Non è strano che un gioco che ha successo veda l'arrivo di un suo sequel, ma se c'è una serie che non mi sarei aspettato di vedere diventare tale è proprio Spirit of the North. Il primo capitolo, uscito nel 2019, è stato il gioco di debutto di Infuse Studio, una software house americana formata da due amici che abitavano a diversi stati di distanza. Il passo da amici a colleghi è avvenuto in un lasso di tempo relativamente breve, ma Infuse Studio non nasce come casa di sviluppo per videogiochi bensì come creatrice di asset per la produzione di contenuti digitali, ovvero un modo complicato per dire che creavano modelli poligonali da vendere sugli store specializzati: luoghi, rocce, effetti, oggetti e tanto altro messo a disposizione per sviluppatori desiderosi di creare esperienze di gioco più che grafica.

Dopo alcuni anni passati con questo business, Infuse Studio usa quanto creato nel tempo per costruire un'esperienza diversa, un gioco completo che prenderà il nome di Spirit of the North. Con la collaborazione di un artista per la composizione della colonna sonora, il duo americano trasporta con inaspettata eleganza il fascino misterioso e solitario dell'Islanda con un racconto para-mitologico che vede come protagonista una Volpe impegnata in un duro viaggio per risanare una terra disabitata e caduta in declino, squarciata da una piaga rossa che impedisce la vita. Il primo Spirit of the North è una perla rara, come raccontato nella sua recensione dedicata e come approfondito nel nostro speciale per celebrare il suo primo anniversario, e la sua efficacia risiedeva proprio nel suo essere minimale e completo: muto ma esaustivo nel suo raccontare tutto senza dire niente colpendo con la forza evocativa di immagini e suoni. La struttura del primo Spirit of the North era piuttosto semplice, il giocatore era chiamato ad avanzare per diverse aree piuttosto grandi mentre risolveva puzzle ambientali e recuperava dei bastoni-collezionabili da riportare alle tombe dei saggi della civiltà perduta. Un platform anni '90 sebbene non ci fosse nessun nemico da sconfiggere, ma al suo posto tanta atmosfera per un'avventura peculiare fatta di esplorazione e storia.
Senza fare spoiler sul finale del primo, per quello ci pensa lo speciale sopracitato, il gioco si conclude in modo completo e soddisfacente, una chiusura che non lascia pensare ad un proseguimento dell'avventura ed è da queste premesse che Spirit of the North 2 apre le porte, lasciando un po' confusi i fan del precedente ma non compromettendo affatto l'esperienza di chi scopre il gioco della volpe dal secondo capitolo. Vestendo i panni del figlio del protagonista del precedente gioco, il giocatore si trova una simil-Islanda open world tutta da esplorare. Le zone sono parzialmente divise e Infuse Studio si (ri)dimostra un maestro nella creazione di splendide e funzionali location, tra scorci meravigliosi e aree divertenti da esplorare che riescono a mantenere un senso di naturale e "realistico". Il mondo di gioco è il vero protagonista, dettagliato e caratteristico in ogni sua macro area che estende ed esplora i meravigliosi paesaggi islandesi rievocando quel sense of wonder primordiale, solitario e misterioso, che chiunque abbia mai messo piede in Islanda non può non aver provato.

Dalle rocciose aree dell'Islanda del sud alle praterie dell'Islanda del nord passando per le caratteristiche rocce di basalto e il tempo ballerino, Spirit of the North 2 trasporta il giocatore in uno dei paesi più mistici ed evocativi del mondo stuzzicandolo con una nuova storia dai sapori mitologici, arricchita da tutti quegli elementi che rendono chiaro come ora Infuse Studio non sia più al suo gioco di debutto. Il mondo non è più abitato solo da cadaveri e spiriti, altri animali camminano con il giocatore e interagiscono con lui tra guaiti di intesa e vendite di oggetti (?!) per un'esperienza molto più da videogioco, ma proprio per queato anche molto meno mistica. Nel suo "essere di più" il secondo capitolo perde quel magico equilibrio che tanto rendeva caratteristico il primo Spirit of the North. La storia è ora decisamente più strutturata e approfondisce ciò che nel precedente si era solo potuto immaginare dalle rovine e dai murales sparsi qua e là; pergamene da scovare in giro per il mondo raccontano la genesi della catastrofe, le gesta dei predecessori e per quanto evocative siano gli eventi narrati la modalità così standard di testi e lettere minano fortemente le atmosfere del gioco. Sorvolando sul come possa una volpe leggere il linguaggio delle rune, la storia coinvolge in prima persona (pardon, animale!) il protagonista per una impostazione più pressante che però non si incastra con particolare eleganza all'impostazione open world, ironicamente più adatta al precedente capitolo.
Nei suoi giri, la giovane volpe mistica finisce per ridestare un antico male che minaccia la pace delle varie tribù animali che popolano questa Islanda-non-Islanda e, con la collaborazione di un Corvo magico, cercherà di rimediare al suo errore mentre risana il mondo dalla piaga che i genitori avevano iniziato a debellare. L'entità malevola sembra intenta ad agire, ma di fatto siamo lasciati liberi di muoverci per il mondo alla ricerca di artefatti, rune che conferiscono poteri e antichi templi delle tribù animali che permettono non solo di viaggiare in nuove aree, ma che fanno luce sulla storia del mondo, completando l'elegante puzzle che si viene a formare dai collezionabili raccolti.

