Nono appuntamento con la rubrica mensile atta a presentare i migliori anime degli ultimi anni secondo l'utenza di AnimeClick.it. Ogni notizia prenderà in esame un'annata dell'ultima decade a partire dal 2009 (per il 2010 invece è ancora troppo presto, è necessario far passare del tempo in modo da far accumulare un numero sufficiente di recensioni). A corredo della classifica dei primi 30 titoli verrà presentata una rassegna di recensioni di alcuni dei titoli della classifica, partendo dalle prime tre posizioni del podio e poi a scalare, cercando di evitare i grandi blockbuster che non hanno certo bisogno di pubblicità. In chiusura d'articolo verranno infine presentate brevemente le recensioni apparse in vetrina ad opera dello staff del sito.
Buona lettura!
* 11° posto assoluto
** 22° posto assoluto
>>Tutti gli anime del 2001<<
- LE NOSTRE RECENSIONI
Millennium Actress di Satoshi Kon finalmente in DVD: Recensione (Slanzard)
Buona lettura!
1 | La città incantata* | 9,128 |
2 | Millennium Actress** | 8,941 |
3 | Hikaru no Go | 8,333 |
4 | Noir | 8,308 |
5 | Vampire Hunter D - Bloodlust | 8,250 |
6 | Fruits Basket | 8,118 |
7 | Detective Conan: Trappola di cristallo | 8,111 |
8 | Digimon Tamers | 8,071 |
9 | X (TV) | 8,034 |
10 | Argento Soma | 8,000 |
11 | Angelic Layer | 7,909 |
12 | Infinite Ryvius | 7,889 |
13 | Bible Black | 7,857 |
14 | Earth Girl Arjuna | 7,800 |
15 | Inuyasha - Un sentimento che trascende il tempo | 7,750 |
16 | Il principe del tennis | 7,700 |
17 | One Piece - Jango's Dance Carnival | 7,636 |
18 | Metropolis | 7,619 |
19 | Jungle wa Itsumo Hare | 7,615 |
20 | Animation Runner Kuromi | 7,600 |
20 | Arete Hime | 7,600 |
20 | Legend of Condor Hero | 7,600 |
23 | Figure+17 - Tsubasa & Hikaru | 7,571 |
24 | Project Arms | 7,556 |
25 | Cowboy Bebop the Movie | 7,542 |
26 | Grappler Baki | 7,500 |
26 | Moonlight Lady | 7,500 |
28 | Mahou Senshi Riui | 7,455 |
29 | Nekojiru-sou | 7,444 |
30 | Doredo Doremi | 7,429 |
* 11° posto assoluto
** 22° posto assoluto
La città incantata
10.0/10
Chihiro, bambina di 10 anni, e i suoi genitori si stanno trasferendo in una nuova città; lei però non gradisce molto questa scelta. Mentre viaggiano in auto, si perdono, e il padre decide di prendere una scorciatoia lungo un sentiero di un bosco; dopo un breve tragitto la famiglia arriva a quello che sembra essere un parco di divertimenti abbandonato. Incuriosito, il padre guida la famiglia attraverso un tunnel, per trovare una città deserta ma con tantissimi chioschi pieni di cibo appena sfornato; i suoi genitori si servono, ma Chihiro preferisce evitare. Si mette quindi a esplorare la zona e incontra un ragazzo di nome Haku che la avverte che è pericoloso restare lì, e le consiglia di scappare con i genitori. Quando la piccola torna da loro, scopre con orrore che sono diventati maiali, e che l’unica strada per andarsene è ora diventata un fiume; intanto è calata la notte, e degli spiriti appaiono nel parco. Chihiro è disperata, ma sarà aiutata da Haku, il quale le spiega che se vuole salvare i suoi genitori dovrà trovare un lavoro presso il bagno termale degli spiriti.
Inizia così una grande avventura in un magico e coloratissimo mondo popolato da creature di ogni tipo, come ragni antropomorfi, palline di fuliggine, ranocchi parlanti, teste rotolanti, vecchie streghe, bebè giganti, uccelli di carta, dragoni...
L’onirico viaggio che Chihiro compie nel mondo degli spiriti altro non è che la metafora della sua crescita: da bambina viziata e piagnucolona diventerà autonoma, coraggiosa, giudiziosa, in grado di occuparsi di se stessa e degli altri, quindi adulta.
Lei viene separata da tutto ciò che conosceva, tanto che persino il nome le viene sottratto: quindi Chihiro perde la sua identità, ma non “scompare”, infatti “rinasce” come Sen. E' fondamentale però che non dimentichi il suo passato, il suo essere stata bambina. Da adulta deve quindi vivere una nuova vita, con ritmi completamente diversi; deve impegnarsi duramente, superare tutte le sfide che le si presentano: dal trovare un lavoro, allo svolgerlo bene, al farsi accettare da tutti i dipendenti delle terme, al farsi degli amici. Questo film è quindi anche un inno all’amicizia e all’amore, perché se Chihiro (poi Sen) non fosse stata aiutata da Haku, da Kamaji, da Rin e dagli altri spiriti non ce l’avrebbe mai fatta.
Non può mancare in ogni film di Miyazaki la tematica del rispetto della natura, infatti vengono mostrate, attraverso lo spirito più brutto e pestilenziale di tutti, le terribili conseguenze dell’inquinamento dei fiumi, che spesso e volentieri si trasformano in vere e proprie discariche.
Il personaggio più interessante è Senzavolto, uno spirito/fantasma solitario dalla massa informe nera che indossa una maschera bianca. E' paradossale che abbia questo nome, perché egli in realtà ne ha due di facce o personalità: all’inizio è educato, gentile, schivo, silenzioso, e offre a tutti qualcosa; successivamente cambia atteggiamento e diventa vorace e aggressivo, e non esita a ingoiare tutto ciò che gli capita a tiro, esseri viventi inclusi. E' quindi la rappresentazione della golosità dell’uomo spinto sempre all’eccesso, tanto che quando è nella seconda forma è un mostro enorme e grottesco.
Sembra quasi che reagisca agli atteggiamenti di chi incontra, infatti quando fa dei doni a Sen rimane pacato perché lei accetta solo quello che le è strettamente necessario, e non altro; invece quando incontra degli spiriti avidi lo diventa anche lui: c’è qualcosa di pirandelliano in questa creatura, perché come lo scrittore siciliano affermava che ognuno di noi ha una maschera diversa a seconda di chi ci giudica, allo stesso modo Senzavolto cambia in base a come sono accettati i suoi doni. Quindi questo enigmatico personaggio ha infiniti volti, ma nessuno che gli appartenga, perciò un vero volto non ce l’ha. Lui non è altro che il riflesso del carattere della persona che approccia, e siccome nel mondo ci sono persone diverse, nel film viene posta l’attenzione su due modelli opposti, ovvero quello di una Sen educata e gentile (infatti la bambina lo aveva fatto entrare nelle terme perché fuori pioveva a dirotto) e quello delle persone avide, golose, approfittatrici, malvagie.
“Sen to Chihiro no kamikakushi”, questo il lungo e complicato titolo originale, è secondo me un film bellissimo adatto a un pubblico di ogni età; è ovvio che abbia vinto il premio Oscar.
Inizia così una grande avventura in un magico e coloratissimo mondo popolato da creature di ogni tipo, come ragni antropomorfi, palline di fuliggine, ranocchi parlanti, teste rotolanti, vecchie streghe, bebè giganti, uccelli di carta, dragoni...
L’onirico viaggio che Chihiro compie nel mondo degli spiriti altro non è che la metafora della sua crescita: da bambina viziata e piagnucolona diventerà autonoma, coraggiosa, giudiziosa, in grado di occuparsi di se stessa e degli altri, quindi adulta.
Lei viene separata da tutto ciò che conosceva, tanto che persino il nome le viene sottratto: quindi Chihiro perde la sua identità, ma non “scompare”, infatti “rinasce” come Sen. E' fondamentale però che non dimentichi il suo passato, il suo essere stata bambina. Da adulta deve quindi vivere una nuova vita, con ritmi completamente diversi; deve impegnarsi duramente, superare tutte le sfide che le si presentano: dal trovare un lavoro, allo svolgerlo bene, al farsi accettare da tutti i dipendenti delle terme, al farsi degli amici. Questo film è quindi anche un inno all’amicizia e all’amore, perché se Chihiro (poi Sen) non fosse stata aiutata da Haku, da Kamaji, da Rin e dagli altri spiriti non ce l’avrebbe mai fatta.
Non può mancare in ogni film di Miyazaki la tematica del rispetto della natura, infatti vengono mostrate, attraverso lo spirito più brutto e pestilenziale di tutti, le terribili conseguenze dell’inquinamento dei fiumi, che spesso e volentieri si trasformano in vere e proprie discariche.
Il personaggio più interessante è Senzavolto, uno spirito/fantasma solitario dalla massa informe nera che indossa una maschera bianca. E' paradossale che abbia questo nome, perché egli in realtà ne ha due di facce o personalità: all’inizio è educato, gentile, schivo, silenzioso, e offre a tutti qualcosa; successivamente cambia atteggiamento e diventa vorace e aggressivo, e non esita a ingoiare tutto ciò che gli capita a tiro, esseri viventi inclusi. E' quindi la rappresentazione della golosità dell’uomo spinto sempre all’eccesso, tanto che quando è nella seconda forma è un mostro enorme e grottesco.
