Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero con l'anime Hellsing Ultimate, il live action Yojimbo e il manga Phantom Stalker Woman.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Cerco sempre di dare una seconda possibilità alle opere a cui mi approccio, a volte restandone deluso, altre pienamente soddisfatto: è proprio quest'ultimo il caso di Hellsing Ultimate, dieci OAV distribuiti tra il 2006 e il 2012 che fungono da remake dell'orrida serie animata in tredici puntate del 2001, a sua volta tratta dall'omonimo celebre manga di Kōta Hirano. La serie televisiva ricopriva solo in parte le vicende del fumetto, mentre la Ultimate riprende in tutto e per tutto la sua controparte cartacea, a mio avviso migliorandola di molto sotto diversi aspetti. Non che le tavole di Hirano siano scarse, ma il lavoro compiuto da parte degli studi di animazione Satelight, Madhouse, Graphinica e Kelmadick ha reso lo svolgimento della storia (da un punto di vista registico) più fluido e i personaggi meglio definiti, ricorrendo in determinate sequenze anche a una certa dose di CG che però non è mai troppo invasiva né stridente con il resto. Premettendo che personalmente detesto i vampiri già dai tempi del Dracula di Bram Stoker girato da Francis Ford Coppola, e che la recente saga di Twilight abbia senza dubbio peggiorato il mio stato d'animo, ciò nondimeno il nosferatu Alucard e le sue singolari vicende mi hanno conquistato su tutta la linea.

Nel Regno Unito odierno assistiamo al culmine dello scontro tra l'Organizzazione Hellsing, un gruppo di nobili protestanti capeggiati dall'integerrima Integra, discendente del celebre nemico giurato di Dracula, il dottor Van Helsing, e la XIII Divisione 'Iscariota' del Vaticano, un gruppo di vescovi cattolici particolarmente agguerriti e guerrafondai capeggiati dall'esaltato Enrico Maxwell. Entrambe le fazioni hanno un asso nella loro manica: da un lato l'Hellsing, il cui scopo è quello di debellare dal mondo mostri e vampiri di ogni sorta, ha dalla sua parte proprio l'ultimo signore dei vampiri, il carismatico e praticamente immortale Alucard, armato di due pistole con proiettili d'argento; dall'altro la Divisione Iscariota, che contrasta i demoni e l'Hellsing, schiera tra le sue fila Anderson, uno zelante prete armato di baionette benedette. A complicare le cose è l'arrivo, dopo cinquant'anni e oltre di silenzio, di un efferato gruppo di mutanti nazisti comandati dal folle Maggiore, il cui scopo manifesto è la sconfitta dell'Hellsing, la distruzione di Londra e la morte definitiva di Alucard.

Di per sé la trama è semplice in modo disarmante e infatti credo che il punto di forza di Hellsing stia proprio nella peculiare differenziazione e caratterizzazione dei personaggi: che si tratti del vecchio ma letale maggiordomo Walter, o della suora armata di katana, o ancora della neo-vampira Seras o infine del mercenario Bernadotte, ciascun personaggio ricopre perfettamente il suo ruolo, offrendo allo spettatore una serie di dialoghi ben costruiti (l'assurdo monologo sulla guerra del maggiore, ad esempio), scene d'azione mozzafiato (la battaglia tra i Crociati e i vampiri nazisti), qualche comic relief qua e là e numerose "tamarrate" che però intrattengono bene e senza troppe pretese. Credo che bisognerebbe prendere questa ottima serie di OAV per quello che è: intrattenimento allo stato puro infarcito di violenza splatter e frasi ad effetto. Le animazioni e la grafica eccellenti, coadiuvate da una delle colonne sonore più belle degli ultimi dieci anni (Hayato Matsuo e l'Orchestra Filarmonica di Varsavia svolgono magnificamente il loro lavoro, regalandoci splendide esecuzioni di brani classici - mi riferisco al Freischütz di Carl Maria von Weber - e dando ai brani corali e orchestrali originali una notevole potenza espressiva) rendono Hellsing Ultimate un prodotto tecnicamente ineccepibile. C'è da dire che le prime tre-cinque puntate sono state rimaneggiate in occasione dell'uscita in blu-ray e che quindi presentano una grafica e un character design ottimizzati per essere più in linea con gli episodi successivi (ho potuto fare il paragone tra le due versioni, e quella in alta definizione è senza dubbio la migliore). Per quanto riguarda il doppiaggio italiano sopraggiungono delle note dolenti: la pubblicazione è tuttora in corso, ma è in fase di stallo da un bel po'; tutti i personaggi sono doppiati egregiamente e con voci azzeccate, tranne però per Alucard, doppiato dal fin troppo "giovane" Lorenzo Scattorin; se c'era una cosa positiva nella serie animata del 2001 era proprio la calda e profonda voce italiana di Alucard, prestata dal doppiatore cinematografico Roberto Pedicini. Di conseguenza, va da sé che consiglio la visione dell'intera serie OAV in originale con sottotitoli: le voci giapponesi di Alucard, Seras, Integra, Anderson e del Maggiore sono davvero efficaci. Il mio voto non può che essere ottimo.