In tutto questo il team non ripropone i vecchi poteri della volpe con nuovi enigmi, ma opta per la ben più saggia decisione di concedere nuovi poteri al quadrupede e al suo compagno volatile per una serie di combinazioni interessanti che rendono l'esplorazione del mondo e il superamento delle sfide assai divertente. Il giocatore ha ora la possibilità di equipaggiare diverse rune che offrono potenziamenti e poteri differenti, si possono ottenere punti abilità per agevolare l'esplorazione e personalizzare la propria volpe così come tornano in versione espansa le modifiche estetiche, ora non più limitate ad una "skin" bensì combinabili tra manto di tante tipologie e occhi di diversi colori.
Graficamente il gioco si riconferma un piacere per gli occhi, i paesaggi in particolare sono veramente ben fatti e ricreano le atmosfere magiche tipiche della serie. Saltuari cali di framerate minano parzialmente l'esperienza e il timing delle presentazioni non rende giustizia alle ottime atmosfere, ma è la colonna sonora la parte che meno riesce a far brillare il titolo. Le malinconiche e tristi tracce del primo sono ormai un lontano ricordo, sostituite da basi anonime e poco incisive, tal volta assimilabili a rumori ambientali.
Gioco testato su PlayStation 5.

Dopo alcuni anni passati con questo business, Infuse Studio usa quanto creato nel tempo per costruire un'esperienza diversa, un gioco completo che prenderà il nome di Spirit of the North. Con la collaborazione di un artista per la composizione della colonna sonora, il duo americano trasporta con inaspettata eleganza il fascino misterioso e solitario dell'Islanda con un racconto para-mitologico che vede come protagonista una Volpe impegnata in un duro viaggio per risanare una terra disabitata e caduta in declino, squarciata da una piaga rossa che impedisce la vita. Il primo Spirit of the North è una perla rara, come raccontato nella sua recensione dedicata e come approfondito nel nostro speciale per celebrare il suo primo anniversario, e la sua efficacia risiedeva proprio nel suo essere minimale e completo: muto ma esaustivo nel suo raccontare tutto senza dire niente colpendo con la forza evocativa di immagini e suoni. La struttura del primo Spirit of the North era piuttosto semplice, il giocatore era chiamato ad avanzare per diverse aree piuttosto grandi mentre risolveva puzzle ambientali e recuperava dei bastoni-collezionabili da riportare alle tombe dei saggi della civiltà perduta. Un platform anni '90 sebbene non ci fosse nessun nemico da sconfiggere, ma al suo posto tanta atmosfera per un'avventura peculiare fatta di esplorazione e storia.
Senza fare spoiler sul finale del primo, per quello ci pensa lo speciale sopracitato, il gioco si conclude in modo completo e soddisfacente, una chiusura che non lascia pensare ad un proseguimento dell'avventura ed è da queste premesse che Spirit of the North 2 apre le porte, lasciando un po' confusi i fan del precedente ma non compromettendo affatto l'esperienza di chi scopre il gioco della volpe dal secondo capitolo. Vestendo i panni del figlio del protagonista del precedente gioco, il giocatore si trova una simil-Islanda open world tutta da esplorare. Le zone sono parzialmente divise e Infuse Studio si (ri)dimostra un maestro nella creazione di splendide e funzionali location, tra scorci meravigliosi e aree divertenti da esplorare che riescono a mantenere un senso di naturale e "realistico". Il mondo di gioco è il vero protagonista, dettagliato e caratteristico in ogni sua macro area che estende ed esplora i meravigliosi paesaggi islandesi rievocando quel sense of wonder primordiale, solitario e misterioso, che chiunque abbia mai messo piede in Islanda non può non aver provato.