Sembra quasi che reagisca agli atteggiamenti di chi incontra, infatti quando fa dei doni a Sen rimane pacato perché lei accetta solo quello che le è strettamente necessario, e non altro; invece quando incontra degli spiriti avidi lo diventa anche lui: c’è qualcosa di pirandelliano in questa creatura, perché come lo scrittore siciliano affermava che ognuno di noi ha una maschera diversa a seconda di chi ci giudica, allo stesso modo Senzavolto cambia in base a come sono accettati i suoi doni. Quindi questo enigmatico personaggio ha infiniti volti, ma nessuno che gli appartenga, perciò un vero volto non ce l’ha. Lui non è altro che il riflesso del carattere della persona che approccia, e siccome nel mondo ci sono persone diverse, nel film viene posta l’attenzione su due modelli opposti, ovvero quello di una Sen educata e gentile (infatti la bambina lo aveva fatto entrare nelle terme perché fuori pioveva a dirotto) e quello delle persone avide, golose, approfittatrici, malvagie.
“Sen to Chihiro no kamikakushi”, questo il lungo e complicato titolo originale, è secondo me un film bellissimo adatto a un pubblico di ogni età; è ovvio che abbia vinto il premio Oscar.
Millennium Actress
10.0/10
Millennium director
Dopo un fulminante esordio con "Perfect Blue" (1997), Satoshi Kon firma il soggetto originale, la sceneggiatura con Sadayuki Murai, il chara-design con Takeshi Honda e naturalmente la regia di "Millennium Actress", lungometraggio del 2001 targato Madhouse.
Con questa sua nuova creatura il cineasta di Kushiro mette da parte i toni cupi del thriller per regalarci una piccola, grande epopea imbevuta nell'iconografia della cultura e della tradizione giapponese.
In seguito alla demolizione dei suoi vecchi studios, un nostalgico film-maker (Genya Tachibana), fervente ammiratore di una gloriosa stella del cinema ormai tramontata (Chiyoko Fujiwara), decide con il suo cameraman (Kyōji) di andare a trovare l'anziana attrice, allo scopo di farsi rilasciare un'intervista da inserire in un documentario a lei dedicato. Sarà l'inizio di un vorticoso viaggio su e giù nelle spire del tempo seguendo le tracce degli antichi fasti e di un perduto amore. Genya, totalmente ammaliato, si lascerà trasportare empaticamente dal racconto della donna che finirà per confondere le sue esperienze personali con le trame dei suoi film in un flusso freudiano di pensieri che si materializzano sullo schermo sul filo dei ricordi.
La tesa e intensa sceneggiatura prende vita in una sorprendente messa in scena: innescando il corto circuito di film nel film, il regista ci presenta un excursus di storia del cinema che si svolge davanti agli occhi dello spettatore in un turbine di immagini dove finzione e realtà si fondono in un continuum narrativo.
"Millennium actress" è anche un suggestivo spaccato sui set delle produzioni cinematografiche scrutati dall'interno con sguardo appassionato e autoironico. In questa chiave lo si può accostare al grande classico "Il viale del tramonto" (1950) di Billy Wilder, in cui si criticano i cinici meccanismi e le stravaganze dello star system.
I personaggi sono magistralmente delineati: colpiscono la commovente dedizione di Genya, nella doppia veste di "addetto ai lavori" e fan sfegatato, il magnifico supporto di Kyōji, simpatica ed efficace spalla comica pronta ad alleggerire l'atmosfera con le sue uscite estemporanee, e ovviamente lo spessore della protagonista Chiyoko, una figura romantica e tragica, consumata dal ricordo e dall'eterno dilemma tra il disincanto di un amore impossibile e una vita dedicata all'arte.
Le scene e i costumi spiccano per la ricercatezza della ricostruzione filologica delle varie epoche, mentre il chara-design e le animazioni si attestano su un certo livello di realismo, salvo fugaci ma raffinatissime escursioni nella storia dell'arte giapponese in cui il tratto si fa elegante e stilizzato "alla maniera" dei grandi pittori Kitagawa Utamaro e Katsushika Hokusai.
Da menzionare l'intelligente uso della CGI, limitata alla fotografia e agli effetti visivi.
La soundtrack, a base di tastiere ed elettronica, tradisce il retaggio rock-progressive del compositore Susumu Hirasawa (ex P-model) e si fa notare per lo sperimentalismo e l'originalità del sound, uno stile unico e particolare che avremo modo di apprezzare anche in altre produzioni "koniane" quali "Paranoia Agent" e "Paprika".
"Millennium Actress" conferma la poliedrica creatività di Satoshi Kon, un talento visionario capace di attraversare generi diversi pur mantenendo intatta la sua brillante personalità e la sua peculiare cifra stilistica.
Dopo un fulminante esordio con "Perfect Blue" (1997), Satoshi Kon firma il soggetto originale, la sceneggiatura con Sadayuki Murai, il chara-design con Takeshi Honda e naturalmente la regia di "Millennium Actress", lungometraggio del 2001 targato Madhouse.
Con questa sua nuova creatura il cineasta di Kushiro mette da parte i toni cupi del thriller per regalarci una piccola, grande epopea imbevuta nell'iconografia della cultura e della tradizione giapponese.
In seguito alla demolizione dei suoi vecchi studios, un nostalgico film-maker (Genya Tachibana), fervente ammiratore di una gloriosa stella del cinema ormai tramontata (Chiyoko Fujiwara), decide con il suo cameraman (Kyōji) di andare a trovare l'anziana attrice, allo scopo di farsi rilasciare un'intervista da inserire in un documentario a lei dedicato. Sarà l'inizio di un vorticoso viaggio su e giù nelle spire del tempo seguendo le tracce degli antichi fasti e di un perduto amore. Genya, totalmente ammaliato, si lascerà trasportare empaticamente dal racconto della donna che finirà per confondere le sue esperienze personali con le trame dei suoi film in un flusso freudiano di pensieri che si materializzano sullo schermo sul filo dei ricordi.
La tesa e intensa sceneggiatura prende vita in una sorprendente messa in scena: innescando il corto circuito di film nel film, il regista ci presenta un excursus di storia del cinema che si svolge davanti agli occhi dello spettatore in un turbine di immagini dove finzione e realtà si fondono in un continuum narrativo.
"Millennium actress" è anche un suggestivo spaccato sui set delle produzioni cinematografiche scrutati dall'interno con sguardo appassionato e autoironico. In questa chiave lo si può accostare al grande classico "Il viale del tramonto" (1950) di Billy Wilder, in cui si criticano i cinici meccanismi e le stravaganze dello star system.
I personaggi sono magistralmente delineati: colpiscono la commovente dedizione di Genya, nella doppia veste di "addetto ai lavori" e fan sfegatato, il magnifico supporto di Kyōji, simpatica ed efficace spalla comica pronta ad alleggerire l'atmosfera con le sue uscite estemporanee, e ovviamente lo spessore della protagonista Chiyoko, una figura romantica e tragica, consumata dal ricordo e dall'eterno dilemma tra il disincanto di un amore impossibile e una vita dedicata all'arte.
Le scene e i costumi spiccano per la ricercatezza della ricostruzione filologica delle varie epoche, mentre il chara-design e le animazioni si attestano su un certo livello di realismo, salvo fugaci ma raffinatissime escursioni nella storia dell'arte giapponese in cui il tratto si fa elegante e stilizzato "alla maniera" dei grandi pittori Kitagawa Utamaro e Katsushika Hokusai.
Da menzionare l'intelligente uso della CGI, limitata alla fotografia e agli effetti visivi.
La soundtrack, a base di tastiere ed elettronica, tradisce il retaggio rock-progressive del compositore Susumu Hirasawa (ex P-model) e si fa notare per lo sperimentalismo e l'originalità del sound, uno stile unico e particolare che avremo modo di apprezzare anche in altre produzioni "koniane" quali "Paranoia Agent" e "Paprika".
"Millennium Actress" conferma la poliedrica creatività di Satoshi Kon, un talento visionario capace di attraversare generi diversi pur mantenendo intatta la sua brillante personalità e la sua peculiare cifra stilistica.
Hikaru no Go
10.0/10
KenzoTenmaFRNSGL
-
Finalmente un anime che non mi sono stancato di seguire con passione dalla prima all'ultima puntata (ci sarebbe anche la puntata lunga fuori serie dove si decidono i partecipanti al torneo orientale di go tra Corea Cina e Giappone). Il collante della storia è la sfida e la continua messa in gioco delle capacità dei due protagonisti (con Hikaru metto anche Sai, che mi piace da morire - dove lo trovi un personaggio che si suicida per aver perso una partita di Go?): Shindou Hikaru e Touya Akira.
Quelli che all'inizio era scontri tra lo spirito di Fugiwara no Sai e i migliori giocatori di Go del Giappone, diventa un percorso di perfezionamento per Hikaru (tanto da generare l'invidia di Sai quando comprende il senso della sua permanenza al fianco del ragazzo), che vuole dimostrarsi all'altezza del suo avversario nello stesso modo in cui Akira cerca di dimostrarsi all'altezza di quello che crede Hikaru ma invece è Sai (mamma che giro di parole). Per farla breve è un vicendevole scambio di esperienze, non esiste nessun nemico e nessun fine ultimo (sarebbe limitante).
E' vero che comprendere le regole del Go non è indispensabile per apprezzare la serie, ma devo dire onestamente che è un gioco che non può non interessare (sempre meglio degli scacchi, per me).
Consigliato a tutti, belle le sigle e le musica (soprattutto la 4 ending che è la mia preferita, ma il video della cantante evitatelo), buone le animazioni (tranne in qualche episodio), interessanti le lezioni di Go della sensei Yukari (se avete seguito o avete intenzione di seguire l'anime in inglese del gruppo Elite Fansub).
