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esseci

Volumi letti: 11/11 --- Voto 9,5
Raramente ho trovato in un manga tanti spunti di riflessione su un periodo particolare e complesso della nostra esistenza: l'adolescenza.

Dopo averlo letto, incuriosito non solo dai contenuti ricavabili dall'opera, ma anche dallo stile narrativo che denota un'ispirazione al decadentismo e nichilismo, mi sono documentato sull'autore Shuzo Oshimi e sulla sua vita, apprendendo che il manga ha molto di autobiografico...

La trama è molto ma molto "decadente", anche negli eccessi dei suoi personaggi e da questo punto di vista denota un certo spessore in relazione alla conoscenza non solo delle opere di Baudelaire ma anche degli scrittori che a sua volta si sono ispirati a lui (tra gli altri P. Verlaine e A. Rimbaud) applicando al manga quel messaggio "dirompente" caratterizzato da un lato dalla negazione in senso dispregiativo della morale "borghese", ponendosi al di fuori del "politically correct" non solo nelle idee e dialoghi, ma anche e soprattutto nella pratica di vita; e dall'altro, quello positivo, inteso come nuovo modo di pensare, come diversità ed estraneità rispetto alla società che avversano.
Calare questa Weltanschauung sui personaggi cardine della prima parte del manga, Takao Kasuga, Sawa Nakamura e Nanako Saeki rappresenta una premessa fondamentale per cercare di entrare nel mood dei tre adolescenti descritti che vivono in modo eufemisticamente insoddisfacente in una città della "provincia" giapponese.

Il motivo della loro infelicità? Posso solo ipotizzare che i tre personaggi rappresentano in modo diverso e metaforico la complessità della psiche umana (e, ovviamente, dell'autore del manga), della sua difficoltà ad accettare regole, convenzioni imposte in un particolare periodo dell'esistenza quale è l'adolescenza, in cui gli individui cercano di sviluppare la propria autocoscienza e di conseguenza affermare la propria personalità verso se stessi e gli altri (in senso lato la società).

Attenzione questa parte contiene spoiler

Sarebbe facile e superficiale affermare che questo manga affronti il tema della "decadenza sociale" e della crisi di valori con forti risvolti esistenziali: nel manga i tre personaggi (in particolare Sawa e Takao) ideano e mettono in atto azioni il cui disvalore è evidente e inconfutabile. Quello che stona è la reazione dell'ambiente, almeno fino a quando non vengono individuati e coercizzati a ritornare sulla retta via. In questo caso Nananko si riallinea mentre Takao e Sawa procedono fino a pianificare e attuate un gesto estremo in modo eclatante (tipico del decadentismo e nichilismo).
Sono portato a ipotizzare che Takao rappresenti l'autore adolescente con le sue ossessioni, paure, limiti e ingenuità; Sawa la sua indole nichilista nel senso di rifiuto del sistema e Saeki la sua componenente "normale" che accetta "obtorto collo" le regole e le imposizioni per compiacere chi lo circonda.

Takao è un ragazzo normale, piuttosto sensibile e isolato, ammaliato dalla letteratura cui attribuisce il ruolo di ispiratore del suo modo di pensare e agire; tuttavia è un debole. non è in grado di poter elaborare una propria linea di azione, è profondamente insicuro di sé e non è in grado di porsi in modo autodeterminato; Sawa è la vera "rage against the machine": disprezza tutto e tutti e si interessa a Takao solo perché le sembra in alcuni frangenti simile a lei quanto a "anormalità"; Nananko è la versione "finta vincente" di Takao, quella che per rispondere alle aspettative di tutti, si impegna al massimo in ogni attività che le viene imposto di eseguire, senza vivere la sua esistenza come realmente vorrebbe. E anche lei vede in Takao il partner che le permetterebbe di essere autonoma, almeno negli affetti, nonostante le amiche la mettano in guardia e la invitino a evitarlo in quanto "strano" al pari di Sawa.
Nella prima parte dell'opera, che si conclude con il tentativo di gesto "estremo" di Takao e Sawa, ho apprezzato alcuni spezzoni di dialoghi e pensieri apparentemente "folli" dei tre personaggi: frasi e pensieri molto "bohemien" in apparenza sconnessi e difficilmente immaginabili espressi da ragazzini.

Penso alla scena in cui Takao, fuggito con Sawa alla ricerca dell'"other side" (si capirà a cosa si riferisce Sawa in occasione del festival estivo), vengono raggiunti da Nananko e si ritrova umiliato da Sawa (denudato) e abbandonato da quest'ultima davanti a Nananko. La scena di lui che la rincorre singhiozzando che non era in grado di scegliere tra loro perché si sentiva vuoto è parecchio ricca di pathos... Oppure alle frasi di odio gratuito di Sawa e ai suoi ricatti nei confronti di Takao, inclusa una frase illuminante in cui Sawa afferma che non riesce a sparire da questo mondo che non accetta e denigra. Oppure a Nananko, che in un delirio amoroso "romantico" (nel senso di sofferenza), le tenta tutte (ma proprio tutte) senza successo per conquistare Takao, dimostrando di non essere in grado di comprendere il vero motivo per cui lui era così affascinato da Sawa e, soprattutto, di cosa aveva bisogno. Paradigmatica la reazione di Nananko quando assiste in diretta al gesto estremo dei due sodali...
Insomma scene e dialoghi "forti", malati e solo in apparenza folli che portano poi ad una seconda parte del manga che definirei "atarassica" rispetto a quella precedente "decadente", ma anche di "redenzione"...
Qui ritroviamo un Takao liceale che vive come una specie di lobotomizzato in una nuova città dopo i fattacci della parte prima. I genitori sembrano invecchiati di anni e dimostrano ancora di non aver compreso quanto accaduto all'amato figliolo.
Questa parte è caratterizzata dalla progressiva evoluzione in atto di Takao: di Suwa e Nanako nessuna traccia, ad eccezione di un incontro casuale con Nanako (seguito da un appuntamento) e poi verso la fine l'incontro fondamentale con Suwa. Ma entra in gioco un nuovo personaggio: Aya Tokiwa.
La trama è solo in apparenza meno ricca di colpi di scena: diventa invece la parte fondamentale per la definitiva maturazione di Takao che affronta (e supera) il suo passato.
Una seconda parte riflessiva, in apparenza "lenta" in cui Takao incontra Aya e comincia a frequentarla perché accomunati dalla passione x la lettura. Passione che porterà Aya a confidare il suo sogno represso: scrivere un racconto. E qui ritorna il tema già affrontato nella prima parte: l'emarginazione e la discriminazione del diverso, dell'"hentai" inteso come "anormale" e avulso dalla realtà in cui vive.
Takao era ed è ancora un emarginato, ma sta superando il suo disagio che si manifesta nel declinare ogni forma di coinvolgimento interpersonale. Aya per non essere emarginata, nega (anche a se stessa) la sua passione per la scrittura ... e si accontenta anche degli amici e del ragazzo con cui non condivide questo segreto.
Takao incontra per caso Nanako e poi fissano un incontro fortemente voluto da lei in cui dimostra da un lato che lei non ha superato i sentimenti per Takao e dall'altro, nella sua normalità, è diventata più cinica, dimostrando di non aver ancora capito la vera natura di Takao.
Questo incontro fa maturare in Takao la volontà di cambiare, ossia di esternare ciò che realmente desidera senza più farsi condizionare da ciò che pensano gli altri... e compie un gesto tanto "clamoroso" quanto significativo dichiarandosi a Aya. Takao fa centro subito: le dichiara che l'aiuterà a superare assieme i suoi demoni.
Il finale è altrettanto toccante: aiutato da Aya, Takao prima affronta il ritorno nella sua città (e la cattiveria di parenti e amici che non hanno dimenticato quanto aveva fatto) e poi incontra Sawa. Evito di spoilerare il passaggio fondamentale. Si tratta di un incontro surreale in cui si capisce che Sawa si è rassegnata a "subire" il mondo che tanto odiava...
Il finale è una semplice rivelazione del futuro di tutti i protagonisti della storia.
Che scrivere? Si tratta di un'opera profonda, ricca di significati e metafore. L'impronta delle sofferenze patite dall'autore sono evidenti e non lasciano molti dubbi sulla loro percezione da parte del lettore.
Manga da leggere attentamente, ricco di sfumature sia nei dialoghi, sia nelle immagini. Nonostante la disperazione, l'angoscia, la sofferenza che lo permea sembra comunque terminare con un messaggio di speranza: nonostante "i fiori del male" possano essere insiti in ciascuno di noi, possono essere limitati e/o superati.


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Arrakis93

Volumi letti: 11/11 --- Voto 8,5
Opera che sancisce l'evoluzione artistica di Oshimi, dal terzo volume risulta palese il suo miglioramento tecnico (con il successo aumentano anche i collaboratori).

