C’era una volta un paese che stava uscendo da un periodo molto buio della sua storia per gettarsi con tutto il suo carico di speranze, ambizioni e sogni verso un futuro che si prospettava tutto a colori come le prime tv di questo tipo che iniziavano a girare per le case. Un paese rimasto provinciale che cercava di mettersi gli abiti della modernità non essendo ancora pronto ad affrontarne le conseguenze.
Era l’Italia di fine anni 70, quella delle Brigate Rosse, dei governi Andreotti, della Banda della Magliana e dal 4 aprile 1978 anche l’Italia di Goldrake e dell’invasione dei cartoni giapponesi.

Una vera rivoluzione culturale quest’ultima, che forse le generazioni di oggi non possono ben capire, ma che quella formata dai bambini di allora ricorda ancora bene e porta con se nel suo bagaglio personale insieme alla rabbia e alla frustrazione dell’avversità che dovette essere affrontata allora contro un certo bigottismo che nascondeva l’usuale paura verso qualcosa di diverso, di “altro” e che poteva essere riassunta con la più classica delle affermazioni dei grandi dell’epoca :"I cartoni animati giapponesi sono fatti dal computer!”
Il tempo, si sa, tende ad annebbiare la memoria e dopo più di trent’anni abbiamo in parte dimenticato, arrivando a pensare che tutto fosse frutto dell’esagerazione fanciullesca e archiviando la cosa nell’ambito delle leggende metropolitane.
Torniamo indietro nel tempo quindi, a scoprire che la realtà, invero, non solo era quella che affiora dai nostri ricordi ma, per certi versi, è ancora più assurda e divertente, uno specchio impietoso dell’Italia di allora e che per certi versi ancora si ravvede in quella di oggi.
Da "TV Sorrisi e Canzoni" n. 14 del 1978: articolo di presentazione della nuova serie a cartoni animati della Rai “Atlas Ufo Robot”:
"L’Atlas Ufo Robot ha inoltre una particolarità che lo distingue dagli altri cartoni animati: è stato realizzato con la collaborazione di un cervello elettronico nel quale sono stati inseriti dei dati riguardanti il tipo di disegno e i colori. L’elaboratore ha poi fornito i ragguagli tecnici necessari; naturale che il prodotto sia riuscito bene!”.
Lo stesso articolo affermava poi:
“I giapponesi non hanno una lunga tradizione nel campo del fumetto (che è sempre all’origine del cartone animato); non hanno personaggi che sono riusciti a sfondare: i loro giornali pubblicano storie disneyane o le vicende di Charlie Brown…”
Quanto scritto in questo articolo evidentemente fu preso per oro colato dato che fu ripreso anche da uno dei settimanali più letti per ragazzi: Topolino.

“Per realizzare Goldrake e C., questi emuli di Disney dagli occhi a mandorla, hanno fatto ricorso a un cervello elettronico nel quale hanno inserito i dati riguardanti le vicende, il tipo di disegno e i colori previsti. Il computer ha quindi fornito tutti i ragguagli tecnici perchè i cartoni animati risultassero perfetti. Una tecnica quasi fantascientifica.” - TOPOLINO N. 1181 - 16 Luglio 1978
Articoli fatti sul sentito dire, senza una seria verifica di quanto scritto dato che, allora come oggi, sappiamo che non esiste nessun computer al mondo che, premendo un bottone, sforna un cartone animato di trenta minuti inventandosi di sana pianta storia, personaggi e scenografie. Con molta probabilità l’idea che ci fosse l’utilizzo di macchinari elettronici nella realizzazione dei cartoni nipponici era nata notando in questi una continua ripetizione di scene e intere sequenze (basti pensare alla metamorfosi di Duke Fleed in Goldrake e nella partenza del Big Shootter in Jeeg) nell’ambito delle varie puntate, frutto però di un riciclo che serviva ad un risparmio generale sugli alti costi della produzione.
Ipotesi nata quindi dal puro pregiudizio e che non tardò a produrre i suoi nefasti effetti in una società, quale quella italiana dell’epoca, che già vedeva ancora con circospetto i programmi televisivi, figuriamoci qualcosa di così diverso. Quando sentirono che Goldrake e gli altri “cartoni giapponesi” erano fatti “col computer”, genitori, insegnanti, educatori, giornalisti e chi più ne ha più ne metta, annunciarono scandalizzati che i cartoni animati giapponesi andavano vietati, perché erano tutti fatti “DA UN computer” (quindi neppure “COL computer” come sosteneva l’articolo…) ed erano dunque privi di sentimenti umani con la conseguenza di far crescere gli inermi bambini italici con valori totalmente distorti e “pericolosi”.
Basti pensare agli anatemi di un'intellettuale quale Alberto Bevilacqua che arrivava a scrivere: "Goldrake è lo stadio che può precedere la droga vera e propria"!(Corriere della Sera 14 aprile 1980).

