L'esistenza di un legame tra mondo dei videogiochi e mondo degli anime è ormai una realtà indiscutibile: pur non esistendo alcuna correlazione automatica, ci sono sempre forti probabilità che un appassionato di anime sia anche un videogiocatore abituale. Il perché di una simile connessione fra i due mondi è facilmente comprensibile: queste due forme di intrattenimento si assomigliano moltissimo in quanto entrambe raccontano storie che possono essere vissute o in prima persona (nel caso dei videogame) o in terza persona (nel caso degli anime). È dunque inevitabile che le aree di mercato a cui questi prodotti si rivolgono finiscano per sovrapporsi in parecchi punti.
Già in passato si è cercato in più di un'occasione di sfruttare questo legame attraverso la realizzazione di anime che cercavano di riproporre dinamiche tipiche dei videogiochi; ma dopo il grande successo ottenuto su pc e sulle console di tutto il mondo dagli MMMORPG, il numero di titoli di questo tipo ha subito un'improvvisa impennata. L'enorme numero di giocatori coinvolti dagli MMMORPG determina infinite possibilità in termini di socializzazione e di cooperazione tra giocatori e ciò rende l'esperienza di gioco sempre diversa, partita dopo partita. E questa caratteristica costituiva un potenziale troppo grande per non essere sfruttato massivamente anche dal mondo dell'animazione.

Inizialmente l'attenzione degli autori si era diretta verso la creazione di titoli completamente immersi nel mondo virtuale di gioco (si pensi a Sword Art Online, Log Horizon, Overlord, KonoSuba, ecc.); ma col passare del tempo l'attenzione si sta gradualmente spostando dal "gioco" al "videogiocatore", con una serie di titoli che raccontano la "doppia vita" di quest'ultimo, ossia quella "online" e quella in modalità "real life". Recovery of an MMO Junkie è un anime appartenente a questa seconda categoria.
 
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Recovery of an MMO Junkie, anche conosciuto col suo titolo giapponese Net-jū no susume, è la trasposizione dell'omonimo web-manga di Rin Kokuyō, edito dalla Media Factory sulla sua rivista Comico Japan a partire dal 2013. L'adattamento a serie TV vede Kazuyoshi Yaginuma alla regia e lo studio Signal MD alle animazioni.
 
Stanca della sua routine quotidiana, un bel giorno la trentenne Moriko Morioka decide di abbandonare il lavoro e di diventare una NEET; da quel momento passerà quasi tutto il suo tempo rinchiusa in casa giocando a Fruits de Mer, un videogioco online. Dopo aver scelto come suo alter ego un personaggio maschile che battezzerà col nome di Hayashi, farà il suo ingresso in questo nuovo mondo virtuale e qui conoscerà Lily, un simpatico personaggio dai capelli rosa di sesso femminile. Tra i due si instaurerà un legame molto profondo ma che, almeno in apparenza, non sembra essere suscettibile di grandi sviluppi. Ma evidentemente le cose erano destinate ad andare in maniera diversa: in primo luogo a controllare Lily è in realtà Yūta Sakurai, un uomo di ventott'anni che, così come Moriko, ha mentito sulla sua vera identità sessuale nel mondo reale. In secondo luogo i due erano destinati a "scontrarsi" anche nella vita reale, con conseguenze facilmente prevedibili.
 
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Recovery of an MMO Junkie può essere agevolmente diviso in due parti: la parte "online" e la parte "real life".
La parte "online" domina per la prima metà della serie ma, a esser sincero, non mi ha fatto una grandissima impressione. In primo luogo non trovo molto divertente assistere alle fasi di gioco quando queste non hanno alcuna rilevanza sull'evoluzione della trama, cosa che, almeno finora, è ciò che è capitato ogni volta in cui i personaggi non sono stati fisicamente intrappolati nel gioco. È purtroppo un difetto comune a quasi tutti gli anime di questo tipo; bisogna però anche dire che in Recovery questa componente è meno invadente: i personaggi di gioco, infatti, preferiscono parlare piuttosto che combattere.

In secondo luogo, e anche questo è un difetto comune a tutto il genere, la rappresentazione che si fa degli MMMORPG in questi anime è spesso irrealistica ed esagerata. Per essere più precisi, la mia critica non è diretta al fatto che personaggi digitali abbiano la facoltà di muoversi, assumere espressioni o avere gestualità del tutto identiche a quelle delle persone reali; è chiaro che ciò è dovuto alla necessità di mostrare il gioco così come lo vivono i giocatori, e come interpretazione mi sembra corretta. Però questa simbiosi tra mondo reale e mondo virtuale spesso sfiora il ridicolo: ad esempio vedere Hayashi seduto su un albero mentre afferma che «questo è il posto dove amo venire a riflettere per non arrecare disturbo agi altri» è del tutto senza senso! Cosa farebbe la persona dietro lo schermo in quei momenti? Resterebbe impalato a guardare il suo personaggio seduto su un albero?

