Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con i manga World of the S & MVideo Girl Ai e Sakuragari: All'ombra del ciliegio.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Dopo l'ottimo risultato ottenuto col progetto multimediale di Utena, composto da una serie manga, un manga autoconclusivo, una serie TV e un film cinematografico, il gruppo Be-Papas nel 2002 si riunisce ancora per partorire una nuova idea, da cui nasce il manga qui recensito, World of S & M. Dietro la sceneggiatura c'è la mano e la mente di Kunihiko Ikuhara, noto regista amante del simbolismo e dell'ermetismo, mentre ai disegni troviamo Chiho Saito, mangaka di shoujo e josei "vecchio stile". Purtroppo, però, contrariamente alle aspettative, il nuovo progetto è stato un flop e il manga risulta interrotto (o meglio inconcluso, visto che non sembra destinato a essere continuato).

L'antefatto di questa storia fantasy è il seguente: un demone di nome R aveva un grandissimo potere, fondato sul misterioso "Libro di S & M". Un giorno, un giovane temerario gli sottrasse il libro, lo fece in mille pezzi e ne ricavò due bambole di cartapesta: S, quella con fattezze femminili, e M, quella con fattezze maschili.

Saltello alla nostra epoca. Gita di una classe liceale giapponese in Francia: mentre si trovano sul TGV diretto a Parigi, la giovane Sekai confessa al suo compagno Mido di essere innamorata di lui. Mido la respinge, lei ci rimane di sasso al punto di desiderare che lui sparisca e… pof! Incidente terrificante del treno. Sekai si risveglia nella Francia del XVII secolo in compagnia di Sauveur, biondo fanciullo boccolo-dotato, vestito alla marinaretta, che ha assistito alla dichiarazione-litigio. È stato lui a salvare Sekai grazie alla sua bambola, cioè la S precedentemente citata, a cui la studentessa giapponese sembra essere in qualche modo legata. Iniziano quindi le peripezie di questa strana coppia, con il biondino intenzionato a difendere la nostra eroina, che chiama sposina, e Sekai che tenta di ritrovare il suo Mido e tornare a casa. A metterle i bastoni tra le ruote, oltre ad alcuni personaggi storici che incontra durante il viaggio, ci sarà il bel Machiavellio, diabolico demone identico a Mido. È lui o non è lui? Bho, il manga è stato interrotto, quindi non lo sapremo mai (presumo).

L'idea di base non era male, ma già in corso d'opera - almeno nella parte realizzata - non è stata gestita nel migliore dei modi. Nel corso delle disavventure di Sekai - inizialmente coinvolta in un noto caso di stregoneria al tempo di Luigi XIV e successivamente alle prese con la follia malinconia di Gilles de Rais, il compagno d'armi di Giovanna d'Arco condannato per l'uccisione e tortura di molti bambini - ci vengono presentati, o meglio affastellati, tutta una serie di dettagli esoterici che la legano alla leggenda del demone R e al personaggio di Machiavellio, senza però che si capisca mai chiaramente qualcosa. Come se non bastasse, praticamente la storia viene interrotta sul più bello, quando finalmente il lettore si aspetta che nel prossimo viaggio nel tempo venga fatta maggior luce sui dettagli oscuri appena forniti. E invece niente. Vediamo Sekai e Sauveur che usano la bambola stregata per lasciare il XV secolo e… fine.

Presumo che il manga sia stato interrotto dall'editore per via dello scarso successo (non ho mai trovato informazioni in merito), altrimenti non si spiegherebbe perché gli autori abbiano deciso di troncarlo così. Probabilmente se avessero usato qualche pagina in più per incuriosire in maniera più coinvolgente e convincente il lettore intorno ai misteri della vicenda, invece di mostrarci per l'ennesima volta il sensuale Machiavellio che tenta in ogni modo di "zompare" addosso alla povera Sekai per spogliarla e portarsela a letto (per ottenere il potere di R, eh! Sia chiaro!) - cosa per altro già vista con le stesse identiche dinamiche in molte altre opere della Saito ,- forse il manga avrebbe trovato più consensi e sarebbe continuato. In conclusione resta un po' l'amarezza di una fine tronca per una vicenda che poteva anche essere interessante, se fosse stata condotta con un po' più di criterio e meno strizzatine d'occhio allo shoujo mascalzoncello del vedo e non vedo.

