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Hachi194

Volumi letti: 3/3 --- Voto 9
Scrivere, per molte persone, è l'unico modo per esprimere i propri sentimenti, perché a voce non ne sarebbero in grado. Che sia un diario o una lettera a qualcuno, mettere nero su bianco le emozioni, anche importanti, che si provano, può servire a renderle più chiare anche a se stessi. Non stupisce quindi che sia un espediente letterario molto usato per raccontare una storia. Ed è quello che fa appunto Ryoko Ikeda in Caro Fratello, opera pubblicata dal 1974 sulla rivista Margaret della Shūeisha, e in seguito raccolta in 3 tankōbon, usciti tra l'agosto e l'ottobre del 1975. In Italia fu edito prima dalla Star Comics nel 1995, poi ristampato nel 2011 dalla Goen ed infine ora è uscita una riedizione per la casa editrice J-Pop, formato grande e deluxe con all'interno anche storie inedite, mai pubblicate prima d’ora in Italia.

Dopo la conclusione de Le Rose di Versailles, l'autrice torna con una storia (quasi) tutta al femminile, incentrata su Nanako Misonoo, una ragazza in procinto di iniziare il suo primo giorno di scuola presso la prestigiosa Accademia Seiran, un istituto femminile rivolto ai ricchi oppure, come nel suo caso, agli studenti più meritevoli. Ben presto si renderà conto che all'interno di questa scuola tutto ruota attorno a tre studentesse molto talentuose. Una volta conosciuto il clima ostile presente nell'istituto, la ragazza deciderà di sfogare il suoi sentimenti e le sue preoccupazioni tramite delle lettere indirizzate ad un uomo che chiamerà "Caro fratello".
Questa sinossi non è altro che la punta di un iceberg. L'opera, pur nella sua brevità, è densa di temi e avvenimenti e tocca corde scoperte di una società giapponese che in quegli anni affrontava una rivoluzione sociale al pari del resto del mondo. Occorre infatti collocarla temporalmente per comprendere appieno e godere della storia che altrimenti potrebbe essere fraintesa.

Riyoko Ikeda infatti è una delle componenti del celeberrimo Gruppo 24, che comprendeva mangaka accomunate dall'essere quasi tutte nate nel 24° anno dell'era Showa (1949), divenuto iconico per l'apporto imprescindibile all'evoluzione e alla crescita dello shojo. In un periodo in cui le pubblicazioni per ragazze erano ancora realizzate da uomini, incapaci di andare incontro ai gusti del pubblico femminile, questo gruppo rivoluzionò completamente il genere, introducendo tematiche di una profondità prima impensabile e dando vita a nuovi filoni e sottogeneri.
Inoltre gli anni '70, in Giappone come nel resto del mondo, furono anni di presa di coscienza di sé, di moti studenteschi, di affermazione di diritti, soprattutto femminili. La Ikeda questa volta lascia da parte la Storia e si concentra sull'animo umano, in particolare sul quel periodo così difficile come l'adolescenza, con la scoperta di nuovi sentimenti, la confusione su quello che si è e su quello che si vorrebbe essere, l'infatuazione per persone del proprio sesso, il senso di smarrimento all'interno di famiglie disgregate e la dipendenza dalla droga.
La storia si presenta molto articolata, con diversi colpi di scena e personaggi le cui esistenze si intrecciano in maniera imprevedibile. A unire il tutto ci sono emozioni forti, quali l'amore, la morte e l'anelito alla vita nonostante tutto.
Fragilità e forza si alternano veloci, d'altronde tutto in questo manga è portato all'estremo, richiamando in diversi momenti il pathos tipico del melodramma e delle opere liriche tanto amate dall'autrice.
La Ikeda toglie il velo sulla "bellezza" della giovinezza e ce ne svela invece le crudeltà, le invidie, la propensione all'autodistruzione e lo fa proprio su una rivista le cui lettrici hanno l'età delle protagoniste della storia.
Tanti profili psicologici diversi per presentare un'umanità variegata. Nanako Misonoo è la protagonista e colei attraverso la quale sentiamo e percepiamo le voci e le grida delle altre ragazze. La sua innocenza e spensieratezza dureranno poco: travolta da un turbinio di scoperte, diventerà adulta e consapevole di sé e del mondo reale. Se all'inizio della storia subisce le emozioni contrastanti che prova, alla fine uscirà migliore seppur provata da così tanto dolore.

Ogni personaggio racchiude in sé un tormento: la bella Mariko Shinobu vuole a tutti i costi essere la migliore amica di Nanako e non esita a ricorrere a prepotenze e mezzi scorretti pur di riuscirci. Rei Asaka, soprannominata "Saint Just", per la sua bellezza algida, si mostra indifferente agli schemi sociali, all'etichetta e ai suoi molteplici talenti artistici, ma in realtà dentro è corrosa da un senso di autodistruzione ed è dipendente da droghe e farmaci.
Fukiko Ichinomiya, la principessa dell'istituto, sembra dolce e generosa, ma in realtà è manipolatrice e profondamente crudele. Kaoru Orihara, detta il "principe Kaoru", nonostante il suo atteggiamento da maschiaccio è la più protettiva nei confronti di Nanako, ma cela anche lei una profonda ferita, nel corpo e nell'anima.
Nanako nel corso della storia diventerà abbastanza forte da smascherare i falsi sorrisi che la circondano, rivelando al mondo come dietro alle maschere di ragazze perbene, si annidino in realtà invidie, angherie, soprusi, bullismo e malignità.
Dietro alla bellezza di Saint Just manca la voglia di vivere, dietro alla possessività di Mariko si cela una gran solitudine, Fukiko vive solo per il suo orgoglio senza curarsi di nient'altro e il Principe Kaoru si aggrappa alla vita con la disperazione propria di chi la sente scivolare via dalle mani.

Tecnicamente il titolo pur avendo il tratto tipico di quegli anni, è ancora attualissimo e davvero splendido. I fronzoli, le rose, i motivi floreali sparsi a profusione non disturbano, anzi ben sottolineano il lato drammatico della vicenda.
I personaggi sono rappresentati con un'eleganza sia negli abiti che nelle fattezze tale da diventare quasi un archetipo della bellezza femminile di quegli anni; in alcuni momenti sembra quasi di avere fra le mani una rivista di moda di quel periodo. Inoltre i disegni non sono ingabbiati in classici riquadri, ma spaziano nelle pagine a piacimento, dando così movimento alle immagini e voce potente agli struggimenti delle protagoniste, eroine tragiche tratteggiate con smisurato amore dalla Ikeda.

J-Pop ha voluto omaggiare questo titolo, caposaldo di un genere, con un'ottima edizione, formato 15X21 cm, brossurato con sovraccoperta per un totale di 576 pagine, 8 illustrazioni a colori e 2 storie inedite, al prezzo di 15 euro.
Il progetto grafico di questa nuova edizione è ispirato proprio alla corrispondenza epistolare: dal lettering del titolo, al colore, alla cornice, ai timbri è evidente il richiamo alla carta da lettere.
A volergli trovare un difetto è la mole del volume: bello da vedere e da esporre in libreria, resta un po' scomodo da leggere se non si dispone di un tavolo o di un divano in modo da reggerlo bene. Personalmente avrei forse apprezzato di più due volumi, meno d'impatto visivamente ma più piccoli e maneggevoli.

Caro fratello di Ryoko Ikeda resta un titolo imprescindibile non solo per gli amanti dello shojo, ma per gli amanti del manga in generale. Un'opera che non risente il passare degli anni se letta con la giusta consapevolezza: certi passaggi melodrammatici potrebbero far sorridere un lettore inesperto che non sa come e quando collocare l'opera, ma che sono semplicemente frutto di un'epoca e di un percorso e che nulla tolgonono alla grandezza della storia e alla bravura della sensei, sia dal punto di vista grafico che da quello della sceneggiatura. Una storia che affronta il lato oscuro dell'adolescenza e che parla apertamente di dipendenza da farmaci, suicidio, bullismo, malattia, fragilità e forte attrazione per una persona dello stesso sesso.


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joke95

Volumi letti: 3/3 --- Voto 7
"Caro Fratello" è un manga Shoujo composto originariamente da soli tre volumi, scritto e disegnato da Riyoko Ikeda a metà degli anni settanta, e pubblicato dalla casa editrice Giapponese Shueisha.

