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Che fosse per inclinazione personale o per necessità, molti di noi nel corso della vita si sono trovati a pensare, valutare o addirittura decidere di trasferirsi all'estero per lavoro, studio o, perché no?, amore.
E chissà quante domande, dubbi o curiosità hanno affollato le nostre menti, soprattutto se il paese scelto è tanto lontano sia fisicamente che culturalmente quanto può esserlo il Giappone.

Ed è per questo che, dopo aver scoperto il suo blog Nihon, almost a love story e aver saputo che è anche un'assidua frequentatrice del sito, a luglio dello scorso anno intervistai Elena, la curatrice del blog che si era trasferita a Kyoto per studiare il giapponese.
Ora, dopo essere rientrata in Italia per circa sei mesi, all'inizio dell'estate Elena ha deciso di tornare nuovamente in Giappone questa volta non solo per studiare la lingua, ma per lavorare e pensare cioè di vivere stabilmente lì.

Quindi non potevo non rivolgerle una nuova serie di domande!

Ciao Elena, bentornata su Animeclick.it! Ancora una volta grazie per la tua disponibilità nel concederci quest'intervista.

Ciao a tutti, grazie a te Hachi e ad Animeclick.it per avermi contattata nuovamente, mi fa piacere essere intervistata una seconda volta!

1) Come è stato il tuo rientro in Italia? C'è stato qualcosa che ti ha colpito particolarmente?

A essere sinceri il rientro è stato piuttosto traumatico. Lasciare il Giappone è stata una delle esperienze più difficili della mia vita: a parte la mancanza per il Paese in sé e i luoghi a cui ero affezionata, qui avevo costruito rapporti di amicizia molto profondi, e staccarmi da quelle persone è stato doloroso.
In Italia, purtroppo, non ho legami altrettanto forti, e non poter più trascorrere ogni giorno insieme a loro è stato per me una grossa perdita.
Per quanto riguarda le differenze oggettive tra i due Paesi, chiunque abbia viaggiato in Giappone sa che in quanto a comodità nella vita quotidiana ci batte a mani basse, dalla puntualità dei treni alla presenza di bagni pubblici più o meno ovunque.
La cucina italiana, però, quella sì che mi era mancata!

 
Intervista Elena 01

2) Quando hai capito che volevi tornare in Giappone? C'è stata una ragione specifica o è stato un insieme di fattori a farti prendere questa decisione?

Sapevo di voler tornare fin dal momento in cui sono partita. In realtà non sarei voluta affatto rientrare in Italia, ma per ragioni di forza maggiore (i cari, vecchi soldi) non ho potuto fare altrimenti. A Bologna ho lavorato sei mesi in un call-center per mettere da parte i fondi necessari e fare le valige di nuovo.
Ci sono moltissime ragioni per cui volevo tornare, non tutte altrettanto giuste e valide, molte scioccamente emotive – una parte di me sperava ingenuamente che sarebbe bastato tornare a Kyoto per rivivere la felicità dello scorso anno.
Tante sono le ragioni pratiche: intanto volevo perfezionare ulteriormente il mio giapponese, lo scorso anno ho conseguito il livello N2 della certificazione linguistica JLPT, ma non mi sento ancora soddisfatta e totalmente sicura delle mie capacità.
Inoltre, non è un segreto, in Italia al momento le prospettive non sono proprio rosee, e non sono così legata al mio Paese da voler tentare comunque la fortuna lì. Sono ancora curiosa di sapere cosa mi può offrire il mondo, e ho tanta voglia di esplorare altre possibilità, altri luoghi e altre culture finché ne ho la possibilità.


3) È stato difficile dal punto di vista burocratico? Cosa hai dovuto fare in concreto? A chi ci si può rivolgere per avere informazioni?

No, non ho avuto problemi con la parte burocratica.
Come la prima volta mi sono rivolta a Go! Go! Nihon, un’agenzia che offre assistenza gratuita a chi voglia studiare in Giappone e che mi sento di consigliare senza remore, e mi è bastato spedire loro i documenti richiesti (copia dell’estratto conto proprio o di uno dei genitori, una busta paga, copia del passaporto, certificati degli studi completati fino a questo momento e, nel mio caso, i dettagli della mia prima permanenza nel Sol Levante) e dopo alcuni mesi tramite la scuola di lingua ho ottenuto il visto studentesco.

 
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4) Che consigli daresti a chi volesse fare la tua stessa esperienza? Ma soprattutto lo consiglieresti? Ci sono buone opportunità?

