Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo a titoli del 2008 con Chocolate Underground, Kuroshitsuji e Kurozuka.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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"Che mondo sarebbe senza cioccolata"? Potrebbe essere la citazione della locandina di 'Chocolate Underground', miniserie composta da tredici brevi, brevissimi episodi in cui è dominante un partito che vieta il commercio di cioccolato, compresi gli ingredienti per la preparazione e i derivati, allo scopo di garantire a tutti una vita salutare. Questa legge getta scompiglio tra la gente, gli adulti sono costretti a chiudere le loro attività o a fallire, e di conseguenza i bambini entrano in uno stato di panico.

L'idea pareva interessante, qualcosa di originale e innovativo, inizia altrettanto bene con un'introduzione fresca dei personaggi e del tema in questione. Pone le basi per il proseguo della trama, costruita in maniera abbastanza curiosa seppure sbrigativa. Poi peggiora nella seconda parte, quando la storia diviene dispersiva e vuota nei contenuti, da lì già s'intuisce che la serie non andrà a parare da nessuna parte. E infatti così è stato, finisce in modo strano e campato in aria.
I protagonisti sono due ragazzini di nome Smudger e Huntley, i quali cercheranno con ogni mezzo di produrre cioccolata, cacciandosi spesso nei guai con il governo. C'è da chiedersi: ma gli adulti che combinano? Prendono iniziative? Si ribellano? Nulla, non combinano nulla, a parte demoralizzarsi e applaudire felici nell'ultimo episodio. Essi sono praticamente inesistenti, e, se ci sono, non contribuiscono allo sviluppo della trama, anzi la rendono più scialba.

Ordunque ci sono troppe lacune nella sceneggiatura, facilmente individuabili, dai risvolti prevedibili e privi di pathos. Il tutto appare sterile, dai contenuti alla caratterizzazione dei personaggi, quest'ultimo elemento è pari a zero poiché nessuno dei protagonisti rimane impresso nella memoria. Tuttavia, il ritmo di narrazione, per quanto sia lineare e pacato, non annoia. Lo spettatore critico termina la visione senza troppi intoppi, rimane però deluso non solo dagli sviluppi ma anche dal finale assai elementare. Dunque la visione è consigliata fondamentalmente a chi cerca un prodotto spensierato che duri poco e senza alcuna aspettativa.

L'animazione è discreta, dai colori piacevoli e supportato da un chara design carino e morbido. Tuttavia il livello di animazione cala nel finale, quando si introducono elementi paradossali.
Siccome un episodio dura meno di cinque minuti, non viene dato spazio alle musiche, difatti l'opening è stata omessa, mentre è disponibile una sorta di ending che anticipa l'episodio successivo.

Tanto per essere chiari, non si tratta di un anime spazzatura, però non è neanche da considerarsi un buon prodotto, probabilmente ciò è dovuto alla brevità dell'opera e in particolare al tema prefissato troppo impegnativo per essere trattato in maniera così superflua.
In sintesi, 'Chocolate Underground' è un anime scorrevole e senza alcuna aspettativa, rivolto probabilmente a un target infantile per come è stato raccontato, dalle premesse originali ma prodotto in modo frettoloso, poco credibile e supportato da un cast trascurabile. Detto in parole povere, si tratta di una serie tappabuchi per passare un'oretta a cervello completamente spento. Niente di più.



6.0/10
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"Kuroshitsuji" (Il Maggiordomo Nero) è la trasposizione animata del manga di Yana Toboso, attualmente in corso in Giappone. L'anime, che si presenta lievemente superiore allo squallido manga, è composto da 24 episodi della durata ciascuno di 24 minuti circa.
Vi è un'altra serie di "Kuroshitsuji" che, però, si discosta moltissimo dal manga e prevede la presenza di due nuovi personaggi: Alois Trancy e il suo maggiordomo Claude Faustas. Inoltre sono stati creati diversi OAV, uno di essi vede persino il nostro Ciel vestire i panni di Alice nel Paese delle Meraviglie.

