Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.


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Questo è il film d'animazione che avrebbe voluto fare Giulio Verne dopo aver letto "L'isola del tesoro", magari affidando il mecha design ad Albert Robida! Ma ai tempi di questi signori, i pionieri della fantascienza, il cinema non era ancora nato o vi erano stati posti solamente i primi rudimenti, e così la palla passa nelle mani di Hayao Miyazaki, spinto dalla Tokuma a realizzare un secondo lungometraggio, pregandolo però di lasciare da parte futuri distopici e insetti giganti; ma non perdendo l'occasione per condannare - per l'ennesima volta - l'uso bellico dell'energia nucleare. L'intento di Miya-san, Paku-san e Toru Hara era quello di sfornare film d'animazione interessanti: non cartoons per adulti come quelli di Bakshi, non zuccherose fiabe per famiglie come soleva fare Walt Disney, e neppure opere cariche di retorica come quelle concepite dal connazionale Osamu Tezuka; ma solo film interessanti. La componente esplorativa, gli inseguimenti mozzafiato con veicoli sferraglianti e i numerosi richiami ai fondamenti dell'ecologia ne fanno un must sia per gli amanti del genere avventuroso sia per gli idolatri del fantasy, così come per i palati delicati che elevano lo steampunk nel novero delle maggiori correnti artistiche nate nel corso del millennio appena passato. Sebbene il titolo prenda il nome dall'isola fluttuante visitata da Gulliver, più che dal ciclo romanzesco di Robert L. Stevenson, l'idea di un misterioso monile dai poteri incontrollabili e devastanti, e ricercato da chi vuol conquistare il mondo, sembra essere stata certamente ispirata dalla saga della Compagnia dell'anello: le suggestive immagini della sigla d'apertura (rese come antiche stampe ottocentesche) che mostrano la maestosa città volante nel pieno del suo splendore, ricordano in tutto e per tutto la Minas Tirith descritta nella Terra di Mezzo; anche la visione delle miniere sotterranee riportano alla mente l'oscuro capitolo della creazione delle fucine di Saruman, che rappresentano l'industrializzazione su larga scala e la conseguente devastazione delle foreste circostanti. Ma non solo, Sheeta dice di provenire da un regno dal nome molto famigliare e riconosciuto al primo colpo dallo stuolo di tolkieniani sparsi per il mondo: Gondoa (translitterazione alla giapponese di Gondor). Parte dei magnifici fondali, dalle tinte calde e rassicuranti, si rifanno ai ridenti paesaggi collinari del Galles e ai decadenti villaggi dormitorio abbandonati dai minatori, visitati e fotografati da Miyazaki stesso (e qui il regista comincia a chiedersi se ne è valsa la pena violentare la natura fino a quel punto, spianando montagne e radendo al suolo prati e boschi, pur sapendo che, prima o poi, i filoni sarebbero andati a esaurirsi).

L'età dei protagonisti viene abbassata rispetto a quelli di "Nausicaä" e il chara di Tsukasa Tannai nel complesso si rivela un po' più basilare di quello di Komatsubara, ma comunque fedele ai settei preparati da Miyazaki. La qualità dell'animazione ha subito invece un netto miglioramento, e le scenografie di Nizo Yamamoto, in taluni casi, raggiungono la quintessenza. Le nuvole di Katsu Hisamura appaiono talmente realistiche e soffici da volerle quasi toccare con mano. Yoshinori Kanada realizza una delle sequenze cult del patrimonio cinematografico nipponico: la tempesta magnetica di fulmini, montata inframezzando i segmenti a colori con i suoi tradizionali flash in bianco e nero, trasuda di dinamismo e tensione. Come dimenticare, inoltre, la forsennata fuga tra ponti pericolanti ad altezze vertiginose e gallerie in disuso usate dalle maestranze, con i baldanzosi pirati dell'aria (gemellati con la scapestrata ciurma del Barracuda di "Conan") da una parte e le truppe corazzate dell'esercito dall'altra (comandati da un losco individuo megalomane, se vogliamo ancor più odioso di Lepka). Vi sono decine e decine di codeste e altre non meno memorabili scene d'azione, azione pura che non si vedrà più, nemmeno nelle ultime fatiche dello studio, summa e tripudio di un decennio dove imperavano sfumature fluo, colori marcati, esagerazioni stilistiche e personalismi che sfoceranno nella nascita del convulsissimo mercato dei famigerati Original Anime Video. (I virtuosismi di Kanada andarono via via rarefacendosi sempre più, fino a scomparire del tutto in "Mononoke Hime": la sua mano si dovette adeguare ai gusti della massa). Anche nella ricerca storica per rendere al meglio oggettistica e armi dell'epoca il Maestro non scherza affatto: questa dimensione alternativa dell'800 mette in bella mostra squadroni di aeronavi e mezzi di locomozione a vapore che sembrano essere usciti da un padiglione dell'Esposizione Universale di Parigi o dai fantastici viaggi dell'eroe/inventore Frank Reade; gli automi a guardia dei giardini della città volante sono stati presi in prestito da un vetusto cortometraggio (ma assai noto tra i cultori della sci-fi anni '50) di Superman a opera dei Fleischer. I centinaia di ingranaggi che fanno muovere i velivoli sono stati riprodotti in maniera così minuziosa che, osservandoli bene, si potrebbe costruire un vero e proprio aeroplano fatto in casa.