Dal punto di vista grafico, abbiamo un'ottima prova della Saito, anche se i personaggi hanno fisionomie fin troppo simili tra loro, soprattutto i maschi. In compenso è sempre molto accurata nel realizzare gli abiti, spostandosi in questo caso, con una stilizzazione abbastanza precisa, dalla corte barocca del Re Sole al Quattrocento gotico-internazionale. L'unica nota stonata a mio parere è il look di Eustache Blanchet, il losco cappellano di Gilles de Rais, il cui aspetto ha qualcosa di vagamente… egizio! Gli sfondi, quando presenti, sono abbastanza curati da farci riconoscere luoghi e ambientazioni credibili, tra cui l'enveloppe di Versailles e Notre-Dame de Paris (inoltre il tribunale in cui viene processata Sekai mi ha ricordato per alcuni dettagli la Sala degli Stati Generali di Blois). La ricostruzione storica è ovviamente all'acqua di rose, anche se ci sono numerosi elementi di verità che legano le vicende di Sekai ai personaggi storici (il famoso "affare dei veleni" in cui fu coinvolta la marchesa di Montespan, favorita di Luigi XIV, e le messe nere di Gilles de Rais). Forse mi ha un tantinello infastidito vedere un Re Sole così frignone e pauroso, lontano dall'immagine che mi sono fatto di lui attraverso i libri. Altra cosa inverosimile è che Gilles de Rais resti colpito da Sekai perché… è identica alla defunta Giovanna d'Arco! Già, assolutamente credibile che la Pulzella d'Orléans avesse gli occhi a mandorla…

L'edizione italiana fu pubblicata da Planet Manga nel 2005, in quattro volumetti in formato sottiletta rispetto ai due tankobon originali. Forse complice la brevità, la cosa questa volta non dà nemmeno troppo fastidio. Lettura da destra a sinistra (cosa non ancora scontata dieci anni addietro).

In conclusione un manga decisamente mediocre, difficile da consigliare a qualcuno. A chi fosse interessato alle opere della Saito per via dello stile di disegno, che coniuga stilemi anni Settanta al gusto degli anni Novanta, sicuramente consiglio di indirizzarsi su altre opere (tipo "Valzer in bianco" per un'ambientazione storica verosimile, oppure "La madonna della ghirlanda" per un manga storico con elementi fantastici). Forse può essere recuperato dagli estimatori di Ikuni, anche se verosimilmente una trasposizione animata tutta nelle sue mani avrebbe sortito ben altri risultati.




9.0/10
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Ho iniziato la lettura di questo manga convinto dalla media di voti decisamente alta delle recensioni trovate qui su AnimeClick.it e dal fatto che ne avevo già sentito parlare anche in altri ambiti come un capolavoro del fumetto. Un giudizio che generalmente condivido, se non fosse per alcuni piccoli difetti. Intendiamoci, non sono affatto deluso da quello che ho visto e letto, anzi: dopo il primo volume preso singolarmente ho comprato gli altri dodici a due a due (finché, letteralmente, non sono diventati dispari), tanto mi aveva colpito e appassionato l'incipit.

L'idea di base di VGA è tra le più originali che abbia mai visto e, a ben vedere, incarna uno dei sogni proibiti più frequenti di noi maschietti (infatti il manga è categorizzato come shounen): una bellissima e dolce ragazza protagonista di un video per adulti (?) salta fuori dalla TV e promette allo spettatore di restargli sempre affianco e di consolarlo. Da qui un susseguirsi di vicende appassionanti, in un intreccio di amore e odio, comicità e dramma, realtà e fantascienza (quest'ultima forse la componente che mi ha colpito di più).

Ho trovato i disegni molto belli e curati, specialmente i primi piani dei personaggi (Ai è semplicemente divina vista da vicino); inoltre si nota una certa maturazione nel tratto man mano che si passa di volumetto in volumetto, quasi che l'autore cresca insieme ai personaggi. L'unico elemento fastidioso sono i lacrimoni, decisamente troppo copiosi e sproporzionati.

Ho apprezzato tutti i personaggi, o meglio, ne ho apprezzato la caratterizzazione. Fra questi, una menzione d'onore va certamente alla bella e sfortunata Natsumi, personaggio che subentra in un secondo momento e che trovo molto più complesso di quel che possa sembrare. Decisamente avrebbe meritato più spazio, anche se forse è proprio la sua "transitorietà" a renderla così unica.