Inizio che può risultare banale, buone idee, ma lo stile risulta troppo grezzo, con situazioni che sfiorano il ridicolo involontario. In realtà, sono le basi per una storia torbida, cupa e che scava nella psiche di adolescenti che soffrono, instabili e facili da manipolare.

" I fiori del male - Aku no Hana" è una storia potentissima sulle turbe dell'adolescenza, sull'impossibilità di vivere senza maschere per paura di essere esclusi dal proprio gruppo o dalla società stessa.

Pro: scrittura agile, regia delle tavole ottima, concetti chiari che arrivano al lettore.

Contro: stile iniziale troppo grezzo; protagonista maschile eccessivamente influenzabile.


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Eromanga-sensei

Volumi letti: 11/11 --- Voto 10
Commento a sangue caldo. Appena terminata la lettura...
Che dire: consigliatissimo.

Una storia che ti entra nel cuore e nelle ossa, ricca di emozioni. Essa, racchiude lo sviluppo della pubertà, con tutti i suoi lati sia quelli oscuri che quelli luminosi, in una storia profonda e meravigliosa.
I cambi di ritmo e la storia sempre più avvincente e colorata, ti lasciano col fiato sospeso, tanto da non renderti più conto del tempo che passa durante la lettura.
Consiglio ad un pubblico maturo per via dei temi trattati, non semplici da capire.
Meraviglioso!

Consiglio per la lettura: utilizzate delle cuffie e mettete dei rumori rilassanti come quello del mare, dei fiumi, del vento o quello che preferite e staccatevi completamente dal mondo. Questo manga è meraviglioso perché crea una realtà in cui vale la pena immergersi al 100% e un buon modo per farlo è quello che vi ho appena consigliato!

Utente109323

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Utente109323

Volumi letti: 11/11 --- Voto 9,5
A leggere l’incipit dell’opera più celebre di Shuzo Oshimi si rimane quantomeno tiepidi o persino indifferenti: un inizio banale e per nulla intrigante, presagio di un classico triangolo amoroso ad ambientazione scolastica, che tenta di darsi delle arie con citazioni colte a partire dal titolo. In effetti i primi capitoli, letti ad un livello superficiale, paiono confermare l’andazzo, comune a tanti altri manga consimili. E invece, man mano che le pagine scorrono e i volumetti si accumulano, “I fiori del male” si dischiude di fronte al lettore per quello che è veramente: un piccolo capolavoro contemporaneo.

La dedica dell’autore, presente all’inizio di ogni volume, è chiara nel suo offrire un’interpretazione per l’opera: “Dedico questo manga a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze che stanno subendo ora la pubertà e le sue torture, e a tutti coloro che ne sono stati vittima in passato”. A lettura conclusa, l’obiettivo si può dire perfettamente centrato: la descrizione di Oshimi dell’età adolescenziale è una delle più dolorose e commoventi che si possano leggere, filtrata attraverso l’esperienza autobiografica e restituita sulle pagine senza sconti e con una forte dose di realismo. Rabbia giovanile, disagio esistenziale, nichilismo sono gli elementi fondamentali su cui si basa la storia, accanto al concetto di perversione (hentai), declinato sia nell’accezione propriamente sessuale che nel significato etimologico di anormalità. Una diversità distruttiva e insopprimibile nell’ottica di un adolescente, che percepisce tutto il mondo contro di sé: “Ovunque vada… io non sparisco” confessa disperata Sawa Nakamura al protagonista Takao, dichiarando il proprio desiderio di autoannullamento comune a molti giovani, sintesi perfetta di un malessere con cui fare i conti anche da adulti. Questo accompagna spesso dei vuoti emotivi, che vanamente si cerca di riempire con le consolazioni sbagliate.
Per restituire tali sensazioni, Oshimi sceglie di descrivere una realtà ai margini: l’ambientazione rurale e la piccola comunità di paese, che fanno da sfondo alle vicende, accentuano il senso di oppressione che grava sui personaggi. Il risultato è un’atmosfera fortemente decadente, dove i punti di riferimento - la famiglia, le istituzioni - sono relegati a poche sporadiche apparizioni, incapaci di permettere quell’integrazione dell’individuo, che però costantemente richiedono. Raccontando le frustrazioni e i tormenti adolescenziali, l’autore non si sottrae dal mettere a nudo le parti più torbide dell’animo umano, sfociando nella violenza e nel sadismo senza mai eccedere. Il manga è magistrale nel riuscire a fermarsi sempre ad un passo dal cattivo gusto e dal voyeurismo fine a sé stesso: non una scena scabrosa di troppo, nemmeno un facile ammiccamento al lettore. Oshimi segue sapientemente la via dell’allusione e del non detto, per descrivere le turbe di giovani alle prese con le prime problematiche relazionali.

A livello di sceneggiatura, possiamo dividere la storia de “I fiori del male” in due parti. La prima si preoccupa di costruire le psicologie e i rapporti dei personaggi principali, scanditi attraverso tre eventi chiave - la fuga, l’incendio, la festa estiva - che, in un continuo crescendo di tensione, avvincono il lettore alle pagine. Bastano pochi tratti ad Oshimi per delineare i caratteri dei protagonisti e fare in modo che restino impressi: tralasciando per un attimo Takao Kasuga, da un lato Nanako Saeki e dall’altro Sawa Nakamura esemplificano due opposti stili di vita.
Saeki è un’integrata, che ha scelto coscientemente di celare le proprie debolezze e mancanze, vivendo un’esistenza da sottomessa: non è mai lei a scegliere, ma è sempre scelta, sia dai genitori che ne plasmano la maschera di ragazza modello sia dal contesto cittadino, di cui vuole sempre l’approvazione. La vuotezza della sua vita la porta alla ricerca di qualcosa, o qualcuno, che possa colmare quel vuoto: Takao diventa un surrogato necessario per Saeki, al fine di ricoprire il ruolo di fidanzato e darle la possibilità di placare i suoi desideri sessuali. Sarà la rivalità con Nakamura per la conquista di Takao a portarla ad un gesto estremo, con esiti disastrosi, al fine di smarcarsi dalla condizione di mediocrità che la soffoca.
Agli antipodi, Sawa è invece un’apocalittica: ossessionata dall’idea di distinguersi ed emergere sulla massa di persone anonime che la circondano, sconta un’infanzia di solitudine e abbandono. Incompresa ed emarginata, instaura un legame perverso con Takao, convinta finalmente di aver trovato una persona con cui condividere il proprio tormento. Le sue tendenze nichiliste la porteranno alla presa di coscienza del fallimento delle proprie convinzioni e la condurranno sull’orlo della follia e del suicidio. Caratterizzata in maniera superba dal mangaka, Nakamura è sicuramente il personaggio migliore dell’opera per profondità e per livello di scrittura dei dialoghi, che riescono a far percepire tutta la sofferenza di un’adolescente tanto aggressiva quanto debole.
Nota a parte per Takao Kasuga, il cui carattere insicuro e malfermo nelle proprie convinzioni rispecchia quello di Oshimi, come lui stesso più volte conferma nelle postille ai primi capitoli. La maturazione del giovane passa attraverso un sofferto percorso di presa di coscienza; egli vive una vita fatta di maschere, la prima delle quali è quella dell’appassionato di letteratura: “I fiori del male” di Baudelaire è il libro che Takao legge senza capirlo davvero, ma anche il simbolo della vuotezza interiore dissimulata di fronte agli altri e metafora dei personaggi stessi. La sua emotività è fortemente scissa fra Nakamura - di cui subisce il fascino sensuale e trasgressivo, che alimenta la parte più ribelle del suo animo - e Nanako, lasciapassare per la tanto agognata normalità che lo esclude.

Se la prima parte serve per portare alle estreme conseguenze i propositi distruttivi di ognuno dei tre ragazzi, la seconda è invece la parte del tentativo di ricostruzione e di accettazione. E qui Oshimi tocca nuovi apici: è straziante e fortemente realistico il modo in cui viene descritto il deteriorarsi nel tempo di legami che si credevano indissolubili, ben presto sostituiti e dimenticati. Takao cambia e comprende che la propria diversità è un elemento da preservare; lo aiuta in questo l’incontro con la compagna Aya Tokiwa: cosi simile nelle fattezze alla scomparsa Nakamura, ma differente nel carattere, ella reprime la passione per la scrittura e sceglie un basso profilo con lo scopo di scomparire il più possibile e confondersi fra la massa. Uniti dall’amore i due troveranno il coraggio di maturare - sono ormai alle spalle gli eccessi della gioventù - e di affrontare la realtà uniti, ritagliandosi un posto confortevole nel mondo falso e disonesto.
Per fare pace con i propri fantasmi, Takao sarà pronto a ricercare Nakamura e chiudere una volta per tutte con il passato. il momento dell’incontro è di indubbio impatto emotivo; il catartico confronto finale, risolto con una zuffa liberatoria in riva al mare al tramonto, è la conclusione perfetta: prima della definitiva separazione, Takao e Nakamura riaffermano la diversità che anni prima li aveva uniti nel male, ma stavolta in modo sereno, con la coscienza della maturità. Il sole può finalmente calare sull’orizzonte delle delusioni e dei rimpianti per risorgere su una nuova vita, sempre incerta ma più felice. Spronato dalla nuova compagna, Kasuga trova ora la forza di mettersi a scrivere – forse proprio la sua stessa storia – conferendo all’opera una struttura ciclica nell’ultimo capitolo, che ne rafforza il messaggio di fondo: tutto ricomincia, di certo in altre vesti e in altre situazioni, ma le sofferenze dell’adolescenza sono una tappa ineludibile e necessaria per la crescita personale.