Nanako prima di entrare nell'istituto Seiran conobbe Tatehiko, ovvero il suo professore di formazione durante il periodo delle scuole medie, nutriva una grande stima per lui tanto che prima di entrare al liceo gli chiese l'indirizzo per rimanere in contatto con lui. Nanako gli scriverà lettere tutti i giorni riguardo alla sua nuova vita in un'altra scuola; da qui prende il titolo del manga, poiché per Nanako è come un fratello con il quale sente di confidarsi liberamente; una volta arrivata all'istituto Seiran la nostra protagonista dovrà vedersela con sentimenti, persone e situazioni molto forti, tra cui amore, droghe, malattie, tentati suicidi e molto altro.

Il disegno di Riyoko Ikeda è tale e quale a quello che abbiamo sempre visto in "Lady Oscar - Le rose di Versailles" ovvero ha una mano molto delicata nel disegnare i vari protagonisti dell'opera, non calca nelle scene più drammatiche e realizza graziosi fondali tipici degli shojo, un gradevole disegno che si abbina perfettamente a questo manga.

Per quanto riguarda l'edizione, la J-Pop ci porta un comodo volume unico di 500 pagine con rilegatura a filo e con alcune pagine a colori, il formato è davvero grande e comodo per farsi leggere, pagine molto bianche e con poca trasparenza e con 2 capitoli extra davvero interessanti; il tutto ci viene offerto al modico prezzo di 15,00 €.

Finisco con il dire che quest'opera tratta temi molto importanti e a volte li ho trovati abbastanza pesanti per i miei gusti, ma devo dire che la Ikeda fa un ottimo lavoro durante la narrazione di questa particolare storia facendoci appassionare sempre più a le varie vicende che vedremo tra i personaggi, il finale mi ha lasciato davvero di stucco e mi ha fatto riflettere molto sull'importanza della vita di noi esseri umani, un opera drammatica che non scorderò affatto e che mi sento di consigliare solo a un pubblico maturo.

Voto finale: 7


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kirk

Volumi letti: 3/3 --- Voto 8
Attenzione: la recensione contiene spoiler!

La prima volta che ho avuto tra le mani i volumetti, in formato sottiletta, di quest’opera di Riyoko Ikeda è stato negli anni ‘90 grazie all’edizione della Star: fu un opera che mi sconvolse! Cattiveria e dramma allo stato puro.
Oggi sono critico sul finale strappalacrime (moriranno dei personaggi), ma all'epoca lo considerai un ottimo finale.

La protagonista Nanako mi lascia indifferente: noi vediamo tutto grazie ai suoi occhi, ma lei non forgia il suo destino come protagoniste di shojo più recenti: subisce tutto, vede, riporta al lettore. Disegnata per essere troppo buona in modo tale da sembrare una ragazza pura, quasi una bambina in un mondo di adulti uno più crudele dell’altro. Fonte di ogni cattiveria è la Sororoty: il club più esclusivo di una scuola femminile, l’appartenervi è visto come un obbiettivo così importante che costringe tutte le ragazze a fare delle azioni biasimevoli pur di farne parte… il fatto è che dopo che entri nel club devi comunque accettarne le regole e comportarti come vogliono le senpai, in primo luogo la presidentessa… alla fine c’è chi molla o viene cacciato. Solo le persone con un curriculum perfetto possono farne parte! Guai ad avere voti bassi, guai a non essere elegante. E qui, devo dire, non capisco come abbiano a prendere quell’insipida di Nanako.
Anche i personaggi maschili non brillano più di tanto, tranne lo scrittore porno, che non compare, ma che viene evocato in continuazione dalle compagne della figlia per farle del male. I personaggi con più spessore sono Rei, Kaoru, Mariko tutti personaggi da tragedia greca: tutti tormentati da qualcosa, tutti vittime di un male (e qui non intendo malattia, o meglio per una è una malattia fisica davvero invece per le altre due è un male psicologico-esistenziale, un male di vivere).

Qualcuno ha trovato fastidioso il lato lesbico del racconto: io non ci ho trovato niente di male, sono ragazze che frequentano una scuola senza maschi ed è chiaro che si possono infatuare delle loro compagne più androgine, surrogato per i loro ormoni impazziti.

Comunque se nel 1995 avrei potuto considerare quest’opera meritevole di un nove, oggi dopo aver letto molte altre cose le do un otto: si sente che l’Ikeda ha messo rapidamente tanta carne al fuoco per coinvolgere/sconvolgere le proprie lettrici ma… probabilmente il pubblico era troppo infantile per apprezzare l’opera: Margaret è una rivista di shojo, ma quest’opera ha in se la forza matura di un josei.

sarad

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sarad

Volumi letti: 2/3 --- Voto 7,5
Ho comprato la buona (anche se, alcune volte, la traduzione non mi è sembrata perfetta, ma sono dettagli) edizione della Goen in due volumi. Lo considero un manga volutamente incompleto, in cui viene considerato un "pezzo di vita" di un'adolescente: non aspettatevi di avere grandi approfondimenti sul prima, sul dopo, o un carattere particolarmente ben definito (chi lo era, a quell'età?) da parte della protagonista, che comunque nel secondo volume, soprattutto verso la fine, dimostra già di aver assimilato in parte le esperienze vissute e di star pian piano crescendo. C'è inoltre un affollarsi di vicende e situazioni, accenni di temi e problematiche che non verranno totalmente sviscerati (qualche tavola in più, penso, avrebbe giovato), anche perché il manga si inserisce prepotentemente nello stile degli shojo drammatici anni '70 e '80, in cui le situazioni spesso erano affrontate in modo decisamente "romantico", di petto (manifestazioni estreme del disagio, corse sotto la pioggia e queste cose qua), più che analizzate a livello introspettivo.

Ero indecisa fra 7 e 8, quindi 7,5 è un compromesso fra i due voti, anche se tende di più al 7. La considero comunque una lettura interessante, oltre che uno dei pochi shojo che effettivamente mi abbia lasciato qualcosa e che ho riletto anche superati i 14/15 anni.

Forse poteva svilupparsi in modo un po' più rilassato, approfondendo alcuni aspetti solo accennati (soprattutto a livello di psicologia dei vari personaggi), ma anche in questa struttura un po' "affollata" e, a volte, frammentata funziona.


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hachi_rosa92

Volumi letti: 3/3 --- Voto 5
Mi unisco, con gran dispiacere, al coro di coloro che hanno dato un voto basso a questa serie che sembra o soddisfare completamente o, dall'altro canto, lasciare con un grande amaro in bocca. Amaro, perché ci si aspettava probabilmente qualcosa di diverso dall'autrice di Versailles No Bara: e forse proprio partire con dei pregiudizi in positivo è stata la nota dolente, chissà.

La storia.
L'ho trovata interessante, ricca di spunti, certo: ma narrata in un tono così melodrammatico da vanificare tutti gli sforzi fatti per scriverla. Già la lettura di Versailles No Bara mi aveva lasciata perplessa con le scene drammatiche eccessivamente enfatizzate, sovraccaricandole al punto da rendere paradossalmente meno sentiti i veri momenti drammatici, finendo per mettere quasi sullo stesso piano un amore non ricambiato con la morte di una persona cara. Probabilmente è una narrazione tipicamente anni '80, ma questo non significa che sia gradevole.

I personaggi.
L'opera parla di amore tra donne... in teoria. Ma Rei, che di questo amore è oggetto principale, è chiaramente un personaggio maschile. Il che andrebbe bene, se fosse un argomento che viene affrontato, come in Claudine: ma qui viene dato semplicemente per scontato. Inoltre si tratta di un personaggio estremamente stereotipato, almeno per quanto riguarda la Ikeda: alto, biondo, mascolino, con un harem femminile intorno. Non importa che si tratti di una storia completamente diversa e che probabilmente Riyoko Ikeda ami questo tipo di personaggio, applicare sempre lo stesso stampino a un certo punto stufa.
Inoltre, nonostante in teoria i protagonisti siano le figure femminili, gli unci due personaggi di buonsenso sembrano essere quelli maschili. Si sottolinea spesso la forza delle donne nell'affrontare le difficoltà, ma anche in casi al limite del patologico, e senza interrogarsi minimamente su questa patologia (come nel caso di Mariko). La protagonista è per tutto il tempo stupidina e insignificante, "spettatrice", guadagna spessore solo nell'ultimo quarto di opera.

Kaoru.
Kaoru è stata una ventata d'aria fresca, l'unico personaggio davvero ben costruito e interessante. Purtroppo se ne parla davvero troppo poco.

In conclusione, "Caro Fratello" recita: "queste lettere sono le testimonianze della mia gioventù". E infatti l'ho trovato questo, un manga che affronta tematiche importanti, ma in maniera immatura.


