Ci sono icone nel panorama del gaming che, nonostante gli anni che passano, rimangono nell'immaginario comune di qualsiasi generazione. Degli esempi concreti potrebbero essere i Pokémon o Super Mario, ma si potrebbe discutere sul fatto che anche Pac-Man rientri tra questi.
La mitica pallina gialla rappresenta oggi come trent'anni fa ciò che rappresentavano i cabinati da sala giochi, un'esperienza che forse non tutti ricorderanno ma rappresentata da una mascotte iconica. Negli anni Bandai Namco ha cercato di dare diversi volti a questa leggenda, passando attraverso serie platform come Pac-Man World, rivisitazioni per i più giovani con la serie Pac-Man e le avventure mostruose e perfino poggiando timidamente il piede nel territorio battle royale con Pac-Man 99.

Capirete dunque che, quando ci siamo trovati di fronte all'annuncio di una rivisitazione totale della serie in chiave dark e cambiando totalmente genere, abbiamo alzato non poco il sopracciglio; eppure, per quanto assurda sia sembrata l'idea, dopo aver passato diverse ore con Shadow Labyrinth, possiamo dirvi che questo è uno di quei rari casi in cui cambiare aria fa solo bene. Ve ne parliamo nella nostra recensione.
 
Pac-Man in salsa dark: idea strana ma vincente

La trama di Shadow Labyrinth si apre in maniera piuttosto criptica: un'astronave viene attaccata da forze aliene sconosciute e il suo unico modo per controbattere è utilizzare il mech G.A.I.A. (che già dal primo sguardo ricorda in maniera non troppo velata l'EVA-01), che riesce inizialmente a respingere gli invasori ma, in seguito, viene messo fuori gioco. L'azione si sposta poi in una città futuristica dell'anno 3333, dove un ragazzo viene teletrasportato nella sua console per giochi, ritrovando la sua anima spedita in uno strano macchinario, e lì si fonde con il corpo di un essere incappucciato chiamato semplicemente "Numero 8".
La figura, in seguito al suo risveglio, trova e risveglia una piccola pallina gialla meccanica chiamata PUCK, un droide appartenente all'astronave distrutta che non ha più memorie del suo passato. Il robot, riconoscendo in qualche modo il suo salvatore, lo incita a recuperare una particolare spada incastonata in una roccia lì accanto. In un primo momento il nostro protagonista fallisce, ma dopo aver ricevuto un misterioso braccio meccanico da PUCK riesce a estrarla senza problemi.

Chi è veramente Numero 8? Qual è il passato di PUCK? Perché le forze aliene cercavano disperatamente di impadronirsi o distruggere il mech?
Queste saranno le risposte che daranno il via all'esplorazione sul pianeta alieno dell'improbabile duo.
 
Non proprio piccolo e giallo come ve lo ricordate

Come anticipato parzialmente in apertura, il titolo stravolge completamente ciò che è stato il brand di Pac-Man finora, trasformandosi in un metroidvania, l'esplorazione è dunque il fulcro del gameplay, ricompensando i giocatori con aumenti di vita massima, aumenti del numero di fiaschette curative (un'aggiunta che farà pensare ai soulslike) e, cosa più importante, frammenti di testo delle civiltà passate che aiuteranno a ricostruire meglio la storia.
Il nostro protagonista sarà prevalentemente armato di una spada psionica, che potenzierà nel corso del suo viaggio con nuove tecniche e maggiore danno, ma non sarà il suo unico metodo offensivo: dopo poco meno di due ore di gioco, infatti, il ragazzo riceverà il potere di sintonizzarsi con il mech G.A.I.A., cosa che non solo gli darà la possibilità di prenderne il comando una volta riempita l'apposita barra, diventando una forza della natura inarrestabile e potendo superare pericoli ambientali restando indenne, ma potrà anche evocarlo per pochi istanti, divorando i cadaveri dei nemici sconfitti, azione che ci permetterà di ottenere materiali da scambiare con i mercanti per potenziamenti e moduli extra (il corrispettivo dei talismani di Hollow Knight), da equipaggiare per ottenere effetti passivi bonus.
Va detto però che Pac-Man è pur sempre Pac-Man ed ecco infatti che, quando troverete delle specifiche "rotaie" potrete trasformarvi nell'originale pallina gialla e mangiare tutti i puntini sul percorso a suon di "waka-waka", sono inoltre presenti dei puzzle/interruttori che vi sfideranno a completare alcuni livelli "alla vecchia maniera", cosa che farà senz'altro sorridere i fan di vecchia data.
 
wakawakawakawaka

Dal punto di vista tecnico il titolo risulta gradevole ma non eccelso, i fondali e le varie ambientazioni fanno il loro lavoro senza mai gridare al miracolo, stessa cosa per il design dei mostri (escludendo i boss, che risultano invece interessanti rivisitazioni dark sci-fi dei famosi fantasmini). Le uniche due cose che forse risultano davvero poco bilanciate nel titolo sono proprio l'uso del mech (che in quasi tutti gli scontri con i boss ci permette di togliere agli stessi almeno metà della vita in totale sicurezza e senza la paura di subire danni) e la distanza esagerata tra quasi tutti i checkpoint (che spesso vi costringeranno anche a ripetere 10 minuti e passa di tragitto).
La durata complessiva risulta giusta, con poco meno di 30 ore per terminare la storia e circa 40 se si desidera esplorare completamente il pianeta.

 
Per una volta ci dobbiamo cospargere il capo di cenere: non eravamo per niente convinti di questa deviazione di una delle mascotte per eccellenza del mondo del gaming ma, pad alla mano, il titolo è risultato essere un'esperienza solidissima che certo, non reinventa niente del genere, ma ciò che fa lo fa bene e senza sbavature, regalando ai fan un'esperienza divertente e che non vi farà più guardare l'innocente pallina gialla con gli stessi occhi.