La “campagna” mediatica ma anche politica (riguardare l’articolo "35 anni dopo ricordiamo: chi aveva paura di Goldrake?") contro “la violenza” di questi robottoni nati da un cervellone elettronico non riuscì ad impedire, però, il grande successo in termini di ascolti televisivi e merchandising di Goldrake. Sull’onda di questo successo l’anno dopo una troupe Rai del TG1 andò direttamente a Tokyo negli Studi Toei sulle tracce del successo di Goldrake, scoprendone la realtà: "Abituati a associare il lavoro dei giapponesi a sofisticate attrezzature elettroniche, gli occidentali, quando apparvero i cartoni nipponici parlarono subito di programmazione ed elaborazione elettroniche. Non è così: come mostrano queste immagini, i disegni animati giapponesi sono il risultato del più artigianale dei lavori..."- Tam Tam – Speciale Tg1: «Heidi, Goldrake, Harlock and Co.» del 5/4/1979
Servì a sfatare il mito? Proprio per niente!
Siamo nel settembre 1979 e su "Radiocorriere TV" si torna a disquisire del successo dei cartoni giapponesi in Italia, sull’onda dei consensi che stava avendo in quel momento Capitan Harlock sulla seconda rete Rai.
Stavolta si va più nello specifico, analizzando i risvolti economici dell’animazione “ con gli occhi a mandorla”. Leggiamo:
“il costo per esempio, delle loro animazioni e dei loro prodotti in generale è decisamente inferiore a quello medio della nostra produzione; e non di poco. Alcuni dati: una puntata di un cartone come Heidi viene a costare (prodotto finito in edizione italiana pronto per essere messo in onda) 5 milioni; tre minuti di un cartone italiano ne costano mediamente tre.
Come si spiegano costi così contenuti? La manodopera, per esempio, è il fattore che più incide nella lavorazione del cartone. Ma se è vero che inizialmente i giapponesi si sono avvalsi della collaborazione di disegnatori coreani mal pagati è anche vero che con l’affermazione di questo nuovo tipo di industria il “popolo del Sol Levante”, che di tecnologia ne ha da vendere, si è specializzato affidandosi a sofisticati elaborati elettronici. Si, anche nel cartone animato l’era del computer è insomma arrivata.
Sarà un computer infatti a disegnare nuove storie. Basterà inserire nel cervello elettronico alcuni schizzi base, l’idea della storia ed il tipo di mercato al quale il prodotto si rivolge, e poi ci penserà lui, il computer, adattando ad ogni circostanza l’immagine giusta, quella più idonea a far maggior presa sul piccolo telespettatore.”
A leggere oggi queste parole viene da farsi una bella e amara risata al pensiero che oggi quello giapponese è uno dei pochi baluardi dell'animazione classica di fronte ai colossi americani che ormai riconoscono solo la computer grafica...
Fonti consultate:
L'Antro Atomico del Dr. Manhattan
Rapporto Confidenziale | rivista digitale di cultura cinematografica
Imago Recensio
MAZINGER Z, IL GRANDE MAZINGER E GOLDRAKE-Guide Supereva sezione cartoni animati
Era l’Italia di fine anni 70, quella delle Brigate Rosse, dei governi Andreotti, della Banda della Magliana e dal 4 aprile 1978 anche l’Italia di Goldrake e dell’invasione dei cartoni giapponesi.

Una vera rivoluzione culturale quest’ultima, che forse le generazioni di oggi non possono ben capire, ma che quella formata dai bambini di allora ricorda ancora bene e porta con se nel suo bagaglio personale insieme alla rabbia e alla frustrazione dell’avversità che dovette essere affrontata allora contro un certo bigottismo che nascondeva l’usuale paura verso qualcosa di diverso, di “altro” e che poteva essere riassunta con la più classica delle affermazioni dei grandi dell’epoca :"I cartoni animati giapponesi sono fatti dal computer!”
Il tempo, si sa, tende ad annebbiare la memoria e dopo più di trent’anni abbiamo in parte dimenticato, arrivando a pensare che tutto fosse frutto dell’esagerazione fanciullesca e archiviando la cosa nell’ambito delle leggende metropolitane.
Torniamo indietro nel tempo quindi, a scoprire che la realtà, invero, non solo era quella che affiora dai nostri ricordi ma, per certi versi, è ancora più assurda e divertente, uno specchio impietoso dell’Italia di allora e che per certi versi ancora si ravvede in quella di oggi.
Da "TV Sorrisi e Canzoni" n. 14 del 1978: articolo di presentazione della nuova serie a cartoni animati della Rai “Atlas Ufo Robot”:
"L’Atlas Ufo Robot ha inoltre una particolarità che lo distingue dagli altri cartoni animati: è stato realizzato con la collaborazione di un cervello elettronico nel quale sono stati inseriti dei dati riguardanti il tipo di disegno e i colori. L’elaboratore ha poi fornito i ragguagli tecnici necessari; naturale che il prodotto sia riuscito bene!”.
Lo stesso articolo affermava poi:
“I giapponesi non hanno una lunga tradizione nel campo del fumetto (che è sempre all’origine del cartone animato); non hanno personaggi che sono riusciti a sfondare: i loro giornali pubblicano storie disneyane o le vicende di Charlie Brown…”
Quanto scritto in questo articolo evidentemente fu preso per oro colato dato che fu ripreso anche da uno dei settimanali più letti per ragazzi: Topolino.