C'era una volta un conte in miniatura dal cognome impronunciabile (il nostro prode Cane della Regina ha soltanto dodici anni) che si divertiva a "risolvere" crimini, enigmi, delitti, omicidi e, più in generale, i misteri che turbano l'anima della regina Vittoria.
C'era inoltre la figura di Sebastian Michaelis, un perfetto maggiordomo (demone).
Ciel ha stipulato un contratto con questo demone: al momento della morte del conte la sua anima verrà divorata da Sebastian. Interessante, vero? Sicuramente lo è, ma forse non può esserlo per il pubblico maschile che si aspetta un vero e proprio shounen. Perché questo prodotto si presenta spesso (e volentieri anche nel manga) come tutt'altro: dopo averlo visionato completamente mi è stato piuttosto chiaro il fatto che, con molta probabilità, può essere davvero apprezzato ma da un pubblico femminile, mentre quello maschile potrebbe ritrovarsi a storcere il naso diverse volte di fronte a scene, situazioni e relazioni al limite dello shounen-ai.

I disegni sono buoni e simili a quelli del manga: si mantengono confezionati così come quelli della versione cartacea, ovvero come una scatola vuota ricoperta di nastrini neri che fanno tanto (finto)gotico.
Le OST sono anonime, l'opening mi piace e l'ending è orecchiabile e simpatica, dato che riproduce delle divertenti scene di vita quotidiana del nostro maggiordomo versione chibi.

Definiamo "Kuroshitsuji" in una parola soltanto: finto e, oltretutto, anche molto ma molto noioso. Esso si presenta come un prodotto di tipo sovrannaturale dai toni gotici, dalla trama assai misteriosa; ma in realtà è solo una scatola vuota che esteriormente sembra bella. Quindi se togliamo pizzi, nastrini, merletti e apriamo la scatola troveremo il vuoto assoluto.
Difatti il problema principale di "Kuroshitsuji" è la trama, ammesso che ve ne sia realmente una.
Lo sviluppo procede attraverso gli archi narrativi con episodi auto-conclusivi (a volte l'anime necessita di due episodi per concludere l'arco in questione) che non permettono però alla trama portante di proseguire anche se, in modo sporadico e del tutto casuale, riusciamo a scoprire qualcosa in più sul nostro protagonista, sul suo passato, sul perché ha deciso di stipulare un contratto con Sebastian.
L'altro immenso problema lo possiamo riscontrare non appena visioneremo i primi episodi: si tratta della disarmante banalità che trasudano questi fantomatici "misteri", e il modo altrettanto sciocco in cui vengono "risolti". L'unico episodio degno di tale nome è, forse, quello che va a riprendere la leggenda di Jack lo Squartatore di cui hanno abusato nel peggiore dei modi - ma tra la melma dilagante questo è forse l'arco narrativo migliore.

I personaggi principali sono sostanzialmente due, Sebastian e Ciel, contornati da alcuni domestici inutili e combina-guai che, però, mi hanno spesso saputo strappare qualche risata.
Adoro Ciel, ma devo ammettere che il suo personaggio risulta piuttosto inverosimile per svariati motivi: è cinico, freddo, distaccato, insensibile o così si mostra la maggior parte delle volte, anche se ci sono momenti in cui lo vedremo cedere come accadrebbe a ogni altro essere umano che si ritrova nella sua situazione. Ma è proprio la sua situazione e il suo modo di comportarsi ad amplificare l'inverosimiglianza del personaggio stesso: guardiamo in faccia la realtà, Ciel è un bambino di dodici anni al servizio della regina Vittoria; egli ha stipulato un contratto con un demone (Sebastian) che sì lo proteggerà ed eseguirà i suoi ordini, ma che riscuoterà la sua anima al momento della sua dipartita.
Il personaggio di Sebastian è pienamente riuscito: incarna perfettamente la figura del maggiordomo demoniaco.
Il rosso Grell Sutcliff, uno shinigami palesemente innamorato dell'algido Sebastian, è un personaggio comico a cui viene sempre spezzato il cuore per via del rifiuto del maggiordomo. La figura di Grell Sutcliff nel complesso risulta abbastanza divertente, sì, le prime volte, ma successivamente è davvero snervante vedere le stesse gag ripetersi di continuo senza alcuna innovazione.