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Slanzard

Volumi letti: 3/3 --- Voto 8
Tra i primi manga a riproporre le tematiche della narrativa Class S degli anni '20 e quindi tra i fondatori dello yuri, Caro fratello, scritto subito dopo Le rose di Versailles, è un'opera che conferma in pieno l'abilità di narratrice di Riyoko Ikeda. Ambientato in un istituto femminile d'altri tempi, Caro fratello segue in pieno gli stilemi narrativi della Class S, presentandoci personaggi in balia di sentimenti portati all'estremo ed incapaci di controllarli. In un calderone indistinto di amore, odio, invidia e gelosia si muovono le studentesse dell'Istituto Seiran Gakuen, tramite cui la Ikeda affronta alcune delle tematiche già viste in Le rose di Versailles ma da un punto di vista completamente differente. Perché, se da un lato non c'è molta differenza tra i personaggi de Le rose di Versailles, schiacciati da barriere nobiliari invalicabili, e quelli di Caro fratello, oppressi da un tessuto sociale e scolastico massimamente discriminante, dall'altro le caratterizzazioni psicologiche in Caro fratello vengono portate ai loro estremi eccessi, raffigurando personaggi e situazioni al limite del patologico. A far da collante è la protagonista Nanako, per certi versi una Maria Antonietta liberata dalla sua rigida educazione monarchica, uno dei pochi personaggi a poter definire normale probabilmente per permetterne una maggior immedesimazione del pubblico femminile cui l'opera si rivolge.


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AkiraSakura

Volumi letti: 4/3 --- Voto 8
"Oniisama e...", alias "Caro Fratello" per noi italiani, è un'ottimo esempio di shojo anni '70 d'autore. All'epoca, i manga rivolti alle ragazze erano molto melodrammatici, tragici, conditi da eventi spiacevoli, storie d'amore (anche omosessuali) coadiuvate da un triste destino, critica sociale più o meno velata. Uno shojo del 1975 adesso come adesso verrebbe catalogato come seinen. Sono infatti innumerevoli le scene di morte, di disperazione, di violenza fisica e psicologica; inoltre, Ryoko Ikeda, l'autrice di "Versailles no Bara", in questo caso sembra averci calcato un bel po' la mano. Persino l'annichilente e nichilista finale non stona affatto con le precedenti pagine, grondanti pura tragedia greca mista a disagio esistenziale - si pensi al personaggio di Rei Asaka/"Saint-Just" e alla sua camera piena di specchi, la quale riflette la narcisistica solitudine del suo animo -, incomprensioni e amori - spesso proibiti - non corrisposti.

Gli occhi di quelle donne erano confusi, riflettendo odio, rabbia, crudeltà ed irritazione, e, allo stesso tempo, una strana gentilezza e tristezza. Fino a questo punto, non avrei mai immaginato che questi sentimenti potessero essere mischiati assieme allo stesso tempo... mi chiedo se anche io, un giorno, mostrerò questo insieme di contrastanti emozioni nel mio sguardo.

Nanako Misonoo è una giovane matricola del prestigioso liceo femminile Seiran. Senza aver alcun particolare talento verrà accettata nel Sorority Club, il gruppo esclusivo composto delle studentesse più aggraziate, talentuose, ricche e meritevoli dell'istituto. Il presidente di tale élite è Fukiko Ichinomiya, l'Ochoufujin della situazione - si pensi ad "Ace wo Nerae!" (1972) -, la quale ha un controverso rapporto con la misteriosa, psicopatica e auto-distruttiva Rei Asaka. Nanako racconterà le drammatiche vicende da lei vissute nel Sorority Club attraverso una serie di lettere inviate ad un giovane uomo, Takehiko Henmi, con il quale ha un rapporto quasi fraterno. L'attrazione per la bella e dannata Rei, l'amicizia con la simpatica, ma tristemente sola Mariko Shinobu, e tutti gli altri legami con le persone coinvolte nell'esclusivo club, porteranno Nanako, con il suo fare innocente ed ingenuo, a svelare tutti gli oscuri retroscena che si nascondono dietro al culto del prestigio e dell'apparenza.

Ci sono due tipi di cattiverie, che hanno due diverse modalità di sfogo. C'è quella maschile, che è come un colpo di fucile - la rabbia si carica, viene rilasciata e stop - , cattiveria che nei casi più eclatanti viene coronata dall'utilizzo più o meno dosato della ragione, accompagnata da una retorica urlata al fine di produrre più danni possibili all'oggetto che si intende sopraffare. La cattiveria femminile ha una diversa modalità di manifestazione: la donna è un'essere emozionale, attento alla forma e alle sensazioni, al prestigio e al potere, in forma spesso maggiore dell'uomo. La cattiveria femminile agisce sul lungo periodo, è fatta di torture psicologiche, inganni, emozioni rubate che vengono sublimate in freddi impulsi di distruzione/auto-distruzione, e, allo stesso modo di quella maschile, anche di pura violenza fisica. "Oniisama e..." è il compendio delle cattiverie femminili, le quali diventano ancora più sofisticate e annichilenti quando riguardano risentimenti inerenti i rapporti della sfera familiare, quel luogo ove il flusso emozionale della donna scorre più potente rispetto ad altri lidi.

In un certo senso, il Sorority Club rappresenta l'élite borghese che basa tutto sulla facciata, sul profitto e tornaconto personale. E' il concretizzarsi degli impulsi di sopraffazione e dei complessi di superiorità dei suoi membri, Fukiko in primis, i quali, tuttavia, non sapendo riconoscere i propri limiti e i limiti stessi dell'apparenza e dell'inganno/auto-inganno, sono esseri infelici, con una moltitudine di lati oscuri e desideri soppressi. Il Sorority Club rappresenta l'alta società, della quale si porta dietro tutti i difetti, atteggiamenti e deliri di onnipotenza tipici dei suoi membri - o dei membri dell'umanità in generale, se vogliamo andare sul filosofico, siccome a mio avviso la maggior parte degli uomini delle classi sociali inferiori sono altresì presuntuosi e vanagloriosi come quelli delle classi superiori, spesso in modo molto più manifesto, dato ch'essi curano di meno il filtro delle buone maniere, delle ipocrite faccine sorridenti e dei bei vestiti. L'Ikeda tuttavia ci rammenta che esistono le realtà della morte e della malattia, che la nostra esistenza è precaria e instabile. Ergo le nostre illusioni e presunzioni presto cederanno il passo alla morte e all'oblio; non resta che cercare di coltivare veri sentimenti di fiducia con quelle poche persone in grado di comprenderci, cercando, nel poco tempo che ci rimane da vivere, di comunicare al meglio con loro e con noi stessi - si pensi al tormentato amore di Kaoru Orihara e alla sua risoluzione nel finale del manga. La comprensione di questo fatto mediante le vicende spiacevoli vissute dalla protagonista fanno di "Oniisama e..." una sorta di romanzo di formazione, quanto mai melodrammatico e teatrale.

La pecca di tale nichilista ed attualissimo manga dai toni seriosi e melodrammatici sta nell'eccessiva presenza di colpi di scena eccessivamente forzati e al limite del credibile, che in qualche modo stonano con le metafore discusse in precedenza e con la generale seriosità dell'opera. Eccessivi legami di parentela improbabili, relazioni ai limiti dell'assurdo e toni aulici potrebbero far pendere l'ago della bilancia verso la soap opera a tinte di tragedia greca; tuttavia, essendo il sottoscritto abituato ai drammoni e agli sviluppi tipici degli shojo dell'epoca, la cosa non mi ha infastidito più di tanto. Certo, una maggior cura nella gestione dei colpi di scena avrebbe certamente giovato al racconto, tuttavia l'autrice ha scelto consapevolmente un approccio teatrale alle vicende, ergo non mi sento di infierire più di tanto sotto questo aspetto. Il melodramma e il nichilismo settantini sono ormai roba rara presso i manga attuali, allo stesso modo della cura nell'impostazione delle tavole e dei bellissimi, artistici e autorali disegni dell'Ikeda. Anche se manca dell'epicità e della caratura artistica dell'altrettanto tragico classico ikediano "Versailles no Bara", "Oniisama e..." rimane comunque una lettura degna di nota per tutti gli appassionati dalla mente aperta, scevra da pregiudizi inerenti l'omosessualità, i temi della morte, dell'alienazione e della malattia, e, ovviamente, la critica sociale tout court. Purtroppo l'opera risulta troppo breve e alquanto condensata nei suoi soli tre volumi. Esiste tuttavia un'adattamento animato ad opera dei celebri Osamu Dezaki e Akio Sugino che aggiunge molte cose agli eventi del manga, in modo ovviamente consono all'autoralità del geniale regista di "Ashita no Joe" e "Ace wo Nerae!".