“Per realizzare Goldrake e C., questi emuli di Disney dagli occhi a mandorla, hanno fatto ricorso a un cervello elettronico nel quale hanno inserito i dati riguardanti le vicende, il tipo di disegno e i colori previsti. Il computer ha quindi fornito tutti i ragguagli tecnici perchè i cartoni animati risultassero perfetti. Una tecnica quasi fantascientifica.” - TOPOLINO N. 1181 - 16 Luglio 1978
Articoli fatti sul sentito dire, senza una seria verifica di quanto scritto dato che, allora come oggi, sappiamo che non esiste nessun computer al mondo che, premendo un bottone, sforna un cartone animato di trenta minuti inventandosi di sana pianta storia, personaggi e scenografie. Con molta probabilità l’idea che ci fosse l’utilizzo di macchinari elettronici nella realizzazione dei cartoni nipponici era nata notando in questi una continua ripetizione di scene e intere sequenze (basti pensare alla metamorfosi di Duke Fleed in Goldrake e nella partenza del Big Shootter in Jeeg) nell’ambito delle varie puntate, frutto però di un riciclo che serviva ad un risparmio generale sugli alti costi della produzione.
Ipotesi nata quindi dal puro pregiudizio e che non tardò a produrre i suoi nefasti effetti in una società, quale quella italiana dell’epoca, che già vedeva ancora con circospetto i programmi televisivi, figuriamoci qualcosa di così diverso. Quando sentirono che Goldrake e gli altri “cartoni giapponesi” erano fatti “col computer”, genitori, insegnanti, educatori, giornalisti e chi più ne ha più ne metta, annunciarono scandalizzati che i cartoni animati giapponesi andavano vietati, perché erano tutti fatti “DA UN computer” (quindi neppure “COL computer” come sosteneva l’articolo…) ed erano dunque privi di sentimenti umani con la conseguenza di far crescere gli inermi bambini italici con valori totalmente distorti e “pericolosi”.
Basti pensare agli anatemi di un'intellettuale quale Alberto Bevilacqua che arrivava a scrivere: "Goldrake è lo stadio che può precedere la droga vera e propria"!(Corriere della Sera 14 aprile 1980).

La “campagna” mediatica ma anche politica (riguardare l’articolo "35 anni dopo ricordiamo: chi aveva paura di Goldrake?") contro “la violenza” di questi robottoni nati da un cervellone elettronico non riuscì ad impedire, però, il grande successo in termini di ascolti televisivi e merchandising di Goldrake. Sull’onda di questo successo l’anno dopo una troupe Rai del TG1 andò direttamente a Tokyo negli Studi Toei sulle tracce del successo di Goldrake, scoprendone la realtà: "Abituati a associare il lavoro dei giapponesi a sofisticate attrezzature elettroniche, gli occidentali, quando apparvero i cartoni nipponici parlarono subito di programmazione ed elaborazione elettroniche. Non è così: come mostrano queste immagini, i disegni animati giapponesi sono il risultato del più artigianale dei lavori..."- Tam Tam – Speciale Tg1: «Heidi, Goldrake, Harlock and Co.» del 5/4/1979
Servì a sfatare il mito? Proprio per niente!
Siamo nel settembre 1979 e su "Radiocorriere TV" si torna a disquisire del successo dei cartoni giapponesi in Italia, sull’onda dei consensi che stava avendo in quel momento Capitan Harlock sulla seconda rete Rai.
Stavolta si va più nello specifico, analizzando i risvolti economici dell’animazione “ con gli occhi a mandorla”. Leggiamo:
“il costo per esempio, delle loro animazioni e dei loro prodotti in generale è decisamente inferiore a quello medio della nostra produzione; e non di poco. Alcuni dati: una puntata di un cartone come Heidi viene a costare (prodotto finito in edizione italiana pronto per essere messo in onda) 5 milioni; tre minuti di un cartone italiano ne costano mediamente tre.
Come si spiegano costi così contenuti? La manodopera, per esempio, è il fattore che più incide nella lavorazione del cartone. Ma se è vero che inizialmente i giapponesi si sono avvalsi della collaborazione di disegnatori coreani mal pagati è anche vero che con l’affermazione di questo nuovo tipo di industria il “popolo del Sol Levante”, che di tecnologia ne ha da vendere, si è specializzato affidandosi a sofisticati elaborati elettronici. Si, anche nel cartone animato l’era del computer è insomma arrivata.
Sarà un computer infatti a disegnare nuove storie. Basterà inserire nel cervello elettronico alcuni schizzi base, l’idea della storia ed il tipo di mercato al quale il prodotto si rivolge, e poi ci penserà lui, il computer, adattando ad ogni circostanza l’immagine giusta, quella più idonea a far maggior presa sul piccolo telespettatore.”
A leggere oggi queste parole viene da farsi una bella e amara risata al pensiero che oggi quello giapponese è uno dei pochi baluardi dell'animazione classica di fronte ai colossi americani che ormai riconoscono solo la computer grafica...