Più volte si resta stupiti durante la lettura de “I fiori del male”, non solo grazie agli innumerevoli colpi di scena, ma anche per la bellezza di certe situazioni quotidiane e di normalità. Con una sceneggiatura apparentemente semplice, profonda e dal ritmo incalzante Oshimi firma un’opera indelebile che eccelle in ogni aspetto. Si percepisce la vicinanza emotiva del mangaka ai fatti raccontati, attraverso i riferimenti letterari e cinematografici – pare che l’opera sia stata ispirata dal film “Mais ne nous délivrez pas du mal” di Joel Séria – e tramite precise scelte di disegno: tutti gli sfondi, che fanno da ambientazioni per le vicende, sono stati disegnati a partire da foto scattate dall’autore, ripercorrendo i luoghi della città d’infanzia.
Il tratto di Oshimi, qui non ancora etereo e lieve come in “Happiness” e recentemente in “Tracce di sangue”, è semplice, pulito ed espressivo. A giocare un ruolo fondamentale è la regia delle tavole, ricca di primi piani dei volti che comunicano alla perfezione i sentimenti dei personaggi e di inquadrature poco elaborate, ma funzionali alla narrazione. Tutto è finalizzato a suggerire un senso di ansia costante e di malinconia, le quali non abbandonano mai il lettore se non in alcuni specifici punti.

Amara riflessione e commiato dell’autore da un’età che deve averlo profondamente segnato, “I fiori del male” è talmente atipico e ai limiti del target di riferimento – si parla di uno shonen – grazie alla maturità di certe tematiche da risultare unico. Una lettura introspettiva, fortemente consigliata per comprendere la poetica di uno dei migliori autori in circolazione.


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Sguaida

Volumi letti: 11/11 --- Voto 10
Trovo di una difficoltà immensa recensire "Aku no Hana". Le parole mi sembrano vuote, ora. La semplice descrizione che accompagna ogni anime e manga su questo sito mi sembra triviale, inutile, senza senso; le categorie che gli sono state accostate, etichette vuote e frammentarie.
Scrivo di getto quanto impresso nella mia memoria dopo la lettura di un'opera che mi ha lasciato svuotato ben più di tante altre che ho affrontato durante la mia carriera. Non trovo le parole anche perchè altri, nel recensirle, ne hanno trovate di così magnifiche da farmi sentire in colpa nel provare ad emularli. Complimenti a loro, per inciso.

Trovare il proprio posto nel mondo, distinguersi dalla massa, collocarsi nella società e nelle relazioni interpersonali, essere un individualità e non un clone, una copia conforme, dello stesso soggetto ripetuto, vivere "dall'altra parte", per citare l'opera stessa: questo è, in extrema ratio, il succo di "Aku no Hana". Il dilemma esistenziale dell'adolescenza, il dubbio dell'essere umano per eccellenza, il lasciare un segno in un mondo grigio ed uniforme.
I primi capitoli, ad un'occhiata superficiale ed infantile, possono essere solamente lo sforzo di una mente malata e depravata, un tripudio di parafilie assurde, morbose ed inquietanti. Come verrà invece evidenziato nell'ultimo capitolo, magistrale e dolorosamente chiarificatore, sono il grido disperato di aiuto di una persona che vuole sfuggire al richiamo della massa, dall'essere contagiata dal morbo del conformismo; una persona che, in questo cammino, non vuole essere sola e non vuole allo stesso tempo esporre i suoi bisogni ad altri.
L'opera nel complesso è uno struggente messaggio alla società, rigida oltremodo e difficilmente interpretabile da chi si appresta ad entrarvi. Il percorso del protagonista, e degli individui che lo circondano, è il doloroso evolversi del nostro essere alla ricerca di condivisione, emozioni, sentimenti, legami.

La lettura dell'opera è snervante ed inquietante; allo stesso modo è attraente, calamitando l'attenzione del lettore attraverso un climax che puntualmente si ripete, periodico e distruttivo. Sinceramente, il manga lascia svuotati, a terra, amebe incapaci di risollevarsi nel breve. È disarmante l'intensità espressa in così pochi capitoli, densi da un punto di vista emozionale e spesso sorretti da un rendering grafico all'altezza.
"Aku no Hana" è un male necessario: è malsano, duro, spigoloso, angosciante, sconvolgente, ma nonostante questo trascina il lettore in un racconto doveroso per la sua crescita morale e psicologica. Ritrovando un minimo del mio solito animo, è come il Vicks Vaporub: un balsamo per il corpo e per l'anima che brucia lancinante, ma il cui effetto ed il cui compito è ben noto e ben svolto.


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Focasaggia

Volumi letti: 11/11 --- Voto 7,5
«I fiori del male» scritto e disegnato dal prolifico Shuzo Oshimi è un manga che inganna il lettore più volte nel corso della storia, partendo da certe premesse per poi tradirle appena ci si abitua ai cambiamenti di trama, al nuovo ritmo, con alternanza di momenti lenti ad altri velocissimi pieni di pathos, un crescendo di emozioni che vengono smorzate all'improvviso, nascondendosi dietro alla celebre opera, scandalosa all'epoca in cui uscì, di Charles Baudelaire (Les fleurs du Mal) l'accostamento ossimoro dei fiori al male ben rende l'idea di ciò che assisterà il lettore.

La storia racconta le vicende di Takao Kasuga che idealizza la compagna di classe Nanako Saeki alla stregua di musa ispiratrice, fra i due nascerà una storia d'amore ostacolata dalla comparsa di Sawa Nakamura venuta a conoscenza di un piccolo segreto del protagonista che si sentirà minacciato da lei e al contempo attratto dal suo carattere forte, ribelle, indipendente. Queste le premesse, quasi banali, anche se ben raccontate; la storia si evolverà nei primi volumi in un crescendo di situazioni inattese e sempre più pericolose per poi terminare a distanza di anni da tali eventi per mostrare quali cambiamenti hanno subito i protagonisti.

La caratterizzazione dei protagonisti è la parte meglio riuscita dell'opera, le azioni di Nanako partiranno tutte dalla sua voglia di vivere il primo amore nel modo più normale e naturale possibile, senza intromissioni, senza alcuna perversione di intenti, anche arrivando a compromessi mostrando una maturità non solo errata per la sua età, ma deviata nell'esagerazione. In Nakamura il protagonista vede una ragazza che ha bisogno di aiuto o di un compagno, qualcuno che creda in lei considerandola sola, la ragazza infatti vive una vita senza regole, sentendosi completamente fuori dalla società, non integrata, ribellandosi a tutto anche scegliendo un percorso senza via di uscita, pericoloso. Per quanto questo possa apparire comprensibile in un'età adolescenziale sembra che in lei vi sia altro, si sente o è, deviata, perversa. Fra questi due personaggi molto forti Takao non avrà mai ben chiaro i suoi sentimenti, sembra che quasi non volesse realmente l'amore terreno di Nanako, ma solo quello platonico, mentre sembra solo voglia aiutare l'altra ragazza, non voglia abbandonarla preoccupandosi del suo futuro. Su cosa voglia realmente fare è comprensibilmente indeciso, vista l'età e le nulle esperienze vissute, ma anche il non scegliere è una scelta.

Gli eventi narrati, sempre più frenetici e coinvolgenti frenano bruscamente arrivati al numero sette, qui farà la comparsa Aya Tokiwa, l'unico altro personaggio degno di nota, ma il tutto diventerà molto più normale, una normale storia d'amore letta in altre storie, nel finale si risolleva ma solo in parte.

Il disegno è pulito, fresco, realistico. Le copertine dal numero sette in poi sono molto belle, dipinte, uno spettacolo per gli occhi.

Nella lettura si rimane quasi delusi, si ha l'impressione che ad un certo punto l'autore abbia avuto quasi paura dei suoi personaggi non osando quando doveva e poteva (leggendo altre sue opere è chiaro che poteva), i limiti vengono solo sfiorati ma non superati, si frena quando si poteva ancora accelerare. Il problema di fondo è che una volta che si sono creati personaggi tanto reali nelle loro sfaccettature, tanto interessanti, l'allontanarsi da loro affievolisce la storia, rimane sicuramente ben strutturata e realistica, ma l'intensità diminuisce notevolmente.

