L'industria dell'animazione giapponese sta vivendo negli ultimi anni un boom come non si vedeva da un po'. Per darvi un'idea della portata del fenomeno basti pensare che nel 2015 gli introiti in questo settore sono stati pari a 1.825,5 miliardi di yen (circa 14 miliardi di euro), compresi la vendita dei diritti all'estero e le uscite in BD e DVD.
Un record senza precedenti e un trend confermato l'anno successivo con i più di 2.000 miliardi di yen (15,8 milioni di euro) raccolti soprattutto grazie al successo planetario di Kimi no na wa (Your name.), il blockbuster di Makoto Shinkai uscito sugli schermi nipponici ad agosto del 2016.
 

Ma non solo: anche Kono sekai no katasumi ni (In questo angolo di mondo), proiettato a partire dal novembre 2016, ha guadagnato parecchio, seppur più lentamente. E quest'anno Yuasa Masaaki ha vinto il Cristal du long métrage al Festival international du film d’animation d’Annecy per il suo film Yoake Tsugeru Lû no uta: erano 22 anni che una produzione giapponese non riusciva nell'intento.
Si può perciò affermare che il mercato degli anime è senza dubbio in piena espansione e sta godendo di una grande popolarità anche all'estero, ma quanto costa tutto ciò in termini di forza lavoro? Soprattutto i giovani disegnatori sono sottoposti a orari massacranti per un salario spesso inadeguato, ma il loro apporto è fondamentale; come conciliare le due cose? Vediamo di capire meglio cosa c'è dietro a questa industria che fa sognare milioni di persone.
 

Si è iniziato a parlare di questo problema quando a maggio lo Studio Ghibli ha messo online un bando per assumere disegnatori per il nuovo film che avrebbe segnato il ritorno del maestro Hayao Miyazaki dopo l'annuncio del suo pensionamento.
La proposta fatta dallo studio era di un contratto per tre anni con uno stipendio mensile di 200.000 yen (circa 1.550 euro). Sul web, al di fuori dell'arcipelago, si erano levati cori di protesta, condannando le condizioni di lavoro deprecabili che erano offerte ad animatori professionisti.
 

Ma Irie Yasuhiro, direttore della JAniCA (Associazione dei creatori del cinema di animazione giapponese), ha tenuto a precisare che c'era un errore di fondo, in quanto nel bando non era specificato che tali condizioni remunerative erano offerte a persone in corso di formazione, cioè tirocinanti e che quindi erano perfettamente in linea con il mercato mondiale.
Ma sono pochi gli studi che si possono permettere simili trattamenti per formare una nuova generazione di disegnatori. Perché sono spesso i più giovani ad essere sottopagati. Allo scopo di migliorare le condizioni di lavoro degli animatori dell'arcipelago, nel 2007 è stata fondata la JAniCA.
 

Grazie alle sue ricerche sul campo si è scoperto che i dôgaman (in italiano definiti "intercalatori", cioè coloro che si occupano di creare una serie di fotogrammi (definiti inbetweens, "intercalari") tra un fotogramma di partenza e uno di arrivo) guadagnano in un anno 1.11 milioni di yen (circa 8.500 euro). Fatti due conti, il loro stipendio mensile non raggiunge gli 800 euro, a fronte di un lavoro quotidiano di 10-11 ore con non più di 4 giorni di riposo durante un mese.
Sono ovviamente paghe molto basse: Irie Yasuhiro ha calcolato che un intecalatore riceve per ogni immagine disegnata 200 yen (meno di 2 euro); per riuscire a prendere almeno 1.000 yen all'ora dovrebbe disegnare 5 immagini in un'ora ma mediamente nelle produzioni standard se ne fanno al massimo 2.
 

D'altronde il ruolo di intercalatore è sempre stato la gavetta necessaria a formare nuovi animatori: lo stesso Irie Yasuhiro ha iniziato proprio così. Il realizzatore di Hagane no renkinjutsushi furu metaru arukemisuto (FullMetal Alchemist Brotherhood, 2009-2010) ha debuttato all'età di 18 anni come intercalatore. Dopo due anni è stato promosso al layout (un lavoro di composizione grafica molto meticoloso che serve per risolvere gli ultimi problemi prima di iniziare con l'animazione vera e propria); tutto questo gli è servito per essere pronto ad approdare al ruolo di animatore chiave.

"Ma al giorno d'oggi" fa notare Irie Yasuhiro "spesso i nuovi apprendisti sono collocati da subito al layout, per preparare in maniera molto precisa il lavoro di animatori e operatori partendo dallo story board. E questa decisione è presa solo perché hanno un bel tratto; ma saltare il lavoro di intercalatore non permette loro di assimilare per bene le nozioni fondamentali del cinema di animazione e quando arriverà il giorno in cui sarà data loro l'opportunità di essere il disegnatore principale saranno totalmente impreparati".
C'è poi da tener conto di un altro aspetto: la delocalizzazione del lavoro; i giovani tirocinanti non impareranno mai le basi perché nel 80-90% delle produzioni l'intercalazione è affidata a studi con sede fuori dal Giappone, nella maggior parte dei casi in Cina e in Corea del Sud.
 

