Non è una novità che per la cultura nipponica la bellezza e l'estetica siano oggetto di un vero e proprio culto. Quindi non può stupire più di tanto che esista un'antica tradizione sviluppatasi nel corso dei secoli che prevede di prendere un frutto o una verdura e, con grande abilità e tecnica, scolpirlo per renderlo un oggetto da ammirare in tutta la sua perfezione. Quest'arte è detta Mukimono.
 

Il primo a parlare di questa tecnica è il poeta cinese Li Po, citandola in una delle sue opere scritte durante il regno dell'imperatore Zhong Zong. Egli afferma che era consuetudine per i giapponesi omaggiare gli dei dopo una battaglia vittoriosa incidendo, su trofei e oggetti vari, immagini che facessero riferimento alla mitologia nipponica. Ma come per altre forme di arte, il mukimono divenne popolare in tutto il paese durante il periodo Edo (1603-1867).
 

Perché rendere così artistico qualcosa che andrà poi mangiato? Bisogna tenere in considerazione non solo l'amore per il bello (si mangia prima di tutto con gli occhi) ma anche il fatto che nei tempi più antichi, il cibo era servito dentro a piatti e ciotole di ceramica non smaltata e priva di orpelli e decorazioni.
Quindi si rendeva "necessario", soprattutto presso le classi più agiate, rendere il cibo più attraente in modo da invogliare maggiormente i commensali a servirsi; stesso discorso valeva per i visitatori nei templi durante le varie festività. Ed oggi lo stesso meccanismo è riproposto nei supermercati, per attirare la clientela e farsi pubblicità, ma anche per enfatizzare il passaggio attraverso le varie stagioni, proponendo soggetti che richiamano il periodo dell'anno in cui si sta vivendo.
 

Ovviamente anche se in teoria qualunque cibo può essere intagliato, alcune varietà di frutta e verdura (o la loro buccia) sono più adatte di altre, come ad esempio la zucca, l'anguria, le mele e il melone, ma anche il ghiaccio, la pasta, il pane, il pesce. I soggetti più gettonati sono quelli classici: fiori, gru, tartarughe e draghi, ma le possibilità di creare opere d'arte con il mukimono sono praticamente infinite e senza limiti. L'unico vero limite è la deperibilità di queste sculture che possono essere godute solo per poco tempo, continuando il concetto del "qui e ora" e della caducità della bellezza tanto caro alla cultura giapponese, a partire dalla fioritura dei ciliegi.
 

Il mukimono richiede movimenti delicati e precisi: se da un lato può essere più facile scolpire un melone piuttosto che il marmo perché è più facile aggiustare un errore in corso d'opera essendo una materia più malleabile, dall'altro bisogna essere più veloci perché un melone non dura in eterno e anche più meticolosi. Anche per questo tipo di scultura occorrono strumenti appositi: lame per sbucciare, scavini per verdure, coltelli con lame a "U" o a "V" per ottenere le forme desiderate.
 

Con il ghiaccio può essere ancora più complicato: oltre a usare acqua pulita priva di impurità, servono anche scalpelli e addirittura motoseghe, essendo il ghiaccio comunque duro seppur volatile. Occorre calcolare molto bene i tempi del progetto che si ha in mente per non rischiare di ritrovarsi con una pozza d'acqua prima che l'opera sia finita....

Fonte consultata:
FastJapan