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Fma35

Volumi letti: 4/3 --- Voto 10
<b> RECENSIONE CONTENENTE SPOILER</b>

Caro fratello, il manga della Ikeda che ho letto più volte. Ho un rapporto travagliato con questa opera. Alla prima lettura non l'apprezzai molto, complice anche la mia poca esperienza e la giovane età. Alla seconda, e poi terza rilettura però lo rivalutai enormemente tanto che non fatico a definirla l'opera ikediana che preferisco.

La storia parla della vita al Seiran, raccontata attraverso gli occhi di Nanako Misonoo, una ragazzina del primo anno. Questa abbandonerà l'idilliaco ed infantile mondo delle medie per immergersi in un contesto fatto di gelosie, rancori e sentimenti inespressi. Il Seiran, governato da una elite che converge nel Sonority club, mostrerà a Nanako e al lettore quanto può essere duro e crudele il mondo degli adulti, lontano da quell'universo protetto che era l'infanzia. Nanako narrerà le vicende al fratello, da qui il titolo del manga.

Benchè lei sia il mezzo per il quale noi lettori scopriamo la storia non è la protagonista assoluta, anzi, è palese come la sua figura sia in secondo piano di fronte a personalità carismatiche come Rei Asaka alias Saint Just, la bella e maledetta della scuola legata in un rapporto di odio/amore con la sorella Fukiko, nonché Kaoru, il principe, amica e confidente di Rei che cercherà di liberare Rei da una situazione che la sta portando all'autodistruzione, Mariko coetanea di Nanako che mostra nei suoi confronti un'eccessiva possessività causata dai suoi problemi familiari.
Cosa colpisce di questo manga? Innanzitutto come è strutturata la storia. Noi lettori non saremo mai a conoscenza dei fatti nella loro interezza ma solo attraverso gli occhi di Nanako. Questa scelta è piuttosto in controtendenza rispetto alla narrazione della maggior parte dei manga in cui un autore onnisciente ci mostra tutti i dettagli delle vicende. Questa particolarità ha fatto sì che il carattere dei personaggi a volte fosse frainteso dai lettori; personaggio simbolo di ciò è Fukiko Ichinomiya, dai più vista come l'egocentrica il cui unico scopo nella vita è maltrattare la sorella e pavoneggiarsi di fronte al mondo. In realtà la presidentessa della Sonority è un personaggio così sfaccettato che una sola lettura non è in grado di offrire le giuste basi per giudicarla.

La prima impressione che si ha di lei è quella di una ragazza austera che con rigidità gestisce il Sonority e di conseguenza la scuola. Man mano che la storia prosegue il lettore viene a conoscenza del rapporto anomalo che la lega a Saint Just. Un rapporto padrone- schiavo in cui Rei è la vittima delle angherie di Fukiko. Quando Rei poi svela a Nanako il rapporto di parentela che la lega a Fukiko il suo comportamento appare ancora più scellerato. In tutto ciò bisogna tenere però conto che la storia è vista da Nanako che essendo innamorata, e più vicina, a Rei mostrerà solamente il punto di vista di questa e in secondo piano quello di Kaoru, amica di Rei. Non verranno infatti analizzate le motivazioni di Fukiko nè le sue azioni se non traslate attraverso racconti altrui (ad esempio da Rei quando parla del loro primo incontro durante l'infanzia).
Quel che è certo e palese di Fukiko è l'abnorme orgoglio che la pervade, per il resto si può solo far speculazioni cucendo tra loro pezzi di informazioni.
E'dunque normale che a una prima lettura lei appaia come un personaggio totalmente negativo a differenza della sorella che, sebbene non sia di certo un esempio da seguire viste le tendenze autolesioniste/suicide, porta con sè la scusante di essere mentalmente e fisicamente vessata da Fukiko.

In realtà il loro rapporto non è così semplice. La loro relazione di padrone-schiavo è malata per entrambe, Fukiko è tanto carnefice quanto vittima. Si capisce come con l'avanzare dell'età divengano sempre più dipendenti l'una dall'altra e come questa cosa le porterà all'autodistruzione. Il gesto estremo di Saint Just non è da imputarsi al un rifiuto della sorella ma ad un volerla liberare da questa loro "malattia" condivisa. Rei si sacrifica per salvarla, riuscendoci: veniamo sapere infatti da Nanako che tempo dopo il suicidio di Saint Just Fukiko sembra apparire più bella rispetto a prima, più forte.

Vedendo la vicenda non ci si può far a meno di chiedere "Come è stato possibile che queste due sorelle siano giunte a questo punto?" Lo veniamo a sapere da Rei. Questa racconta a Nanako di come un giorno andò insieme alla madre ad incontrare il padre nella sua residenza. Rei vede nella madre (che è l'amante del padre e non la consorte ufficiale) una figura negativa. Stufa di questa sudditanza la piccola Rei scappa dal' incontro trovando nel giardino della villa una giovane Fukiko (non sapendo ancora della parentela che le legava) intenta a piangere a causa dell'umiliazione subita ad una festa. Dopo aver ascoltato la storia della bambina questa viene chiamata da una domestica e immediatamente Fukiko sopprime le sue lacrime per non farsi vedere in una posizione di biasimo da una cameriera. Quello è il momento di svolta per Rei che dopo una vita accanto ad una donna sottomessa scopre per la prima volta la forza e l'orgoglio. Ironia della sorte dopo aver criticato la madre per il suo servilismo verso il padre Rei attuerà il medesimo comportamento nei confronti della figura dominante della sorella. Emblematiche la riflessione di Nanako dopo aver appreso la notizia della morte di Sain Just. Capisce che per quanto affetto poteva offrire a Rei questo non avrebbe mai potuto neanche scalfire ciò che questa provava per Fukiko.

Benchè sia chiaro come le sorelle siano i personaggi di maggior carisma nella storia non bisogna dimenticare Kaoru che per gran parte del manga avrà un ruolo di confidente, spalla per Saint Just e in un certo senso mentore per Nanako.Nel manga si mettono in confronto le due ragazze con Rei che nonostante abbia la salute fisica si fa del male mentre Kaoru che ha dovuto sopportare una malattia di cui non è ancora certa la completa guarigione (un cancro al seno che tra l'altro l'ha costretta a un'asportazione totale dello stesso) cerca con tutte le sue forze di vivere. Nonostante questa voglia di vivere Kaoru è ben consapevole che la morte non è un miraggio e per questo inizialmente rinuncerà all'amore della sua vita per non dover, in un ipotetico futuro, fargli del male costringendolo a vivere con una donna morente. Una volta che Rei esce di scena la narrazione si concentra maggiormente su Kaoru chiudendo la sua storia di cui vi sono stati diversi accenni nei capitoli precedenti.

Ultima ragazza a caratterizzare l'esperienza scolastica di Nanako è Mariko. Questa bellissima ragazza con la fobia degli uomini (causata dalla morale libertina del padre) metterà Nanako di fronte ad un'amicizia possessiva, completamente diversa da quella sperimentata fino a quel momento grazie alla sua vecchia d'infanzia Tomoko (che a causa di Mariko verrà allontanata). Anche lei sul finire del manga maturerà perdendo in parte la sua androfobia e possessività nei confronti di Nanako (riuscendo ad aprirsi anche ad altre ragazze).

Come è chiaro dalla mia recensione a parte Nanako (che fa un po' la figura della pecorella in un branco di lupi) tutti i sentimenti e le azioni delle ragazze del Seiran sono portati all'estremo cosa che viene anche enfatizzata dal disegno nei momenti concitati. Questo può far storcere il naso a lettori abituati a storie di stampo fortemente realistico. Bisogna tener però conto che questo è un manga del '75 in cui non era il realismo ad essere ricercato ma la teatralità. Facendo un paragone letterario Caro fratello è molto più vicino come stile alle tragedie greche piuttosto che alla letteratura verista di un Verga ad esempio. Anche il tratto è figlio di quegli anni con corpi a tratti spigolosi e dall'estetica che ricerca l'occidentalità, poco uso dei retini.

Voto finale? Difficilmente considero un'opera perfetta tanto da meritare il 10 ma questo è uno dei rari casi in cui un autore non ha sbagliato neanche una virgola. Disegno, impostazione delle tavole, storia, sceneggiatura, tutto eccellente (e questo mi ha portato a sostenere che per la Ikeda meno volumi ha a disposizione maggiore sarà la qualità dell'opera) comprendo però come la particolarità di questo manga lo possa rendere indigesto a molte persone dunque lo consiglio unicamente agli amanti dei cari e vecchi shoujo anni'70 perchè questo è il miglior esponente del genere.