Consigliato a chi cerca originalità e realtà in una storia d'amore avvisando il lettore che percepirà anche una certa perversione in senso lato del termine, un senso quasi di fastidio, in alcuni eventi narrati, ma anche tante forti emozioni.

Utente61949

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Utente61949

Volumi letti: 11/11 --- Voto 9
Rispettare le norme sociali implicite ed esplicite omologandosi alla massa oppure essere sé stessi a qualunque costo pur sapendo di incorrere nei giudizi e pregiudizi altrui; questa è l'ardua scelta che, più o meno consciamente, ognuno di noi si trova ad affrontare nell'adolescenza, per poi portarsi dietro questo interrogativo per tutta la vita. "Aku no Hana", manga di Shuzo Oshimi edito da noi per Planet Manga, si affaccia su questa dicotomia esistenziale mostrandone difficoltà, dolori, dubbi che pervadono la transizione puberale e la successiva necessità di superamento della fase adolescenziale, un passaggio tanto scontato dal punto di vista biologico quanto incerto dal lato della psiche dell'individuo.
In un triangolo amoroso che definire malato è decisamente un eufemismo, si dipana la vita di Takao Kasuga, introverso e impacciato ragazzo delle medie caratterizzato da un'apparente passione per la letteratura, soprattutto per la raccolta di poesie di Baudelaire. Sarà egli stesso però a definire superficiale questa sua passione, in quanto mezzo attraverso cui il giovane tenta di differenziarsi e elevarsi rispetto agli altri, strumento utile a distogliere l'attenzione dal vuoto interiore nel quale in realtà galleggia il suo vero io.

Attenzione: questa parte contiene spoiler

Sotto l'influenza della raccolta intitolata "I fiori del male" Kasuga compie un gesto che lo segnerà per sempre, finendo progressivamente per essere etichettato come pervertito, "hentai", termine che nella lingua giapponese possiede un'ambivalenza di significato, infatti può essere inteso sia come perversione sessuale oppure come anomalia/anormalità, ovvero colui che incarna il diverso. Questa duplice interpretazione avrà una particolare importanza durante lo svolgersi delle vicende, poiché la traduzione con connotati sessuali sarà rilevante solamente nei primi volumi, per poi lasciare spazio all'altra concezione della parola. Proprio questa "anormalità" porta Kasuga a interagire con Sawa Nakamura, compagna di classe disprezzata da tutti per via del suo carattere singolare, condizionato probabilmente da un non identificato trauma pregresso. Un'emarginata intenzionata a togliere gli strati di pelle di cui il giovane si serve per nascondere frustrazione e malessere interiore, portandolo così a liberarsi da tutte quelle norme sociali che ingabbiano la sua esistenza. Il cammino intrapreso dai due ha come meta la tanto agognata "altra parte", un utopico luogo dove ricominciare insieme, lontano dalle insensate formalità, dall'ipocrisia e dalla superficialità dei coetanei, dalle opprimenti pressioni della società nella quale i suoi membri sono costretti costantemente a indossare maschere, ad applicare un comportamento fortemente improntato attorno agli schematismi della collettività.
La terza componente del sopracitato ménage à trois è Nanako Saeki, ragazza modello, prima della classe, incarnazione terrena agli occhi di Kasuga di bellezza e purezza. Un'idealizzazione destinata a scontrarsi malamente con la realtà, infatti Saeki a uno sguardo più profondo appare dedita ad agire unicamente per assecondare le aspettative esterne in modo da non venire giudicata ed essere accettata da compagni, professori e genitori; così facendo nasconde la propria fragilità e vuotezza attraverso un guscio di apparenze che, poco a poco, Kasuga riesce a schiudere. Nanako sarà allora costretta a guardare il proprio riflesso nello specchio, il quale la trascinerà a un'instabilità esistenziale destinata a segnare indelebilmente la coscienza e il futuro della ragazza.
Alla fine, nel turbinio generato dall'intrecciarsi degli eventi, si arriva a chiedersi chi sia il vero pervertito, il diverso, in quanto la normalità socialmente condivisa pare una mera illusione che usiamo per semplificare il mondo intorno a noi, per distanziare e criticare ciò che non capiamo e ci spaventa.

"Aku no Hana" è incentrato sul passaggio dall'adolescenza all'età adulta, sullo sviluppo dell'autocoscienza, una comprensione di sé che conduce Nakamura e Kasuga a scoprire cosa si trova nell'intensamente ricercata "altra parte". Un luogo quasi metafisico in cui i due riversano tutte le loro speranze ma che ben presto si rivela inesistente nella mancanza di significato di ogni cosa, di ogni persona, loro due compresi; una conclusione troppo opprimente da sopportare per degli adolescenti, decisi allora a consumare il proprio annichilimento come ultima soluzione risolutiva, insieme fino alla fine. La discesa nell'abisso durante il festival estivo sancisce la conclusione del primo arco narrativo, aprendo le porte al secondo, maggiormente incentrato sull'integrazione di Takao, ormai studente liceale, ma ancora tormentato dai fantasmi del recente passato. Dopo essersi trasferito in una nuova città, i giorni di immobilità trascorsi tra la nuova scuola e casa sembrano vacui, inutili. A risvegliarlo da questo torpore quotidiano sarà la conoscenza di Aya Tokiwa con la quale riscoprirà la passione per i libri, intravedendo però in lei l'ombra di Nakamura. Il legame che mano a mano si svilupperà tra Kasuga e Tokiwa consentirà a Oshimi di riprendere le tematiche a lui care attraverso un'ottica più matura e meno estremizzata rispetto alla caoticità adolescenziale. Non a caso anche Tokiwa impersona il concetto di diversa, rifiutandosi di esternare ad altri la sua passione per la letteratura e scrittura a causa della paura di essere etichettata come strana, inconsueta, particolare... pervertita. Persino il suo primo fidanzato risulterà un futile escamotage con cui omologarsi alle aspettative sociali, malgrado verso di lui non ci sia nemmeno un sincero sentimento di amore. Sarà proprio lo sviluppo del rapporto con Kasuga a permetterle di prendere maggiormente coscienza di sé, capendo che la diversità non è obbligatoriamente un male, anzi, solo nell'accettare noi stessi per quello che siamo è possibile realizzarsi, è possibile amare veramente. I due novelli innamorati finiscono per trovare un nuovo equilibrio, traendo l'uno dall'altro il coraggio e la forza per superare avversità, timori e, nel caso di Kasuga, i fantasmi del passato non ancora sopiti. Accompagnato dalla sua nuova ragazza, decide quindi di presentarsi dopo diversi anni di fronte a Nakamura, anche lei intanto trasferitasi in una nuova località. La reunion è un momento carico di emotività, dove si palesa la maturazione di entrambi e la differenza delle scelte intraprese da ognuno nel corso del tempo; eppure il loro legame è insolvibile nonostante ormai appartenga al passato e questo nuovo incontro appare come un'occasione per godere di un ultimo folle momento nel quale assaporare semplicemente il gusto di una serenità tanto ricercata e forse in parte trovata da tutti e tre.
Dopo aver disfatto i propri scheletri nell'armadio, Kasuga e Tokiwa possono finalmente avviarsi senza rimorsi verso l'incerto futuro, consci delle difficoltà dell'esistere e soprattutto dell'essere sé stessi in un mondo sempre più dedito all'omologazione, nel quale però la prospettiva di normalità può ancora assumere un nuovo significato in base alla nostra volontà e di quella di chi ci sta accanto.
E negli ultimi due capitoli che segnano l'eterno ripetersi, dopo aver tratto le dovute conclusioni, la penna viene consegnata al lettore in modo da permettergli metaforicamente di poter scrivere da sé la propria storia.

Fine parte contenente spoiler

Il tratto di Oshimi nel dare forma ai personaggi è semplice ma al contempo espressivo, riuscendo a comunicare efficacemente il loro stato d'animo in ogni situazione. Discorso a parte va fatto per le ambientazioni e per il loro cambiamento nel corso dei volumi. Se durante il primo arco narrativo gli sfondi urbani e naturali derivano da scansioni digitali di foto scattate dall'autore per accentuare l'inadeguatezza percepita dai protagonisti verso quell'asfissiante realtà cittadina, nel secondo arco si assiste invece a un graduale abbandono delle foto a favore del disegno vero e proprio, come a voler far notare l'equilibrio tra nature e nurture raggiunto da Kasuga verso il finale.

Alla luce di un'influente componente biografica dell'autore, ritengo "Aku no Hana" uno slice of life psicologico unico nel suo saper trasmettere sensazioni e stati d'animo in cui ciascuno di noi rivede inevitabilmente qualcosa di sé stesso. A discapito di qualche ingenuità e estremizzazione occasionale, credo che tutti abbiano un pezzo di Kasuga, di Nakamura o di Saeki addosso, e il poter constatare di non essere soli è rincuorante. Questo però non significa che l'intenzione di Oshimi sia quella di permettere al lettore di crogiolarsi tra le sue pagine, al contrario, il suo scopo è originare un primo impulso promotore per indurre a capire che ognuno deve trovare le proprie risposte nel corso della vita.

