Dopo avervi parlato in precedenza dello yokan, questa volta la piccola curiosità da sviscerare sarà nuovamente un altro tipico dolce tradizionale giapponese, probabilmente molto più noto: il Dorayaki!

Il Dorayaki è formato da due pancake di kasutera (un impasto molto simile al pan di spagna introdotto in Giappone dai portoghesi) con in mezzo l'anko, una sorta di marmellata rossastra ricavata dai fagioli azuki. La sua somiglianza con il gong, lo strumento musicale, ha dato origine al suo nome, infatti nella lingua giapponese "dora" significa "gong".
Quest'ipotesi è avvalorata anche dalla leggenda secondo cui un samurai di nome Benkei dimenticò il suo gong a casa di un contadino presso il quale si nascondeva e questi lo usò per preparare il primo dorayaki, da cui, appunto, deriverebbe il nome.
 

Inoltre sapevate che in origine il dorayaki aveva solo un lato? La forma attuale a due strati in realtà risale al 1914 ed è stata inventata da Ueno Usagya nella sua omonima pasticceria a Ueno. Il negozio esiste ancora oggi ed è considerato il migliore di tutto il Giappone. Se voleste farci un salto, l'indirizzo è: 1-10-10 Ueno, Taito-Ku, Tokyo.

Sebbene la ricetta originale del ripieno preveda l'anko, ne esistono anche numerose varianti come ad esempio alla crema di castagne o al cioccolato.
 

I dorayaki sono molto conosciuti anche da noi soprattutto perché sono il piatto preferito del gatto-robot Doraemon, protagonista dell'omonima serie animata. Tenete bene a mente però che diversamente da quanto potrebbe sembrare, il nome "Doraemon" non deriva da dorayaki bensì da doraneko che vuol dire "gatto vagabondo".

Si può capire quanto il rapporto sia stretto fra i dorayaki e Doraemon leggendo un passo di una delle autrici giapponesi più famose oltre i confini nazionali, nonché una delle mie preferite, cioè Banana Yoshimoto; in "Ricordi di un vicolo cieco" lei ce ne parla così:
 
"Mi piaceva molto il suo viso felice. In lui c’era sempre qualcosa di speciale. Sapevo che aveva a che fare con la felicità, ma era impossibile spiegarlo chiaramente a parole.
"Per te cosa significa sentirti felice?" gli chiesi. "Ehi, vuoi fare discorsi difficili?" disse. "No, volevo solo sapere che cosa ti viene in mente se pensi alla felicità". "E tu, Mimi?" chiese lui.

Certo che è strano, lo chiedo agli altri e sono la prima a non saper rispondere, pensai, e aspettai che mi venisse in mente qualcosa. Quella pausa durò circa cinque minuti, credo. Nel frattempo restammo tutti e due in silenzio, l’uno accanto all’altra, i piedi stesi sul prato. Mangiando ogni tanto una patatina.

"A me vengono in mente Doraemon e Nobita" dissi. "Eh? Ma dici il manga?" chiese Nishiyama. "Ho un piccolo orologio con la loro immagine" dissi. "Stanno davanti a un fusuma, nella stanza di Nobita disseminata di manga, e leggono tutti sorridenti. Nobita è sdraiato a pancia in giù, appoggiato su un cuscino piegato a metà, i gomiti a terra, e Doraemon è seduto con le gambe incrociate e, mentre legge, mangia dorayaki.
Sarà per il rapporto fra loro due, con Doraemon che fa lo scroccone, sarà perché la scena è quella di una tipica famiglia giapponese, ma penso sempre che questa sia l’immagine della felicità
."
 


Se siete più bravi di me in cucina e voleste cimentarvi nella loro preparazione, ecco qui la ricetta!

Ingredienti:
100 grammi Farina tipo 00
2 uova
mezzo cucchiaino da caffè di lievito in polvere
50 grammi di zucchero
un cucchiaio di miele
due cucchiai di acqua

Preparazione:
In una ciotola, con l'aiuto di una frusta, unire lo zucchero e le uova fino ad amalgamare bene il tutto, evitando la formazione di grumi. E’ meglio perciò che le uova siano a temperatura ambiente. Aggiungere la farina al composto dopo averla setacciata per bene e mischiare nuovamente il tutto.
Aggiungere all'impasto così ottenuto un cucchiaio di miele, mischiare bene, quindi aggiungere mezzo cucchiaino di lievito precedentemente sciolto in una tazzina da caffè con due cucchiai d’acqua. Mescolare nuovamente il tutto e lasciar riposare almeno 30 minuti.

Porre una padella antiaderente sul fuoco basso, lasciarla scaldare qualche minuto, poi prendere un cucchiaio del composto e versarlo nella padella lasciandolo cadere a goccia. Si formerà così una delle due facce del Dorayaki. Non toccare ma lasciare che si solidifichi. Ripetere per la quantità desiderata di Dorayaki.

Sulla superficie inizieranno ad apparire i primi buchetti causati dal lievito mentre la parte a contatto con la padella sarà più cotta e di colore marrone. Girare e cuocere anche l’altro lato, ma un po’ meno del precedente. Il lato meno cotto, più giallo e morbido, sarà il lato interno del Dorayaki.
A questo punto porre su un piatto e una volta freddi, spalmare la marmellata di Anko (o burro, marmellata, crema… la fantasia non ha limiti!) sul lato meno cotto e chiudere a mo' di panino.

Itadakimasu!

Fonti consultate:
Wikipedia
CorriereAsia