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MaetelLove

Volumi letti: 2/3 --- Voto 9
Penso sia il manga, e in generale, una delle opere letterarie, che meglio sia riuscito ad analizzare in maniera così esaustiva e profonda temi tanto difficili e scomodi. Lo scavare fin nei recessi più sgradevoli della realtà femminile, in maniera così dolorosa, è cosa assai ardua, ma la Ikeda ci riesce a meraviglia. I fiori e i fronzoli dei vestiti, delle parole, delle ambientazioni, la falsità superficiale di un mondo che si rivela quanto di più perverso posso esistere umanamente. In tutto questo è capitata la giovanissima Nanako Misono, ingenua ragazzina di buona famiglia, che inizia le superiori in un prestigioso istituto femminile.

Descritti benissimo sono i passaggi psicologici delle protagoniste, come lo è il tempo in cui si svolge la narrazione e un Giappone che oramai non è più così. E' un manga cha dà molto al nostro "Io" e ci insegna tanto. La Ikeda disegna e innalza un castello di carte con bellissimi intagli ma che in realtà sono fatte di materiale marcio e corrotto, malato, e tale castello è destinato a crollare miseramente.

Consiglio questo manga a tutti coloro -maschi o femmine- che cerchino un'opera impegnativa, matura, la quale però per raggiungere il suo scopo deve sottomettersi a un minimo di frivolezza in alcune pagine. E' per questo che gli conferisco un bel 9.


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-forsaken-

Volumi letti: 3/3 --- Voto 5
Mi dispiace dover dare un giudizio così basso a un'opera della Ikeda, ma purtroppo questo manga per me è stato una grande delusione.

Andiamo per gradi: caratterizzazione dei personaggi.
Costruiti abbastanza bene ma i più importanti sono portati all'eccesso. La protagonista è eccessivamente debole, inutile e paranoica; la sua migliore amica, Tomoko, viene liquidata in fretta a causa di un fraintendimento; Saint Just rispecchia il solito ruolo del personaggio misterioso e affascinante, che tutte le ragazze dell'istituto ammirano ma che in fondo nasconde una grande sofferenza; Lady Miya è la fotocopia di Maria Antonietta, specie nella capigliatura e nei costumi, ma dalla quale caratterialmente prende solo il suo lato più freddo e spietato; Shinobu, nonostante sia il personaggio che ho preferito, è una pazza esaltata, maniaca, paranoica, appiccicosa e poco plausibile, anche se in seguito scopriremo le sue motivazioni; Kaoru è forse il personaggio meglio riuscito ed equilibrato della storia. Infine il "Caro Fratello" è una figura completamente assente, quasi inquietante rimanendo nei panni di corrispondente. All'inizio della storia non è ben chiaro cosa accada, del perchè la nostra protagonista entri così tanto in confidenza con lui ed è poco credibile che, data la relazione professionale tra i due, possa rimanere un rapporto di penna come niente fosse.

Veniamo ora alla trama! Praticamente tutte sono lesbiche (o quasi)! E per carità non che ci sia qualcosa di male, ma è assolutamente esagerata una situazione del genere! Ben due personaggi sono androgini (e qua il richiamo a Lady Oscar è lampante) scatenando l'attrazione delle altre ragazze dell'istituto, che è solo per un utenza femminile.

Le dinamiche che si creano intorno alla Sororoty sono a dir poco inquietanti, il richiamo alle divergenze che accadono tra le nobili francesi in Lady Oscar è palese. La Ikeda con questa opera, che ha fatto subito dopo Versailles no Bara, si è decisamente ripetuta, ma non avendo letto altre sue opere non so se sia un caso isolato.

La storia è eccessivamente drammatica, sembra quasi una soap opera stile Beautiful, come se l'autrice volesse a tutti i costi far fare una brutta fine ai suoi protagonisti. Tutti scoprono di essere fratelli e sorelle in modo improvviso. E nessuno di loro, protagonista a parte, sembra sano di mente. Dire che sono lunatici è riduttivo: qua tutti si amano e si odiano allo stesso tempo! Capisco la complessità della mente umana, ma qua esageriamo!

I disegni tuttavia sono belli e godibili, anche se ho trovato la divisione delle tavole molto confusa. In alcuni tratti ho fatto fatica a seguire la storia, complice la grande somiglianza tra i volti dei personaggi, decisamente molto simili tra loro a parte Shinobu. Un'altra cosa che non mi è piaciuta è l'utilizzo continuo di sguardi vuoti e privi di pupille per i personaggi, di cui l'autrice ha abusato anche nelle circostanze dove non serviva comunicare stati d'animo ansiosi o terrorizzati. Stesso discorso vale per il nudo, utilizzati quando i personaggi esprimono i loro pensieri o restano sconvolti nei momenti più introspettivi; decisamente fuori luogo.

Il finale poi è decisamente controverso... sembra prendere una piega migliore, finché la Ikeda con l'ultima vignetta non rovina tutta l'atmosfera, con un colpo di scena che lascia solo l'amaro in bocca e una sorta di finale aperto. Forse il male minore dell'intera opera.

L'edizione della Goen è oserei dire ottima: sovraccoperta molto curata, ottima grafica e pagine a colori. Carta bianca e poco trasparente. Tuttavia i capitoli, originariamente a colori, sono qui riproposti in bianco e nero. Le uniche pagine a colori sono quelle in cui vengono presentati i personaggi, oppure le illustrazioni prese dagli art book. Il rapporto qualità prezzo è ottimo, considerando che viene meno di 6 € e sono più di 200 pagine, e poi si tratta di una serie breve in due volumi, che da quanto so è uscita anche in cofanetto. (personalmente non sono riuscito a trovarlo)

Insomma una lettura che personalmente non consiglio se non per l'edizione, non è niente di particolarmente interessante e assolutamente esagerato nella sua direzione drammatica. Consigliato solo a chi vuole assolutamente tutte le opere della Ikeda. Forse negli anni '70 poteva essere un'opera interessante, ma al giorno d'oggi è solo un continuo rimando a un qualcosa di già visto, Versailles no Bara in primis!


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kikkokat

Volumi letti: 2/3 --- Voto 9
<b> Attenzione: possibili lievi spoiler! </b>

E' uno dei primi shoujo molto drammatici che abbia mai letto. Comprai la prima edizione della Star Comics alla fine degli anni '90 e mi ricordo benissimo, come fosse ieri, che la prima cosa che pensai dopo aver letto il finale fu *non ho mai letto un manga così drammatico in vita mia*.
"Caro Fratello", come molte altre opere della grandissima Ikeda, non prevede un "happy ending" e questo non fa altro che farmelo piacere molto di più, poiché così la trama sembra molto più realistica (beh anche se certe scene sono al limite della drammaticità più edulcorata, ma bisogna pur sempre ricordare che si tratta di uno shoujo anni 70-80 e si sa che li ci andavano giù pesante, senza fare sconti a nessuno).

Dopo questa noiosa e lunga premessa, la storia di "Caro Fratello" vede come protagonista Nanako, una ragazza di buona famiglia che inizia una nuova fase della sua vita iscrivendosi ad una prestigiosa scuola tutta al femminile.
Qui Nanako farà la conoscenza di Mariko, una ragazza che sembra molto grintosa ma che in realtà è parecchio fragile, di Rei detta "Saint Just", di Fukiko detta "Lady Miya" e di Kaouro.
Tutti questi personaggi creeranno situazioni in cui la protagonista (a volte troppo piagnona per i miei gusti, ma nessuno è perfetto) si troverà al centro, specialmente quando capirà di essersi innamorata di Rei.

Tra l'altro si scatenerà una guerra interna nella scuola poichè Nanako entrerà a far parte della Sorority, un club esclusivo a cui tutte ambiscono ad entrare, la cui fondatrice, Lady Miya, sceglie a sorpresa proprio Nanako, scatenando l'ira di contendenti più veterane. Ovviamente dietro c'è tutta una macchinazione della Fukiko che non sto qui a raccontarvi per non rovinare nulla.

Insomma in questo manga c'è molto dramma, ma c'è anche molta poesia, davvero tanta. L'Ikeda non si smentisce mai.

L'edizione GOEN è superlativa con ottima carta, qualche paginetta a colori e un prezzo davvero contenuto considerando che ogni volume (sono 2 in tutto) ha circa 250 pagine.


