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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[MANGA] Gundam Lost War Chronicles (Scadenza: 12/11/2014)

[ANIME] Hipira-kun (Scadenza: 16/11/2014)

[ANIME] Jinsei (Scadenza: 23/11/2014)

[MANGA] Babil Junior (Scadenza: 23/11/2014)

[MANGA] Gosick (Scadenza: 26/11/2014)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Jane e Micci, Monster Rancher e Seikon no Qwaser.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


7.0/10
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"Sasurai no Taiyou", conosciuto in italia per i suoi (discutibili) adattamenti denominati "Jane e Micci" e "Sole Vagabondo", è il primo anime musicale della storia, il quale vanta del character design di YAS e della sceneggiatura di Yoshiyuki Tomino (ovviamente ancora giovanissimi e legati alla Mushi Productions di Tezuka). Non esistendo alcun gruppo di fansub inglese che si sia preso la briga di fornire un'adattamento fedele all'originale, ho dovuto seguire l'anime nella sua versione "Jane e Micci", nella quale i nomi dei personaggi sono stati italianizzati e i dialoghi presentano sicuramente censure e frasi inventate, come era la consuetudine negli adattamenti dell'epoca. L'anime tratta la storia di Nozomi (Nicoletta), una ragazza di umili origini la quale deve farsi strada nel mondo della musica partendo da zero. Molteplici saranno i colpi bassi, le torture psicologiche e le cattiverie pure delle quali ella sarà l'oggetto, sopratutto da parte della sua odiosa rivale Miki (Michela), una ragazza ricca, altolocata, che ovviamente può permettersi sconti ed agevolazioni nella sua carriera di cantante grazie al denaro e alle raccomandazioni dei genitori.

Non è una favola, "Sasurai no Taiyou". L'opera, alla pari degli altri anime/manga del periodo (in particolare quelli di Tezuka), è una critica alla capziosità della società dei consumi, al fatto che con il denaro si possa comprare tutto, anche le persone, le emozioni e i sentimenti. Miki infatti rappresenta la tipica idol superficiale che bada unicamente alle apparenze, al vestire, al prestigio personale, tuttavia rivelandosi senz'anima, allo stesso modo della sua musica prettamente commerciale. Nozomi invece rappresenta l'artista di strada tout court, colui che avendo vissuto molteplici angherie e proibizioni sente il bisogno di esprimersi attraverso la musica; Miki si potrebbe paragonare a Madonna/Lady Gaga; Nozomi agli "Eagles", cantanti americani cresciuti per le strade i quali si esprimevano attraverso musica vera, vissuta.

Gli ambienti musicali rappresentati nell'anime non sono molto diversi da quelli reali: c'è il maestro di musica pieno di sé e bravo a parole, ma che alla fin fine si piega comunque di fronte al potere del denaro (Egawa); c'è il paroliere - oserei dire alla Mogol - cinico e donnaiolo in completa antitesi con i testi poetici che scrive; c'è il produttore il quale ti dice che se non fai musica commerciale secondo i dettami della moda del momento non ti sgancia un quattrino; ci sono i locali blues/jazz dei bassifondi nei quali il musicista inesperto viene deriso e umiliato con cattiveria; ci sono i proprietari dei bar che vogliono che tu suoni canzoni popolari e frivole anziché roba più impegnata e complessa, mandando a monte la tua identità di artista. Come può allora sopravvivere una povera ragazzetta ingenua a tutte queste angherie? "Sasurai no Taiyou" è a tutti gli effetti uno Spokon anni '70, un anime in cui si devono versare lacrime e sangue al fine di emergere in una società logorata dal dopoguerra, dalla criminalità e dalle ingiustizie sociali. E' molto diverso da un anime giapponese attuale, forse troppo: in "Sasurai no Taiyou" l'occidentalizzazione e il capitalismo made in USA sono visti come un male assoluto, in quanto nel dopoguerra il risentimento dei giapponesi verso la perdita del secondo conflitto mondiale e l'occupazione americana erano molto forti. Il Giappone di adesso, avvolto dal benessere capitalistico e più che mai occidentalizzato, ha completamente rimosso quella mentalità di distinzione abissale tra ricco e povero onnipresente negli anime degli anni '60 e '70, nei quali c'era la fame e nei quali i protagonisti per ottenere un briciolo di successo dovevano fare enormi sacrifici, rinunciando completamente all'amore e alla giovinezza (si pensi ad esempio a "Attack n.1", "Ace wo Nerae" e "Ashita no Joe").
Contrariamente agli anime musicali recenti, come ad esempio "Beck" e "Nana", in "Sasurai no Taiyou" non esiste l'amore adolescenziale, quell'innamoramento che fa sbandare e andare fuori di testa i personaggi: queste cose vanno bene quando ci sono i soldi; quando si fa la fame le paranoie sentimentali lasciano subito spazio alla feroce lotta per la conquista di un miserabile tozzo di pane.

