Fate/Zero parte 1 - LocandinaAcclamato ancor prima della sua uscita, Fate/Zero è stato senza dubbio uno dei titoli di punta della stagione Invernale 2011 e poi di quella Primaverile dell'anno successivo. Attesissimo per la presenza di Gen Urobuchi, uno sceneggiatore divenuto molto di moda dopo l'exploit di Madoka Magica sul quale egli aveva lavorato, e di Yuki Kajiura, celebre compositrice e autrice di molte colonne sonore di anime tra i quali ad esempio la trilogia delle “Ragazze con la Pistola”, ma soprattutto perché è il prequel del celebre Fate/Stay Night, visual novel punta di diamante della Type Moon, portato in anime nel 2006 dallo studio DEEN mentre ora siamo nelle mani dello studio ufotable.

Insidiosissimo è però il ruolo del prequel di un opera molto famosa, per molte ragioni: è difficile stupire il pubblico, e ancora di più il fan, con una storia bene o male già nota (almeno negli eventi fondamentali) e con gli stessi personaggi rielaborati a distanza di anni che magari non escono fuori con lo stesso carisma di prima oppure con nuove figure non proprio all'altezza. Verrebbe alla mente il notevole precedente di Star Wars e della sua nuova trilogia in cui cervellotiche premesse accompagnavano personaggi non convincenti fino in fondo, il tutto con la cigliegina sulla torta rappresentata da un micidiale Jar Jar Binks.

"Fato" a parte, Fate/Zero inizia e subito riesce a catturare l'attenzione di chi osserva. Merito indubbio della parte grafica maniacalmente curata ove emerge il nuovo charachter design, molto elegante e vicino allo stile applicato nelle visual novel e nelle opere direttamente realizzate dalla Type Moon.
Tempo di superare un primo (doppio) episodio introduttivo, ove si presentano tutti i Master e i Servant che partecipano alla quarta guerra per il Santo Graal (in Stay Night era la quinta), alcuni episodi di riscaldamento e l'anime passa a mostrare le sue qualità nelle scene d'azione con un duello fra Saber e Lancer, a cui si aggiungeranno poi altri combattenti, ricco di effetti speciali e di sequenze altamente cinematiche davvero molto ben realizzate.
L'anime prosegue quindi su buoni livelli con un buon ritmo ravvivato, oltre che da scontri e scaramucce fra servants, anche da intrighi e macchinazioni varie fra i vari maghi con il tutto che culmina in quella che in potenza parrebbe una grande battaglia. A questo punto però l'anime (o almeno la sua trasmissione) televisiva si interrompe, per mantenere la qualità alta i produttori furbescamente dicono, sul più bello generando una nuova, consistente attesa per la seconda parte.

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Qualche mese dopo la serie riprende la dove si era fermata cioè nel bel mezzo dello scontro. Una nuova partenza molto veloce e spettacolare, con largo dispendio di mezzi ed effetti speciali. Tutto molto bello da vedere e da seguire.
Appena conclusa questa battaglia però, il registro dell'anime vira decisamente verso la componente più psicologica. Questa variazione, che pur ci regala un sedicesimo episodio crudo, estremamente cinico ma di sicuro impatto emotivo, ha però l'effetto collaterale di erodere la componente d'azione e di abbassare sensibilmente il ritmo complessivo con i dialoghi, talvolta ridondanti, che prendono molto spazio.
Tutto ciò ha il suo culmine in una coppia di episodi dedicata al passato del protagonista Kiritsugu Emiya, la quale segnerà il crocevia effettivo della serie.
A questo punto siamo giunti circa a tre quarti della serie e la sensazione di aver assistito finora a una lunga premessa a future grandi cose non è del tutto positiva. C'è infatti il rischio di avere di fronte un anime che “arriva corto”, cioè che a pochi episodi dalla fine ha ancora molto da dire, e in effetti sembra proprio che sia così.
Si verifica invece uno scenario anche peggiore: l'anime “si lascia andare”, la storia avanza più per inerzia accumulata che per suo vero slancio, minimizzando le battaglie decisive in favore di prolissi risvolti psicologici e lanciando nel finale un ponte verso il suo successore/predecessore Fate/Stay Night. Quest'ultimo forse, il vero obiettivo sui gli autori puntavano sin dall'inizio.

