Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Strawberry Panic, You're Under Arrest Full Throttle e Usagi Drop.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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"Strawberry Panic" è uno di quei titoli che potremmo considerare una pietra miliare del genere yuri/shoujo-ai, essendo dedicato quasi esclusivamente a relazioni e storie d'amore tra ragazze. Tali relazioni, infatti, sono il tema principale, anziché fare da contorno ad altre situazioni, come spesso accade nella maggior parte degli anime di questo tipo. Inoltre, nulla viene sottinteso, ma risulta tutto abbastanza esplicito, non lasciando nulla all'immaginazione, senza però scadere mai nel volgare.

La storia è ambientata nella Collina di Astrea, luogo in cui sorgono tre importanti scuole: St. Miatre, St. Spica e St. Le Rim, collegate tra loro. La protagonista principale è Nagisa Aoi, la nuova arrivata, frequentante il terzo anno di St. Miatre. Quasi tutto ruota intorno a lei e a Shizuma Hanazono, la co-protagonista, anch'essa di St. Miatre: si tratta della studentessa più rappresentativa delle tre scuole, ovvero l'Etoile, figura che viene rispettata e venerata da tutte quasi come una dea. Oltre alla loro relazione, l'altra più importante sarà quella tra Amane Otori e Hikari Konohana, entrambe di St. Spica. Tutte le altre ragazze fanno loro da spalla, e avranno dei ruoli più o meno significativi con il proseguire degli eventi. Tra i personaggi secondari, i più importanti sono sicuramente Tamao Suzumi, compagna di stanza di Nagisa, che si innamora di lei subito dopo il suo arrivo, e sviluppa dei sentimenti sempre più profondi (talvolta ossessivi), ma mai del tutto ricambiati, e Yaya Nanto, compagna di stanza di Hikari, anch'essa innamorata dell'amica, che però rifiuta le sue avances, avendo una relazione con Amane. Un altro importante personaggio è Miyuki Rokujo, presidentessa di St. Miator e assistente dell'Etoile, nonché sua migliore amica, oltre ad essere l'unica a conoscenza del suo passato. Tutte le altre hanno delle particine minori, e servono più da contorno per le vicende secondarie o nei siparietti comici, ad eccezione di Tomori, presidentessa di St. Spica, che avrà un ruolo importante riguardo all'elezione della nuova Etoile, e, sempre della stessa scuola, la coppia Momomi-Kaname, le uniche vere antagoniste, che vedremo sempre tramare contro Hikari e Amane, al fine di realizzare i loro scopi. A fare solo da numero aggiunto sono invece le studentesse di Le Rim, di cui ne vedremo pochissime, o forse sono le uniche presenti.

L'atmosfera che si respira è piuttosto strana e atipica, dovuta a vari motivi, in particolare al fatto che non si vedono mai altre locazioni oltre alla scuola e i paesaggi circostanti, ad eccezione del primo episodio, all'inizio, e di quello in cui Shizuma porta Nagisa nella sua casa in mezzo al bosco. Un'altra peculiarità è la totale assenza di personaggi maschili, che non vengono nemmeno menzionati, tranne una sagoma astratta che si vede durante la spiegazione dell'opera Carmen, e si ha la sensazione di un mondo alternativo in cui esistono solo le donne, tutte yuri, e che conoscono solo questo tipo di relazione. Tuttavia, questo senso di smarrimento iniziale svanisce man mano che ci si abitua, fino a non farci più completamente caso.

Sebbene ci sia molta originalità e la storia diventi sempre più appassionante - non mancheranno i momenti toccanti e le scene da fazzoletto - la serie pecca di alcuni piccoli difetti, abbastanza fastidiosi e difficilmente ignorabili. A saltare subito all'occhio è la lentezza con cui si svolgono le relazioni principali, alternate quasi sempre a episodi inutili e fini a sé stessi, messi in mezzo solo per allungare il brodo, rendendo noiosa la visione. Per questo motivo, i primi dieci episodi risulteranno un po' pesanti da mandare giù, colpa anche della mancanza di un vero e proprio filo conduttore, che fa sembrare tutto un po' vago e troppo sdolcinato. Le cose si aggiustano negli episodi successivi, tuttavia il problema della lentezza resta fino alla fine. Ma il peggior difetto è il modo con cui viene gestita la relazione tra Nagisa e Shizuma; in particolare, quando sembra che stia per decollare, entrambe vengono lasciate alla deriva per diversi episodi, per poi riunirle solo nel finale. Ed è proprio nel finale che la sceneggiatura fa cilecca, privandoci di quello che tanto avevamo atteso, risolvendo tutto in fretta e furia in soli due-tre miseri minuti, lasciandoci con l'amaro in bocca.