In galleria potete trovare l'articolo del Radiocorriere Tv Settembre 1979 su gentile concessione del sito L'Antro Atomico del Dr. Manhattan. Noterete che oltre ad Harlock si parla anche di Remi, cartone che doveva essere ancora trasmesso, e di occhialetti 3D.
Questi vennero effettivamente allegati al giornale (foto in galleria) con una lente verde e una rossa...e disponibile anche per le tv in B/N con lenti nere e bianche!
In realtà per effetto tridimensionale non era inteso quello che conosciamo oggi ma riguardava bensì i fondali che venivano ripresi a distanze differenti tra di loro rispetto alle figure in primo piano: in questo modo sfondi e figure si muovevano a velocità diverse, appunto con un effetto di tridimensionalità. Una vera innovazione per l'epoca al contrario degli occhialini venduti sulla rivista, che risultarono praticamente inutili per la delusione dei bimbi dell'epoca!
Questi vennero effettivamente allegati al giornale (foto in galleria) con una lente verde e una rossa...e disponibile anche per le tv in B/N con lenti nere e bianche!
In realtà per effetto tridimensionale non era inteso quello che conosciamo oggi ma riguardava bensì i fondali che venivano ripresi a distanze differenti tra di loro rispetto alle figure in primo piano: in questo modo sfondi e figure si muovevano a velocità diverse, appunto con un effetto di tridimensionalità. Una vera innovazione per l'epoca al contrario degli occhialini venduti sulla rivista, che risultarono praticamente inutili per la delusione dei bimbi dell'epoca!
Fonti consultate:
L'Antro Atomico del Dr. Manhattan
Rapporto Confidenziale | rivista digitale di cultura cinematografica
Imago Recensio
MAZINGER Z, IL GRANDE MAZINGER E GOLDRAKE-Guide Supereva sezione cartoni animati
A parte le risate, ora siamo nel 2013 (quasi 2014) ma gente che la pensa così o quasi se ne trova ancora...
Articolo molto interessante, leggere queste cose oggi fa sorridere, però se ci si pensa sono la prova di come l'Occidente fosse prevenuto rispetto all'Asia e di come ci sentissimo superiori...
Comunque ringrazio animeclick per questo articolo molto interessante, soprattutto per chi come me in quel periodo aveva i genitori adolescenti ed è quindi ignorante al riguardo!
Riguardo ai cartoni fatti DAL computer: nel 1979 la tecnologia dei calcolatori elettronici aveva delle prestazioni molto basse confrontate a quelle di oggi. Ammesso che esistesse un programma che, presi degli schizzi genera una storia completa nessuno aveva pensato che ci sarebbero voluti anni di calcoli per ottenere una puntata di un qualsiasi cartone???
A parte che negli anni sopracitati non c'ero ancora e durante l'infazia ero in altro luogo, avevo sentito anch'io dire che i cartoni giapponesi erano fatti con il computer. Io ovviamente l'avevo inteso che li disegnassero al computer anzichè a mano, almeno, mi sembra così di ricordare, ma credere a quegli anni che lo facessero fare -tutto- ad un computer... mi viene in mente la caccia alle streghe, non so perchè
"I giapponesi non hanno una lunga tradizione nel campo del fumetto (che è sempre all'origine del cartone animato); non hanno personaggi che sono riusciti a sfondare: i loro giornali pubblicano storie disneyane o le vicende di Charlie Brown…"
Ma infatti, creano Manga SOLO dalla fine degli anni '40, robetta insomma.
A rileggere oggi certe affermazioni ci scappa quasi un sorriso, ma noi occidentali siamo abituati a sbobbare la cultura orientale. In questo senso gli americani sono sempre stati in prima linea; lo dimostra la considerazione che per anni hanno avuto (e hanno) delle opere asiatiche, soprattutto quando si è trattato di premiarle.
Sono del '74, perciò posso dire "Io c'ero!". Ricordo benissimo l'avversione che si era scatenata contro i cartoni animati giapponesi. Non si dovevano vedere perchè:
1)Erano un inno alla violenza
2)Erano diseducativi perchè erano un inno alla violenza
3)Erano disegnati male perchè inneggiavano alla violenza
Sì alla fine la questione spesso finiva lì....
Che poi in quegli anni, la violenza arrivava tutti i giorni nelle case sotto ben altre forme....non c'era trasmissione radiofonica o televisiva che non venisse interrotta da edizioni straordinarie del telegiornale per dare la notizia dell'ennesimo uomo politico o giornalista o imprenditore gambizzato, ucciso o rapito in nome di un ideale politico di qualsivoglia colore. O peggio per dare notizia di bombe e attentati....
E poi Goldrake era violento.....
Nel bene e nel male la mia generazione è stata segnata da tutto questo. E se siamo qui ora probabilmente è per prenderci una rivincita da tutti quelli che ci vietavano la tv a quei tempi! Anche se la mia mamma mi faceva vedere quasi tutto....santa donna! XD
Bellissimo articolo! Complimenti!
complimenti x l articolo!!!!!