Come sia riuscito a incastrare alla perfezione tutti questi tasselli in un image-board in poco più di un anno, nessuno lo sa. Ogni volta che lo si riguarda si scopre qualche particolare che nelle precedenti visioni era passato inosservato.

Il finale segue la classica liturgia di Miyazaki, pessimista come sempre, e come lo erano Verne e H.G. Wells. La cattiva tecnologia che viene distrutta e la natura che continua il suo corso sono da sempre il suo "Andate in pace".


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Di anime ne ho visti parecchi, ma questo è a mio parere inclassificabile.
Mi sono fatta attirare dalla trama decisamente particolare, ricca di elementi (para) scientifici, e mi sono avvicinata alla visione con ogni più buona intenzione e proposito. Risultato: una delusione totale.
Salvo l'idea di fondo dell'anime, che di per sé sarebbe davvero particolare e affascinante, così come salvo il doppiaggio e la bellissima colonna sonora. Una menzione anche ai paesaggi e agli sfondi, veramente spettacolari. Ma questo è tutto.

In primo luogo trovo inaccettabile il dover arrivare a metà dell'anime per iniziare ad avere qualche spiegazione di base sulle meccaniche che stanno regolando gli avvenimenti, lasciandomi a confondermi e ad arrovellarmi il cervello per i primi dodici episodi o giù di lì. Anche una volta fornite le debite spiegazioni, la mia testa era ormai talmente confusa che ho faticato a dare un senso a tutti gli avvenimenti precedenti.
In secondo luogo, la tanto decantata caratterizzazione dei personaggi: sono dei bambini, e come tali ci si aspetta che ragionino. Ma qui siamo su un altro livello. La protagonista un giorno viene rapita, trasportata in altre linee di universo, spedita chissà dove, e il giorno dopo va tranquillamente a giocare al parco come se nulla fosse: preoccupazione per quanto le sta accadendo... zero! Non c'è nessuna coerenza, e ogni tanto sembra davvero che nessuno si ponga domande e che fondamentalmente vada tutto bene così com'è, e chi se ne frega se Haruka continua ad avere visioni o se succedono cose strane... boh! E le figure genitoriali non sono da meno: scusa, tua figlia di dodici anni sta fuori casa tutto il giorno e tu manco te ne rendi conto? Mi pare davvero un po' troppo inverosimile.

Altra nota dolente è la lentezza della narrazione. Onestamente ventiquattro episodi sono tanti, e mi sarei aspettata che venissero impiegati per approfondire la trama: quale delusione nel constatare che molti spezzoni erano solo dei riempitivi atti, a mio parere, unicamente ad allungare il brodo. Sicuramente un ritmo più incalzante e sostenuto non avrebbe guastato, a questo punto, anche perché poi tutto si risolve in un finale banale e scontatissimo che ti lascia addosso delusione e un leggero nervoso per aver speso inutilmente tempo ed energie a capire tutti i vari arzigogoli fantascientifici.