Com'era la norma negli anime/manga anni '60 e '70, "Sasurai no Taiyou" è la fiera del melodramma, delle cattiverie e delle sfighe più allucinanti: genitori agonizzanti ricoverati all'ospedale che necessitano di cure dai prezzi esorbitanti che ovviamente la protagonista non può permettersi, scene strappalacrime in pieno stile Meisaku, umiliazioni di vario tipo ecc.

A livello tecnico "Sasurai no Taiyou" è messo proprio male, malissimo, anche per gli standard low-budget della sua epoca. Non è tanto il character design a farmi rabbrividire (non è nulla di paradossale per chi come me è abituato al tratto di Tezuka), ma la qualità bassissima delle animazioni, dei fondali, la generale sciatteria nella scelta dei colori e delle proporzioni dei personaggi (in confronto, "Ace wo Nerae" del '73 è un capolavoro di tecnica). Molto probabilmente lo scoglio primario nell'approccio a questo anime per il pubblico attuale sarà la grafica, anche se ci metterei la firma sul fatto che, ormai, in una società in cui vige la mentalità del "tutto è dovuto", e ci si impressiona anche solo per un semplice insulto, vedere una ragazza che si fa il mazzo a tarallo venendo spesso e volentieri umiliata con una certa dose di cattiveria non possa destare molto interesse. Tuttavia, penso che - passando sopra al finale, che ho trovato eccessivamente telefonato ed ottimista, e alle ovvie ingenuità dell'epoca - questo anime abbia ancora qualcosa da dire; che sia in qualche modo educativo, in quanto permette allo spettatore di farsi un'idea del Giappone di allora, e del fatto che per raggiungere un qualsiasi traguardo di rilievo nella vita sia talvolta necessario pagare un prezzo molto pesante. Anche perché il benessere sociale che tanto ci vizia e isola nel nostro narcisistico individualismo sta man mano cedendo il passo ad una nuova stagnazione economica, ma questo è tutto un'altro discorso - si pensi all'abissale differenza tra Miki e Nozomi, la prima egocentrica, viziata e sola, la seconda povera e ingenua, ma, tuttavia, circondata da amicizie solide e una buona dose di calore umano .



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Il franchise Monster Farm (noto in Nord America e quindi in tutto l'Occidente come Monster Rancher) nasce nel 1997, figlio della medesima epoca in cui vedono la luce Pokémon e Digimon, quando sul mercato prima giapponese e poi nordamericano giunge il primo videogioco della saga, per PlayStation, cui ne seguiranno altri 4, sempre per console. Vestendo i panni dell'allevatore di mostri, bisogna rafforzare e addestrare le proprie creature per poi combattere in arene e tornei, secondo un principio per nulla dissimile da quello dei franchise della Bandai e della Game Freak.

Immancabilmente, dopo un paio d'anni arriva anche la serie animata, anch'essa intitolata Monster Farm in Giappone e Monster Rancher nel resto del mondo. Inizialmente erano previsti solo 48 episodi, ma il successo della serie portò alla produzione di altri 25, per un totale di 73. Il protagonista è Genki Sakura, ragazzino pieno di energia e di grinta, altruista e coraggioso, che ama i videogiochi e finisce risucchiato da uno di essi, Monster Rancher appunto. Si ritrova così in un mondo fantastico, in cui umani e Monster convivono, minacciato dal malvagio Master Moo e dai suoi generali; soltanto la Fenice può fermarlo, e infatti è proprio alla sua ricerca che si stanno dedicando Holly e Suezo, una ragazza e il suo Monster, ai quali Genki si aggrega. Al trio si uniranno anche il tenero Mocchi, l'autoritario e aggressivo Tiger, l'astuto Hare e il sensibile Golem.

Rispetto agli adattamenti animati dei Pokémon, Monster Rancher è un'opera molto più matura e seria, con una trama lineare ma avvincente e mai banale e una buona dose di morti e di momenti drammatici che si alternano anche a scenette divertenti, per molti versi più simile a Digimon Adventure (anch'essa piuttosto matura per essere un'opera rivolta ai ragazzini e basata sul meccanismo dell'eroe umano catapultato in un altro mondo, minacciato da forze oscure). La maturazione dei personaggi, che pure corrispondono a certi stereotipi dell'animazione, è palpabile: così Genki, che può sembrare il solito protagonista scanzonato e avventuroso, si rende conto che quello che sta vivendo non è un semplice gioco ma qualcosa di molto più serio, in cui si può morire; Holly deve fare i conti col suo passato; lo scontroso Tiger, un vero lupo solitario, deve imparare pian piano a convivere con gli altri compagni; Mocchi acquisisce sempre maggior sicurezza nelle proprie forze, e così via.