Voto 10 la storia e 8 le animazioni
Guardatelo altrimenti vi mangio un piatto di tagliolini in testa, giuro! Comunque ne vale la pena, guardatelo!
Quelli che all'inizio era scontri tra lo spirito di Fugiwara no Sai e i migliori giocatori di Go del Giappone, diventa un percorso di perfezionamento per Hikaru (tanto da generare l'invidia di Sai quando comprende il senso della sua permanenza al fianco del ragazzo), che vuole dimostrarsi all'altezza del suo avversario nello stesso modo in cui Akira cerca di dimostrarsi all'altezza di quello che crede Hikaru ma invece è Sai (mamma che giro di parole). Per farla breve è un vicendevole scambio di esperienze, non esiste nessun nemico e nessun fine ultimo (sarebbe limitante).
E' vero che comprendere le regole del Go non è indispensabile per apprezzare la serie, ma devo dire onestamente che è un gioco che non può non interessare (sempre meglio degli scacchi, per me).
Consigliato a tutti, belle le sigle e le musica (soprattutto la 4 ending che è la mia preferita, ma il video della cantante evitatelo), buone le animazioni (tranne in qualche episodio), interessanti le lezioni di Go della sensei Yukari (se avete seguito o avete intenzione di seguire l'anime in inglese del gruppo Elite Fansub).
Voto 10 la storia e 8 le animazioni
Guardatelo altrimenti vi mangio un piatto di tagliolini in testa, giuro! Comunque ne vale la pena, guardatelo!
Noir
10.0/10
Kirika si sveglia in una stanza. In apparenza è una normale studentessa delle superiori: c’è la sua divisa scolastica, il suo tesserino da studentessa, foto che la ritraggono con quelli che dovrebbero essere i suoi genitori. Ma non ha memoria del suo passato. L’unica cosa che le è famigliare è una pistola che trova nella sua stanza e la melodia di un orologio.
Mirelle è un killer a pagamento a cui Kirika si rivolge per risolvere i misteri del suo passato. I suoi genitori sono stati assassinati quando era bambina e il suo più grande desiderio è scoprire chi li ha uccisi. Unico indizio, lo stesso orologio carillon di Kirika, la cui melodia la accompagna attraverso tutta la serie...
Noir sembrerebbe, in apparenza, un normale anime d'azione, ma è soprattutto un'anime psicologico. Già dalle prime battute delle puntate, che si aprono con la frase "Noir è il nome dell'antico destino, due vergini implacabili che regnano sulla morte. Possano le vostre mani nere sui campi verdi, proteggere la pace dei nuovi nati", comprendiamo che non ci troviamo davanti alla solita storia d'azione senza senso, ma ad anime pensato e molto più profondo di quanto ci si possa aspettare. Numerose sparatorie e un numero altrettanto alto di cadaveri si contrappongono a una limitatissima quantità di sangue visibile nella serie, quasi a voler far risaltare che gran parte dei personaggi non sono altro che pedine, nullità quasi. Non è un caso che l'unico sangue visibile è quello di Kirika e Mirelle, quasi a voler mettere in luce la loro "umanità".
Una colonna sonora di altissimo livello fa da cornice a una serie stupendamente strutturata e che è la punta di diamante della trilogia delle ragazze con le pistole della Bee Train. Un ritmo incalzante e ventisei puntate da unire come pezzi di un puzzle per capire il cuore della storia, fanno di quest'anime uno dei migliori nel suo genere. Assolutamente da vedere.
Mirelle è un killer a pagamento a cui Kirika si rivolge per risolvere i misteri del suo passato. I suoi genitori sono stati assassinati quando era bambina e il suo più grande desiderio è scoprire chi li ha uccisi. Unico indizio, lo stesso orologio carillon di Kirika, la cui melodia la accompagna attraverso tutta la serie...
Noir sembrerebbe, in apparenza, un normale anime d'azione, ma è soprattutto un'anime psicologico. Già dalle prime battute delle puntate, che si aprono con la frase "Noir è il nome dell'antico destino, due vergini implacabili che regnano sulla morte. Possano le vostre mani nere sui campi verdi, proteggere la pace dei nuovi nati", comprendiamo che non ci troviamo davanti alla solita storia d'azione senza senso, ma ad anime pensato e molto più profondo di quanto ci si possa aspettare. Numerose sparatorie e un numero altrettanto alto di cadaveri si contrappongono a una limitatissima quantità di sangue visibile nella serie, quasi a voler far risaltare che gran parte dei personaggi non sono altro che pedine, nullità quasi. Non è un caso che l'unico sangue visibile è quello di Kirika e Mirelle, quasi a voler mettere in luce la loro "umanità".
Una colonna sonora di altissimo livello fa da cornice a una serie stupendamente strutturata e che è la punta di diamante della trilogia delle ragazze con le pistole della Bee Train. Un ritmo incalzante e ventisei puntate da unire come pezzi di un puzzle per capire il cuore della storia, fanno di quest'anime uno dei migliori nel suo genere. Assolutamente da vedere.
Fruits Basket
10.0/10
Recensione di npepataecozz
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La maledizione e il miracolo: sarebbe stato un ottimo titolo alternativo a quello scelto per quest'anime. Fruits Basket prende il nome, invece, da un gioco che Tohru faceva da bambina coi suoi compagni: a ognuno veniva dato il nome di un frutto e quando veniva chiamato il proprio ogni bambino doveva correre verso il centro in cui, immagino, era collocato il cesto che avrebbe dovuto raccoglierli. Puntualmente a Tohru veniva assegnato il nome "polpetta di riso": ma una polpetta di riso in un cesto di frutta non ha senso. Il suo nome allora non veniva mai chiamato. Era solo un'espediente per emarginare una ragazza che non appariva simpatica: lei restava lì seduta a guardare i suoi compagni giocare. Fruits basket ci parla di come anche lei sarà in grado, una volta cresciuta, di evocare un cesto in cui trovare il suo posto.
La maledizione e il miracolo dicevo. La maledizione dei Sorah, molto simile a quella di Ranma e soci, trasforma i membri della famiglia negli animali dello zodiaco cinese nel caso in cui venissero abbracciati da persone del sesso opposto (come faranno a riprodursi? Mistero). Rispetto a Ranma 1/2 qui non troviamo personaggi che vivono la loro sorte spensieratamente, ma ogni membro soffre di una serie di traumi psicologici dovuti alla loro particolare condizione; la sorte poi è stata particolarmente severa con chi nasce sotto il segno del gatto, che deve sopportare ben due maledizioni e allo stesso tempo non è nemmeno ammesso all'interno dello zodiaco.
A questo punto arriva il miracolo: la guarigione. Non quella del corpo, ovviamente, ma quella, ben più importante, dell'anima. Nella vita dei Sorah entra, cioè, in scena Tohru che, talvolta vincendo le loro resistenze, curerà le ferite lasciate dal tempo e li indurrà a una più benevola accettazione del proprio destino. Ognuno di essi, udendo il proprio nome pronunciato con gioia, accetterà di entrare nel cesto di frutta che Tohru sta creando.
Se non s'era capito quest'anime m'è piaciuto tanto, ma proprio tanto. Qualcuno dirà che non è molto originale, ma l'originalità spesso va ricercata nei particolari più che nella storia in sé. I personaggi della storia sono inizialmente emarginati, per destino o per natura, dalla società e lo resteranno fino alla fine: non c'è riscatto per loro. Riusciranno però a crearsi un microcosmo dove riusciranno a vivere e a essere felici tutti insieme.
Quanto alla necessità di dargli un seguito, sinceramente, non sono convinto. Certo ci si affeziona ai personaggi, ma perché rischiare di rovinare una storia così bella?
La maledizione e il miracolo dicevo. La maledizione dei Sorah, molto simile a quella di Ranma e soci, trasforma i membri della famiglia negli animali dello zodiaco cinese nel caso in cui venissero abbracciati da persone del sesso opposto (come faranno a riprodursi? Mistero). Rispetto a Ranma 1/2 qui non troviamo personaggi che vivono la loro sorte spensieratamente, ma ogni membro soffre di una serie di traumi psicologici dovuti alla loro particolare condizione; la sorte poi è stata particolarmente severa con chi nasce sotto il segno del gatto, che deve sopportare ben due maledizioni e allo stesso tempo non è nemmeno ammesso all'interno dello zodiaco.
A questo punto arriva il miracolo: la guarigione. Non quella del corpo, ovviamente, ma quella, ben più importante, dell'anima. Nella vita dei Sorah entra, cioè, in scena Tohru che, talvolta vincendo le loro resistenze, curerà le ferite lasciate dal tempo e li indurrà a una più benevola accettazione del proprio destino. Ognuno di essi, udendo il proprio nome pronunciato con gioia, accetterà di entrare nel cesto di frutta che Tohru sta creando.
Se non s'era capito quest'anime m'è piaciuto tanto, ma proprio tanto. Qualcuno dirà che non è molto originale, ma l'originalità spesso va ricercata nei particolari più che nella storia in sé. I personaggi della storia sono inizialmente emarginati, per destino o per natura, dalla società e lo resteranno fino alla fine: non c'è riscatto per loro. Riusciranno però a crearsi un microcosmo dove riusciranno a vivere e a essere felici tutti insieme.
Quanto alla necessità di dargli un seguito, sinceramente, non sono convinto. Certo ci si affeziona ai personaggi, ma perché rischiare di rovinare una storia così bella?