Cavolo, almeno i giornalisti!!
Forse sbaglio a giudicare perchè non c'ero neanche nei 80,
ma cavoli tutti oggi sanno che un computer non può fare un anime,
negli anni 80 pensavano fosse un Dio??
RIPETO : ALMENO I GIORNALISTI, visto che dovrebbero fare "informazione"!
non leggere Spiderman, diventi violento
non ascoltare Method Man, diventi violento
figurati com'è stare un giorno in parlamento"
(Caparezza)
A me veniva fatto il paragone con il film disney ^^
Lo fece pure la mia maestra, dicendo che un cartone normale dura solo 20 minuti mentre un film Disney dira un'ora e mezza.
Ovviamente, feci notare che erano 20 minuti a episodio per tanti episodi, non un'ora e mezza e basta.
Non mi fece più parlare per alzata di mano per qualche mese...
snikt89, e da quando i giornalisti italiano fanno informazione? E parlo anche di cose recenti.
@Akemichan, @_RyOGo
volendo fare i pignoli: è proprio la Disney che negli anni '80 uso per prima i computer in certe scene di "Taron e la pentola magica", "Oliver e Company" e "la sirenetta"
Ma ne siamo davvero sicuri? Abbiamo cellulari, computer, automobili... però tanti pregiudizi, purtroppo persistono ancora oggi, magari in forma mutata, però sempre presenti.
Detto un po' volgarmente -ma efficace-, gli rodeva il c*** alla nostra classe dirigente di allora, vedendo questi cartoni animati all'avanguardia, iniziarono a sparare le peggio scuse (e accuse) per dare una spiegazione alla loro qualità, e questo non solo nel 78/79, ma per diversi anni a venire. Noi, l'italico popolo che ha creato il Rinascimento, rapito da dei cartoni animati venuti improvvisamente da un lontano paese dell'est? Sia mai.
Ecco se devo dire un grande pregio dei miei genitori era proprio quello di non dare peso alla enorme massa di cretinate che si dicevano su Goldrake & C., ed in particolare proprio mia mamma lo seguiva assieme a me, così come fece con molte altre, e tra l'altro mi ricordo che anche Capitan Harlock le piaceva molto. Del resto a lei non faceva certo paura la cosiddetta "violenza" degli anime, visto che quella vera e feroce l'aveva vista con i suoi occhi quando aveva all'incirca l'età che avevo io a quell'epoca. Sto ovviamente parlando dei bombardamenti degli alleati e delle retate che facevano i soldati tedeschi durante gli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale. E senz'altro vedere un robottone che faceva a pezzi degli orrendi mostri meccanici non era affatto spaventoso per lei, ne riteneva che lo fosse per me!
Tutto l'allarmismo che si era creato da quegli articoli scritti da persone assolutamente ignoranti dell'argomento però portarono addirittura ad un'interrogazione parlamentare da parte di un tal Silverio Corvisieri contro Goldrake, che per fortuna fu poi respinta. Il fatto è che, ovviamente, l'animazione veniva considerata un prodotto a target quasi esclusivamente infantile, perciò nessuno si era davvero preso la briga di informare seriamente su come venissero realizzate quelle serie animate in Giappone, era più comodo inventarsi una baggianata come quella del computer che realizzava il tutto, visto che proprio in quel periodo furoreggiavano i prodotti di elettronica e HiFi di provenienza nipponica. Poi vuoi per il fatto che la cinematografia bellica americana aveva senz'altro diffuso il mito di "quei fottuti musi gialli" e che la nostra società piuttosto provincialotta, oltre che sempliciotta, si faceva facilmente influenzare da tali pregiudizi; ed inoltre era molto facile ottenere visibilità e notorietà per quelli che paventavano possibili pericoli per i bimbi di allora; il risultato fu che si scatenarono polemiche assai vivaci e persistenti contro la trasmissioni di quelle prime serie animate giapponesi. Ciò nonostante il grande successo che ebbero fece sì che non riuscirono mai a cancellarle completamente dal nostro etere. Anche se dopo pochi anni le serie di genere mecha non vennero più trasmesse dalla RAI, le tante emittenti locali ed i network che seguirono continuarono a programmare sempre titoli nuovi, fino ad arrivare a dopo la metà degli anni '80, quando rallentò il fenomeno dell'anime boom in Italia, per poi arrestarsi del tutto nei primi drammatici anni '90!
Mano a mano che passava il tempo i pregiudizi sugli anime calavano di intensità, fino a scomparire, però quello dei "cartoni fatti dal computer" fu il più duro a morire, e scomparve del tutto solo agli inizi degli anni '90, quando la Granata Press e, quelli che di lì a poco sarebbero diventati i Kappa Boys, cominciarono a parlare seriamente e con cognizione di causa dell'animazione giapponese. Il resto è storia nota a tutti noi!
@Vash437: Concordo in pieno, ottimo consiglio!
Praticamente dal 1978 ad oggi, l'italia non è cambiata di una virgola. Si è solo evoluta tecnologicamente e nei pregiudizi. Già all'epoca i giornalisti erano dei cazzari. Nice.