La seconda parte della storia (gli episodi dal 49 al 73) è qualitativamente inferiore alla prima e dà l'impressione di essere brodo allungato, inserito per cavalcare l'onda del successo della serie anche dopo la sconfitta di Master Moo; non è, precisiamolo, da buttar via o da dimenticare, ma se confrontata con la prima parte della storia non regge il confronto. Si ha chiaramente l'impressione che la storia sia stata forzatamente continuata, anche oltre quello che era un degno epilogo della vicenda.

Il comparto tecnico è, nel complesso, buono. Il problema sta soprattutto nei disegni dei due protagonisti umani, Genki e Holly, mentre quando si passa ai Monster (non solo a quelli animaleschi, perché ce ne sono anche alcuni antropomorfi, dalle chiare fattezze umanoidi) lo stile di disegno è davvero pregevole, colorato e bizzarro o tetro e minaccioso a seconda della creatura in questione. L'adattamento italiano è buono, ma purtroppo non privo di difetti: le sigle originali sono sostituite dalla solita banale sigla italiana (identica per l'opening e l'ending); il doppiaggio ha delle pecche e un numero ridotto di doppiatori che comunque sono assai talentuosi e svolgono bene il proprio lavoro; inspiegabilmente non sono state mandate in onda alcune puntate. A parte l'ultimo punto, sono piccoli difetti che non intaccano più di tanto la godibilità dell'opera.

Se vi piacciono le storie fantastiche senza troppe pretese, Monster Rancher fa per voi. Il taglio più maturo, o comunque meno infantile e banale rispetto a produzioni simili come Pokémon, la rende accessibile e gradevole anche per un pubblico più maturo e grandicello, oltre ovvia-mente che per i bambini e per i nostalgici (come il sottoscritto) per i quali anime come Monster Rancher, Digimon Adventure, Medarot e Guru Guru costituivano il principale motivo per guardare Rai 2.



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"Seikon no Qwaser", titolo originale in giapponese, è uscito nell'ormai lontano 2010, ma, a parer mio, rappresenta ancora un buon partito. Lo stampo è la classica fusione tra azione ed ecchi, quest'ultima molto forte, capace di coinvolgere lo spettatore con scene di combattimenti e, allo stesso tempo, divertire con atmosfere più "soft".
La trama è abbastanza originale, ma, al di là di quello, ho apprezzato moltissimo la materia soprannaturale e l'utilizzo di poteri legati agli elementi della tavola periodica, anche se con effetti non sempre scientificamente provati.

Sasha è un ragazzino di origine russa che, nonostante la giovane età, ha dovuto subire fin da piccolo torture disumane a causa dell'enorme potere che possiede; attualmente è una specie di sicario della Chiesa e, proprio quest'ultima, lo coinvolge in un nuovo caso: proteggere due ragazze e trovare una strana effigie sacra dalle capacità misteriose. Come ben presto capirà, i due compiti sono strettamente collegati, in quanto Mafuyu Oribe e Tomo Yamanobe, le due giovani studentesse, sembrano avere un legame con il quadro sopra citato.
L'impresa però non sarà così semplice, infatti Sasha dovrà affrontare sempre nuovi nemici, inviati da una strana organizzazione che vuole impossessarsi di quel potere.

La trama è abbastanza semplice, ma ciò non vuol dire banale, in quanto non saranno risparmiati i colpi di scena e sorprese impreviste. I personaggi sono molti, ma questi risultano ben contestualizzati e dotati di caratura psicologica elevata. Insomma, paroloni altisonanti, forse inventati, per dire che i vari protagonisti non rispettano i soliti cliché e, nonostante l'elemento ecchi, non sono presenti i soliti stereotipi.
Sfuggenti ricordi e sogni di giorni passati riescono a far intravedere una realtà antecedente ai fatti narrati dall'anime, creando un mondo ben più complesso e articolato, permettendo così alla storia di assumere valenze di maggior pregio. Il dramma di Sasha o il misterioso passato di Mafuyu nascondono oscuri segreti che rendono il tutto più accattivante e interessante.

La grafica è nella norma e lo stesso vale per gli altri elementi "tecnici". Non ho trovato né difetti rilevanti né, d'altra parte, qualità così esaltanti... nella norma.
Dunque, in conclusione, vorrei ribadire che il mio giudizio di "Seikon no Qwaser" tiene conto di notevoli fattori, magari non indicati in questa recensione, per un semplice motivo: si tratta di impressioni emotive. Insomma, a istinto mi è venuto da dargli questo giudizio e, seguito da un'analisi più o meno accurata, ho pensato che un bel 7 fosse un voto più che giusto.
Discreto. Quest'anime è carino, simpatico, a tratti anche epico (soprattutto nella figura di Sasha), ma, d'altro canto, non credo gli si possa attribuire un voto maggiore.

Voto finale: 7