Abituarsi alle comodità è molto facile. Avere beni di prima necessità sempre a portata di mano in qualunque ora del giorno può essere davvero meraviglioso e creare dipendenza. Andare in Giappone vuol dire dare per scontato che ogni 500 metri troverete un konbini aperto e che ogni 100 metri troverete un jidohanbaiki, cioè un distributore automatico di bevande ma anche di molto altro. La parola jidohanbaiki è composta infatti composta da jido che vuol dire automatico, hanbai che vuol dire vendere e ki che sta per macchina.
Il problema sarà sentirne tremendamente la mancanza una volta tornati nella vostra piccola cittadina di provincia. Ma come mai gli jidohanbaiki sono così diffusi?
 

Sono molteplici le ragioni per cui avrete la sensazione di essere circondati da un'invasione pacifica di distributori automatici. Prima di tutto il Giappone ha un clima che prevede in molte zone inverni estremamente rigidi alternati ad estati torride, quindi avere sempre a disposizione una macchina che può elargirvi per pochi yen una bevanda bella calda con cui scongelarsi o una bibita ghiacciata per evitarvi un colpo di calore è sicuramente un dono del cielo.
 

I giapponesi come gli italiani non fanno grande uso di bancomat e carte di credito, sono legati al contante, ma questo comporta inevitabilmente l'ammucchiarsi di monetine in tasca e nel portafogli.
Avere a disposizione una macchina che in cambio di una pesante manata di spiccioli vi darà un gelato, un caffè o un pasto pronto può facilitare lo smaltimento della moneta.

Inoltre il Giappone è un luogo con poca micro criminalità: difficilmente i distributori saranno oggetto di atti di vandalismo o di tentativi di scassinamento. Questo ne facilita il posizionamento praticamente ovunque, sia in quartieri densamente popolati che in zone rurali quasi disabitate.
 

Va poi ricordato che i giapponesi usano poco l'auto, mentre sono molto più propensi ad usare i mezzi pubblici, sia autobus che treni, ma anche le biciclette per recarsi al lavoro oppure a scuola.
Quindi si crea una marea umana di potenziali clienti ed è molto vantaggioso per le imprese che vendono i jidohanbaiki collocarli lungo le vie dei pendolari, cioè fuori e dentro le stazioni ferroviarie o della metro, alle fermate dei bus e lungo i marciapiedi delle vie più trafficate in modo da attirare studenti e salaryman assetati.

Non bisogna poi tralasciare il fatto che dietro ai distributori automatici c'è un business non indifferente! Se calcolate che a tutt'oggi sono presenti 5.582.200 jidohanbaiki sparpagliati su tutto il territorio (circa uno ogni 23 persone) e che ognuno può comportare un guadagno che va dai 20.000 ai 40.000 yen al mese (circa 150/300 euro) direi che l'affare si prospetta interessante!
Chiunque possieda un terreno può metterci un distributore automatico, basta che si impegni a rifornirlo di merce e i guadagni se li intasca tutti lui. Oppure può fare un accordo con una ditta: scambia i costi di elettricità e una parte del guadagno con una fornitura impeccabile di bibite e affini.
Se una persona ha la fortuna di possedere un terreno anche piccolo che è su un percorso frequentato dai pendolari o nei pressi di una stazione ferroviaria o in un luogo dove le persone si riuniscono facilmente (ad esempio vicino a un parco) può essere un ottimo modo per integrare lo stipendio! E questo può valere in ogni zona del paese, sia in quelle più urbane che in quelle più rurali, dove magari ci sono pochi supermercati.
 

Inoltre i giapponesi amano tutto ciò che è automatizzato, soprattutto perché la tecnologia più avanzata è un loro vanto: oltre ad avere nello stesso distributore sia bevande calde che fredde, ora alcuni sono dotati di eleganti touch screen e riescono a determinare con apposite telecamere il sesso e l'età dell'acquirente, per suggerirgli le bevande che più potrebbero interessarlo!
Altre invece sono concepite per raffreddare di più durante le ore notturne ed evitare così di consumare energia durante il giorno quando la domanda di elettricità è maggiore.
 

Ma cosa si può trovare all'interno dei jidohanbaiki? Davvero di tutto! In primis ci sono le bevande, che spaziano dalla semplice acqua alle bibite più famose fino a quelle dai gusti più improbabili. Non mancano caffè e latte, thè e bevande mineralizzate.
Meno diffuse ma comunque presenti sono quelle che propongono gelati, piccoli snack, ramen istantaneo, piatti pronti e zuppe.
 

Più particolari ma non introvabili quelle che vendono riso (sia lavato che da lavare nell'apposita macchina a fianco al distributore), sakè, ombrelli (gli acquazzoni improvvisi sono diffusi e non dimentichiamoci poi che in Giappone esiste una stagione delle piogge), batterie, punti dove ricaricare il cellulare o altri dispositivi elettronici (che prevedono molte prese diverse per soddisfare tutte le ditte), birra, tazze vuote (da portare in ufficio per ridurre la spazzatura e così l'impatto ambientale), frutta e verdura dell'orto locale di ottima qualità, amuleti portafortuna nei templi, magliette e cravatte per gli impiegati sempre di corsa, fiori per un appuntamento galante dell'ultimo minuto, mascherine per un raffreddore improvviso, uova e carta igienica (non si sa mai....).
 

Il fascino del Giappone sta anche in queste piccole ed apparentemente banali cose di tutti i giorni che si danno per scontate fino a quando non ce ne dobbiamo privare.... sì, lo so, sono un po' melodrammatica! Però sono davvero pratiche!

Fonti consultate:
Japantalk
Ishikawajet