Jojo Diamond is Unbreakable CoverPer la quarta parte delle bizzarre avventure del suo Jojo, Hirohiko Araki cambia ancora una volta le carte in tavola e, nel 1992, ci trasporta in un ipotetico universo alle soglie del terzo millennio, nella fittizia cittadina giapponese di Morio-cho.
Protagonista della storia è Josuke Higashikata, un teppistello che si ritrova suo malgrado invischiato nelle traversie della famiglia Joestar in maniera del tutto inaspettata. Dotato di uno Stand chiamato Crazy Diamond, capace di "aggiustare" ciò che è rotto o ferito, oltre a possedere le classiche forza e velocità, il giovane Josuke si ritroverà fra capo e collo parecchie grane, poiché la quiete della sua tranquilla cittadina viene d'un tratto interrotta dal ritrovamento di una mistica freccia capace di donare uno Stand a chi ne viene colpito. Per le strade di Morio-cho, dunque, compaiono, giorno dopo giorno, i più svariati e bizzarri individui in possesso di poteri strani, ma la minaccia più grave per Josuke e per la città stessa è quella costituita da un misterioso ed efferato serial killer che, nell'ombra, miete vittime ormai da anni.

La differenza, fra questa Diamond is Unbreakable e la precedente Stardust crusaders, si nota immediatamente. Le due serie, infatti, hanno una struttura simile, poiché entrambe sono composte da una serie di scontri che portano al combattimento risolutivo contro il boss finale, ma differiscono nella forma. Se Stardust Crusaders era un pittoresco viaggio intorno al mondo, Diamond is Unbreakable restringe il suo setting alla sola Morio-cho, dai cui confini i personaggi mai si allontaneranno.
Questo fa sì che la quarta serie di Jojo sia decisamente la meno "manga" fra le quattro sinora ristampate dalla casa editrice Star Comics. Più che quella di un fumetto giapponese, l'atmosfera che si respira fra le sue pagine è infatti piuttosto vicina a un film thriller/horror americano o a serial televisivi made in USA come Twin Peaks (da cui l'autore molto probabilmente è stato ispirato, vista la sua dichiarata passione per il cinema americano), Smallville o Buffy l'ammazzavampiri (che sono successivi a questo manga ma ne condividono diversi elementi).
Avremo una cittadina piccola, apparentemente tranquilla, fatta di ridenti casette, ristoranti, porti, parrucchieri, negozietti, scuole e campi, che il lettore imparerà a conoscere grazie al largo spazio dedicato a scene di vita quotidiana più o meno normali.
Una cittadina che, però, nasconde numerosi segreti e che comincerà man mano a popolarsi di casi umani e gente dai poteri bizzarri e dalle cattive intenzioni che il povero Josuke e i suoi amici si troveranno ad affrontare in scontri assai pericolosi.
La struttura, del resto, è proprio quella di un telefilm americano di questo tipo: si procede per diversi capitoli più o meno autoconclusivi, che mostrano gli scontri con i vari bizzarri abitanti della città, mentre, pian piano, si va costruendo una trama di fondo un po' più articolata che fa da collante a tutta la vicenda portando i personaggi verso uno scontro finale, esattamente come succedeva nelle varie serie della cacciatrice di vampiri Buffy.

Jojo Diamond is Unbreakable Josuke

L'autore può quindi dar libero sfogo alla sua strabordante fantasia e dotare i nuovi personaggi dei poteri più svariati e particolari. Avremo personaggi capaci di far esplodere ogni cosa che toccheranno; di creare bombe che inseguono il calore o che, quando esplodono, riportano indietro il tempo; di "annullare" lo spazio; di trasformarsi in acqua; di evocare eserciti giocattolo; di trasformare il senso di colpa in un enorme e pesante lucchetto posto sul cuore delle vittime; di trasformare la gente in libri e governarne le azioni mediante la parola scritta; di manovrare i capelli; di creare cibi succulenti; di muoversi attraverso l'elettricità; di cambiare letteralmente i connotati alle persone; di entrare nelle fotografie; di risucchiare gli Stand altrui con partite a morra cinese; di trasformarsi in qualsiasi cosa. Si arriva a toccare punte di assurda genialità nel vedere persone capaci di controllare le onomatopee dei fumetti per trasformarle in armi d'attacco o gatti che, morti, rinascono sotto forma di strambi esseri mezzi gatto e mezzi pianta capaci di comprimere l'aria per mutarla in proiettili o scudi.
Stand e poteri sempre più assurdi e fuori di testa, in taluni casi persino capaci di evolvere e ottenere sempre nuove facoltà, che daranno il via a combattimenti sempre vari, sempre sul filo del rasoio, dove sempre meno conterà la forza dei pugni ma che andranno risolti con astuzia, ingegno, trucchi, strategie e un pizzico di fortuna.