Pan Daemonium

Volumi letti: 11/11 --- Voto 9,5
Cosa di Baudelaire può aver influenzato il titolo di questa opera? In un certo frangente si fa riferimento alla musa del poeta, la Duval, ma è la musa il concetto di base di quest'opera? Sì, ma non solo. Banalmente da Baudelaire Oshimi ha tratto anche il concetto più basilare, ma fondamentale nella sua poetica e nella poetica di intere generazioni moderne: lo spleen, il torpore desolante dell'uomo moderno, dell' "ultimo uomo" nietzschiano conscio della morte di Dio e dei valori morali della società borghese, incapace di incunearsi nei nuovi non-valori, nella liquidità della società moderna capitalistica, oppresso dal plumbeo cielo.
"Aku no hana" è un manga di formazione nichilistico, essenzialmente, il cui protagonista è Kasuga. Kasuga viene descritto come un adolescente schivo ed interessato a Baudelaire. Baudelaire è meramente una icona, un totem che Kasuga adopera per dare una consistenza a sé stesso. Non sa perché lo legge, non lo comprende, ma se ne renderà conto solamente col finire dell'adolescenza.
Quando Kasuga legge Baudelaire dà a sé stesso un valore, ergendosi oltre la massa, ma dandole un valore definito cui paragonarsi.
Nakamura, al contrario, ha superato ciò, è oramai una monade singola che si pone nei confronti del circostante in modo totalmente dissacrante e conflittuale, rifiutandolo senza mezzi termini, dileggiandolo violentemente, ma pur sempre vivendo in sé un conflitto interiore dovuto alla solitudine.
Mentre, però, Kasuga in un qualche modo cerca l'altro come 'proxy' per avvicinarsi al mondo tutto, Nakamura vorrebbe semplicemente un altro, un vero e proprio singolo con cui condividere la da lei definita "perversione" (hentai), che non va concepita in senso sessuale, per quanto le vicende roteino attorno a tale ambito. In tal senso è incredibile come entrambe le lingue abbiano mantenuto un senso etimologico simile: così come "perversione" in italiano/latino semplicemente significa "mutamento/cambiamento/(in)versione (rispetto il normale)", similmente "hentai" significa "condizione di cambiamento/stranezza". Il "pervertito" è colui che cambia la realtà, la propria realtà, ne produce e ne vive una nuova non sentendosi adatto a quella già confezionata che ritrova alla nascita.
Ciò che è stato davvero ben caratterizzato da Oshimi è la forza attrattiva che un individuo come Nakamura crea per coloro che già di per sé tendono alla devianza. Kasuga idolatra - seguendo i suoi maestri poeti - Saeki, una ragazza bellissima, ma comune. Quanto può una tale passione, oltretutto inverosimilmente e improvvisamente ricambiata per necessità di trama, sopportare la trazione che il buco nero chiamato Nakamura esercita nei confronti del cuore e della mente di Kasuga? Non può. "Aku no hana" è per l'appunto un romanzo di formazione, non tanto di Kasuga come individuo, ma della formazione e dell'evolvimento della sua morbosità, che diviene talmente grande da inglobarlo, come un cancro, sino a digerire i restanti tratti della sua personalità, conquistando il trono.
Questa morbosità veemente e tossica arriva al suo parossismo per il fatto che non riesce a scatenarsi in modo benigno. Distrugge Kasuga ed i suoi genitori, distrugge Saeki (ripeto, unico personaggio inverosimile che pare sviluppare una specie di sindrome simile a quella di Kasuga, ma che non dovrebbe non avendone i presupposti; ma era necessario per mantenere viva la tensione del triangolo), distrugge persino Nakamura.

Il resto dell'opera non è altro che la descrizione della quiete dopo la tempesta. Quella quiete così dolce, ma così amara, latrice di un nuovo sole, ma di un sole più tiepido e meno avvolgente. Forse troppa energia era stata sprigionata nell'incontro fra quei trei individui, tanto da provocare il loro sfiorimento, il prosciugamento - la normalizzazione. Il fiore del male redoniano, che apre il suo occhio allorquando Kasuga decide di seguire la sua vera e unica musa e di chiudersi a tutto il resto, lo richiude stracco e sfibrato quando tre anni dopo Kasuga ricomincia a leggere, ritornando al suo vecchio io, al suo anelare il mondo.

Trovo l'ultima parte del manga di una tristezza infinita. Vedere come persino i rapporti fra individui così profondamente interrelazionatisi vadano morendo, un po' nell'indifferenza, un po' nell'odio, un po' nel mero flusso del tempo - è stato d'impatto, è stato così realistico. Il tempo lima gli spigoli dei caratteri più aspri, raffredda le calde acque del risentimento e dell'antagonismo. Nakamura non è più Nakamura, Kasuga cerca di non essere più Kasuga - eppure il loro amore non muta, sino all'ultima pagina sino all'ultimo capitolo, vero e proprio prologo che non solo dona a Nakamura una maggiore umanità, ma ci ricorda che nulla è finito, che quell'amore e quella solitudine su cui verte tutto rimane e deve rimanere il soggetto. L'ossessione di due spiriti così simili, che han visto l'uno nell'altro la salvezza dalla valle di lacrime in cui ci ritroviamo senza averlo chiesto, non può morire. Il mondo, però, il tempo, ti disidratano così tanto dopo così tanti salassi disilludenti da non permettere più a questa forza attrattiva di esplicarsi, ma al massimo di essere raccontata con distacco e anche con una lacrima di malinconia e di impotenza. Kasuga, che sudato e fremente dopo un sogno che descrive i loro eventi futuri, di individui oramai normali, chi più chi meno, disingannati, forse felici, speriamo felici, si siede di fronte al foglio bianco pronto a scrivere - cosa scriverà, se non proprio "Aku no hana"...?


 4
Irene Tempesta

Volumi letti: 11/11 --- Voto 10
Quando acquistai la serie spinta dalle ottime recensioni su Animeclick non avrei immaginato di trovarmi davanti a uno dei migliori manga mai letti.
Shuzo Oshimi è un maestro nel creare personaggi così sfacettati e profondi. E il suo stile di disegno è superbo, molto realistico, e i volti sono meravigliosamente espressivi.
Ormai questo autore mi è entrato nel cuore, lo amo.

Takao Kasuga è un ragazzo chiuso, timido e asociale, come tanti. E' segretamente innamorato di Saeki, la bella e diligente compagna di classe ammirata da tutti. Un giorno trova la sua tuta da ginnastica e in un impeto irrazionale la ruba. Ma viene visto da Nakamura, un'altra compagna di classe che rappresenta l'esatto opposto di Saeki. Nakamura è uno dei personaggi più interessanti che abbia mai visto insieme al protagonista indiscusso, Kasuga. Lei è una ragazza estremamente sola, ma con un carattere fortissimo, è aggressiva, dittatrice, perversa. Ed è proprio questo il tema principale del manga per i primi sei volumi: Quanto si può cedere al lato perverso e oscuro che risiede in ognuno di noi?
Nakamura cerca di ricattare Kasuga e di fargli fare cose sconce e perverse. Lui inizialmente si sente a disagio, ma presto scopre che abbandonarsi al proprio istinto e al lato oscuro, è liberatorio e divertente. Nel frattempo caspisce che la bella e studiosa Saeki ricambia il suo amore e i due si mettono insieme. Ma Nakamura è dietro l'angolo a ricordargli il suo vero io. E di come sono simili. E i sentimenti di Kasuga cominciano a vacillare.

La trama non è assolutamente scontata, è piena di colpi di scena dal primo all'ultimo volume! I personaggi sorprendono di continuo e mutano le loro convinzioni col passare del tempo. L'autore sa tenere vivo l'interesse del lettore, modificando di continuo la trama e regalandoci molteplici spunti di riflessione. Anche la grafica migliora col proseguiredei numeri: Takao Kasuga è un ragazzo buio, asociale, il suo senso di smarrimento, di solitudine, di incomprensione e vuoto interiore è ben definito grazie allo stile di questo splendido autore che ne delinea la psicologia in modo fine e incredibilmente realistico e sfacettato. Raramente ho visto un personaggio così profondo.