Articolo molto interessante.
Però mi piacciono, che nostalgia...
Un momento! Oggi succede ancora?! Porca padella...
Ci fu anche di ben peggio quanto a critiche, tipo Goldrake accusato di essere un cartone antifemminista perché Venusia era una pippa a pilotare il Delfino Spaziale...beh parliamone! Fino al giorno prima andava solo a cavallo, Già che riesce a partire è un'impresa, se piazza pure un paio di colpi senza farsi troppo male è tutto grasso che cola! E nessuno a criticare invece la raccomandazione. Fior fior di piloti professionisti con migliaia di ore di volo contro Godzilla e simili scavalcati da una bovara solo perché è l'amichetta del protagonista! Poi arriva pure sua sorella Maria e indovinate chi ci mettono a pilotare la Trivella Spaziale? E Alcor-Koji? Quasi 100 puntate, Tra Mazinga Z e Grande Mazinga a menare due o tre mostri meccanici alla volta, costretto a tirare quattro missili dall'ufetto giallo e a far scaramucce con i minions di Vega per non mettere in ombra il figlio raccomandato del professorone. Si criticava Goldrake per motivi sbagliati, non vedendo i veri messaggi diseducativi della serie, imbarazzante specchio della società italiana.
Allora o apprezzate la diffusione degli anime di quegli anni, con pro e contro annessi, oppure non la apprezzate.
Basta fare gli ipocriti!
PS: sì sono polemico stavolta, perchè trovo certi commenti di una ipocrisia assurda!
Goaldrake non lo so, ma chi scriveva questi articoli o simili massime di droga vera e propria ne aveva fatto sicuramente uso, e parecchia pure...
Stavano messi proprio male!!!
E' incredibile pensare ad un mondo senza la rete, la civiltà umana non sarà mai più la stessa, né sarà possibile paragonarla all'era pre-internet.
,quanti pietroni mi tirate poi ?
Sarebbe bastato che questi "giornalisti" avessero guardato un qualche episodio dell'uno o dell'altro per capire che parlare di cartoni violenti e fatti DA un computer erano puri vaneggiamenti.....
Direi che però alla fine Goldrake e capitan Harlock hanno decisamente trionfato, e non solo sui cattivi, ma anche soprattutto su quel grande male che è l'ignoranza...
...e ci credo che l'abbiano anche ripreso, all'epoca mica c'era internet! e più in generale immagino che non fosse facile per i fan reperire queste informazioni. Però, per citare un'esperienza personale, avendo cominciato a interessarmi ai cartoni subito prima dell'avvento di internet, posso testimoniare che l'articolo su rivista dava un senso di soddisfazione, di "concretezza" che internet oggi non può più donare. Oggi vi è quasi troppa facilità nel reperire le informazioni (per carità, va bene così) però il "sentimento" non è lo stesso! XD
Non ho nulla da aggiungere a quanto perfettamente esposto da Ironic, se non che e' tutto vero. L'Italia si fermava per vedere Goldrake, e non solo i bambini, visto che si vedeva in famiglia all'ora di cena, cosa adesso impensabile.
di cosa ci stupiamo??
Pensa che chi scriveva era appunto Alberto Bevilacqua, uno dei più noti saggisti intellettuali non solo di quell'epoca....
@Tomyno88
Leggenda vuole che un giornalista andò alla Toei agli albori del fenomeno Goldrake ma nn parlava giapponese. Scambiò quindi un macchinario per il famoso cervellone che faceva i cartoni...all'epoca il Giappone veniva visto come il paradiso della tecnologia...
Articoli come questo, che sono interessanti a prescindere dal momento in cui vengono pubblicati cadono nel dimenticatoio una volta passato qualche giorno, sarebbe utili implementare nella scheda utente una sorta di "articoli preferiti", uno spunta l'articolo, questo viene aggiunto alla lista sulla scheda personale e chi visita la tua scheda può vedere i vari articoli che ti sono piaciuti e cliccandoci sopra può leggerseli, in questo modo articoli più interessanti sarebbero raggiungibili anche da utenti da poco arrivati.
Idea venuta di getto e buttata li, potete anche mandarmi a quel paese adesso per essere andato off topic XD
@Marco23111988: ecco, appunto, informazione totalmente sbagliata XD Ma quando uno è bambino e poi non si informa assorbe come una spugna ù.ù Adesso comunque non c'è più niente da dire sulla disney che non fa roba al pc XD
Può essere un'idea visto che siamo in fase ristrutturazione sito...puoi girarla se vuoi alla mail redazionale
Questa frase sarebbe da incorniciare per il suo incredibile valore e per la profonda verità che esprime. Lo spalancare le porte verso gli anni 80, gli anni del "progresso", della robotica, dell'informatica, dell'energia solare, del digitale ecc... in cui grandi erano le speranze per la creazione di un mondo futuristico (si sognavano auto hover, robot con intelligenze artificiali avanzatissime, basi satellitari, ecc...) e questo mondo futuristico era degnamente rappresentato dai super robot e dalle grandi astronavi.