I difetti sostanziali che mi impediscono di dare un 10 pieno a quest'opera sono la lunghezza e il finale: tredicesimo volumi sono tanti per una storia del genere, senza contare che a partire dal volume centrale, cioè il settimo, la trama prende una svolta a mio parere troppo radicale e improvvisa. Da lì è un continuo susseguirsi di colpi di scena, con apparizioni di personaggi nuovi e di dubbia utilità. Il secondo punto critico è, appunto, il finale, e qui entra in gioco il classico fattore del "condizionamento da passaparola": è quando, influenzati dai pareri altrui, ci si crea delle aspettative che puntualmente vengono deluse. A me è successo un po' questo: sarà che alla fine del tredicesimo numero ero un pochino esausto, ma non sono riuscito a percepire tutta l'emozione e il sentimento che molti altri hanno percepito prima di me, malgrado ne comprendessi la profondità simbolica.
Credo che l'enorme successo di "Video Girl Ai" sia essenzialmente figlio del tempo, specialmente in Italia, dove arrivò per la prima volta rappresentando una vera e propria novità in un paese e in un periodo nei quali il mercato del fumetto giapponese stava ancora nascendo. Personalmente ritengo VGA un'opera di indubbio valore artistico, che tutti gli appassionati di manga dovrebbe provare almeno una volta; e memore delle emozioni e delle aspettative che ho provato leggendo i primi sensazionali volumi, rivaluto la mia opinione su questo manga, attribuendogli un meritato 9 su 10.




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Nella vita non sono solito dare dei voti assoluti - dieci nel nostro caso - perché ciò significherebbe la rappresentazione della perfezione. Questo titolo, tuttavia, potrebbe essere un candidato a tale premio.

“Sakuragari” narra di un giovane ragazzo che, cercando la propria strada, il proprio "io", incontra e si scontra con i problemi che scopriremo essere dettati da un passato sofferto e difficile. È probabilmente questo il suo punto di forza, la crescita interiore del protagonista (narratore durante i tre volumi) e, grazie a lui, una maturazione di tutti i personaggi che lo circondano.
Una storia di violenze, tradimenti e d'amore profondo, ma non puramente nel senso carnale: si tratta dell'amore per la vita, per ciò che abbiamo e non per tutto quello di cui difettiamo.
L'amore per la nostra persona che ci spinge a confrontarci con gli altri per comprendere meglio ciò che si cela nel cuore di chi ci è vicino, rinunciando a quell'egoismo che caratterizza l'essere umano.
“Sakuragari” è un titolo molto profondo, che tende dapprima a narrare una storia, ma in fondo è più un documentario - come suggerisce la Watase nella postfazione - che serve a chi lo legge per comprendere meglio determinati avvenimenti, specialmente a carattere storico.
Perché “Sakuragari” è anche questo; una rappresentazione di ciò che è o potrebbe essere stato. Per scrivere questa storia sono stati necessari tempo e studi mirati per parlare di un periodo storico nel quale il Giappone attraversava dei momenti bui nel rispetto della vita e dei minori in particolare.

Dal punto di vista tecnico, l'arte ed il disegno sono ineccepibili, illustrazioni estremamente pulite e precise, cariche di dettagli. Uno dei punti forti risiede nell'espressività, basta uno sguardo a far comprendere cosa stia provando quella determinata persona, quasi prendesse vita e ci stesse guardando dritto negli occhi, nell'anima.
L'edizione della Planet Manga è "di lusso", come usiamo definirla oggi, ma vale ogni centesimo che costa. Nota sorprendente sono le sovraccoperte, con i petali di ciliegio in rilievo.

Non mi sento di consigliare “Sakuragari” a tutti. È una storia che necessita di una maturità mentale per essere compresa appieno e di uno spirito forte per sopportare delle violenze (psicologiche e fisiche) che finiscono per colpire il lettore come un pugno allo stomaco.

Non fatevi ingannare dalla targa "yaoi", perché sì è vero che sono presenti scene ed atti omosessuali, ma non portano turbamenti eccessivi.
Sento di poter fare quest'affermazione essendo io stesso alla prima esperienza con una storia di questo genere.
Si tratta comunque di una storia per adulti come giustamente è indicato sul retro dei volumi, quindi ognuno di noi ha gli elementi giusti per prendere una decisione adeguata.