In terzo e ultimo luogo, il ruolo assegnato ai personaggi secondari appare abbastanza nebuloso. Inizialmente sembra che non debbano fare solo da scenografia, ma che anzi abbiano una loro parte da recitare e una loro storia da raccontare; in alcuni casi vengono addirittura mostrate le loro controparti nel mondo reale. Ma poi (almeno nell'anime) non se ne fa più niente e la loro presenza si nota appena.
 
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Come visto, nella maggior parte dei casi si tratta di difetti comuni all'intero genere e non esclusivi di questo singolo anime; anzi va sottolineato il fatto che Recovery of an MMO Junkie riesca a limitare molto il loro impatto sulla godibilità generale dell'opera. Tuttavia sono comunque presenti, rendono il tutto più noioso e perciò influenzano negativamente il giudizio complessivo.
La parte in modalità "real life", al contrario, è veramente superba e riesce a capovolgere completamente l'impressione poco entusiasta maturata nei primi episodi. La trama non è certamente di quelle più originali né di quelle più impegnate: quest'anime, infatti, non ha fra le sue qualità quella di fornire spunti critici rilevanti contro una certa realtà sociale. L'idea che si possa uscire dalla condizione di NEET giocando a un MMMORPG fa un po' sorridere: sarebbe come credere che sia possibile dimagrire attraverso una dieta a base di dolci e frittura. Ma una volta compreso che l'anime non ha finalità "sociali", la sua visione risulta comunque molto piacevole: la storia è leggera e intrisa di una comicità semplice e immediata in cui, nonostante un tema decisamente "moderno", domina un tipo di umorismo fortemente tradizionale.

Il punto di forza di Recovery sono i personaggi principali, Sakurai e soprattutto Moriko, mattatrice assoluta dello schermo. La NEET trentenne, infatti, riesce a conquistare immediatamente le simpatie dello spettatore col suo aspetto da donna bella ma molto trasandata, e col suo carattere introverso, che la espone spesso al ridicolo quando viene costretta a esporsi. Le sue paure, le sue insicurezze, perfino il suo inopportuno brontolio dello stomaco inducono facilmente al sorriso perché, in fondo, mettono in evidenza tutta la sua umanità. Anche Sakurai è un personaggio che riesce a raccogliere la simpatia dello spettatore, col suo carattere goffo e impacciato, ma fatto anche di sincerità e coraggio nei momenti più difficili. In più ha anche il pregio di far risaltare la figura di Homare Koiwai, l'amico che tutti vorrebbero avere e che con la sua simpatia esplosiva rappresenta l'unico personaggio secondario degno di nota presente nell'anime.
 
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Passiamo al comparto tecnico. L'apparato grafico non può di certo essere considerato come il punto forte di quest'anime, in quanto il suo livello si attesta sostanzialmente nella media; tuttavia anche nella sua ordinarietà non sfigura grazie a disegni che, pur se a tratti sembrano un po' troppo accennati, risultano sempre gradevoli alla vista, e a un uso dei colori che non mi ha convinto del tutto, ma che in sostanza ci può stare.
La colonna sonora è piacevole; sia l'opening "Saturday Night Question", interpretata da Megumi Nakajima, che l'ending "Hikari, Hikari", cantata da Yūka Aisaka, sono molto orecchiabili. 
 
Nell'attesa di un anime che riesca finalmente ad analizzare in modo più critico il rapporto tra MMORPG e il fenomeno dell'allontanamento del singolo individuo dalla vita in società, dobbiamo accontentarci di titoli come Recovery of an MMO Junkie, che si limitano soltanto a sfiorare il problema e a sottolineare solo i possibili aspetti positivi che possono derivare dalla passione per questi giochi. Il risultato ottenuto è comunque molto buono: una commedia davvero spassosa, una storia romantica ben costruita e personaggi veramente all'altezza rendono molto piacevole la sua visione. Non è certamente un'eccellenza, e tutto fa pensare che non fossero queste le intenzioni dell'autore; ma Recovery è un anime leggero e molto divertente, che piacerà sicuramente a chi è alla ricerca di un prodotto di pura evasione.