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Neko-gang

Volumi letti: 2/3 --- Voto 9
Questo è uno degli esempi di manga che ha pochi volumi ma una forza di trama da 10 volumi. Stupendo, in pochi capitoli riesce a dare il meglio di sé senza andare né troppo lento né troppo frettoloso. Nato dalla mitica mente della Ikeda, che amo da morire, riesce a confermare quanto sia brava la Ikeda nella stesura della trama, riesce a mettere il tutto nei punti giusti senza fare un disastro e creare confusione nel lettore, e con una storia del genere la percentuale che sia potuto avvenire sarebbe stata molto alta. Quello che amo del manga, e non solo di questo, sono i disegni. Per me sono delle opere d'arte, ogni pagina ti dà emozione. Amo il suo stile perché è teatrale, le facce sembrano uscite da uno spettacolo teatrale di una volta, le emozioni che comunicano non hanno sfumature, o è bianco o è nero, o c'è la completa calma o la completa tensione e drasticità. I personaggi sono caratterizzati benissimo, hanno quel fascino che ti attrae e ti porta a voler continuare a leggere per capire i loro comportamenti. Poi tratta dei temi molto importanti in modo vero, genuino senza marciare troppo sopra perché se no sarebbe diventato una soap opera e non un manga. Io do un 9 pieno perché merita assolutamente, sia come storia che come disegni e sarebbe l'ora che le nuove generazioni si avvicinino di nuovo a questo stile perché quello della "nuova generazione" è davvero troppo tecnico e poco comunicativo.


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Ais Quin

Volumi letti: 2/3 --- Voto 8
(Nota: i due volumi a cui si fa riferimento sono quelli dell'edizione Goen.)

"Il mondo è lo stesso per tutti noi, e bene e male, peccato e innocenza, lo attraversano tenendosi per mano. Chiudere gli occhi di fronte a metà della vita per vivere in tranquillità è come accecarsi per poter camminare con maggior sicurezza in una landa disseminata di burroni e precipizi." Trovo questo aforisma di Oscar Wilde assolutamente perfetto per "Caro Fratello", manga del 1975 che costituisce una via di mezzo tra un'opera di formazione e un dramma tutt'altro che fine a se stesso. Cattivissima e disperata fino all'ultimo, straziante pannello, questa miniserie di Riyoko Ikeda si contraddistingue per la densità dei suoi contenuti, e sebbene a causa del poco spazio a disposizione essi fatichino, in alcuni casi, ad emergere con tutta la loro forza, la prova del tempo è da considerarsi brillantemente superata.

È il primo giorno di scuola e la quindicenne Nanako Misonoo non vede l'ora di iniziare la sua vita da matricola in seno al prestigioso Istituto Seiran, che le è stato consentito di frequentare dopo aver superato un severissimo esame di ammissione. Come tutte le ragazze del suo anno sogna, pur senza troppa convinzione, di entrare a far parte della Sorority, l'esclusivo club di cui soltanto le allieve scelte personalmente dalla presidentessa in carica, Lady Miya, possono diventare accolite a seguito di una spietata selezione. Background familiare, ricchezza, cultura, educazione, bellezza e salute: ogni aspetto delle vita delle varie candidate viene sviscerato e giudicato dalle socie più anziane.
Nanako, insignificante figlia illegittima di un professore universitario, sa che le possibilità di rientrare tra le prescelte sono pressoché nulle, e per questo è la prima a stupirsi quando, contrariamente a ogni pronostico, scopre di essere stata accettata. Non sa che il club possiede un lato oscuro sconosciuto ai più e che la stessa Lady Miya l'ha presa sotto la sua ala per un motivo tutt'altro che nobile.
Ma i pericoli della Sorority non sono gli unici ai quali la nostra eroina è destinata ad andare incontro: un amore potente e maledetto si profila infatti all'orizzonte, di quelli capaci di sconvolgere la vita di un essere umano. Nanako riversa ogni suo cruccio nelle lettere che, a intervalli regolari, spedisce a Takehiko Henmi, un suo ex insegnante, ignara dell'effettiva profondità del rapporto che la lega a lui.

Ancora una volta la Ikeda si dimostra una profonda conoscitrice della cosiddetta "Rule Of Drama", che non esista ad applicare con feroce solerzia ogniqualvolta che la povera Nanako sembra avere individuato uno spiraglio di speranza. Ce n'è davvero per tutti i gusti, dagli amori non corrisposti all'autolesionismo. Una simile pletora di sventure, tuttavia, mal si sposa con la brevità dell'opera, al punto che viene da chiedersi perché l'autrice si ostini nel voler stipare così tanta vita in un numero tanto esiguo di volumi.
Se in queste condizioni non riuscire a sviluppare ogni singola tematica è umano, perseverare è diabolico, soprattutto se a rimetterci sono le storie più interessanti. Penso soprattutto al passato di Kaoru "Il Principe" Orihara e al rapporto che lega quest'ultima a Rei "Saint Just" Asaka, ma a seconda dei punti di vista la lista potrebbe comprendere anche altre voci.

Non può inoltre non saltare all'occhio la totale mancanza di qualsivoglia autorità e, di conseguenza, l'iperbolicità di certe situazioni che la povera Nanako si ritrova a dover affrontare. Non ci sono adulti a cui possa rivolgersi, né tra la schiera dei professori - che non tentano neppure di impedire a Rei di disturbare le lezioni con uno sfoggio non richiesto delle sue doti di musicista - né al di fuori del Seiran.
Non è la storia ad adattarsi al contesto, quindi, bensì detto contesto che viene rimodellato - in maniera talvolta forzosa - allo scopo di calzare alla storia come un guanto: se da una parte ciò non fa che accrescere il senso di impotenza che permea l'opera, dall'altra non consente da parte del lettore una vera e propria immedesimazione rispetto a quanto accade nel corso della stessa.

A peggiorare la situazione, infine, vi è l'abuso della cosiddetta prosa viola, soprattutto per quanto riguarda l'anacronistico e imbarazzante periodare di Rei e i pensieri di Nanako. Per chi non lo sapesse, con questa espressione il buon Orazio intendeva dimostrare l'inutilità di ricorrere a troppi orpelli stilistici per esprimere un determinato concetto, esattamente come i patrizi amavano impreziosire le proprie vesti con inserti di stoffa viola al solo scopo di ostentare ulteriormente quelle stesse ricchezze di cui tutti li sapevano in possesso. Tornando a noi, se c'è qualcuno da cui è lecito aspettarsi un fraseggio più fiorito del normale quel qualcuno è Lady Miya, eppure quest'ultima si esprime in modo quasi scandalosamente indegno di di nota.

Se la sceneggiatura può sembrarci poco credibile, al contrario i personaggi colpiscono per la loro assoluta autenticità, a partire da Nanako che incarna alla perfezione i panni della "Signorina Qualunque" della situazione - con tutte le conseguenze che ciò comporta. Inutile nascondersi dietro a un dito: la sua indole improntata alla passività e alla lacrima facile fa di lei una protagonista facilmente detestabile, la cui funzione di tramite tra l'opera e il lettore - del quale incarna i dubbi e, inizialmente, le aspettative - passa spesso in secondo piano. Se poi si pensa che il personaggio femminile più famoso dell'universo Ikediano è l'emblema della risolutezza, la sua inettitudine acquisisce uno spessore ancor più grande. Ma davvero avremmo voluto vedere Oscar alle prese con le futili cospirazioni di Lady Miya, al di là del piacere che ognuno di noi avrebbe provato nell'assistere all'umiliazione di quest'ultima? Non sarebbe stato uno spreco, oltre che lievemente grottesco?
Per quanto Nanako possa non piacere, ritengo che per una storia come questa non potesse esservi una protagonista più adatta, inoltre la pazienza del lettore, messa a dura prova dalle sue frequenti crisi di pianto, viene in parte ricompensata dalle poche volte in cui trova la forza di ribellarsi e di pensare con la propria testa.

Ma il vero guaio di Nanako è che, anche volendo, prevalere sulle sue comprimarie le costerebbe uno sforzo che non è in grado di compiere. Questo perché ognuna di loro possiede una dirompenza tale che per la nostra eroina è davvero difficile farsi largo nel cuore del lettore, che tende inevitabilmente per preferirle personaggi più carismatici come Rei o Kaoru. Della prima colpisce la gravità del suo mal di vivere, mentre la seconda - oltre ad essere di gran lunga la studentessa con più sale in zucca di tutto il Seiran - costituisce il suo perfetto Yang. Devo ammettere di aver fatto molta fatica a comprendere le ragioni del comportamento di Rei, che ho trovato fin troppo caricaturale; mi piacciono i personaggi con un passato tragico alle spalle, ma non sopporto l'utilizzo dell'Angst (angoscia esistenziale) fine a se stesso. Per contro ho apprezzato moltissimo la positività e la determinazione di Kaoru, degna in tutto e per tutto del suo soprannome.

Un altro personaggio certamente degno di nota è Mariko Shinobu, la prima amica di Nanako al Seiran. Disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole e sottilmente inquietante, nasconde una fragilità figlia di un trauma di cui mi sarebbe piaciuto poter leggere di più, anche se - come la perfida Aya Misaki ha imparato a sue spese - non si può certo dire che l'eloquenza le faccia difetto. È anche il personaggio dalle più spiccate tendenze "Yandere", come dimostra la famosa scena della sua festa di compleanno.