Infinite Ryvius
8.0/10
"Infinite Ryvius" è il primo, sconvolgente capolavoro di Goro Taniguchi, giovane regista Sunrise che proprio con quest'inquietante lavoro entrerà fulmineamente nell'empireo dell'animazione, dopo l'aiuto-regia di "Gasaraki" e il primo film di "One Piece" ("Defeat the Pirate Ganzak!"). Assorto a opera di puro culto per gli amanti della fantascienza realistica e palesemente ispirato al leggendario "Signore delle Mosche" di Golding, l'anime è un tetro viaggio nell'oscurità dell'animo umano.
Tutto è vissuto dagli occhi del sedicenne Kouji: felice di essere stato ammesso al Liebe Delta, dopo la catastrofe il ragazzo diverrà una delle massime cariche nel governo sorto nel Ryvius e potrà così osservare, dalla sua posizione privilegiata, come gradualmente iniziano a crearsi conflitti tra ragazzi dovuti all'impossibilità di adeguarsi al sistema sociale imposto. Abbiamo quindi Aoi, sua innamorata amica d'infanzia; Faina, misteriosa ragazza da lui salvata e dal passato oscuro; Ikumi, il migliore amico dal temperamento caldo e facilmente portato all'estremismo; Yuki, il fratello minore che lo odia; la gang di Blue, turbolento teppista che mira a prendere il potere con un colpo di stato; tutta la crew degli Zwei (i piloti che comandando il Ryvius)... Il cast è enorme: oltre 35 personaggi ottimamente caratterizzati si contendono il protagonismo in una storia cupa e drammatica, di amore, amicizia, odio, orrore e violenza, con un altissimo numero di sotto-trame scandite da una suspense esemplare.
Per essere un'opera drammatica "Infinite Ryvius" ha una partenza insolitamente solare, con atmosfere scanzonate ritmate dalla OST hip-hoppara e un accattivante, colorato e super-semplicistico tratto nei disegni di Hisashi Hirai. Tutte impressioni: ironicamente saranno proprio questi aspetti "infantili" che decreteranno il grande elemento di sorpresa della serie, dato da questi ragazzini dai look sgargianti che arriveranno a usare violenza o addirittura a uccidere i propri simili per soddisfare i loro istinti più bassi. Lo shock dato dal cambiamento repentino di atmosfere rimarrà alla memoria come l'aspetto più geniale e crudo dell'anime, ma sarebbe ingeneroso ricordare questa serie solo per le atmosfere cupissime, perché in essa troviamo numerosissimi spunti filosofici e di riflessione.
Lo spunto dei ragazzi lasciati completamente soli ad autogovernarsi, in una realtà apparentemente senza speranza e privi di nucleo familiare, è l'occasione dello sceneggiatore Kuroda per parlarci di un'obbligata e veloce maturazione: il viaggio sul Ryvius simboleggerà per loro l'abbandono della giovinezza, la necessità di diventare adulti il prima possibile (il sapersi prendere le proprie responsabilità) e la scoperta del sesso, ma anche la superstizione, il fanatismo, l'egoismo e l'invidia. Il governo sorto sul Ryvius continuerà a cambiare fisionomia in vista dell'impossibile adattamento a esso da parte di tutti i giovani, attraversando più stadi per arrivare dalla democrazia all'autoritarismo. Ryvius è un'intelligente analisi sociologica, la documentazione di un esperimento politico visto nella continua ricerca, da parte dell'élite del "governo" dell'astronave, di sapere coniugare i propri ideali con la durezza della realtà, quella data dai vizi insiti nell'animo umano che possono mettere in pericolo la legittimazione del contratto sociale.
Tutto questo è orchestrato dall'abile regista del maestro della suspense Goro Taniguchi, che si sbizzarrisce in tutti quelli che saranno i tratti distintivi del suo modo di dirigere: rimaneggiamento, quasi a ogni episodio, delle immagini della sigla iniziale; presentazione calma e spigliata dei personaggi nel primo arco di serie, per poi accelerare bruscamente a metà serie verso lidi cupi e apocalittici; l'esperimento, mai più ripetuto, di trattare alcune sequenze con l'ausilio di illustrazioni.
Tecnicamente adagiato sui soliti ottimi standard animati Sunrise, avvincente e depositario di numerose chiavi di lettura, "Infinite Ryvius" è una signora opera che merita la visione da parte di chiunque, un debutto al fulmicotone che proietterà meritatamente il suo regista nell'olimpo dei migliori maestri di animazione nipponica. Unici difetti recriminabili sono riconducibili all'insignificante puntata finale (un epilogo che non aggiunge nulla) e alla saltuaria, esagerata complessità della storia, che non cerca minimamente di spiegare il background fantascientifico, bisogna arrivarci da soli; ma sono veramente di poco conto in rapporto alla stimolazione intellettuale che fornisce l'opera.
Tutto è vissuto dagli occhi del sedicenne Kouji: felice di essere stato ammesso al Liebe Delta, dopo la catastrofe il ragazzo diverrà una delle massime cariche nel governo sorto nel Ryvius e potrà così osservare, dalla sua posizione privilegiata, come gradualmente iniziano a crearsi conflitti tra ragazzi dovuti all'impossibilità di adeguarsi al sistema sociale imposto. Abbiamo quindi Aoi, sua innamorata amica d'infanzia; Faina, misteriosa ragazza da lui salvata e dal passato oscuro; Ikumi, il migliore amico dal temperamento caldo e facilmente portato all'estremismo; Yuki, il fratello minore che lo odia; la gang di Blue, turbolento teppista che mira a prendere il potere con un colpo di stato; tutta la crew degli Zwei (i piloti che comandando il Ryvius)... Il cast è enorme: oltre 35 personaggi ottimamente caratterizzati si contendono il protagonismo in una storia cupa e drammatica, di amore, amicizia, odio, orrore e violenza, con un altissimo numero di sotto-trame scandite da una suspense esemplare.
Per essere un'opera drammatica "Infinite Ryvius" ha una partenza insolitamente solare, con atmosfere scanzonate ritmate dalla OST hip-hoppara e un accattivante, colorato e super-semplicistico tratto nei disegni di Hisashi Hirai. Tutte impressioni: ironicamente saranno proprio questi aspetti "infantili" che decreteranno il grande elemento di sorpresa della serie, dato da questi ragazzini dai look sgargianti che arriveranno a usare violenza o addirittura a uccidere i propri simili per soddisfare i loro istinti più bassi. Lo shock dato dal cambiamento repentino di atmosfere rimarrà alla memoria come l'aspetto più geniale e crudo dell'anime, ma sarebbe ingeneroso ricordare questa serie solo per le atmosfere cupissime, perché in essa troviamo numerosissimi spunti filosofici e di riflessione.
Lo spunto dei ragazzi lasciati completamente soli ad autogovernarsi, in una realtà apparentemente senza speranza e privi di nucleo familiare, è l'occasione dello sceneggiatore Kuroda per parlarci di un'obbligata e veloce maturazione: il viaggio sul Ryvius simboleggerà per loro l'abbandono della giovinezza, la necessità di diventare adulti il prima possibile (il sapersi prendere le proprie responsabilità) e la scoperta del sesso, ma anche la superstizione, il fanatismo, l'egoismo e l'invidia. Il governo sorto sul Ryvius continuerà a cambiare fisionomia in vista dell'impossibile adattamento a esso da parte di tutti i giovani, attraversando più stadi per arrivare dalla democrazia all'autoritarismo. Ryvius è un'intelligente analisi sociologica, la documentazione di un esperimento politico visto nella continua ricerca, da parte dell'élite del "governo" dell'astronave, di sapere coniugare i propri ideali con la durezza della realtà, quella data dai vizi insiti nell'animo umano che possono mettere in pericolo la legittimazione del contratto sociale.
Tutto questo è orchestrato dall'abile regista del maestro della suspense Goro Taniguchi, che si sbizzarrisce in tutti quelli che saranno i tratti distintivi del suo modo di dirigere: rimaneggiamento, quasi a ogni episodio, delle immagini della sigla iniziale; presentazione calma e spigliata dei personaggi nel primo arco di serie, per poi accelerare bruscamente a metà serie verso lidi cupi e apocalittici; l'esperimento, mai più ripetuto, di trattare alcune sequenze con l'ausilio di illustrazioni.
Tecnicamente adagiato sui soliti ottimi standard animati Sunrise, avvincente e depositario di numerose chiavi di lettura, "Infinite Ryvius" è una signora opera che merita la visione da parte di chiunque, un debutto al fulmicotone che proietterà meritatamente il suo regista nell'olimpo dei migliori maestri di animazione nipponica. Unici difetti recriminabili sono riconducibili all'insignificante puntata finale (un epilogo che non aggiunge nulla) e alla saltuaria, esagerata complessità della storia, che non cerca minimamente di spiegare il background fantascientifico, bisogna arrivarci da soli; ma sono veramente di poco conto in rapporto alla stimolazione intellettuale che fornisce l'opera.