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Il richiamo di una storia tormentata.
Se dovessi descrivere il percorso del mio stato fisico-psicologico durante la lettura, sarebbe più semplice farlo attraverso degli esempi: è stato come se avessi inghiottito un pugno di ansiogeni, una bustina di zucchero di canna e avessi iniziato a rendere degeneri i suoni delle ambulanze che passavano fuori casa. Al di là di ogni lirismo è stato, insomma, impressionante. Dopotutto, ritrovarsi a fare i conti con i fantasmi del proprio passato è sempre parecchio opprimente.

Veniamo catapultati in questo scenario moderno, ambientato in Giappone, che getta luce sulle tresche pericolose del protagonista, Hiroshi Mori. Il ragazzo, in seguito ad una serie di sfortunati eventi, si ritrova ad essere perseguitato da una spilungona coi capelli impregnati di oscurità e con la faccia da funerale.

Senza rivelare altro sulla trama, mi piacerebbe piuttosto concentrarmi sulla sensazione di tormento e di paura che riesce a iniettare nel corpo questo volume unico del 1993 di Minetaro Mochizuki. Sfogliando le pagine ingiallite dell'edizione mediocre (e nel mio specifico caso usata), ci caliamo in un'atmosfera di paranoia le cui conseguenze sono riconducibili a un unico tema: l'esagerazione, di tutto. È qui che si inserisce il personaggio delLa donna, stalker intrisa d'amore sfrenato e senza collegamenti logici d'alcun tipo. Quella che si respira è aria pesante, smorzata da una regia che dispone e distribuisce le scene e gli spezzoni temporali in maniera netta, lasciando quindi esibire la trama in un'unica, lunga apnea.

Dopotutto non ci sono caratteristiche particolari, se non i disegni imprecisi, simboli di una realtà frettolosa, che rimandano al dinamismo e all'inarrestabilità degli eventi, quindi la mia breve esibizione termina qui, con un consiglio rivolto agli amanti delle letture brevi: una gabbia cartacea da 3,10 € come Phantom Stalker Woman, non altro che una spina che preme sui nostri colli delicati, vale la pena di essere comprata. Basterà dunque strappare la carta dalle sbarre per trovare l'oro e forse per dormire sonni un po' meno tranquilli.



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"Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con la katana, quello con la pistola è un uomo morto!"

"Yojimbo", alias "La sfida del Samurai", è un caposaldo della storia del cinema e la base solida su cui Sergio Leone ("C'era una volta in America", "C'era una volta il West", "Il buono, il brutto e il cattivo") costruirà il suo stile, diventando uno dei migliori registi di tutti i tempi. Non a caso il suo primo successo, "Per un pugno di dollari", che vede un esordiente Clint Eastwood come protagonista, è un remake in salsa spaghetti-western del film di Kurosawa. Inutile dire che il ben noto Tarantino si è ispirato a Sergio Leone, come si può notare in molti dei suoi post-moderni film, quindi l'influenza di Kurosawa c'è anche in questo regista, sebbene in modo indiretto (le citazioni comunque abbondano!)

Pur essendo un film del 1961, "La sfida del Samurai" è avanti per i suoi tempi, in quanto ogni cosa è mostrata senza filtri inibitori: il degrado del Giappone feudale in fase di industrializzazione (quest'ultimo fenomeno è rappresentato dalla celebre pistola, che segna un taglio netto con la tradizione), la spacconeria e l'opportunismo del ronin senza meta e senza padrone, interpretato da un ispirato Toshiro Mifune, che sotto sotto nella sua solitudine ha maturato un'ideale di giustizia sconosciuto agli avidi mercanti e yakuza locali che incontrerà nel suo errare.

La trama del film rientra perfettamente nei canoni del western d'azione. Un samurai solitario vaga errabondo, senza meta e senza padrone, sino a quando approda in un desolato villaggio attanagliato dalla nefasta rivalità tra i due boss che se ne contendono il controllo economico. Sanjuro decide di fermarsi e di ristabilire l'ordine e la giustizia cercando di mettere i boss uno contro l'altro, sfruttando la sua astuzia e il suo temperamento da guerriero. Il finale sfocerà in un epico e indimenticabile duello.

A livello registico siamo molto vicini allo stile de "I sette samurai", che ha fatto scuola ai grandi del cinema. La caratterizzazione dei personaggi è ottima per essere un film del '61 e la sceneggiatura scorre velocemente fino alla comparsa della famigerata pistola, che determina un cambio di registro nel susseguirsi degli eventi, fino al liberatorio duello finale. Lo stile di Kurasawa è didattico: penso che qualunque aspirante regista debba passare da questa strada per imparare il mestiere.

In conclusione, invito tutti a guardarsi sia questo film che il suo alter ego "Per un pugno di dollari", entrambi intensi e affascinanti nonostante la loro semplicità (e la loro età!). A tutti quelli che magari si sono annoiati per la durata eccessiva de "I sette Samurai" ricordo che "Yojimbo" è molto più veloce e ha una durata canonica di 106 minuti circa.
Voglio infine esprimere la mia più completa ammirazione per la sequenza di apertura, una delle più epiche in assoluto nella storia del cinema.