Anche Lady Miya qualche volta indulge nello stesso sentimento, sebbene preferisca riversare la sua frustrazione sugli altri piuttosto che sull'oggetto delle sue mire. Ciò complica ulteriormente il suo rapporto con Rei e pone l'accento sul suo ruolo di "cattiva", da lei svolto in maniera egregia nonostante, all'atto pratico, faccia ben poco. È proprio il suo aver occhi e orecchie dappertutto che la rende temibile; inflazionarla più del necessario sarebbe stato controproducente per la sua credibilità.

Il tratto della Ikeda è rigoglioso e appassionato, delicato ma non per questo privo di forza: il contrasto tra forma e contenuto non potrebbe essere più grande, eppure questa dissonanza consente di godere al meglio della bellezza tanto dell'una quanto dell'altro nonostante i rispettivi difetti. La costruzione di certe tavole, cariche fino all'inverosimile di orpelli di varia natura, risulta scarsamente intuitiva, ma vale la pena lasciarsi tramortire per qualche secondo dalla cura profusa nella resa di ogni singolo particolare.

Voto finale: 8,5. Arrotondo per eccesso a causa della sceneggiatura troppo pesante in relazione allo spazio a disposizione, ma non vi è assolutamente alcunché di punitivo in questa decisione.

Usagi85

Volumi letti: 4/3 --- Voto 5
<b> ATTENZIONE! LIEVI SPOILER </b>

Un manga che lascia l'amaro in bocca. Ho trovato decisamente fastidiosa la lettura di questo titolo tanto decantato, o meglio, osannato che si è rivelata una vera delusione, per me.
"Caro fratello" non è che una soap opera dove il lettore si immerge in acque torbide fin dall'inizio per poi scomparire nei neri abissi, trascinato a fondo da un'atmosfera cupa, pesante fino alla fine. Non c'è luce, non c'è speranza di un futuro migliore.
Premesso che la protagonista, Nanako, rientra in quella categoria di personaggi al femminile che io non digerisco, è davvero una figura priva di qualunque tipo di carisma. Scompare tra le pagine surclassata dalle sue coprotagoniste, maggiormente interessanti, che catturano l'attenzione senza possibilità di scampo per lei.
Inutile dire che la si vede solo piangere, frignare e preoccuparsi per ogni singola sciocchezza per tutto il tempo. Verso la fine sembra ci sia quasi una presa di posizione da parte sua (finalmente, oserei dire!), ma se si fa attenzione ci si accorge come in realtà non sia così. Una pecorella smarrita alla continua ricerca di un pastore che la guidi, ecco qual è l'immagine che meglio può descrivere Nanako.

Assistiamo a un esordio assurdo, come tutta l'opera del resto, che nulla di positivo doveva farmi presagire e, difatti, così è stato. Perfettamente normale che una vada dal suo professore e gli chieda, di punto in bianco, se sia possibile iniziare un rapporto epistolare e chiamarlo fratello. Mah.. che insensatezza. Un inizio frettoloso che lascia quasi intendere l'esistenza di una situazione pregressa tra la protagonista e questo fantomatico fratello. Ma nulla viene spiegato: dove nasce questa confidenza, questa idea? Non si sa. In realtà la Ikeda cerca di riprendersi durante la narrazione, inserendo piccoli flash back, ma non basta a rimediare.
Importante ai fini della storia, un club scolastico di giovani arpie dedite a bullismo e nonnismo nei confronti delle loro colleghe più giovani le quali, invece di ribellarsi a questo sistema, si conformano, azzannandosi l'una con l'altra, annichilendo sé stesse pur di ricevere una bieca approvazione.

Tornando a Nanako, questa subisce angherie, insulti, in silenzio, appoggiata da un'amica psicopatica che cerca di monopolizzare la sua persona creandole un vuoto intorno. Piano il suo interesse per Saint Just (l'unica che mi piaceva, nei limiti) diventa attrazione, ma è un rapporto che non riesce a sbocciare, finendo in tragedia.
Personaggi legati tra loro da varie relazioni si intrecciano in questo racconto che inizia male e finisce peggio.

I temi trattati saranno sicuramente più complessi e delicati rispetto a molti shojo attuali, ma qui si è andati oltre. L'omossessualità, non tanto velata, diventa pesante in quanto ostentata in continuazione: orde di ragazze venerano donne/uomini che fanno cose incomprensibili (tipo intrufolarsi nelle classi suonando la chitarra, assurdo!); ovvia a questo punto la presenza di un personaggio malato di cancro (tanto per appesantire un po' di più una trama già "leggerissima"); uno che, depresso cronico, prima tenta di suicidarsi e poi lo fa davvero e non ricordo il resto, ma ci sarà sicuramente dell'altro.

Ho cercato di inquadrare la situazione tenendo conto del fatto che è un manga anni '70, un periodo in cui si premeva molto sul lato drammatico delle cose, ma qui si va oltre.
Siamo di fronte a un Beautiful giapponese, privo di poesia e un senso logico a legare il tutto. Un racconto di continue tragedie di adolescenti alle prese con problemi importanti, ma trattati con troppa sfiducia da parte della Ikeda che, nemmeno per un momento, fa intravedere uno spiraglio di speranza.
A me piacciono racconti tristi, malinconici, anche tragici, ma questo pessimismo eccessivo non mi incanta e comunque l'ho trovato mal gestito.


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roByna

Volumi letti: 4/3 --- Voto 10
"Caro Fratello", il cui vero titolo è "Oniisama e...", è un'opera di formazione e di crescita di una delle autrici più talentuose del fumetto giapponese: Riyoko Ikeda.
A differenza delle altre sue storie, la Ikeda non ci mette di fronte a fatti storici, non ci sono rivoluzioni in atto o guerre da combattere e lo scenario in cui si svolge il tutto non è quello europeo bensì il Giappone degli anni '70, più specificatamente quello dell'istituto femminile Seiran Gakuen.

La protagonista, Nanako Misonoo, è una ragazza ingenua e ancora ignara di come va la vita che, già a partire dall'inizio dell'opera, decide di trattenere un rapporto epistolare con un giovane professore conosciuto ad alcuni corsi, che nelle lettere chiamerà "fratello". Tuttavia la vita tranquilla che si era prospettata la giovane sarà soltanto un'utopia, appena arrivata all'istituto Seiran farà la conoscenza di alcune personalità particolari tra cui Shinobu, una ragazza diffidente nei riguardi del genere maschile, Saint Just, Kaoru e Lady Miya. Quest'ultima è a capo del Sorority Club, un circolo molto illustre della scuola a cui solo le ragazze di alto rango possono partecipare, che però accetterà Nanako come nuovo membro, suscitando lo scandalo delle altre ragazze dell'istituto poiché la nostra protagonista non ha origini altolocate.

La trama parte più o meno dal "plot" citato sopra: dalle premesse può sembrare una storia banale che ruota intorno al club e alla gelosia delle ragazze, tuttavia in quest'opera ci sono personaggi talmente indimenticabili e caratterizzati così dannatamente bene nonostante la brevità della storia che rendono questo manga una piccola gemma.

Tra i personaggi infatti troviamo prima di tutto Nanako, che rappresenta un po' lo stereotipo della protagonista dei manga di quel periodo: è spropositatamente ingenua, cerca di vedere sempre il lato buono nelle persone che la circondano e presenta un carattere pacato. Essendo tuttavia la protagonista, allaccerà legami importanti con le altre ragazze dell'istituto; la troviamo infatti in un primo momento molto legata a Shinobu, ragazza che sembra provare un'attrazione carnale nei suoi confronti, ma soprattutto stringerà un rapporto molto particolare con Saint Just.
Saint Just, insieme a Kaoru, è uno dei personaggi più ambigui dell'opera intera, è oggetto del desiderio di tutte le studentesse del Seiran che, è importante ricordare, non avendo figure maschili di rifermento su cui poter fantasticare si innamorano delle ragazze più androgine.
Questo personaggio, di cui Nanako stessa si infatua, è a parer mio quello maggiormente caratterizzato, fa trasparire la propria sofferenza suscitando pena nel lettore, che gli si affezionerà sperando che le cose per lei si possano aggiustare.