Earth Girl Arjuna
8.0/10
Earth Girl Arjuna è un anime profondo – molto profondo – e pieno di significato. Presentandosi inizialmente come accusa contro gli sprechi del capitalismo, l’inquinamento deliberato, e contro il sistema mondo in generale(paesi industrializzati, ovviamente), sfocia infine in una riflessione filosofica più ampia e – credo che si possa definirlo così – una sorta di panteismo naturalistico. Il tutto trattato con innocenza e semplicità; con una limpidezza esemplare che svela in modo sconcertante l’abominio che ci circonda, e al quale siamo così abituati da ignorarlo come se fosse scontato, facendolo con una ovvietà scioccante. E in quest’opera non c’è niente di scontato o banale. Ogni parola, ogni immagine, ogni suono, è essenziale; è necessario. Il comparto audio è ineccepibile: rumori vividi, onnipresenti, quasi come se parlasse la voce stessa della Terra, e musiche ispiratissime, suggestive e toccanti della solita, immensa Yoko Kanno (santa subito! – con Kenji Kawai, si capisce). Meno riuscita la parte supereroistica e le sequenze in computer graphic, ma questo è il meno e comunque nel complesso di poco conto. Disegni e animazioni che ricordano molto quelli di Lain, e quindi a tratti approssimativi e un po’ imprecisi, tuttavia compensati da una regia decisamente ispirata, che cadenza perfettamente il ritmo della narrazione (non la fa addormentare ma nemmeno la rende schizofrenica), e che coglie inquadrature, luci e situazioni davvero notevoli. Un messaggio di grande saggezza, di grande innocenza, ma soprattutto di grande disperazione. Un grido di dolore venato di malinconia, ma che contiene ancora un filo di speranza, – forse l’ultimo grido; perché poi non si torna più indietro.
Metropolis
9.0/10
Da un'idea di Osamu Tezuka ecco uno dei migliori film d'animazione fantascientifici realizzati all'alba del nuovo millennio.
La storia è liberamente ispirata ad un altro celebre "Metropolis", film muto della prima metà del '900 che ha radicalmente cambiato (creato?) la storia del cinema di fantascienza.
Grazie al lavoro di due mostri sacri come Rin Taro e Katsuhiro Otomo, qui il lavoro di Tezuka, oltre alla denuncia politica presente anche nel film originale, riesce a costruire una ricca trama di intrighi e di sentimenti che arricchisce a dismisura i contenuti dell'opera. Nel miglior stile nipponico, a scene di azione frenetica si alternano fasi di riflessione mai banali e mai sterili, con un occhio sempre rivolto all'evolversi delle vicende in vista del finale. Impossibile non farsi coinvolgere da Tima, la vera protagonista di quest'anime, che con il suo ultimo "Chi sono, io?" vi stringerà il cuore.
Tecnicamente il lavoro è da applausi: tutti gli elementi, dalla regia alle animazioni, sono curati nei minimi dettagli e basterebbero da soli a reggere l'intero peso dell'opera. Unica nota controversa potrebbe essere il character design: gli estimatori del tratto di Tezuka (tra i quali mi inserisco anch'io) lo ameranno di certo e non avranno problemi; tuttavia si tratta pur sempre di uno stile un po' inconsueto, soprattutto ora che le scelte grafiche degli autori di manga sono radicalmente cambiate, e potrebbe risultare sgradito ad un certo pubblico, in modo particolare quando si accosta al super-futuristico stile della computer grafica presente nel film.
La colonna sonora è eccellente: mai invasiva ma di grande sostegno, caratterizzata inoltre da alcune felicissime scelte (rimarrete sgomenti quando sentirete partire, in una delle sequenze finali, un'inconfondibile "I can't stop loving you...": da brividi).
Anime da vedere assolutamente, non solo per i patiti del cinema di fantascienza, ma anche per chi abbia semplicemente voglia di assistere ad uno spettacolo unico e stupefacente.
La storia è liberamente ispirata ad un altro celebre "Metropolis", film muto della prima metà del '900 che ha radicalmente cambiato (creato?) la storia del cinema di fantascienza.
Grazie al lavoro di due mostri sacri come Rin Taro e Katsuhiro Otomo, qui il lavoro di Tezuka, oltre alla denuncia politica presente anche nel film originale, riesce a costruire una ricca trama di intrighi e di sentimenti che arricchisce a dismisura i contenuti dell'opera. Nel miglior stile nipponico, a scene di azione frenetica si alternano fasi di riflessione mai banali e mai sterili, con un occhio sempre rivolto all'evolversi delle vicende in vista del finale. Impossibile non farsi coinvolgere da Tima, la vera protagonista di quest'anime, che con il suo ultimo "Chi sono, io?" vi stringerà il cuore.
Tecnicamente il lavoro è da applausi: tutti gli elementi, dalla regia alle animazioni, sono curati nei minimi dettagli e basterebbero da soli a reggere l'intero peso dell'opera. Unica nota controversa potrebbe essere il character design: gli estimatori del tratto di Tezuka (tra i quali mi inserisco anch'io) lo ameranno di certo e non avranno problemi; tuttavia si tratta pur sempre di uno stile un po' inconsueto, soprattutto ora che le scelte grafiche degli autori di manga sono radicalmente cambiate, e potrebbe risultare sgradito ad un certo pubblico, in modo particolare quando si accosta al super-futuristico stile della computer grafica presente nel film.
La colonna sonora è eccellente: mai invasiva ma di grande sostegno, caratterizzata inoltre da alcune felicissime scelte (rimarrete sgomenti quando sentirete partire, in una delle sequenze finali, un'inconfondibile "I can't stop loving you...": da brividi).
Anime da vedere assolutamente, non solo per i patiti del cinema di fantascienza, ma anche per chi abbia semplicemente voglia di assistere ad uno spettacolo unico e stupefacente.
Grappler Baki (2001)
7.0/10
Grappler Baki, questo il titolo dell’opera diretta da <i>Hitoshi Nanba</i> e ideata da <i>Keisuke Itagaki</i> che andrò ad analizzare.
A questo brand, nato nel 1991, appartengono tre serie manga: oltre appunto alla prima serie omonima, ci sono poi “New Grappler Baki” del 1999 e “Hanma Baki” del 2005, quest’ultima ancora in corso di pubblicazione in patria. Come trasposizioni animate, contiamo: un OAV dal titolo “Ultimate Fighter” del 1998, e le due successive serie “Baki The Grappler” e “Maximum Tournement (Seidai Tournement Hen)”, queste ultime, entrambe prodotte nell’anno 2001. Seppur abbastanza articolato, l’universo Baki è poco famoso nel nostro paese e, a differenza di Inghilterra ed Australia, risulta ancora inedito in tutte le sue forme e derivazioni.
Ciò che mi appresto a recensire è la prima serie animata, la parte di saga in cui lo spettatore fa la conoscenza del mondo violento e ai limiti del disumano in cui i vari personaggi si muoveranno, per un crescendo di rabbia ed emozioni al cardiopalma.
Protagonista indiscusso della storia è <i>Baki Hanma</i>, ragazzino di tredici anni, dall’indole aggressiva e dal passato pieno di interrogativi. Baki vive da solo in una casa fatiscente, egli è bersaglio continuo delle calunnie delle bande del suo quartiere, che vorrebbero vederlo morto a causa dei ripetuti pestaggi a cui spesso questi vengono sottoposti. Baki è un teppista, un amante delle risse, un letale lottatore figlio della strada. Sì, “figlio della strada”, dato che sua madre lo ha lasciato al suo destino di scontri e battaglie, nella speranza che si accenda in lui quella scintilla di demoniaca follia, degna di suo padre: <i>Yujiro Hanma</i>, figura avvolta in un tenebroso mistero.
Nel percorso che lo porterà faccia a faccia con il suo passato, Baki forgerà il suo spirito di guerriero nel sangue, fronteggiando i lottatori più forti ed esperti delle più disparate arti di combattimento. L’obiettivo di Baki è quello di diventare il grappler - ossia, colui che padroneggia diversi stili di lotta - migliore del mondo, di diventare semplicemente invincibile.
I vari personaggi che si frapporranno tra Baki e il suo destino saranno molteplici, tutte personalità spiccate e temibili, ma pochi saranno quelli che si faranno veramente ricordare. Una delle varie pecche di questo anime è quella della quasi totale assenza di approfondimento dei personaggi secondari; tranne in un paio di eccezioni, gli sconfitti da Baki si ritireranno nel dimenticatoio e faranno poche altre apparizioni degne di rilievo.
L’anime di Baki è come un picchiaduro d’altri tempi, in cui il protagonista inanella una serie di vittorie, più o meno difficoltose, prima di giungere al boss finale, con la differenza che quell’ultimo scontro pare non arrivare mai. Nel suo lungo percorso, però, Baki non sarà solo impegnato in addestramenti disumani e in combattimenti mortali, ma troveranno spazio anche tematiche più personali, sentimentali e legate alla sfera affettiva e familiare, il che restituisce all’opera un clima di apparente quotidianità. E’ tutta apparenza, come detto, perché questi momenti di riflessione e rapporti umani durano poco, giusto il tempo di una pausa tra un incontro e l’altro e, come se non bastasse, questi momenti vanno addirittura a nuocere sul climax dell’episodio, essendo mal gestiti e mal posizionati.
Insomma, sono molte le lacune che presenta questa serie animata, forse troppe rispetto ai lati positivi che, però, sono talmente elettrizzanti che mascherano bene gli appena menzionati limiti contenutistici.
Tra i punti a favore di quest’opera vanno di certo annoverate le fantastiche animazioni, i disegni dallo stile marcato e le musiche ficcanti, nonché le svariate citazioni a nomi reali della lotta giapponese; componenti che conferiscono al progetto un resa finale più che sufficiente.
Grappler Baki è un titolo obbligato per gli amanti delle serie di combattimento, astinenza consigliata a chi è in cerca di un capolavoro di completezza.
Voto 7, nel suo genere è da tenere in seria considerazione.