Il consiglio principale è di partire con la consapevolezza che il Giappone non è (solo) quello che si vede in anime e manga. Sembra un’ovvietà, ma sono in tanti ad arrivare qui e rimanere delusi e spaesati.
Trasferirsi in un Paese così lontano fisicamente e culturalmente non è mai una passeggiata, i momenti di sconforto non mancheranno, quindi partite solo se siete motivati e pronti ad affrontarli.
Lo consiglio, sì, perché un’esperienza all’estero arricchisce il curriculum, ma soprattutto arricchisce a livello umano: bisogna mettersi in gioco ogni giorno, cavarsela da soli, e si impara tantissimo su se stessi.

Per quanto riguarda le opportunità, direi ni: se si studia qui trovare un lavoro part-time e ammortizzare i costi, almeno quando si inizia a parlare un giapponese accettabile, non è troppo difficile. Ottenere un visto lavorativo è più complesso (non impossibile), ma non avendo esperienza diretta a riguardo non mi sento di dire oltre.


5) Come è stato il tuo secondo impatto con Kyoto? È cambiato qualcosa nei mesi in cui non ci sei stata?

Tornare in una città dalla quale quasi tutti i miei amici erano ormai partiti è stato un po’ come tornare a un guscio vuoto, e dover ricominciare da capo almeno a livello sociale. Se sapermi già orientare è stato indubbiamente un vantaggio, passare davanti a luoghi pieni di bei ricordi a volte dà malinconia.
La città, in sé, non è cambiata tanto in soli sei mesi.
Finalmente, però, è stato riaperto al pubblico il Byodo-in di Uji, famoso tempio presente anche sulle monete da 10 yen che per anni è stato in ristrutturazione, e che adesso ho avuto la possibilità di visitare.

 
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6) Sei tornata ad abitare nel tuo vecchio appartamento: è stato un bene o un male?

Un bene, senza dubbio. La zona in cui vivo è poco turistica ma ben collegata al centro tramite i mezzi pubblici, e soprattutto vicinissimo a casa ho due supermercati, konbini, 100 yen shop, insomma è un posto molto conveniente. Dista circa quattro chilometri dalla scuola, ma in bicicletta si raggiunge in poco tempo, e in più mi tengo in esercizio e non mi impigrisco!

7) Hai trovato lavoro presso un Neko café: puoi spiegarci cos'è e come funziona il tuo lavoro?

Forse è più corretto dire che il lavoro ha trovato me: una cara amica stava aprendo il negozio proprio poco dopo il mio arrivo, e aveva bisogno di un membro dello staff che parlasse inglese per i turisti stranieri. Io avevo appena cominciato a cercare un lavoro part-time, e la sua proposta di lavorare da lei ha avuto un tempismo perfetto.

Un Neko café è, in poche parole, un locale in cui si va per giocare con i gatti. Probabilmente alcuni lo trovano un’idea un po’ bizzarra (in tutta onestà io stessa non credo pagherei mai soltanto per passare tempo con dei mici, per quanto adorabili), ma in Giappone sono piuttosto popolari.
Il mio lavoro consiste nell’accogliere i clienti all’ingresso, spiegare loro le regole (semplici accorgimenti per evitare che gli animali subiscano stress o vengano trattati come giocattoli), gestire la cassa e preparare caffè o altre bevande a richiesta. Nulla di troppo diverso dal lavoro in un normale bar, a parte la presenza dei mici.

 
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8) Il luogo in cui lavori è vicino ad uno dei templi più famosi del Giappone, cioè il Fushimi Inari. Com'è? Ci sono tanti turisti?

Fushimi Inari è uno dei luoghi più popolari della città (al primo posto in assoluto secondo la classifica annuale stilata da Tripadvisor) e il viavai di turisti è sempre intenso.
È visitabile gratuitamente a ogni ora del giorno, e senza dubbio è uno dei luoghi più suggestivi in cui sia stata. Durante il mese di agosto la folla è stata incredibile, e aumenterà nuovamente da metà novembre quando gli aceri si tingeranno di rosso.


9) E lo studio? Continui a studiare la lingua?

Sì, essendo qui con visto studentesco durante la mattina vado a scuola (la Arc Academy, la stessa che ho frequentato lo scorso anno) e nel pomeriggio lavoro.
I due obiettivi concreti che mi sono data per questa nuova permanenza sul suolo nipponico sono diventare più spigliata nella conversazione – da sempre l’aspetto in cui ho più difficoltà, a causa anche della mia timidezza – e sostenere il livello N1 della certificazione di lingua.
Nella prima, anche grazie al lavoro, sto acquistando più sicurezza e credo di essere già migliorata in questi primi mesi. Per la seconda... lavoro sodo e poi si vedrà!


Grazie mille ad Elena per la sua disponibilità!

Potete seguirla oltre che sul suo blog anche sulla sua pagina Facebook! E se passate da Kyoto andate a trovarla!