Fate/Zero parte 2 - LocandinaDopo il termine della serie che cosa dunque, che cosa ci rimane? Non molto ad essere onesti, a parte due o tre momenti (di cui uno è la conclusione) ricordabili per altro più per quello che accade che non per gli “attori” che vi partecipano. Ebbene, duole dirlo ma il cast di Fate/Zero non è assolutamente all'altezza di quello del Fate/Stay Night.
Maluccio il cast dei maghi con personalità dal carisma scarso quando non nullo. Illusorio l'anti-eroe protagonista Kiritsugu, cinico, disilluso e ombroso quanto si vuole ma deludente quando si scopre che alla base delle sue ragioni c'è un semplice “perché ha sofferto da piccolo”. Dunque a fronte di una sua esaltazione si dovrebbe, anche solo per onestà intellettuale, riabilitare all'istante il primo Sasuke Uchiha che ci capita tra le mani.
Decisamente meglio l'antagonista Kirei Kotomine: non sa quello che vuole, ne è consapevole e va avanti così fine alla fine.
Un po' meglio risultano le fila dei Servant dove almeno si distinguono le figure di Archer/Ghilgamesh un buon novello Faust, si vede che a Urobuchi questo genere di personaggio riesce bene, del povero Lancer e di Rider che fa il ganzo spiritosone di turno. E Saber? Al tempo...
Caso (umano) a parte, è la coppia Ryonosuke-Caster che insieme fanno il Jar Jar Binks della situazione e concorrono senza dubbio per il titolo di peggiori personaggi di sempre.

Apparentemente scevro da fan-service e concessioni all'ecchi, Fate/Zero si rivela comunque avente subdole e non dichiarate concessioni e strizzate d'occhio ai fan . Non sarebbe niente di male se si trattasse di inserire elementi e rimandi ad altre opere della Type Moon come Tsukihime, ma è lecito avere dei dubbi su quanto fatto vedendo un episodio dieci chiamato “Le avventure di Rin” in cui la rampolla di casa Tohsaka, all'epoca bambina delle elementari, va in giro per la città a fare indagini. Ottimo materiale per far gongolare il fanatico moe nipponico.
In questo meccanismo ne fa le spese anche Saber, prima protagonista di Fate/Stay Night, ora ridotta a fare poco più che da tappezzeria. Una presenza dovuta da quanto si sapeva della storia... o forse dovuta al fatto che senza di lei che alla sua evocazione recita “Toou Anata wa watashi no Master ka?” (Io ti chiedo, sei tu il mio Master?) e che spara un paio di “Excalibur!!” di turno, l'accanito fan della saga, il box con i dischetti col cavolo che lo compra? Mah...

Fate/Zero - Saber into Excalibur!


Dunque questo è Fate/Zero. Un anime che punta tutto sulla realizzazione tecnica grafica, eccellente sia nello statico che nel dinamico, tra l'altro sotto sfruttandola in quest'ultimo ambito per i pochi scontri presenti (grave l'assenza di un bel duello finale), che però si accompagna a una storia dallo sviluppo deludente con personaggi mediamente non all'altezza. In più privo di un valore aggiunto dalla colonna sonora ove la Kajiura fa un buon lavoro ma lontano dalle vette artistiche della sua produzione.
Un opera che si perde da sola per strada, un peccato perché c'erano sia i mezzi che le premesse per fare una grande cosa.
Consigliabile solo ai fan più accaniti dell'universo Type Moon o ai cultori della tecnica di animazione.


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