzati come scusa per dar vita ad un nuovo racconto, ma la loro esistenza non aggiunge nulla agli eventi narrati nel fumetto.

Spesso mi capita di rileggere l'ultimo numero di un manga prima di iniziare quello appena uscito. Mi piace rituffarmi nell'atmosfera per gustarmi al meglio i nuovi avvenimenti. Nel caso di "Black Jack" non avrebbe senso e penso che questa sia la cartina di tornasole del suo valore.
Forse se avessi letto un capitolo un mese sì e uno no, mi sarebbe pesato meno.

Le intuizioni e le tematiche trattate da Tezuka rappresentano preziose gocce d'acqua dolce in un oceano di pressappochismo e superficialità.
Trovo inoltre estremamente disonesto, nei confronti del lettore, che un autore faccia intravedere una trama che in realtà non viene in alcun modo sviluppata. Circa a metà dell'opera a Tezuka si accende infatti un campanello. Si sarà domandato anche lui:"ma dove voglio arrivare?". Così ha finalmente dato a Black Jack una ragione di vita, un obiettivo da perseguire a qualunque costo, ed ai lettori un motivo per proseguire nella lettura del manga.
Purtroppo, stordito dalla valanga di storie lampo auto-conclusive, il povero lettore si renderà conto solo una volta letta la parola "Fine" che quella parvenza di trama era solo uno specchietto per le allodole.
Pare che la missione della vita del nostro dottore non fosse poi così determinante.

Lo stile di Tezuka è come al solito votato all'essenzialità. I personaggi vengono spesso "rimodellati" o "deformati" dall'autore con l'intento di enfatizzarne le emozioni. Trovo però eccessivo l'utilizzo di questo espediente e avrei preferito che fosse stato relegato ai soli momenti comici.


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Evangelion0189

Volumi letti: 25/17 --- Voto 9
Con il passare del tempo, alcuni personaggi fittizi sono assurti a vere e proprie icone popolari: riguardo al mondo del cinema sono quasi sicuro che chiunque, anche senza aver guardato un solo film della serie di 007, conosca l'agente segreto James Bond e i suoi celebri modi di fare. Nell'ambito del fumetto giapponese e al fianco di personaggi quali Astroboy, Kitaro dei cimiteri, Golgo 13 e Devilman, una delle figure più iconiche in assoluto è quella di Black Jack, formidabile medico protagonista di un manga omonimo scritto e disegnato dal grande Osamu Tezuka. Sulla scia delle conoscenze derivate dai suoi studi universitari portati a termine con una laurea in medicina, in Black Jack l'autore dà vita a un losco protagonista dal viso rattoppato e il corpo ricoperto di cicatrici, con indosso un lungo cappotto nero e famoso in tutto il mondo per la capacità straordinaria, quasi miracolosa, di effettuare con successo qualsiasi tipo di intervento chirurgico, pur se si tratta di casi disperati ed estremi. Tuttavia, Black Jack è un dottore fuori dal comune anche per altre ragioni: infatti, non solo egli non possiede la licenza per esercitare la professione, ma in più si adopera per salvare la vita di questo o quell'altro paziente soltanto a fronte di onorari esorbitanti. Dunque un personaggio già di per sé atipico e ideato nella critica fase della carriera di Tezuka ascrivibile agli Anni Settanta. Proprio in merito a questo difficile periodo, l'autore stesso ha affermato di aver scritto alcune opere non esattamente riuscite (una su tutte, Alabaster), ma non mancano alcune eccezioni clamorose: in effetti, lo splendido racconto autobiografico dedicato a Buddha e Black Jack rientrano a buon diritto tra i lavori meglio riusciti del "dio dei manga".