E poi c'era il rifiuto di accettare tutto questo: "Non guardare quei cartoni giapponesi! Sono violenti! Perché non guardi i cartoni Diseny?" Questa era la filastrocca che mi toccava sentire.
E proprio per questo la spiegazione più accettabile è che quelle parole erano frutto di "aiuti artificiali"XD
Sono d'accordo con quello che hai detto c'era molta disinformazione, però è anche vero che adesso è quasi l'esatto opposto molti anime sono realmente violenti, e sta al discernimento della persona vedere quelli violenti o ancora fatti bene come allora(c'è qualcosa ancora ma è poco).
In quegli anni poi posso considerarmi fortunato perchè quasi tutti gli anime che venivano considerati violenti in realtà non lo erano (erano riflessivi ed educativi) e soprattutto se erano assenti i nostri genitori (per lavoro) non succedeva niente perchè non davano alcun messaggio negativo. (Poi anche i telegiornali di allora erano fatti meglio davano la notizia e basta senza amplificarla eccessivamente ma questo è un altra cosa.)
Diverso il discorso di oggi dove i genitori sono lo stesso assenti (per mille motivi) ma i cartoni non sono come allora. (insomma il succo è che adesso i papà e mamme dovrebbero essere più vicini ai figli per vedere cosa è giusto e cosa non lo è ed è un problema certe cose devono essere viste solo ad una determinata età si rovina insomma il percorso di crescita dell'adolescente)
Scusatemi del discorso un pò lungo ma ho voluto dire qualcosa che invitasse anche alla riflessione.
Questo per dire che seppur vero che i genitori dovrebbero vigilare meglio su quello che passa in tv e su internet, ormai il mezzo è abbastanza fuori controllo....difficile negare l'accesso ad un bambino/adolescente di oggi a certe informazioni. Che poi quando ero bimba io, non erano cmq rose e fiori....non c'era il bombardamento di adesso, ma essendoci solo poche reti, se succedeva qualcosa si bloccava tutto, non c'era possibilità di evitare la notizia...vedasi la spettacolarizzazione della tragedia di Alfredino, il bimbo finito nel pozzo artesiano e che lì morì...a me ancora piccina la notizia scosse parecchio, ma anche se i miei erano presenti, non poterono fare molto, perchè era su tutti i giornali e tv dell'epoca. Doveroso, per carità, ma non molto diverso da quello che capita ora. Ho citato quest'episodio perchè mi colpì profondamente, ma di esempi simili credo ce ne siano molti. Se c'è una buona educazione e una buona cultura a monte, credo che molto si possa assorbire, anche se traumatico, ma senza trasformarci in "mostri".
Ahahahahaha! Quando ho letto questa sono quasi caduto dalla sedia!!! Animazione Italiana!?! Ovvero, ad esempio, "La Pimpa" e "I Barbapapà" !?! E quella era animazione fatta bene!?! Dio mio! Ma i giornalisti all'epoca, altro che Goldrake, già si drogavano da un pezzo!!!
Ma pensare, al limite, che vista la grande produzione e magari una migliore gestione del personale possa permettere un risprmio generale? Noooooo meglio sparare cavolate su calcolatori elettronici senza la minima cognizione di causa!
Roba da Istituto Luce!!!
Al limite si poteva parlare di animazione Europea, ovvero francese: Asterix, Lucky Luke & co.
I Barpapa' sono giapponesi. Una collaborazione con l'Europa, ma realizzati in Giappone.
-Preconcetto Disneyano
-Demonizazione
-Invidia/Xenofobia
Infatti Nilde Iotti & le famiglie di Imola avevano colto la palla al balzo.
Siamo passati in 3 fasi Maggior importatore di Anime-Sputtanamento & Censura-Popolo di nicchia. Il danno che hanno fatto è tuttora palpabile.
Per la pimpa guardando su wikipedia da la prima messa in onda nel 90 (la striscia a fumetti è del 75) ed hanno interrotto la realizzazione per i costi troppo elevati ai tempi XD , se per realizzare la pimpa nel 90 i costi erano troppo elevati forse l'unica cosa vera detta dai giornalisti a quel tempo era che un cartone realizzato da noi costava il triplo, ma forse il problema non era proprio il basso costo di quelli giapponesi, ma il fatto che gli italiani non sapevano neanche da dove cominciare XD
P.S.: In compenso facendo qualche ricerca mi è uscito fuori "Vip - Mio fratello superuomo" del 68 e sono tornato anche io bambino, lo trovavo veramente divertente, e merita per essere una produzione italiana XD
da segnalare riguardo alla questione sorta in relazione alla polemica sorta alla fine anni 70 inizi anni 80 sulla violenza presente negli anime ,sulla stampa italiana --che nel primo episodio di "Capriccio all Italiana " La Bambinaia di Mario Monicelli si ironizzava proprio su questo tipo di bigottismi (anche se qui il media in questione era il fumetto rappresentato dalle figure di Diabolik e Kriminal ) --
Fra le altre cose questo fu anche l ultimo film interpretato dal
Principe Antonio De Curtis
prima della sua morte avvenuta nello stesso anno (1967) della realizzazione del film
( Il Mostro della Domenica di Steno e Che cosa sono le Nuvole di Pasolini) - il che aldilà del calibro dei registi che vi lavorarono (Bolognini,Steno,Monicelli ,Zac e Pasolini) . rende il film più che meritevole di essere guardato
La pimpa a cartoni animati è del 1983, puoi leggere qualcosa di più dettagliato qui
http://www.televisionando.it/articolo/la-pimpa-presto-in-rai-nuova-serie-animata-diretta-da-altan/26857/
Come ha già ricordato @Jhon Wayne non dobbiamo fare l'errore inverso di denigrare il cartone europeo e quello italiano dell'epoca.