Complessivamente "Kuroshitsuji" è composto da una grossa percentuale di finzione e di noia purissima, che ne condiziona in modo negativo la visione.
Mi permetto di sconsigliare al pubblico maschile quest'opera, a meno che non simpatizzi per questo genere di titoli o senta l'irrefrenabile desiderio di farsi del male visionando questi scialbi episodi che trasudano noia da ogni singola scena. Lo consiglio invece a un pubblico femminile per via del particolare rapporto che esiste tra Sebastian e Ciel, dato che potrebbe appassionarlo facilmente.



5.0/10
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La seconda serie animata diretta da Araki Tetsurou, dopo Death Note, s'intitola Kurozuka, ed è tratta da un manga del 2003, a sua volta ispirato a un romanzo giapponese. Andata in onda nel 2008, l'opera della Madhouse si presenta immediatamente come un amalgama di tradizione e modernità, sia che si parli di trama sia di stile di rappresentazione. Ogni episodio è infatti introdotto prima dal cantato di una maschera tipica del teatro Nō, poi da un aggressivo brano d'apertura in chiave electro-rock: il contrasto tra due mondi completamente diversi si evidenzierà allo stesso modo nel racconto seguente, rispecchiandosi in un improvviso cambio di ambientazione. Nel Giappone del dodicesimo secolo, il protagonista, un samurai di nome Kuro (alias Minamoto no Yoshitsune), sarà eliminato a tradimento da un suo sottoposto, ma Kuromitsu, una donna-vampiro, trasferirà in lui il suo sangue, rendendolo immortale come lei. Al suo risveglio si ritroverà in un futuro post-apocalittico, ancora vivo: cosa è realmente successo, ovviamente, lo realizzeremo molto più in là.
La smisurata mutazione dello scenario rende di colpo molto più accattivante la ricezione delle vicende, sebbene, a lungo andare, con l'abusare di salti spazio-temporali e un assottigliamento sempre maggiore della soglia realtà-illusione, si finisca per sorbirsi una rappresentazione molto più astratta di quanto sarebbe potuto bastare. Ed è un peccato appurare quanto questo ingranaggio da potenziale gioiellino dell'animazione, vada via via inceppandosi per via di alcune forzature evitabili, o arrugginendosi a causa di un proponimento di situazioni sempre più monotone e affini a un comune shounen di combattimenti.
Altro degli ingredienti più corposi di Kurozuka è sicuramente lo splatter, la cui presenza è sì eccessiva, ma scagionata in parte dalla natura alterata di quasi tutti i personaggi principali, che un bagno di sangue se lo potranno sempre concedere. E mi riferisco soprattutto al nostro Kuro, versione vampiresco-antieroistica del samurai che, del carisma di un protagonista che si rispetti, mostrerà tuttavia ben poco: decisamente troppo freddo, esanime, malgrado le personali vicissitudini mnemoniche, grosso modo influenti sulla caratterizzazione.
Graficamente Kurozuka non si contraddistingue molto, ma il lavoro svolto è comunque di ottimo livello, specialmente nei disegni e nella colorazione. Anche la bravura del regista si riconosce, e sta tutta nell'aver occultato le lacune di un'animazione complessivamente poco fluida. Lo si nota specialmente durante i combattimenti, sostanzialmente statici, ma 'migliorati' da innumerevoli effetti - come invece non aveva fatto Hamasaki in Shigurui (ancora Madhouse), proprio un anno prima.
A mio avviso, una sceneggiatura meno inusuale e inconcludente (sul finale meglio non esprimersi) e un protagonista meno scorbutico non avrebbero rovinato un'idea di base molto interessante come questa. Niente di speciale, dunque, anche se inizialmente m'era parso il contrario.