A questo brand, nato nel 1991, appartengono tre serie manga: oltre appunto alla prima serie omonima, ci sono poi “New Grappler Baki” del 1999 e “Hanma Baki” del 2005, quest’ultima ancora in corso di pubblicazione in patria. Come trasposizioni animate, contiamo: un OAV dal titolo “Ultimate Fighter” del 1998, e le due successive serie “Baki The Grappler” e “Maximum Tournement (Seidai Tournement Hen)”, queste ultime, entrambe prodotte nell’anno 2001. Seppur abbastanza articolato, l’universo Baki è poco famoso nel nostro paese e, a differenza di Inghilterra ed Australia, risulta ancora inedito in tutte le sue forme e derivazioni.
Ciò che mi appresto a recensire è la prima serie animata, la parte di saga in cui lo spettatore fa la conoscenza del mondo violento e ai limiti del disumano in cui i vari personaggi si muoveranno, per un crescendo di rabbia ed emozioni al cardiopalma.
Protagonista indiscusso della storia è <i>Baki Hanma</i>, ragazzino di tredici anni, dall’indole aggressiva e dal passato pieno di interrogativi. Baki vive da solo in una casa fatiscente, egli è bersaglio continuo delle calunnie delle bande del suo quartiere, che vorrebbero vederlo morto a causa dei ripetuti pestaggi a cui spesso questi vengono sottoposti. Baki è un teppista, un amante delle risse, un letale lottatore figlio della strada. Sì, “figlio della strada”, dato che sua madre lo ha lasciato al suo destino di scontri e battaglie, nella speranza che si accenda in lui quella scintilla di demoniaca follia, degna di suo padre: <i>Yujiro Hanma</i>, figura avvolta in un tenebroso mistero.
Nel percorso che lo porterà faccia a faccia con il suo passato, Baki forgerà il suo spirito di guerriero nel sangue, fronteggiando i lottatori più forti ed esperti delle più disparate arti di combattimento. L’obiettivo di Baki è quello di diventare il grappler - ossia, colui che padroneggia diversi stili di lotta - migliore del mondo, di diventare semplicemente invincibile.
I vari personaggi che si frapporranno tra Baki e il suo destino saranno molteplici, tutte personalità spiccate e temibili, ma pochi saranno quelli che si faranno veramente ricordare. Una delle varie pecche di questo anime è quella della quasi totale assenza di approfondimento dei personaggi secondari; tranne in un paio di eccezioni, gli sconfitti da Baki si ritireranno nel dimenticatoio e faranno poche altre apparizioni degne di rilievo.
L’anime di Baki è come un picchiaduro d’altri tempi, in cui il protagonista inanella una serie di vittorie, più o meno difficoltose, prima di giungere al boss finale, con la differenza che quell’ultimo scontro pare non arrivare mai. Nel suo lungo percorso, però, Baki non sarà solo impegnato in addestramenti disumani e in combattimenti mortali, ma troveranno spazio anche tematiche più personali, sentimentali e legate alla sfera affettiva e familiare, il che restituisce all’opera un clima di apparente quotidianità. E’ tutta apparenza, come detto, perché questi momenti di riflessione e rapporti umani durano poco, giusto il tempo di una pausa tra un incontro e l’altro e, come se non bastasse, questi momenti vanno addirittura a nuocere sul climax dell’episodio, essendo mal gestiti e mal posizionati.
Insomma, sono molte le lacune che presenta questa serie animata, forse troppe rispetto ai lati positivi che, però, sono talmente elettrizzanti che mascherano bene gli appena menzionati limiti contenutistici.
Tra i punti a favore di quest’opera vanno di certo annoverate le fantastiche animazioni, i disegni dallo stile marcato e le musiche ficcanti, nonché le svariate citazioni a nomi reali della lotta giapponese; componenti che conferiscono al progetto un resa finale più che sufficiente.
Grappler Baki è un titolo obbligato per gli amanti delle serie di combattimento, astinenza consigliata a chi è in cerca di un capolavoro di completezza.
Voto 7, nel suo genere è da tenere in seria considerazione.
Nekojiru-sō
8.0/10
Utente5795
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"Nekojiru-sou", letteralmente "zuppa di gatto", è un mediometraggio prodotto dalla JC STAFF, che ha il raro pregio di essere assolutamente particolare e avanguardistico senza però risultare privo di una certa coerenza.
Si tratta di un' opera dal tocco marcatamente surreale, ricca di scenari e personaggi bizzarri e dall'atmosfera onirica (e a volte anche piuttosto macabra). E' da lodare la realizzazione tecnica: i disegni sono sempre adeguati, ora stilizzati e puerili, ora vividi e curatissimi, mentre la colonna sonora fa il suo dovere, contribuendo a catturare lo spettatore nel viaggio (vero o immaginario?) che il gattino protagonista intraprende per recuperare la metà perduta dell'anima della sorella.
Sebbene sia in un certo modo complesso, data la grande presenza di allegorie, qualche volta anche fini a sé stesse, il risultato finale è affascinante. Sicuramente deve piacere il genere sperimentale per poter essere compreso pienamente, ma credo che anche chi non è appassionato di avanguardia possa vederlo senza problemi, magari per godersi un breve e inquietante sogno ad occhi aperti.
Si tratta di un' opera dal tocco marcatamente surreale, ricca di scenari e personaggi bizzarri e dall'atmosfera onirica (e a volte anche piuttosto macabra). E' da lodare la realizzazione tecnica: i disegni sono sempre adeguati, ora stilizzati e puerili, ora vividi e curatissimi, mentre la colonna sonora fa il suo dovere, contribuendo a catturare lo spettatore nel viaggio (vero o immaginario?) che il gattino protagonista intraprende per recuperare la metà perduta dell'anima della sorella.
Sebbene sia in un certo modo complesso, data la grande presenza di allegorie, qualche volta anche fini a sé stesse, il risultato finale è affascinante. Sicuramente deve piacere il genere sperimentale per poter essere compreso pienamente, ma credo che anche chi non è appassionato di avanguardia possa vederlo senza problemi, magari per godersi un breve e inquietante sogno ad occhi aperti.
- LE NOSTRE RECENSIONI
Millennium Actress di Satoshi Kon finalmente in DVD: Recensione (Slanzard)
alcuni anime non li conoscevo e quindi sono andato a guardare sul databas e puff....sorpresa: Bible Black è un hentai! come può un hentai essere al 13° posto?! XD
Detto questo, passiamo alla classifica.
Il podio, per quanto mi riguarda, è probabimente il migliore da quando è iniziata la rubrica.
- Ai primi due posti ci sono il mio film preferito di Miyazaki (alla pari con Howl, che ritengo un po' inferiore seppure ci sia molto affezionato) e il mio film preferito di Kon. Considerando che Miyazaki e Kon sono i miei registi d'animazione preferiti, non potevo chiedere di meglio
- A chiudere Hikaru no Go, che non ho visto ma che se fosse bello solo la metà di quel gioiello che è il manga il posto sarebbe meritatissimo. Peccato che però non finisca (nemmeno nello special sequel), dato che nel (doppio) finale del manga è condensato tutto lo spirito dell'opera.
- Forse un po' altino, Vampire Hunter D Bloodlust è un ottimo film d'azione. Senza eccessive pretese, ma ben fatto tecnicamente e una trama appassionante e personaggio ben pensati. Ottimo per una visione leggera ma andrenalinica.
- Stesso discorso per X versione anime, che reputo la migliore opera d'azione creata delle CLAMP (di cui preferisco decisamente gli slice of life come Tokyo Babylon e XXXHOLiC).
- Il primo film di Inuyasha è esattamente quello che ci si aspetterebbe da un film tratto da uno shounen di successo. Tra i 4 film, tuttavia, lo ritengo il peggiore, seppur per i fan sia una visione più che gradevole (inutile per gli altri invece).
- Metropolis invece mi lascia perplesso. L'ho visto solo una volta anni fa e l'impressione non fu particolarmente positiva. Impressionante tecnicamente, mi lasciò la strana sensazione che nel film fossero presenti due anime in conflitto tra loro, come se il il Tezuka "Atomiano" e l'Otomo "Akiriano" non riuscissero a fondersi insieme minando la riuscita del film alle fondamenta. Tuttavia è un'impressione che mi riesce difficile spiegare e probabilmente un ulteriore visione del film aiuterebbe. C'è comunque da dire che per quel ho visto finora i film di Otomo mi sono sempre sembrati abbastanza modesti come sceneggiatura seppur spettacolari sul piano tecnico.
- Discorso completamente diverso per il film di Cowboy BeBop che ho apprezzato quasi quanto la serie televisiva. Certo, il maggior minutaggio rispetto a quello di un singolo episodio ha permesso la creazione di trama e personaggi più articolati, tuttavia allo stesso tempo si è persa parte dell'incisività data dalla "compressione" dei singoli episodi.
- Fuori dalla classifica mi era piaciuto molto la miniserie di I Wish You Were Here, canonicissima ma che era riuscita a toccarmi emotivamente in diversi punti.
- Troppo in alto Shaman King, che seppur con momenti particolarmente riusciti presenta troppe parti inutili e personaggi insulti per meritare un voto sopra la sufficienza.
- Ottimo divertissement tra un anime impegnato e l'altro Spirit of Wonder, consigliato a tutti i fan di Verne e agli inguaribili romantici che hanno ancora fede nella scienza e nel progresso.
- Carino ma non certo memorabile Cosmowarrior Zero, che riprende i classici temi di Matsumoto senza tuttavia raggiungere i livelli delle sue altre opere più famose. Merita comunque una visione.
- Solo per fan dei mecha e anime militari invece ZOE Idolo. Un'ora e mezza di piacevole intrattenimento, ma non molto di più.