La Planet Manga ha fatto un'edizione bellissima, con ottima qualità della carta e inchiostro, sovracopertine stupende. Recentemente è stato ristampato il volume 1 perchè esaurito. E presto lo faranno anche per i volumi 2 e 3 per ora difficili da reperire.
Lodo Planet Manga per avermi fatto conoscere una storia intensa e riflessiva come questa. E la lodo ancora di più perchè vuole investire ancora su questo autore fantastico con "Happiness", di recentissima pubblicazione.
Consiglio a tutti la lettura di questo manga. Lo ritengo molto versatile e adatto a ogni età e sesso. Vi renderete conto già dal primo volume di avere tra le mani una perla rara.

giacgiac

Volumi letti: 11/11 --- Voto 9
L’adolescenza è quella parte della vita in cui il mondo ti è contro, ti marca stretto e ti toglie il respiro, mentre le persone che ti circondano non riescono a capirti; l’adolescente è quindi combattuto tra la necessità di omologarsi alla società, rappresentata dai propri coetanei, e il volersi distinguere ed emergere dalla massa, due vie non sempre disgiunte che conducono ugualmente alla realizzazione dell’individuo. Diciamo pure che questo è il punto di partenza di “Aku no Hana”, un fumetto dal gusto autobiografico, un po’ di formazione, pesantemente psicologico e a tratti pure un po’ ermetico; la prima opera in cui Shuzo Oshimi abbia deciso di riversare tutto se stesso.
Quello che l’autore pone è il problema della <i>perversione</i>, intesa come aberrazione dal modello di individuo imposto dalla società, non necessariamente intesa dal punto di vista sessuale; un problema che l’autore esplica tramite il parallelismo tra l’individuo durante l’adolescenza e il poeta decadente nella società di metà Ottocento. Il protagonista, Takao Kasuga, è un pervertito per due motivi: perché rifugge la monotonia di una società dai valori scaduti e vacui attraverso la lettura e la poesia; per il furto della tuta di una compagna di classe, causa del tragico cambio di rotta della sua esistenza e punto di partenza della narrazione.
Proprio grazie alla lettura de “I fiori del male”, egli sovrappone l’idea di mondo decadente descritta dal poeta francese con quella della società che lo circonda; Takao vive nell’ossessione di essere un novello Baudelaire, un individuo dalla sensibilità spiccata che si erge, silenzioso, al di sopra della massa, proprio in virtù di essa, ma che dalla massa non viene accettato e riconosciuto. Il rapporto controverso con l’imperscrutabile Nakamura, sua ricattatrice, e con l’angelica e ingenua Saeki, lo porta tanto a un’estremizzazione di questo sentimento, quanto alla messa in dubbio del proprio ruolo, seguendo abbastanza fedelmente il percorso evolutivo della figura del poeta che Baudelaire impone nella propria raccolta più famosa. Takao si trova di fronte a tre problemi, fili conduttori dell’intera opera e tappe dell’evoluzione del personaggio: la scoperta dello <i>spleen</i> e il rapporto dell’individuo <i>perverso</i> nella società; la dicotomia tra purezza e dannazione, che si esplica nella contrapposizione di <i>donna angelo</i> e <i>femme fatale</i>, Saeki e Nakamura; il superamento dell’adolescenza e l’allontanamento da “I fiori del male”.

La suddivisione dell’opera, oltre che a livello narrativo, offre qualche spunto interessante anche sull’evoluzione del modo in cui l’autore si pone nei confronti della propria opera. Da un punto di vista concettuale, nella prima parte del fumetto, quella più strettamente legata all’opera di Baudelaire, viene posta particolare enfasi sul rapporto tra individuo e contesto in cui esso si trova; Oshimi attinge dichiaratamente dalla propria esperienza personale, fotografa i luoghi della propria infanzia e adolescenza, gli interni della sua vecchia scuola media, il fiume dove soleva trascorrere i pomeriggi in compagnia e via dicendo. L’attenzione, a questo punto della narrazione, è posta sì sui personaggi, disegnati con linee sottili e precise, molto arrotondate, ma anche sulla componente paesaggistica, riprodotta con attenzione e profondamente legata alle vicende e allo sviluppo delle personalità dei tre protagonisti. Takao, infatti, è mosso sostanzialmente dal desiderio trovare qualcosa che riempia la vacuità di quell’ambiente, che tenta di inglobarlo; sulla falsariga de “I fiori del male”, egli cerca dapprima rifugio nell’idealizzazione della bellezza e della purezza, rappresentate dalla figura di Saeki, ma ben presto realizza che l’immagine costruita attorno alla ragazza, si scontra terribilmente con la sua vera personalità. Saeki è ingenua, sottomessa fin da bambina alle regole che le sono state imposte e costretta a indossare la maschera della ragazza modello, tradendo le aspettative di Takao e finendo per ricercare ella stessa, proprio in Takao, la sostanza con cui riempire il guscio vuoto che sente di essere diventata.
Nakamura, al contrario, è sempre stata una <i>pervertita</i>. A causa di una situazione familiare complicata, la ragazza passa il tempo da sola a commiserarsi per la propria diversità e a fomentare il proprio odio verso la società dell’apparenza; quando viene a conoscenza del crimine di Takao – il furto della tuta di Saeki – è finalmente felice di aver trovato un’altra persona come lei, con la quale poter scappare verso un luogo diverso da quello soffocante in cui è costretta, con cui poter raggiungere <i>il mondo dall’altra parte</i>. Il ricatto di Nakamura, assieme alla presa di coscienza riguardo al proprio rapporto con Saeki, lo porta ad avvicinarsi alla prima e a compiere una serie di atti di ribellione verso i genitori, la scuola e la comunità cittadina in toto, senza tuttavia riuscire a raggiungere <i>l’altra parte</i> e a scappare dalla società, né tantomeno a trovare un posto all’interno di essa. Dilaniato quindi dall’incertezza e dal disgusto, Takao decide quindi di ripercorrere fino in fondo il percorso de “I fiori del male”, che con le ultime poesie individua nella morte il mezzo ultimo per raggiungere il tanto agognato <i>mondo dall’altra parte</i>.

L’avvicinamento al trasferimento della famiglia Kasuga, che segna l’inizio della seconda parte del racconto, è accompagnato da un cambio della psicologia del personaggio, che ha superato la fase di sovrapposizione alla figura di Baudelaire, ma che non riesce ancora a trovare scampo dalla città decadente che lo circonda. Da un punto di vista artistico, le linee iniziano a farsi più sinuose e i chiaroscuri più marcati; i retini utilizzati per le campiture lasciano progressivamente il posto al tratteggio e gli sfondi diventano via via più funzionali e meno iperrealistici. Di contro incrementa notevolmente l’espressività della scena, ora focalizzata esclusivamente sui personaggi. L’abbandono progressivo del dialogo, in favore della comunicazione per immagini, non inficia minimamente la trasmissione delle emozioni forti e delle sensazioni – vere protagoniste di questa parte del fumetto – dei personaggi, rappresentati tramite una fisiognomica precisa e dei primi piani terribilmente realistici, pur senza abbandonare la linea semplice e funzionale, tipica dello stile dell’autore. L’approssimazione nelle ombreggiature e il tratteggio esasperato degli ultimi capitoli, accompagnati da una regia ormai svincolata da ogni regola e canone preesistete, rappresentano l’apice della poetica visiva di Oshimi, un linguaggio che riesce a passare dal delicato al violento in un attimo, con una delicatezza e una naturalezza disarmanti, senza bisogno di parole a enfatizzare l’una o l’altra componente.

A differenza di altre opere fumettistiche giapponesi che hanno tentato in modo più o meno convinto di trattare la <i>perversione</i> dell’animo umano, trovo che “Aku no Hana” riesca a tenere sempre al centro della scena l’argomento principale, senza ricadere nella banalità e senza toccare ripetutamente la sfera sessuale, impresa ardua per un seinen, figuriamoci per uno shounen. Il fatto che l’autore studi in modo così dettagliato la scena e che conceda alla regia il ruolo principale nella veicolazione del messaggio della sua opera, è la chiave di volta del suo successo. La capacità di parlare per immagini permette una lettura rapida, immediata e molto intensa, nonostante alle volte, in un certo senso, questo si ritorca contro il lettore. Il rovescio della medaglia è infatti quello della scarsa longevità, non tanto della prima parte, in cui l’approfondimento psicologico dei personaggi e l’articolazione dell’intreccio godono di uno sviluppo praticamente perfetto, quanto della seconda. Se è vero che, come detto in precedenza, l’impoverimento della componente scritta a favore della dialettica dell’immagine arricchisca da un punto di vista artistico l’opera d Oshimi, è altrettanto vero che, in termini di tempo di lettura – per quanto meditativa essa possa essere – si riscontra un deficit importante. Sarebbe stato più interessante vedere un approfondimento maggiore del personaggio di Tokiwa e del suo rapporto con il protagonista, a sottolineare in modo più marcato il cambiamento scaturito dal superamento del Takao-simil-Baudelaire, in favore del vero Takao.
Rimpianti a parte, guardandolo nel suo insieme, “Aku no Hana” inizia come buon fumetto e cresce lentamente fino a diventare, nelgli ultimi volumi, un piccolo capolavoro, capace di coinvolgere, trasportare e far riflettere su tematiche delicate che, verosimilmente, hanno riguardato da vicino ogni adolescente, presente o passato.