Dalle rocciose aree dell'Islanda del sud alle praterie dell'Islanda del nord passando per le caratteristiche rocce di basalto e il tempo ballerino, Spirit of the North 2 trasporta il giocatore in uno dei paesi più mistici ed evocativi del mondo stuzzicandolo con una nuova storia dai sapori mitologici, arricchita da tutti quegli elementi che rendono chiaro come ora Infuse Studio non sia più al suo gioco di debutto. Il mondo non è più abitato solo da cadaveri e spiriti, altri animali camminano con il giocatore e interagiscono con lui tra guaiti di intesa e vendite di oggetti (?!) per un'esperienza molto più da videogioco, ma proprio per queato anche molto meno mistica. Nel suo "essere di più" il secondo capitolo perde quel magico equilibrio che tanto rendeva caratteristico il primo Spirit of the North. La storia è ora decisamente più strutturata e approfondisce ciò che nel precedente si era solo potuto immaginare dalle rovine e dai murales sparsi qua e là; pergamene da scovare in giro per il mondo raccontano la genesi della catastrofe, le gesta dei predecessori e per quanto evocative siano gli eventi narrati la modalità così standard di testi e lettere minano fortemente le atmosfere del gioco. Sorvolando sul come possa una volpe leggere il linguaggio delle rune, la storia coinvolge in prima persona (pardon, animale!) il protagonista per una impostazione più pressante che però non si incastra con particolare eleganza all'impostazione open world, ironicamente più adatta al precedente capitolo.
Nei suoi giri, la giovane volpe mistica finisce per ridestare un antico male che minaccia la pace delle varie tribù animali che popolano questa Islanda-non-Islanda e, con la collaborazione di un Corvo magico, cercherà di rimediare al suo errore mentre risana il mondo dalla piaga che i genitori avevano iniziato a debellare. L'entità malevola sembra intenta ad agire, ma di fatto siamo lasciati liberi di muoverci per il mondo alla ricerca di artefatti, rune che conferiscono poteri e antichi templi delle tribù animali che permettono non solo di viaggiare in nuove aree, ma che fanno luce sulla storia del mondo, completando l'elegante puzzle che si viene a formare dai collezionabili raccolti.

In tutto questo il team non ripropone i vecchi poteri della volpe con nuovi enigmi, ma opta per la ben più saggia decisione di concedere nuovi poteri al quadrupede e al suo compagno volatile per una serie di combinazioni interessanti che rendono l'esplorazione del mondo e il superamento delle sfide assai divertente. Il giocatore ha ora la possibilità di equipaggiare diverse rune che offrono potenziamenti e poteri differenti, si possono ottenere punti abilità per agevolare l'esplorazione e personalizzare la propria volpe così come tornano in versione espansa le modifiche estetiche, ora non più limitate ad una "skin" bensì combinabili tra manto di tante tipologie e occhi di diversi colori.
Graficamente il gioco si riconferma un piacere per gli occhi, i paesaggi in particolare sono veramente ben fatti e ricreano le atmosfere magiche tipiche della serie. Saltuari cali di framerate minano parzialmente l'esperienza e il timing delle presentazioni non rende giustizia alle ottime atmosfere, ma è la colonna sonora la parte che meno riesce a far brillare il titolo. Le malinconiche e tristi tracce del primo sono ormai un lontano ricordo, sostituite da basi anonime e poco incisive, tal volta assimilabili a rumori ambientali.
GIUDIZIO FINALE
La forza del primo Spirit of the North era stata, tra le tante cose, saper trasformare i propri limiti in punti di forza, ad esempio usando una narrazione non convenzionale e minimalista che conferiva all'avventura un tocco magico. Spirit of the North 2 opta per una narrazione più convenzionale e una trama più elaborata con testi esplicativi della storia del mondo e delle sue figure principali per una migliore contestualizzazione e spiegazione, ma che finisce per minare notevolmente le caratteristiche atmosfere del predecessore. Questo è particolarmente vero per la storia, ma è un concetto applicabile in quasi tutti gli aspetti del nuovo gioco di Infuse Studio: aggiungendo e affinando elementi e meccaniche si è ottenuto un "gioco più ricco" ma che ha fatto perdere quel intrigante equilibrio che rendeva il primo così interessante. E' bello poter personalizzare i poteri della volpe così come è piacevole vedere qualche altro animale girare per il mondo aperto piuttosto che per le aree però il risultato finale lungi dall'essere efficace come il primo Spirit of the North, al punto da chiedersi perché avere una volpe come protagonista se alla fine si finisce per fare ciò che farebbe un essere umano.
In definitiva Spirit of the North 2 è un ottimo titolo per perdersi in una Islanda fittizia dai giusti sapori, un piacevole open world incentrato sull'esplorazione nonché un bel modo per far vedere al mondo cosa Infuse Studio può realizzare, ma a conti fatti è un'esperienza poco incisiva e, pur offrendo di più, è lontana dalla magia del predecessore.
In definitiva Spirit of the North 2 è un ottimo titolo per perdersi in una Islanda fittizia dai giusti sapori, un piacevole open world incentrato sull'esplorazione nonché un bel modo per far vedere al mondo cosa Infuse Studio può realizzare, ma a conti fatti è un'esperienza poco incisiva e, pur offrendo di più, è lontana dalla magia del predecessore.
Gioco testato su PlayStation 5.
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Pro
- Ambientazione bellissima da esplorare e vedere
- Ottimi enigmi ambientali
- Esplorazione davanti ad azione
Contro
- Meno incisivo e caratteristico del predecessore
- Volpe un po' troppo umana e un po' poco animale
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