Tecnicamente siamo su ottimi livelli: le ambientazioni e i paesaggi sono stupendi, curati nei minimi dettagli, e altrettanto bene sono realizzate le locazioni interne. Una gran cura vi è anche nel design delle protagoniste, tutte bellissime, con dei tratti molto dolci e angelici per quelle più piccole, e più sensuali e fascinosi per le più grandi. Contestabile è però la scelta di dare i capelli bianchi a Shizuma, che in certe inquadrature, soprattutto di spalle con la camicia da notte, dà l'impressione di una donna anziana. Il vizio delle ragazzine dalla chioma bianca è frequente nell'animazione giapponese, ma è una scelta stilistica che non ho mai condiviso appieno.
L'anime possiede anche un'ottima colonna sonora, suddivisa in motivetti brillanti e altri più tragici, in base alle scene su cui vengono adattati. I più ricorrenti sono il tema del pianoforte, che fa da sfondo alla relazione tra Nagisa e Shizuma, e la canzone del coro della chiesa, presente nelle vicende di Hikari, Amane e Yaya. Buone anche le sigle, eccetto la seconda ending, orribile.

Malgrado i difetti, "Strawberry Panic" è un'opera straordinaria, poetica e probabilmente unica nel suo genere. Essendo uno yuri ha i suoi limiti, e difficilmente verrà apprezzato da tutto il pubblico, ma andrebbe visto anche solo per la delicatezza con cui vengono trattati i temi dell'amore e dell'amicizia.



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La terza serie animata di "You're Under Arrest" arriva nel 2007, dopo ben undici anni di distanza dalla prima e cinque dalla seconda. Molte cose sono cambiate, specialmente nel modo in cui un anime viene realizzato, e sono cambiati i gusti degli spettatori, ma Natsumi e Miyuki sono ancora qui, e le loro avventure sono ancora piacevoli da seguire. Il sottotitolo di questa terza serie è "Full Throttle" che più o meno significa "A tutto gas".

Sostanzialmente la terza serie non si distingue molto dagli episodi che l'hanno preceduta. Seguiamo ancora Natsumi e Miyuki che lavorano come poliziotte, arrestano vari criminali e superano alcuni problemi personali. In questa terza serie, però, Natsumi viene messa un po' da parte, data anche la misteriosa sparizione dall'anime del suo fidanzato Shouji (che non viene nominato nemmeno una volta nei ventiquattro episodi) e i vari episodi hanno quasi sempre Miyuki al centro delle vicende. Non mancano comunque sporadici episodi che hanno per protagoniste Aoi e Yoriko o il capitano Kachou.
La formula della serie è sempre la stessa, gli episodi sono quasi tutti gradevoli e alternano storie più o meno serie ad altre spiccatamente comiche. Non manca l'azione quando le poliziotte si lanciano all'inseguimento di vari criminali, e nemmeno i momenti teneri o commoventi quando alcuni personaggi si lasciano andare al sentimentalismo.

Dal punto di vista grafico, si nota un nuovo cambio nel character design, con i personaggi che sembrano un po' più magri, specialmente nei volti più spigolosi. Rimane la solita cura nel design di auto e motociclette.

Il cast di doppiatori è tornato ancora una volta a interpretare i propri ruoli al completo, facendo un ottimo lavoro, mentre la colonna sonora è completamente nuova. Ci sono molte insert song, quasi una ogni due episodi, tutte molto belle e azzeccate per i momenti dell'anime che accompagnano. Dal lato musicale spiccano anche le due sigle usate come apertura e chiusura: due brani diversi tra loro, ma entrambi sottolineano un rapporto di amicizia molto importante come è quello delle due protagoniste.

La terza serie di "You're Under Arrest" a me è piaciuta, ma non la definirei davvero "a tutto gas". Gli episodi sono belli e scorrono via abbastanza velocemente, ma questa serie non raggiunge i livelli delle due che l'hanno preceduta. Un po' perché quasi sempre non succede nulla di davvero importante e un po' perché contando le serie precedenti siamo ormai a quasi ottanta episodi.
La consiglio di guardare per completezza, ma non per meriti effettivi.



8.0/10
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Esistono eventi che possono sconvolgere la nostra vita nel giro di un momento. Una volta accettata la nuova situazione è bello accorgersi che la felicità si trova nelle piccole cose che facciamo tutti i giorni, e che quello che sembrava impossibile può essere alla nostra portata se decidiamo di impegnarci. Questo, a grandi linee, è quello che mi ha lasciato Usagi Drop: uno slice of life che non vuole portare sullo schermo grandi drammi come quelli narrati in Ano Hana, ma la vita comune, con tutte le difficoltà che porta con sé.