Gli artisti erano fuori da questa sciocca bagarre, infatti si rispettavano a vicenda e gli anni 70/80 furono ricchi di unione di intenti tra Europa e Giappone da questo punto di vista.
Non è un caso se Miyzaki ha chiamato uno dei suoi personaggi più amati, Porco Rosso, proprio Pagot in onore del nostro bravo artista con cui c'era un'amicizia vera oltre che una stima reciproca nata sul lavoro insieme fatto sulla versione animata de " Il fiuto di Sherlock Holmes" , proprio una co-produzione tra la RAI e la giapponese Tokyo Movie Shinsha...
Chissà forse potrebbe essere proprio la storia delle co-produzioni tra europa e Sol Levante il tema di un prox articolo...
anche se mi rendo conto che non è facile ma sarebbe utile in questo caso considerare e trattare l attivita' delle scuole d animazione dell' Est Europeo attive in quegli anni(60/80)-(per ovvie ragioni non arrivava molto da quella parte ,ma di tanto in tanto qualcosa arrivava )
,pur con tutti i condizionamenti e le implicazioni legate al periodo .Anzi mi correggo alla luce di quei condizionamenti e implicazioni legate a quel periodo e alle eventuali differenti visualizzazioni delle tematiche narrative
quello di cui parli merita l'intervento di un vero studioso di queste cose, ora che mi hai messo la pulce nell'orecchio vedrò di trovare chi possa soddisfare questa parte della storia dell'animazione
è quello di
Gustavo un cartone prodotto dalla Pannonia Film Studios per la Tv Ungherese attorno agli anni 60/70 e che riuscì a raggiungere per un certo periodo anche la TV italiana d allora (visto che all epoca c' era solo la Rai)( e il massimo dell' alternativa era costituito (almeno per chi viveva nelle zone più o meno limitrofe da Tele Capodistria, la TV Svizzera Italiana e forse Tele Montecarlo )
Comunque il discorso di base in realtà era un altro, non che qui non ci fossero le capacità, ma che come sempre non vi fosse un impegno nello sfruttare le nostre risorse, se alla fine si decise di produrre barbapapà in giappone piuttosto che in francia o in qualche paese europeo ci sarà stato un motivo, probabilmente questo sarà stato proprio la presenza di studi di produzione specializzati nella produzione in giappone ma non qui, ma di questo probabilmente se ne parlerà meglio nell'articolo che a quanto pare in futuro sarà scritto.
Posso garantire che l'impatto su noi bambini/ragazzini fu indescrivibile, molto più profondo e significativo di quanto possa descrivere il termine "successo".
Mi ricordo anche - ma questo più negli anni successivi - le diatribe e le forti ostilità "bipartizan" suscitate dalla diffusione dell'animazione giapponese.
Deve essere considerato che la diffusione degli anime in Italia dal 1978 fino a gran parte degli anni '80 è stata veramente notevole, forse più che in qualunque altro paese.
Pellitteri ha scritto testi approfonditi e fondamentali sull'argomento, anche se - per scelta - essenzialmente circoscritti all'ambito della sociologia delle comunicazioni (che è il suo).
Sarebbe interessante una interpretazione di maggior respiro, anche politologico, della violenta avversione suscitata dall'animazione nipponica in Italia da parte degli establishment politici e non, sia da destra che da sinistra.
Da notare che strali velenosi, in misura minore, sono proseguiti per tutti gli anni '90 e 2000 e sono forse almeno in parte responsabili della relativa ghettizzazione degli anime (anche al cinema) e di rimbalzo dei manga in Italia.
Si può ipotizzare che, oltre i pregiudizi - con in cima quello che relega animazione e i fumetti al mondo infantile - vi sia stata e vi sia una istintiva diffidenza nei confronti di modelli culturali diversi? Ed in particolare nella matrice confuciana-shinto/buddista che appare in nuce in tante opere?
Mi ricordo le critiche piuttosto strafottenti delle "brave ragazze" mie compagne di classe che non guardavano i "cartoni cattivi fatti con il computer". I miei non me li hanno mai proibiti, per loro contava il messaggio che trasmettevano le storie, e secondo loro, era positivo.
Il "problema" era rapportarsi con tutti gli altri. Forse la mia passione per gli anime e l'immaginario nipponico è nata e cresciuta proprio perché dovevo confrontarmi giornalmente con chi criticava i miei gusti.
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