- Dispiace vedere così in basso BayBlade, titolo a cui sono abbastanza affezionato per i miei passati trascorsi, e che come shounen da combattimento svolgeva più che degnamente il suo compito
- E solo per fan di Adachi e Touch il quinto film dedicato al nostro giocatore di baseball preferito. Sicuramente superiore al precedente Miss Lonely Yesterday, riprende un po' troppo molte parti salienti della serie per dirsi completamente riuscito.
- Holly e Benji Forever è invece completamente inutile, prima parte riassuntiva non all'altezza dell'originale e seconda parte che si chiude sul più bello con un finale posticcio e insulso.
Il 2001 comunque sarà l'ultimo anno
noooooooooooooooooooooooo... O_O'
Euforia ammazzata sul nascere
Vabbè....
Forse per la prima volta mi trovo d'accordo con il primo posto. La città incantata merita veramente! Millenium Actress invece non lo conosco ( ma non è il mio genere) mentre per Hikaru no Go avrei preferito non vederlo comparire affatto tra i migliori ^__^'
Noir è un anime meraviglioso di quest'annata, avrei visto bene al primo posto anche lui e forse qualcosina avrebbe guadagnato con la mia recensione visto che gli attribuirei un 10 pieno senza il minimo dubbio.
Il film di Detective Conan è bellino ma così in alto in classifica mi sembra eccessivo.
Stenderò un velo pietoso sui Digimon...
Poi troviamo uno degli henati più famosi in assoluto al 13 esimo posto O_O...sarà contento Gianni di ciò? Immagino di si...
al 17 esimo posto addirittura one piece jango dance festival... veramente carino come cortometraggio.
al 24 project arms che non è male ma...star lassù IMHO è già grasso che cola.
Più che altro siamo già a valutazioni medio basse...
Baki The grappler meritava una posizione più in alto in classifica, tra i migliori anime di combattimento che abbia mai visto!
Dispiaciuto che tra i primi 30 non faccia la sua comparsa SHman King.
Non certo un capolavoro ma a mio parere molto meglio di diversi altri meglio quotati in classifica
Ma come? Assolutamente no! Questa e' la mia rubrica preferita e gli anni piu' interessanti devono ancora cominciare!! Se ci sono buchi nel database invece dei primi 30 presenta solo i primi 10 che bastano e avanzano. Utenti di AnimeClick, unitevi a me e chiediamo a gran voce la continuazione della rubrica! Fosse per me la continuerei almeno fino al 1963
-Shaman King: Troppo in alto l'anime rispetto al manga è un insulto e me ne sto accorgendo leggendo la PE adesso,, scene tagliate, storia stravolta, parti allungate, aggiunta di personaggi inutili, insomma..............
-Detective Conan trappola di cristallo: Poteva stare più in alto, il film è un capolavoro , ne consiglio la visione anche a chi si vuole approcciare al manga ma cerca conferme, io vi dico vedete il film ( disponibile anche su YT) visto che è una sopra di summa di tutto quello che c'è dentro l'universo di Detective Conan. Il film è ben fatto graficamente e a livello di trama ( Gosho Aoyama stesso ha messo mano alla sceneggiatura) e ottimi personaggi, ne consiglio la visione anche ai non appassionati perchè vi è un corposo riassunto facile facile da capire all'inizio.
Di questa, conosco poco, e quel poco sono pure riuscito a vederlo al cinema...
P.S. Mi dispiace per la fine della rubrica. L' ho trovata molto interessante. Sono però sicuro che la nuova rubrica non ci farà rimpiangere la vecchia!
Metropolis e Cowboy Bebop sotto a Bible Black è davvero uno scandalo
Quel posto per il film di Cowboy Bepop è bassissimo
del 2001 ho visto
-Afro Ken, vabbè
-City of Sin, anche qui, vabbè
-Cowboy Bebop The Movie, stupendo
-Detective Conan Trappola di Cristallo, titolo italiano a parte, davvero bello
-Digimon Tamers, la miglior serie di Digimon che ho visto finora
-I Wish You Were Here, carino
-Inuyasha - Un sentimento che trascende il tempo, bel film
-Kanzen shouri Daiteiou
-Lupin III Fuga da Alcatraz, bellissimo
-Millenium Actress, sono uno di quelli a cui è piaciuto poco
-Najica Blitz Tactics, carino
-Noir, ottimo tranne il finale
-One Piece Avventura sull'isola Spirale, bruttarello come film
-One Piece Jango Dance Carnival, molto divertente
-Puni Puni Poemi, assurdo
-Zone of the Enders Dolores
-Zone of the Enders Idolo, aggiungono poco alla storia del videogame, ma sono belli
In definitiva una buona classifica! Con dei veri e propri capolavori intramontabili, tra i quali La città Incantata e Metropolis a mio avviso sono forse tra i migliori!
Fruits basket è un po' inconcludente, per capire meglio la storia e le dinamiche della famiglia Soma bisogna leggere la versione cartacea.
Digimon tamers è la serie realizzata meglio in confronto alle altre... ricordo che mi piacque assai all'epoca.
Come anime da visionare inserisco Noir nella lista, mi ha incuriosita...
La città incantata è stato il primo film di Miyazaki che abbia visto, e anche se non è il migliore (Nausicaa e La principessa Mononoke li ritengo un pochino superiori) ci sono davvero molto affezionato.
Millennium Actress è, come ogni opera di Kon, un vero capolavoro; ci manchi tanto Maestro.
Metropolis è il primo anime legato a Tezuka che abbia visto, e mi ha sorpreso molto positivamente.
Cowboy Bebop the Movie riesce a trasmettere le stesse emozioni della serie... molto bello.
di Doremi ho visto qualche episodio sporadico su Italia1: carino, ma il majokko non è tanto il mio genere.
sono interessato a Hikaru no Go, Noir, Vampire Hunter D, X, Argento Soma, Infinite Ryvius, Earth Girl Arjuna, Jungle wa Itsumo Hare, Arete Hime, Legend of Condor Hero, Figure 17, Project Arms, Grappler Baki e Nekojiru-sou. prima o poi li vedrò!
epico il 13° posto di Bible Black!
complimenti a tutti gli altri recensori!
anch'io voglio che questa rubrica continui! invece di mettere 30 titoli ne potete mettere la metà, e almeno per gli anni '90 il numero di recensioni è alto.
keep up the good work Slanzard!
- Beyblade: A me è piaciuto, è un'onesta serie di combattimento, con dei buoni personaggi, un'ottima colonna sonora, una buona grafica e una trama simpatica e accattivante. La prima serie è molto bella, la seconda non mi è piaciuta, mentre la terza era molto bella.
- Detective Conan Trappola di cristallo: E' quello delle due torri mandato in prima serata su Italia 1, giusto? Era un bel film...
- Digimon Adventure 02 - Diablomon strikes back: Un normale film tratto da un anime, nè più nè meno, ma non mi è piaciuta la grafica
- Digimon Tamers: La migliore serie Digimon che abbia sinora visto. Avvincente, profonda, romantica, psicologica, ricca di colpi di scena e con una colonna sonora stupenda.
- Digimon Tamers - The adventurer's battle: Un normale film tratto da un anime, nè più nè meno, da Tamers si poteva fare molto di più
- Doredò Doremì: Un majokko molto grazioso
- Inuyasha - Un sentimento che trascende il tempo: Un normale film tratto da un anime, nè più nè meno.
- Kinnikuman Nisei Movie 1: Un simpatico episodio pilota per la serie, che merita anche solo per la splendida colonna sonora eseguita da Nobuaki Kakuda.
- La città incantata: Carino, ma non il migliore di Miyazaki, per me.
- One Piece - Jango's dance carnival: Un gioiellino, cinque minuti di delirio eurobeat coloratissimi e scanzonati. Per un appassionato di musica dance degli anni '90 come il sottoscritto è la manna!
- Pokemon - Raikou, the legend of the thunder: Simpaticissimo, una bella variazione sul tema della serie animata dei Pokemon che sfrutta i personaggi di Johto al posto di quelli di Kanto, dalla bella grafica e ricco di simbolismi. Se il vostro gioco preferito della serie è Oro/Argento/Cristallo non potete perdervelo!
- Pokemon 4 ever: Un film molto grazioso, impreziosito ulteriormente dalla splendida performance di Pietro Ubaldi nel ruolo del cattivo
- Shaman King l'ho visto in parte, ma mi piacerebbe guardarlo in versione giapponese, privo delle censure americane che aveva la nostra versione, dato che aveva delle musiche stupende in versione originale. Chissà se poi avrà un finale migliore di quello del manga
- Touch - Cross road: Migliore del brutto Miss lonely yesterday, ma comunque un surplus solo simpatico ed evitabile. Il finale di Touch è perfetto, forzarlo con un continuo è solo inutile.
Ho letto i manga di:
- Angelic Layer (e non mi è piaciuto, quindi non ho interesse nei confronti dell'anime)
- Groove adventure Rave (avevo visto qualche spezzone dell'anime, che magari è pure carino, ma si interrompe in stile Dai, ergo è inutile guardarlo)
- Hikaru no go (l'anime ha delle musiche stupende, ma forse sarà noioso, coi ritmi televisivi... mmm...)
Da vedere:
- i vari Cosmo Warrior Zero che sembrano interessanti
- Gira il mondo principessa stellare (majokko, a me!)
- Grappler Baki (anime di arti marziali, a me!)
- Holly e Benji forever (visto che non si può avere il manga uno in parte si consola)
- Kanzen shouri Daiteiou
- film vari di One Piece e Doremì
P.S.: Anche a me dispiace se la rubrica si ferma, visto che gli anime precedenti al 2000 sono il mio campo
Comunque,vediamo un po cosa abbiamo stavolta:
La città incantata - Beh,e' Miyazaki...