La struttura di base dell'intera trama, ambientata in un contesto temporale non meglio specificato, è costituita dai numerosi casi clinici nei quali Black Jack si imbatte di volta in volta. A livello di sceneggiatura, Tezuka ha davanti a sé l'imbarazzo della scelta e la sua mente partorisce una serie quasi infinita di idee: da quelle più plausibili alle più assurde, oscillando tra la meraviglia e l'orrido, tra il tragico e il picaresco, giungendo anche al paranormale e alla fantascienza, fornendo inoltre i più disparati spunti di riflessione, tra cui la definizione di ciò che è giusto e ciò che non lo è, il valore della vita sia degli esseri umani che degli animali, lo spettro della morte, i vizi e le virtù delle persone, l'importanza del sacrificio e di un'azione disinteressata, la difesa della natura, persino la politica e la lotta per la libertà. Una gamma tanto vasta di tematiche così variegate è resa possibile da situazioni d'emergenza dovute a drammi personali e familiari, catastrofi naturali e incidenti di ogni tipo; dalla presenza di un'ampia moltitudine di personaggi secondari, tutti caratterizzati a puntino; dai due indiscussi protagonisti, l'eccezionale dottore e la sua piccola assistente Pinoko, le cui scioccanti origini sono tutte da scoprire durante la lettura. Black Jack, dal canto suo, è un personaggio a tutto tondo: in determinate occasioni appare spietato, egoista e, per quanto abile nel suo "lavoro", troppo legato al vile denaro; in altre, man mano che vengono svelati alcuni dei misteri più oscuri del suo passato nebuloso, il reale spessore della sua figura carismatica e profonda si palesa agli occhi del lettore, conquistandolo. In alcune storie appaiono ulteriori figure che fungono da contraltare o da manforte al nostro protagonista: mi riferisco a Kiriko, il quale pratica su richiesta l'eutanasia seppur dietro un lauto compenso; a Biwamaru, un esperto in agopuntura che invece si occupa gratuitamente dei malati; allo stesso Tezuka in veste di medico nella sua celebre auto-rappresentazione fumettistica. In poche parole, in Black Jack l'inesauribile fantasia dell'autore si esprime al massimo del suo potenziale.

Come già saprete se vi è capitato di imbattervi nelle mie recensioni, non ho alcuna valida critica da avanzare sullo stile grafico di Tezuka: personalmente ne vado matto e i disegni di Black Jack non fanno eccezione. Una menzione particolare merita la cura profusa per raffigurare nel modo più dettagliato possibile i corpi sotto operazione, le mutilazioni, le malformazioni e le malattie più raccapriccianti: infatti, sfruttando al massimo le sue conoscenze in campo medico, l'autore si preoccupa poco o per nulla di censurare le immagini più macabre e crude, conferendo così un'atmosfera verosimile anche ad alcune tra le storie più fantasiose. Ad arricchire ulteriormente il tutto sono non soltanto le tipiche gag dell'autore, qui particolarmente simpatiche e raffinate, ma anche una notevole quantità di riferimenti culturali che spaziano dal cinema alla letteratura: giusto per fare qualche esempio, vengono menzionati Charlie Chaplin e romanzi classici come Il gabbiano Jonathan Livingston e I fratelli corsi; persino Golgo 13 fa un piccolo cammeo, così come in una tavola del diciannovesimo volume appare una locandina dell'originale Star Wars datato 1977. A fronte dei diciassette tomi originali, in Italia l'opera viene pubblicata in venticinque volumi dalla Hazard Edizioni, la casa editrice milanese che ha il merito, a partire dalla metà degli Anni Novanta, di aver tradotto quasi tutti i manga di Tezuka giunti nel nostro paese. Ciascun volume, provvisto di sovraccoperta lucida e a colori, contiene all'incirca una decina di capitoli e vanta traduzioni davvero eccellenti, soprattutto se si considera la particolare attenzione richiesta da un'opera così ricca di termini medici e tecnicismi di ogni sorta. La versione nostrana presenta comunque alcuni difetti, tra cui si annoverano banali errori di battitura, qualche traduzione errata (l'acronimo VTOL viene riportato con la "r" al posto della "l") e la totale assenza di pagine a colori presenti nell'originale. Tuttavia, il difetto più problematico è il ribaltamento all'occidentale delle tavole, che crea alcune inesattezze visive relative alle mani e al volto di Black Jack (l'innesto di pelle bluastra sarebbe a sinistra, non a destra) e dà soprattutto origine a un errore madornale nel settimo volume: a causa di una singolare malformazione, il cuore del paziente di turno è rivolto a destra anziché a sinistra e se ciò nei balloon è esplicitato in modo corretto, altrettanto non si può dire di un'immagine descrittiva in cui, proprio per via dell'inversione del senso di lettura, risulta che in un corpo normale il cuore sia erroneamente posizionato a destra anziché a sinistra. Insomma, uno smacco, quest'ultimo, decisamente evitabile. Il prezzo complessivo dell'intera opera è a dir poco proibitivo, ma nonostante le pecche sopraccitate si tratta senza dubbio di denaro ben speso. Consiglio caldamente la lettura di Black Jack, il quale è non solo uno dei manga più importanti del maestro Tezuka, ma è anche uno dei fumetti più belli e avvincenti di sempre.