La ciliegina sulla torta è il character design. Innanzitutto sono profondamente convinta che alcuni degli episodi iniziali siano stati curati da un disegnatore differente, ma si sa che cose del genere possono succedere. Tuttavia ho trovato lo stile complessivo molto, molto disturbante. I disegni sono terribili, sformati, abbozzati, a volte assurdi e privi di qualsiasi proporzione. Si arriva al punto che durante alcune battaglie i personaggi sembrano più che altro schizzi da storyboard. Ora, se già ci vuole un notevole impegno per concentrarsi e tentare di dare un senso alla trama, mi aspetto perlomeno di non dover sforzare anche gli occhi per distinguere i personaggi. Il tutto, protratto per ventiquattro episodi, risulta veramente poco tollerabile.

In buona sostanza questo anime, a mio giudizio, ha avuto tanto il sapore del "vorrei ma non posso", ed è stata una sofferenza arrivare alla fine: mi sono imposta di guardarlo tutto solo perché ne ho fatto una questione di principio. Sicuramente può risultare gradevole agli appassionati di scienza, teorie quantistiche e linee di universo, purché siano disposti comunque a fare una gran confusione mentale per la prima metà dell'anime. Per il resto, secondo me non vale il tempo speso, e mi dispiace davvero tanto, perché le tematiche trattate mi incuriosivano davvero tantissimo.


7.0/10
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"Ichigo 100%", tradotto in Italiano "Fragola 100%", è un manga composto da 19 volumi, ideato e disegnato da Mizuki Kawashita.

Manaka Junpei è un ragazzo ordinario con un sogno nel cassetto: diventare un regista cinematografico. La sua vita monotona cambia quando, un giorno, salendo sul tetto della scuola, si imbatte in una ragazza della quale si innamora a prima vista, ma che purtroppo poi non riesce più ad incontrare. Da quel momento in avanti, una serie sempre maggiore di spasimanti inizieranno a dichiararglisi, confondendogli le idee e complicandogli la vita.

"Fragola 100%" è, in poche parole, il classico del genere Harem. La trama si sviluppa piuttosto bene, anche se in maniera un po' scontata e banale. Le situazioni improbabili nelle quali si ritroverà il protagonista sono divertenti solamente in parte, e purtroppo non propongono nulla di nuovo o di particolarmente originale. Manaka è il più classico dei protagonisti del genere, impacciato, ordinario e soprattutto incapace di scegliere la ragazza che gli piace, e ovviamente finirà col non concludere nulla con nessuna. Meglio caratterizzati sono i personaggi femminili, i quali non brillano di luce propria ma almeno si differenziano notevolmente l'uno dall'altro, costituendo un gruppo variegato e ben assortito.

Il grande pregio dell'opera è uno solo: sino all'ultimo numero non sarà ben chiaro quale delle ragazze verrà scelta da Manaka. L'autrice gioca molto su questo fattore, marciandoci sopra continuamente, confondendo il lettore attraverso un protagonista dalla personalità di cartapesta, e quindi facilmente influenzabile anche dal nulla più assoluto.
Purtroppo questa scelta comporta dei rischi non indifferenti, ovvero che dopo un dato numero di volumi, le cose inizino a diventare ripetitive, scontate e noiose. Ed è appunto nella sua parte migliore che l'opera mostra anche il proprio principale difetto.

Tecnicamente un lavoro più che discreto; veramente ottimo il design dei personaggi, ogni ragazza è completamente differente l'una dall'altra e non c'è il rischio di confondersi, cosa che invece può purtroppo succedere quando i protagonisti sono troppi e simili.
Le gag funzionano discretamente bene, ma anch'esse stufano facilmente, inoltre una volta capita la meccanica dell'opera, la consapevolezza che gli sforzi delle ragazze nel conquistare Manaka saranno vani, e che perché succeda qualcosa bisognerà obbligatoriamente attendere l'ultimo volume, non invoglia la continuazione della lettura.
Il finale è soddisfacente, finalmente il protagonista compie una scelta, e per quanto riguarda i miei gusti personali, anche azzeccata.

In conclusione, "Fragola 100%" è un Harem con i fiocchi, incarna perfettamente i pregi ed anche i difetti del genere. Una lettura spensierata e divertente, a tratti un po' noiosa, ma comunque piacevole se apprezzate la tipologia.