Jojo Diamond is Unbreakable FrecciaPurtroppo, c'è un rovescio della medaglia, che si notava già nella precedente serie Stardust Crusaders e che qui è amplificato. A tanta varietà e fantasia nel caratterizzare i poteri Stand, non ne corrisponde altrettanta nel caratterizzare i personaggi, che difficilmente riescono a spiccare.
Come nella terza serie, infatti, i vari cattivi minori sono abbastanza anonimi, ma, sfortunatamente, stavolta anche i personaggi più importanti hanno dei problemi.
Nella postfazione contenuta nell'ultimo volume, l'autore ammette che gran parte dei personaggi sono stati dotati appositamente di personalità stupidotte e questo, purtroppo, è palpabilissimo nella lettura. Josuke e gran parte dei suoi amici sono infatti dei bulletti abbastanza sciocchi, che commettono bravate di continuo.
Accanto a personaggi stupidi ve ne sono altri che, invece, sono dei malati di mente psicopatici, menefreghisti o con mille manie stupide.
E' il caso del cattivo finale, che non ha la stessa epicità trash che aveva il precedente Dio Brando. Trash lo è ugualmente (un serial killer fissato con la crescita delle unghie che si porta in giro le mani delle ragazze che uccide come se fossero una borsetta), ma gli manca l'epicità e questa mancanza si riflette sull'intera serie rendendola meno intensa rispetto alla precedente. Il suddetto cattivo è caratterizzato alla perfezione, in maniera molto originale, ma rimane uno psicopatico qualsiasi indegno del suo ruolo, che il lettore faticherà ad accettare come nemesi del gruppo dei buoni.
Ed è, purtroppo, anche il caso del fumettista Rohan Kishibe, personaggio amatissimo dai lettori e dall'autore stesso, che lo ha reso protagonista di diversi spin off, come Rohan au Louvre, (prossimamente in arrivo in Italia per 001 Edizioni). Sebbene sulla carta sia un personaggio positivo, Rohan ha un temperamento asociale e schizofrenico e non è molto chiaro il suo allineamento.
Fortunatamente, qualche eccezione c'è, rappresentata dall'ingenuo Koichi Hirose, un ragazzino timido che nasconde una grande forza interiore e sarà il personaggio che maggiormente crescerà lungo tutto l'arco della vicenda, nonché l'unico in cui il lettore riesce pienamente ad identificarsi.
Dal momento che i personaggi nuovi sono poco interessanti, a imporsi ancora una volta sono i vecchi, ossia Jotaro Kujo, perfettamente a suo agio nel ruolo del saggio mentore, e... Joseph Joestar, sempre lui, inossidabile, che si conferma ancora una volta il miglior personaggio della saga, epico e divertentissimo anche nelle vesti di vecchietto rimbambito alle prese con una buffa bimba invisibile e con scappatelle extraconiugali degne di Zeus.

I nostri personaggi sono un po' sciocchi, strambi, non gli interessa molto far gruppo e si cacciano continuamente nei guai perché fanno stupidaggini o non collaborano fra loro. Fra le pagine di questa storia, dunque, mancano completamente l'eroismo, l'epicità, la predestinazione caratteristici dei grandi shounen manga d'azione e delle precedenti tre serie di Jojo.
Jojo Diamond is Unbreakable GruppoSe i buoni sono una manica di stupidi o di malati di mente, e il cattivo è uno psicopatico che vuole solo farsi i fatti suoi in santa pace invece di essere un malefico signore del male, il lettore rimane decisamente meno coinvolto nella vicenda.
Oltre ad essere decisamente poco epica, la trama si sviluppa in maniera molto lenta, quasi in sordina, in mezzo a un esorbitante numero di incontri e scontri a volte trascurabili. Araki è però abile nell'introdurre un paio di interessanti elementi che donano spiegazioni a eventi delle serie precedenti e che, presumibilmente, saranno approfonditi nelle successive, andando ad ampliare la mitologia di questa saga generazionale così stramba e allo stesso tempo così affascinante.
L'autore, ancora una volta, va modificando il suo stile di disegno, rendendo i personaggi molto più magri, lontani dai colossi robusti delle prime serie, con volti tendenti all'efebico in diversi casi, ma sempre con uno stile molto curato e personale.
Rimangono, infatti, tutti i tratti caratteristici del disegno di Araki, come il look pacchiano dei personaggi (certi abiti o accessori sembrano usciti dall'incubo psichedelico di un hippy dopo un cannone) o le pose da contorsionisti.
Intatto è anche, fortunatamente, il gusto dell'autore per le citazioni: al cinema americano (L'esorcista, Misery non deve morire), ai manga (il giovane Koichi Hirose e il suo Stand hanno un debito palese nei confronti di Gohan e Cell di Dragon Ball) e, soprattutto, alla musica (Pink Floyd, Enigma, Queen, Red Hot Chili Peppers, Bob Dylan e molti altri saranno messi al servizio dei vari Stand). Molte delle belle idee escogitate dall'autore saranno poi ritrovate in videogiochi come Phoenix Wright o in manga e anime successivi come One Piece, Bleach, Yu-gi-oh o il recente Saint Seiya Omega.

La quarta avventura della famiglia Joestar, dunque, si rivela essere ancora più bizzarra, decisamente diversa dalle precedenti e, in generale, dallo stile narrativo degli shounen manga.
E' uno shounen manga particolare, a cui mancano le basi di questo tipo di opere, poiché i suoi eroi sono poco eroici. L'autore scrive un manga di solo intrattenimento, che poco si occupa di lasciare insegnamenti positivi ai suoi lettori ma vuole soltanto divertirli e appassionarli con una serie di scontri sempre molto vari, accattivanti, tesi e violenti, più che regalar loro degli amici o degli eroi.
Fra le quattro serie di Jojo sinora ristampate, Diamond is Unbreakable è dunque la più particolare e, in virtù di queste sue caratteristiche un po' strambe, non è quella che mi è rimasta più impressa, per quanto io mi sia appassionato alla risoluzione dei numerosi scontri, al contrario delle storie di Johnathan, Joseph e Jotaro che invece mi hanno regalato anche numerose scene epiche e personaggi che, per quanto ombrosi o tamarri, manifestavano in maniera più palese il loro eroismo.
Rimane un manga molto originale e appassionante, che riesce abilmente a intrattenere il lettore con combattimenti intelligenti e sempre diversi e avvincenti e che ben merita la sua importanza nella storia del genere shounen d'azione in virtù di molte trovate innovative che introduce, ma dietro questa facciata più disimpegnata non presenta temi più profondi o insegnamenti che possano scolpirsi nel cuore di chi legge.


Titolo Prezzo Casa editrice
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