 2
Nikora96

Volumi letti: 11/11 --- Voto 9
<b>Attenzione! Contiene spoiler</b>

Questa opera mi ha realmente colpito... tanto che l'ho inserita nella mia tesina di maturità. Cominciamo subito! Shūzō Oshimi, ha scritto e disegnato un manga in particolare, ispirandosi ad una raccolta lirica di Charles Baudelaire pubblicata nel 1857, "I Fiori del Male". Oshimi rinomina l'opera "Aku no Hana" che appunto si traduce in, I fiori del male. Ma cosa ritroviamo dei Fiori del male in "Aku no hana"? Praticamente tutto. L'opera tratta di un ragazzino delle medie Takao Kasuga che proprio come Baudelaire si sente incompreso ed estraniato da un mondo che non lo comprende, proprio come leggiamo nell'Albatro. Per questo il ragazzo si chiude in sé stesso e nella lettura. In particolar modo il ragazzo è un amante di Baudelaire e dei "Fiori del Male", libro che porta sempre con sé e che ritiene essere la sua Bibbia. In "Aku no hana" notiamo anche il "simbolismo", di stampo decandentista che in "Aku no hana" si manifesta quando Takao ruba istintivamente la tuta da ginnastica di una sua compagna per cui Takao prova un amore prettamente platonico, definendola sua femme fatale. La tuta diventerà il simbolo della sua perversione (tema trattato e discusso ne "I Fiori del male") e del suo feticismo. Sfortunatamente essendo stato visto da una sua compagna Sawa Nakamura che tutti ritengono "strana" Takao è costretto a sottostare ai ricatti di Nakamura per paura che quest'ultima possa raccontare alla classe dell'accaduto. I due cominciano così, in questo loro rapporto controverso, la ricerca di un "panismo" decadentista che vorrebbero trovare "aldilà della montagna che li opprime e li chiude in una città vuota che loro odiano",che si fonde con un elemento tipicamente nipponico presente da secoli nella loro cultura, ossia il tema del sacrificio. Kasuga, infatti, pur di raggiungere il loro "aldilà della montagna", compie gesti che lo estranieranno completamente dalla società.

Pur di raggiungere questo panismo insieme a Nakamura, è pronto a farsi ripudiare dall'intera scuola e dall'intera città e, dopo svariati fallimenti, dopo aver perso tutto, è pronto a dare anche la vita per raggiungere "L'aldilà".


 2
Lyuze

Volumi letti: 11/11 --- Voto 10
Ho divorato questo manga in due giorni.
Per i primi sei volumi ho provato un disagio così profondo che stavo male proprio fisicamente: è la parte più disturbante della storia, ma non riuscivo proprio a smettere di leggere.
Nei restanti volumi l'orrore si placa per fare spazio al senso di smarrimento del protagonista, a un sommesso malessere che ostinatamente cerca di risolversi. E pure quando ci riesce, l'oscurità non si dissolve mai completamente.

Non so se esagero (ma non credo) definendolo un capolavoro: per la storia e i disegni; per la violenza con cui l'autore ci sbatte in faccia tutta la grigia mediocrità dell'umanità, della normalità; per i sentimenti cupi che vengono raccontati e per il modo in cui vengono raccontati. Per tutti questi motivi, lo consiglio spassionatamente. Però, se volete leggerlo, preparatevi psicologicamente a una cosa non facile da digerire.

Per quanto possa farci orrore l'abisso in cui sprofondano i protagonisti e il buco nero che li risucchia, la società malata che li fa ammalare. Per quanto vorremmo che fosse tutto solo frutto della fantasia di un mangaka completamente folle. Ci si deve rendere conto che quella pazzia esiste davvero! Perché esistono davvero gli "insetti di merda" (citando Nakamura) che alimentano quella pazzia.
Il pazzo spesso non è che il frutto della società in cui vive.

I protagonisti oscillano tra la paura, l'autolesionismo, il sadismo, il disgusto per sé stessi e l'assoluto totale disprezzo per chi li circonda. Tutto questo - agli occhi di chi legge - risulta malato, insano, morboso, deviato, forse un irrecuperabile disastro. Ma in un certo senso lo si riscopre anche sano: dal momento in cui il dolore implode/esplode nel climax, comincia un percorso introspettivo e non più violento che culmina in una inaspettata catarsi.

Difficile farsi scivolare addosso, come se nulla fosse, tutta l'ammaliante mostruosità e inquietudine raccontata in questi 11 volumi! E proprio per questo è anche difficile smettere di pensarci una volta chiuso l'ultimo volume. Io non credo di esserne ancora uscita del tutto, da quelle pagine.


 1
Onizuka85

Volumi letti: 11/11 --- Voto 8
Questo manga ha avuto un potere particolare, un'influenza, dal momento in cui lo vidi in fumetteria per la prima volta. Lo snobbavo, lo guardavo, lo sfogliavo, non lo acquistavo, ma ne ero sempre attratto, finché non è uscito l'ultimo numero. Ancora curioso dopo un anno, è bastato sfogliare le prime pagine del primo numero e sono stato rapito letteralmente, ho comprato tutta la serie in una botta.
Non so voi ma l'ho letto tutto in una sera, una cosa stupefacente che non mi era mai capitata prima.
La trama è un continuo punto di domanda e l'assoluta bravura dell'autore è quella di obbligare il lettore ad andare avanti e non riuscire a smettere.
Il protagonista, Takao Kasuga, per un impulso involontario o inconscio finisce nella rete ricattatoria di una sua compagna di classe, per giunta seduta dietro di lui, Sawa Nakamura, che lo tormenterà fino a raggiungere un apice di non ritorno per entrambi. In tutto ciò verrà coinvolta la musa, la ragazza dei sogni di Takao, Nanako Saeki.
A dire la verità la prima parte è stata un po' dura da mandare giù, nel senso che ho trovato tutto un po' esagerato: alcune cose non le ho condivise, o meglio avrei voluto che fossero scritte e disegnate in maniera diversa, ma probabilmente Oshimi ha voluto dare appositamente questa impronta pesante e cupa sulle perversioni adolescenziali e sulle opinioni delle persone che si rifugiano nel grigiore della standardizzazione, senza tirar fuori ciò che più desiderano per paura di giudizi e condizionamenti. Fatto sta che le conseguenze di quello che accade nella prima parte del manga aprono le porte ad un'autentica storia brillante da leggere a perdifiato nella seconda parte: infatti è un continuo di momenti profondi, una lotta interiore dei protagonisti, un coinvolgimento che lascia il vuoto finale. Con una trama così intricata e così cervellotica si sarebbe potuti cadere facilmente nella banalità e nelle assurdità, o addirittura nel perverso e nella volgarità, ed invece di questi neanche l'ombra se non un leggero accenno nei primi capitoli. Paradossalmente sembra un manga dove non c'è spazio per dolcezza e romanticismo, ma in qualche modo escono fuori magicamente dalle pagine pervase fino all'ultimo da un'atmosfera unica.
I disegni sono meravigliosi, i fondi, i luoghi e i protagonisti sono resi benissimo, i premi che ha vinto questo mangaka sono veramente strameritati.
Invito a chi si è fermato ai primi numeri di andare avanti, c'è una evoluzione negli eventi che vi catturerà fino alle ultime pagine. Personalmente non mi sarei mai aspettato determinati colpi di scena, non c'è nulla di scontato praticamente mai, e il finale mi ha soddisfatto tantissimo.
Il mio voto sarebbe otto e mezzo, ma solo perché come ho detto in apertura i primi numeri mi hanno lasciato un po' l'amaro in bocca e quindi non raggiunge le vette di altri capolavori. Resta comunque un lavoro grandioso di cui vanno lodate l'idea e lo sviluppo perfetto di essa, e quando alla fine rimani col vuoto puoi aver letto solo una grandissima opera.


 4
Marco Onizuka

Volumi letti: 11/11 --- Voto 10
Quello che vado a recensire oggi è un manga tra i più particolari che ho letto ed anche tra i più carichi di significato. Prima di tutto bisogna parlare dei personaggi: c'è un'introspezione psicologica veramente incredibile e trovo che raramente siano state raggiunte certe vette di approfondimento, tanto da entrare davvero in empatia con i personaggi e talvolta rispecchiarsi con loro, almeno in parte. Il protagonista si trova coinvolto in questa sorta di triangolo amoroso: da una parte c'è la ragazza che gli piace, Saeki, quella a cui ha rubato la tuta, che per lui rappresenta la purezza più assoluta. Dall'altra parte invece c'è Nakamura, che rappresenta esattamente l'opposto, ovvero la perversione, e le vicende riguarderanno soprattutto loro tre, ma non solo, però non dico altro per non spoilerare. E' un manga che mette a nudo l'essenza umana e l'attrazione verso il lato oscuro da sempre radicata nell'uomo dall'inizio della storia dell'umanità e a cui non si può sfuggire, e Kasuga, che è il protagonista di questa storia, dovrà fronteggiare questo lato oscuro e decidere da cosa è davvero attratto: dalla luce, o dalle tenebre? Purezza o perversione? Elevarsi ad uno stato superiore e trattenere le proprie pulsioni o liberare la propria interiorità senza trattenersi?