Si instaura quello che è definito un circolo vizioso: gli anime per la tv continuano ad aumentare e la maggior parte sono produzioni trimestrali che richiedono molto più personale. Ma molti giovani giapponesi non accettano il lavoro perché i salari degli intercalatori sono troppo bassi per poterci vivere (a meno di non essere ancora in casa con i genitori).
Quindi gli studi si affidano a ditte estere per compensare la carenza di personale ed è sempre più difficile per un giapponese trovare lavoro.
"I primi due anni di formazione sono molto importanti" afferma Irie Yasuhiro "Se il mestiere di intercalatore permettesse di vivere decentemente, l'industria del cinema di animazione nipponica sarebbe in grado di assicurare la formazione di molte nuove leve da occupare nelle numerose produzioni".
 

Purtroppo anche il governo non si rende conto della gravità di questa situazione paradossale: recentemente infatti Irie Yasuhiro ha avuto l'occasione di parlarne con il Comitato per la promozione della strategia definita "Cool Japan" promossa dal Partito Liberale Democratico ma anche con un gruppo parlamentare misto che si occupava proprio della diffusione di manga, anime e videogiochi.
Il direttore della JAniCA ha dovuto amaramente constatare che ad alcuni di questi politici non sembrava affatto strano affidare all'estero del lavoro che poteva essere svolto nel paese. Ha cercato quindi di far comprendere loro che il mondo dell'animazione non è un'industria come le altre.
 

"Al momento sia la Cina che la Corea del Sud stanno formando animatori molto validi partendo proprio dalle migliori immagini giapponesi che il mercato può offrire. La nuova generazione sta nascendo all'estero e allo stesso tempo i giovani nipponici che sono attirati dal mondo degli anime non hanno praticamente nessuna chance di lavorare come intercalatori e di apprendere così i segreti del mestiere. Di questo passo" ha continuato Irie Yasuhiro "l'animazione dipenderà sempre di più dall'estero: si potrà quindi continuare a parlare di Japanimation?"

Come porre rimedio a questa situazione? L'Associazione dei creatori del cinema di animazione ha chiesto che siano previsti degli sgravi fiscali per gli studi e delle sovvenzioni per sostenere gli intercalatori. Ed è riemerso il progetto di fondare un Centro Nazionale delle Arti Mediatiche (proposto per la prima volta nel 2009 durante il mandato di Asô Tarô, Primo Ministro appassionato di manga), trasformandolo in un Centro Nazionale dei Manga, ora sottoposto al giudizio di una commissione apposita della Dieta.
Questo centro, secondo Irie Yasuhiro, dovrebbe diventare soprattutto una scuola di formazione per aspiranti disegnatori, con gruppi di studio focalizzati su alcuni aspetti peculiari dell'industria dell'animazione come la fotografia, il suono e l'uso del colore.
 

Interessante è poi sottolineare che se il mercato dell'animazione giapponese sta continuando a crescere di anno in anno, i costi di produzione sono fermi sempre alle stesse cifre da circa vent'anni. "Tutti sanno che budget più grandi facilitano notevolmente le cose", dice Irie Yasuhiro, "ma nessuno osa chiedere di più per paura di perdere un contratto a favore di un altro studio."
Bisogna tenere in considerazione anche il sistema di finanziamento che esiste dietro ad ogni progetto: per la maggior parte dei film d'animazione giapponesi i soldi provengono da un "comitato di produzione" che coinvolge diverse imprese. Quando uno studio richiede dei fondi, non basta che una delle aziende sia d'accordo: occorre che ci sia l'unanimità per accordare il finanziamento. In questo modo si dividono i rischi, ma spesso chi tiene i cordoni della borsa non è a conoscenza delle reali condizioni di produzione.
 

Ma non tutto è perduto o è fermo: recentemente, lo studio MAPPA, che ha prodotto il blockbuster "In questo angolo di mondo" ha iniziato a cercare nuovi tirocinanti e lo ha fatto a condizioni sorprendentemente generose rispetto al resto del settore anime giapponese, includendo nel contratto la possibilità di essere poi assunti a tempo indeterminato una volta finito il periodo di addestramento.
Questo probabilmente attirerà un gran numero di candidati di talento e, se gli altri studi di produzione non troveranno la forza e la volontà di cambiare, ben presto dei circa 400 esistenti sul territorio nipponico, molti si troveranno costretti a chiudere per mancanza di personale.
 

Irie Yasuhiro sogna un mondo in cui i giovani possano vivere le loro aspirazioni e ambizioni: per questo sta pensando di realizzare un film tratto dalla sua opera Halloween Pajama ed è disposto a offrire agli intercalatori che lavoreranno al progetto 500 yen (circa 3,90 euro) ad immagine.
Pur essendo un piccolo passo, egli spera che questo permetta ai giovani disegnatori di guardare lontano, nel loro futuro e sognare di riuscire a lavorare con grandi autori e di arrivare un giorno a realizzare le loro opere proprio come sta succendendo a lui.

Fonte consultata:
Nippon