Millennium Actress - Beh,e' Kon...
Digimon Tamers - La serie considerata (a mio avviso a ragione) la cosa migliore realizzata sui mostriciattoli.Di certo un cartone per bambini che cita Lovecraft non lo vedi tutti i giorni!
Infinite Ryvius - Mai visto,ma come titolo mi ha sempre interessato.
Metropolis - Io l'ho trovato un sincero omaggio a Tezuka.
Arete Hime - I ritmi lenti di questo film potrebbero alienare qualche spettatore,ma a mio avviso e' da vedere assolutamente.
Cowboy Bebop the Movie - Inferiore rispetto alla serie ma comunque godibile.
Grappler Baki - Amanti delle mazzate,non lasciatevelo sfuggire (Ah,Kaoru a inizio serie ha 15 anni.Ma cosa mettono nella pappa dei bambini in Giappone?)!
Metropolis e Cowboy Bebop the Movie li avrei voluti più in alto, ma è solo perchè li conosco, invece la maggior parte degli altri titoli mi sono ignoti, ma dalle recensioni escono molti spunti positivi, soprattutto da quella di Nekojiru-sou.
Cavolo, la rubrica si ferma proprio quando si faceva interessante, a un soffio dagli anni '90 >.
"Beyblade: (...) La prima serie è molto bella, la seconda non mi è piaciuta, mentre la terza era molto bella. "
Beh direi che abbiamo gusti diametralmente opposti XD
Per il resto mi è piaciuto molto Detective Conan: Trappola di Cristallo e Digimon Tamers, oltre a Pokémon 4Ever e alla variazione sul tema di Raikou
Citazione anche per Kinnikuman e il film di Digimon Adventure 02
Shaman King è rovinato
Il film di Conan è uno dei più belli che io abbia mai visto (ma quelli nuovo mi mancano, devo ammetterlo) quindi felice anche per lui ^^
C'è pure Doremi in classifica, anche se all'ultimo posto, peccato XD
La città incantata lo adoro ^^
La seconda serie di Beyblade non mi è piaciuta proprio. A parte il fatto che sembra minimamente non tener conto di quanto avvenuto nella prima a livello di caratterizzazione/evoluzione dei personaggi (Perchè Rei fa il cascamorto con Salima quando nella prima serie si disse che era fidanzato con Maho? Da dove salta fuori Kei che frequenta una scuola privata quando nella prima serie era un derelitto?), i personaggi cattivi escluso Zeo erano tutti scialbissimi (Mr. X e compagni erano odiosi, e l'idea dei personaggi-copia - in questo caso delle bestie-copia - non mi è mai piaciuta). Aggiungiamo che la colonna sonora era molto scialba, che le trottole in 3D stonavano e che le bestie non erano più creature sacre lucenti e monocromatiche ma semplici Pokemon che si pestavano fra loro togliendo spazio alle trottole, e da ciò ne consegue che la seconda serie non mi piacque proprio. Molto meglio la terza che ha guadagnato sia in spettacolarità degli scontri, che in musiche, che in trama/caratterizzazione psicologica dei personaggi vecchi e nuovi.
Interessante la posizione di Noir, che prima o poi dovrò assolutamente vedere, così come Moonlight Lady che fra gli Hentai è uno dei titoli più rinomati.
Buone anche le posizioni del Film di Inuyasha (anche se "Il castello al di là dello specchio" è migliore) e de Jango Dance Carnival, tanto breve quanto divertente
BeyBlade (mitico u.u)
Comic Party (interrotto al 4° episodio, ma non per questo lo snobbo, non era il mio genere)
Cowboy Bebop the Movie (visto su Italia 1 anni fa)
Detective Conan: Trappola di cristallo (caruccio)
Holly e Benji Forever
I Wish you Were Here (visto su MTV, e chi se lo ricorda)
InuYasha - Un sentimento che trascende il tempo (il mio preferito della serie, di cui conservo anche un buon ricordo)
La città incantata (il primo film di Miyazaki che ho visto)
Mazinkaiser (svisto qualche episodio subbato eoni di anni fa)
Shaman King (ahimè vidi solo qualche puntata)
Millennium actress lo metterei senz'altro al di sopra della città incantata.
Assolutamente d'accordo u_u
A me il V-Force è piaciuto, ma le battaglie erano troppo monotone con quelli che ogni volta dovevano chiamare il Bit Power dopo aver combattuto qualche minuto, inoltre il 3D ha fatto perdere tutta la bellezza dei combattimenti, le trottole sembrano troppo leggere (difetto presente anche nella terza).
Ah! Del 2001 ho visto pure la prima, mitica stagione di BeyBlade, Gira il mondo Principessa stellare - ma "grazie" a Italia 1 non ne ho mai visto la fine!
Quanto amo questo anime, mi piacerebbe leggere il manga se arrivasse un giorno in Italia
(mi fu consigliato da un caro amico, qui su AC)
Estimatori delle grandi scazzottate, dategli uno sguardo
Per il resto, l'unico posto decente mi sembra quello di Millennium actress, e il film di Cowboy Bebop meritava di stare più su...
Ho sempre creduto che gli anni '90 fossero il top per l'animazione, e che poi avesse avuto un calo nei primi anni del 2000 per riprendersi in mezzo al decennio... fino a riscadere (e di molto) negli ultimi 2-3 anni.
La città incantata è un film che ho molto apprezzato, così come Millenium Actress, direi che se la battono aspramente per il podio.
Detective Conan: Trappola di cristallo lo vidi diversi anni fa, e di esso non ricordo un gran ché, preferisco non commentare la posizione.
Metropolis è carino, non ecltatante ma godibile, posizione consona.
Nekojiru-Sou non è conosciutissimo, ma spero che riesca ad acquisire maggior popolarità, visto che, come ho specificato nella mia (ahimè striminzita) recensione, è davvero molto interessante.
Detto questo, resto della mia posizione, andare più indietro avrebbe poco senso. Micheles addirittura parla del '63, ma palesemente la fa senza conoscere ciò di cui sta parlando, visto che arriveremmo ad annate con meno di 10 titoli in totale (togli quelli senza recensioni o con recensioni negative non si farebbe nemmeno il podio). Per cui non si può più andare indietro anno per anno. Ma come detto questo non segnerà la fine della rubrica.
La decisione ultima spetta ovviamente a Slanzard
Penso che per l'anno 2000 quello con il voto più alto sia Jin-Roh
Non sapevo che Jin-roh fosse del 2000 , effettivamente dovrebbe meritarsi il primo posto. Le recensioni per quell'anno sono effettivamente pochine, non saprei proprio come contribuire dato che la mia visione di quelle serie è vecchia di anni e frammentaria :/
L'unica altra opera che ho visto è Bible Black, la cui posizione mi stupisce un po' a dir la verità. Per essere bello è bello (anche se troppo pesante in alcuni punti per me), ma addirittura ottenere la tredicesima posizione in assoluto nel 2001, beh...complimenti.
Le altre direzioni potrebbero essere ...classifica dei manga più recensiti per annate... se si...di certo non sarebbe altrettanto interessante. IMHO
Quanto alla mia recensione su fruit basket devo dedurre che v'è piaciuta proprio tanto....... era già stata una delle recensioni (s)consigliate ed ora rieccola qui. Rinfrescatevi la memoria gente!
Bè, da un lato conosco il film di Inuyasha, che soggettivamente elogio, da fan della serie! Dall'altro lato c'è la Città incantata... bellissima grafica, montaggio, musiche... però a me non mi ha esaltata. Mi rendo conto d'esser una delle poche a dirlo, ma l'ho trovato un fuoco fatuo. Sono fan di Miyazaki, ma questo è uno dei suoi film per cui meno simpatizzo...
Al tredicesimo posto ci stà uno dei migliori Hentay di sempre Bible Black !!!! ^^
Al diciasettesimo posto troviamo lo speciale One Piece - Jango's Dance Carnival !!!! davvero carino però non sò se merita di rientrare nella Top30 ^^
Al venticinquesimo posto c'è il bellissimo film di Cowboy Bebop !!!!!!!! che tra l'altro preferivo che stasse al posto dello speciale di One Piece ^^
mi devo vedere i primi in classifica XD!
Per quanto riguarda gli anime in classifica sono contenta per il secondo posto di Millennium Actress, che è il film che preferisco di Kon.
Hikaru no go vorrei vederlo ma...MA... sono 75 episodi!! O_O Se un giorno troverò il coraggio magari gli darò una possibilità. Di sicuro vedrò appena possibile Noir che mi intriga parecchio ed il film di Cowboy Bebop, che se è ben fatto come la serie tv è di certo da vedere!
Il secondo purtroppo ancora no
Visti anche il 5° film di Conan (finora quello che mi è piaciuto di meno, assieme al secondo, tra quelli che ho visto), il 1° film di Inuyasha (colonna sonora tuttavia spettacolare), il balletto di Jango e Doredo Doremi.
Visti anche Beyblade, che almeno fino alla terza serie mi era piaciuto abbastanza, ben fatto, e Shaman King, purtroppo deturpato, ma che ho apprezzato molto a suo tempo ^^
Da recuperare sicuramente Millennium Acress, ma anche Furuba (visto solo in alcuni spezzoni); La Città Incantata sarebbe da rivedere, perché per caso è stato il primo di Miyazaki che ho visto e quindi, a visionarlo oggi, saprei apprezzarlo come se fosse nuovo ^^
La versione anime di Angelic Layer per ora non mi interessa, visto che il manga non mi sta dicendo nulla...
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