La storia inizia al momento in cui Daikichi, un single trentenne, torna alla casa del nonno materno per i funerali dell'uomo. Qui incontra Rin, una bimba di sei anni taciturna, che sembra incapace di relazionarsi con i presenti. Daikichi scopre che Rin è la figlia illegittima del nonno avuta da una relazione con Masako - la donna che faceva le pulizia nella sua casa - e che la piccola è stata cresciuta dall'uomo perché abbandonata dalla madre. Daikichi si oppone al volere dei propri familiari - che vorrebbero mandare Rin in un istituto - e porta a casa sua la bimba per accudirla ed educarla. La scelta di Daikichi ha un effetto dirompente sulla sua esistenza: prendersi cura di un bambino richiede tempo, e questo lo porterà a mettere in discussione la sua carriera professionale. Il compito appare arduo, ma Daikichi scoprirà di poter contare sull'aiuto di altri genitori e in particolare su quello di Yukari - una donna di trentadue anni che dopo il divorzio cresce il figlio da sola -, che saranno in grado di dargli consigli utili per affrontare le piccole difficoltà quotidiane.

La trama è molto semplice, ma l'anime riesce comunque a trasmettere grandi emozioni. Passaggi divertenti - Rin che rimprovera Daikichi perché non è composto a tavola, o le scuse della bimba per giustificare la pipì a letto - si alternano a momenti molto intensi - la scena delle genziane nel primo episodio -, davanti ai quali è molto difficile non commuoversi.
La caratterizzazione dei personaggi è un altro dei punti di forza dell'anime. Rin è perfetta nella parte che le è stata cucita addosso, quella della bambina rimasta sola al momento della morte del "nonno" - così lei chiama il padre - che teme di essere abbandonata nuovamente. Nel corso degli episodi dimostrerà di essere molto profonda e più matura delle sue coetanee, ma anche piena di paure e timori che le derivano dagli eventi passati, e bisognosa di un adulto su cui fare affidamento. Anche Daikichi si dimostra molto maturo, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, sapendo che a trent'anni è ancora single - situazione giudicata in maniera molto negativa dai nipponici - e basa la sua vita esclusivamente sul lavoro. Pur non avendo nessuna esperienza nell'accudire i bambini, dimostrerà di sapersela cavare bene con Rin e di comprendere a pieno la psicologia infantile.
Finale aperto a tutti gli sviluppi, come suggerito dal titolo dell'ultimo episodio (Il primo passo). Questa non è una pecca: non ho letto il manga e quindi non sono in grado di stabilire il grado di parallelismo delle due opere, ma il punto in cui finisce l'anime lascia un senso di gioia per una situazione che sembra stabilizzarsi.

La grafica è semplice e delicata, con colori sfumati che ricordano quelli degli acquerelli: scelta stilistica particolare che ho apprezzato. Mi sono piaciute molto anche le sequenze in cui Rin è emozionata, triste o arrabbiata, quando la sua faccia viene disegnata in maniera semplificata: gli occhi si riducono a due puntini e le espressioni della bocca diventano semplici linee curve sul suo volto, come le disegnerebbe un bimbo della sua età. Divertentissime anche le scene in cui Daikichi si accorge di aver perso di vista Rin quando sono al supermercato o in altri luoghi affollati; qui i disegnatori hanno scelto di far apparire una sagoma bianca lampeggiante dove doveva esserci Rin, alla quale segue la reazione di stupore e paura di Daikichi.

Simpatici gli episodi extra di cinque minuti; ho visto i primi tre e ho trovato interessante il fatto che fossero dedicati ad alcuni momenti dell'anno che assumono un significato particolare per i giapponesi (l'autunno con il foliage, il Natale e l'hanami).

Mi sono ritrovato in Daikichi, che, dopo un po' di tempo trascorso con Rin, si accorge che la felicità sta anche nell'osservare il sorriso sdentato di una bimba a cui iniziano a cadere i denti da latte, o nel vedere la soddisfazione della piccola per aver vinto una gara. Forse il mio giudizio è influenzato dal fatto che quasi tutti i giorni passo un po' di tempo insieme al mio nipotino di quattro anni, ma a volte mi sono trovato a condividere alcuni dei pensieri dei personaggi di questo anime: sono io che cresco lui o è lui che cresce me? Il tempo che passo con lui, anche se è sottratto ai miei interessi, è un dono prezioso, e quando capita che non venga a trovarmi sento che mi manca qualcosa.

Una serie molto profonda dove gli eventi vengono narrati con leggerezza e con i giusti intermezzi comici a stemperare il clima quando rischia di diventare troppo cupo o triste, che non scade mai nel ridicolo: consigliata a tutti quelli che vogliono emozionarsi imparando che la felicità, spesso, è più vicina di quanto si creda.