La già citata Kaoru è invece un personaggio più ottimista, fiducioso nei confronti della vita ma anche molto enigmatico; all'inizio della storia si sa infatti che ha perso un anno scolastico a causa di una grave malattia che ha avuto e che ha da poco ripreso gli studi. Benché sia lei sia Sain Just abbiano un aspetto abbastanza maschile, sono due personaggi completamente diversi, che nutrono desideri opposti: la prima, per fatti che si verranno a sapere successivamente, è molto attaccata alla vita, la seconda al contrario non riesce a vivere serenamente e abusa costantemente di farmaci.
Ovviamente anche la fredda e apparentemente insensibile Lady Miya giocherà un ruolo importante nella storia, scopriremo infatti le sue paure e le sue debolezze e anche lei come le altre ragazze ci apparirà molto fragile.

L'edizione che ci viene presentata da Star Comics consta di 4 volumetti in formato sottiletta, tuttavia consiglio a chi vuole provare quest'opera di aspettare la nuova edizione più fedele che sarà pubblicata dalla Goen.
È un manga che senz'altro si merita un bel 10, un voto che personalmente attribuisco a pochissime opere che reputo davvero di valore e che mi hanno lasciato qualcosa di indelebile dentro, lo consiglio a chi vuole conoscere un'altra Ikeda, diversa da quella delle Rose di Versailles e dalla Finestra di Orfeo.


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linkercore

Volumi letti: 4/3 --- Voto 8
Benché conti solo 4 volumetti italiani, Caro fratello è un'intensa e meravigliosa storia che Riyoko Ikeda ci ha permesso di scoprire. La protagonista, Nanako, è inizialmente poco più di una bimba, cresciuta innocente in un mondo che fino a poco tempo fa pensava ricco di profumi e ovattato; purtroppo quando entrerà nella prestigiosa scuola femminile Seiran capirà che non è tutto oro ciò che luccica. I primi turbamenti amorosi e le prime scelte faranno in modo che la protagonista cresca ed apra gli occhi attraverso anche altri punti di vista, il tutto confezionato attraverso eventi belli e tragici. Personalmente quando l'ho letto ho visto l'innocenza attraverso gli occhi della protagonista, ed il suo continuo crescere.

Il tratto morbido dei primi disegni della Ikeda addolcisce anche personaggi durissimi. Riflessivo e originale, una mini opera che, seppur breve, lascia quel sapore agrodolce che non dispiace affatto. Voto otto soltanto perché mi sarebbe piaciuto che l'opera contasse qualche volumetto in più.


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Surymae

Volumi letti: 4/3 --- Voto 8
Le apparenze ingannano si dice, ed è vero. Prendiamo "Caro fratello" di Ryoko Ikeda, ad esempio. Uno manga shojo, uno dei primi: quindi con tratto morbido, disegno stracarico di fiori e orpelli, costruzione della pagina singolare. Anche la trama sembra adattarsi a ciò: Nanako Misonoo, la nostra protagonista, riesce ad entrare in un club della scuola, il Sorority. Non un club qualunque, decisamente: soltanto l'elite può entrarvi. I criteri di selezione sono molto rigidi ma Nanako, pur non rientrandovi affatto, riesce ad avere la meglio. All'inizio tutto sembra perfetto: le ragazze del club sono una più magnifica ed attraente dell'altra, e anche una delle amiche di Misonoo, Mariko Shinobu, entra insieme a lei. Ma presto questa atmosfera idilliaca diventa infernale.

Attraverso gli occhi della povera Nanako scopriamo che negli armadi delle protagoniste non ci sono solo vestiti sfarzosi, ma scheletri putrescenti. Ed è questa la vera forza della serie. Chi l'avrebbe mai detto che in un manga del 1975 ci sarebbe stato spazio per certe tematiche? Amori morbosi, famiglie allo sfascio, malattia... c'è tutto questo, in "Caro fratello", e anche di più. Forse perfino troppo: certi intrecci risultano a volte forzati, anche ingenui. Però non ci sono malafede e morbosità in Riyoko Ikeda, così come non ci sono nella protagonista. Attenzione a Nanako: potrebbe quasi passare in secondo piano, considerando le storie da brividi delle comprimarie, ma è in realtà il personaggio più importante della serie. La sua innocenza quasi infantile si contrappone alla perfezione con il marcio del Sorority, facendole scoprire un lato del mondo che non conosceva e anche qualcosa che la riguardava molto da vicino.

Potremmo quasi definirlo un manga di formazione: il processo di maturità di Nanako è continuo, e non si conclude nemmeno nelle ultime strazianti righe. Anche gli altri personaggi sono caratterizzati bene, anche se a mio parere non così tanto. A volte la mangaka calca un po' troppo sulle tragedie, e quindi a volte lo spessore voluto si perde per strada: come già detto, potrebbe perfino risultare ingenuo. Ma per un manga della sua età non è affatto ingenuo. Anzi.


 1
pippy989

Volumi letti: 4/3 --- Voto 8
"Oniisama e..." è il nome originale del manga di Riyoko Ikeda, mangaka famosissima in tutto il mondo per "Versailles no bara", il famigerato Lady Oscar. "Caro fratello" (adattamento italiano del titolo) è un manga molto particolare ed interessante, composto da pochi volumetti, che ruota intorno a cinque figure femminili molto diverse tra loro ma legate in qualche modo da un destino a volte beffardo e talvolta speranzoso.
Nanako Misono è indubbiamente la protagonista principale; è una giovine ragazza ingenua e di buon cuore che scrive quasi quotidianamente delle lettere a un ragazzo più grande (che definisce "fratello"), confidandogli dubbi, paure, incertezze, amori e speranze. Nel momento in cui inizia la sua vita da studentessa delle superiori, conosce altre quattro donne molto forti e determinate che cambieranno la sua vita. Abbiamo l'eccentrica Mariko Shinobu, coetanea, che cerca in tutti modi di diventarle amica, ma in realtà cela atteggiamenti strani e ha una fragilità incredibile. Poi vi è Lady Mia, ovvero Fukiko Ichinomiya, presidentessa del consiglio studentesco e capo del famoso e invidiato gruppo d'elite Sorority, dalla bellezza inequiparabile e dalla personalità ambigua e talvolta cattiva. Kaoru Orihara anche conosciuta come "Principe Kaoru", piuttosto mascolina ma sempre disponibile e gentile con tutti, con alle spalle una bruttissima malattia che l'ha allontanata dal suo grande amore, e infine Rei Asaka anche conosciuta come "Saint Just", personaggio a mio parere bislacco e bizzarro, con qualche problema di instabilità mentale dovuta al forte legame forse morboso che la lega alla sorellastra, che al contrario non l'ama.
Inganni, passioni e gelosie faranno da scena a questa storia che, attenzione, non è assolutamente da sottovalutare. Ci sono molti spunti di riflessione e soprattutto c'è un sottile velo di dolore e tragicità che accompagna ogni pagina di questo manga, che consiglio ad un pubblico adulto perché affronta tematiche molto importanti e pesanti quali il suicidio, tipiche anche del periodo più delicato della nostra vita, ovvero l'adolescenza.
Tragico, doloroso, commovente e dallo stile unico e un po' yuri: da leggere assolutamente.
Voto: otto pieno.


 1
Ernestgirl

Volumi letti: 4/3 --- Voto 8
"Crao Fratello" è una miniserie in 4 volumi di Ryoko Ikeda (famosissima autrice di "Versailles no bara"). La storia, benchè breve, affronta tematiche sociali in maniera delicata e "cruda" allo stesso tempo. Non mancano le scene tristi e crudeli, gli amori giovanili, la disperazione che porta una malattia o la non considerazione da parte di una persona che si ama.
Ottima la caratterizzazione dei persaggi, insomma un'opera breve ma curata che consiglio a chi si è stancato dei soliti shojo.

alexiel

 2
alexiel

Volumi letti: 4/3 --- Voto 8
Dolce, struggente, delicato, crudo, impietoso. Quanti aggettivi potrei usare per descrivere questo manga... la bella e infantile Nanako che viene catapultata in un mondo di invidia, esteriorità, possessività; anche in un mondo più doloroso, si perché in un mondo eccessivo tutto è al superlativo, anche e soprattutto il dolore. Il dolore di Kaoru, che rinuncia a tutto (almeno all'inizio) per non arrecare sofferenza a chi ama, il dolore di Sanjust, che vuole l'unico amore che non può avere, il dolore della compagna di classe di Nanako, che non vuole dividerla con altre, e il dolore di Nanako stessa, a volte spettatrice a volte co-protagonista della vita di chi le sta intorno. Un grande manga sulle passioni adolescenziali, mai da sottovalutare perché improvvise e per questo più violente. Unico raggio di sole nella vita di Nanako sono le lettere che scrive al suo amato "onisama", lettere che servono quasi da punto di stop tra le varie vicende, come per tirare il fiato.
Ho letto questo manga in un lampo, avendolo comprato in blocco, e ho pianto come mi era successo poche volte. Una perla da conservare e rileggere.