Parlando dei disegni, invece, questi sono molto belli, anche se all'inizio li ho trovati quasi inadatti per il tipo di storia raccontata. Poi però con il passare dei capitoli hanno subito una continua evoluzione e sono diventati ottimi. C'è da dire che riescono a trasmettere forti emozioni, soprattutto quella sensazione di vuoto e di smarrimento che si percepisce nel protagonista. Specialmente nella seconda parte del manga, in cui ormai i disegni sono veramente belli, questa sensazione mi veniva trasmessa benissimo attraverso il protagonista e le ambientazioni in cui si muoveva, facendo sentire anche me angosciato e perso. Queste ambientazioni sono soprattutto urbane, tristi, grige e deprimenti, a tratti quasi claustrofobiche, e quindi fanno immergere ancora di più nell'atmosfera che il manga vuole trasmettere e ci riesce alla grande secondo me. Ho provato veramente tante sensazioni leggendo questo manga, ho percepito la vuotezza, la malinconia e la tristezza che avvolge questa storia carica di significati e di messaggi dall'inizio alla fine. Posso dire che è stato uno dei più bei manga che ho letto ed una sorta di viaggio alla scoperta del lato più profondo di noi stessi, della nostra sofferenza e della nostra continua ricerca di qualcosa, forse un'altra persona che ci accompagni in questo viaggio solitario che è la vita, forse la liberazione delle proprie perversioni, o forse il fantomatico "other side" di cui parla Nakamura, chissà.


 3
Alinag

Volumi letti: 11/11 --- Voto 8
Ispirarsi ad una grande opera del passato come "I fiori del male " di Baudelaire per contestualizzarlo nei giorni nostri. Questo è ciò che avviene in "Aku no Hana", manga che riesce a "far crollare i muri" della falsa coscienza e dell' ipocrisia del nostro tempo.
Le vesti del poeta maledetto vengono indossate da Takao Kasuga, un adolescente timido ed introverso, che tenta di comprendere la sua vera personalità inseguendo due ideali opposti e contraddittori, incarnati da due ragazze, Nanako Saeki e Sawa Nakamura.
La prima agli occhi del protagonista rappresenta la "femme fatale" l'angelica ragazza in grado di renderlo una persona amabile ed affabile, mentre la seconda identifica la sua parte più intollerante e viscerale del suo animo.
Questa relazione triadica costringerà Takao a scontrarsi tra questi due irriducibili estremi ed affronterà diverse situazioni che lo poteranno a dover scegliere quale delle due dimensioni gli appartengono.
Che cosa ricercherà Takao? Un mondo edulcorato o una una realtà deviata?
E' possibile scoprirlo lasciandosi trasportare dalle trame di questa vicenda che è stata in grado di seguire la psicologia dei suoi personaggi e i loro conflitti esistenziali.
Ma la grande potenzialità di questa opera sta nel riuscire ad amplificare il messaggio per raccontare molto di più.
Infatti in queste pagine la trama diviene un mezzo per criticare le convenzioni sociali, l' etica e la morale che governano il nostro sistema.
"Aku no hana" riesce a mostrarci come i precetti del vivere sociale possano essere solo delle imposizioni che arrivano ad annichilire le vite di questi giovani ragazzi, che cercano di costruire un propria identità e ritrovare una propria collocazione nel mondo.
S.Oshimi, in questo manga, è riuscito a svilire i valori dominanti di una società dove i confini tra "giusto" e "sbagliato" sono marcati con un tratto fermo e deciso che non comprende sfumature ma solo le intensità del bianco e del nero.
Sottolineando quindi quanto i preconcetti e i pregiudizi legati alla definizione delle cose e delle persone possano essere un grande limite per poter comprendere la complessità del reale.


 9
Vagabond90

Volumi letti: 11/11 --- Voto 9
E' difficile nel mare di banalità attuale trovare un manga con una caratterizzazione psicologica di questo spessore, che riesce a soddisfare il lettore con una storia scorrevole e ben congegnata, e dei disegni veramente molto belli e sempre in crescita. Ho divorato i primi 50 capitoli, ed ora sembra che la storia sia arrivata ad un punto di svolta.

Takao Kasuga è all'apparenza un timido e ordinario ragazzino che frequenta le scuole medie. In realtà è una persona con una sensibilità più sviluppata dei suoi coetanei, e coltiva una grande passione per la lettura, in particolar modo è rimasto stregato dai "fiori del male" di Baudelaire e vorrebbe fare della sua vita un manifesto sistematico degli ideali letterali che coltiva.
La sua musa ispiratrice di cui è segretamente innamorato è la compagna di classe Nanako, la "ragazza- angelo" a cui tende idealmente. Quando un giorno Takao torna in aula dove ha dimenticato "i fiori del male" , qui vi trova anche la tuta di Nanako, che ruberà spinto da una pulsione istintiva. I guai di Kasuga iniziano quando Noragami, una bizzarra compagna di classe che siede al posto dietro al suo gli rivelerà di aver visto tutto e lo inizierà a ricattare con l'uso di meccanismi perversi e congegnati sadicamente.
Paradossalmente l'avvicinamento di Nanako a Kasuga sarà indirettamente causato da Noragami stessa, in una situazione in cui Kasuga in classe prende le sue difese infatti Nanako rimane colpita dalla nobiltà d'animo di quest'ultimo.
E poi rimarrà stupita dall'intensità con cui Kasuga parla della sua passione per il mondo dei libri, si renderà conto che lei, ragazza perfetta con voti eccellenti e che coltiva un mondo di hobby in realtà è vuota, mancante di una vera passione che animi la sua vita.

La bellezza di questo manga nasce dai rapporti interpersonali che si intrecceranno dallo strano triangolo Kasuga-Saeki-Noragami, anche se a voler essere precisi il vertice dominante del triangolo è proprio Noragami: da essa scaturiscono per davvero "i fiori del male", ed anche le azioni di Kasuga e Seaki diverranno "perverse" e "malsane", non perchè loro due lo siano per davvero, ma perchè condizionati da un contesto che non gli lascia via di scampo. I tre ragazzi vivono un'adolescenza tormentata, e l'avvicinamento con il mondo adulto rappresenta un distacco interiore, una separazione estremamente travagliata.

Le azioni che vengono compiute dai personaggi si potrebbero dire guidate da un totale nichilismo distruttivo e da una "follia ponderata", che non lascia spazio a nessuno tipo di etica.
C'è continuamente un richiamo ad un enigmatico "other side", in pratica una sorta di lato oscuro, l'unica via praticabile a quanto pare in una cittadina di provincia come quella dei protagonisti, chiusa nei suoi campanilismi, come dice lo stesso mangaka "un ammasso di metalli arruginiti".

<b>(Attenzione Spoiler)</b>Questo vortice di distruzione e pessimismo cosmico si interromperà solo con l'allontanamento fisico di Kasuga e della sua famiglia dalla città natale, dopo che i genitori avranno preso questa decisione, per il bene del figlio ma anche per evitare il ludibrio pubblico per l'intera famiglia.

Con la crescita interiore e fisica di Kasuga mentre frequenta le scuole superiori, il disegno sembra accompagnare questo suo sviluppo, il vuoto interiore e la tristezza insita nel personaggio principe sono resi magistralmente da un disegno drammatico e che dipinge alla perfezioni le espressioni del volto.
Le ragazze protagoniste, ora Saeki, ora Noragami ora Tokiwa, sono disegnate con dei volti di rara bellezza, ora dipinte come "ragazze angelo" ora dipinte con un volto sadico e maligno a seconda dell'esigenza della trama, ma sempre con grande realismo, sebbene si tratti solo di un manga.
I primi piani, le inquadrature sulle labbra, sugli occhi rendono perfettamente la drammaticità dei personaggi, sembrano quasi animati.

Aspetto con ansia di scoprire il compimento che verrà dato al manga, ma fin ora sono rimasto più che soddisfatto di un manga che fa riflettere sulla società e su cosa sia realmente "perverso" e "giusto", sulla difficoltà adolescenziale di inserirsi negli schemi predefiniti e calcolatori del mondo adulto, che ci vuole adeguati a svolgere certi tipi di incarichi. E a maggior ragione in un mondo come quello Giapponese, in cui le relazioni interpersonali sono così difficili.

E comunque mi pare calzante in questo caso quello che diceva Fromm riguardo la pazzia, e cioè che una persona viene considerata "pazza" quando è inadeguata a svolgere il compito che le è stato assegnato dalla società capitalista, questo però non vuol dire che lo sia per davvero, è la società che con degli schemi prestabiliti certe volte bolla crudelmente le persone con degli attributi immeritati.