AnimeClick ha il grande piacere di parlarvi del Neko Studio, una realtà emergente che proviene direttamente dal Giappone ma creata da un animatore italiano, che preferisce farsi chiamare con il suo nome d’arte Misu Yamaneko.

Ecco di seguito le descrizioni del creatore e dello studio:
 
Misu Yamaneko nasce nel nord Italia e frequenta il liceo classico dove incomincia ad appassionarsi a storie di avventura, fantasy, civiltà antiche e dimenticate. Contemporaneamente studia giapponese e disegno da autodidatta. A 19 anni si trasferisce in Giappone per studiare anime e CG all’università mentre fa stage in studi di animazione e videogiochi. Attualmente lavora come animatore 2D a Tokyo, si occupa anche di storyboard, pitch, layout, illustrazione e grafica 3D. Recentemente ha partecipato con secondary keyframes ad anime come Natsume Yuujinchou, Grancrest Senki, Miira no kaikata, etc. Lavora prevalentemente in modo tradizionale su carta. Nel tempo libero si dedica a fumetti, illustrazioni, pixel art e alla creazione di storie e personaggi originali per il circolo Neko Studio. In futuro vorrebbe creare uno studio di animazione indipendente.

Fondato come club scolastico all’università, Neko Studio è un circolo indipendente che riunisce artisti di varie nazionalità con in comune la voglia di creare lavori originali ed unici nel loro genere. Da due anni è attivo in diverse convention giapponesi tra cui Comitia e Kemoket. Prevalentemente realizza fumetti, sketchbook e libri illustrati, ma si occupa anche di pixel art, design e gadgets. In futuro punta a sperimentare con animazione, musica e anche indie games, perché non c’è limite a quello che un artista può produrre con la propria creatività
 

Gli obiettivi quindi del Neko sono chiari, questo collettivo di autori punta a diventare un vero e proprio studio, e per adesso i risultati sono stati più grandi di quanto una persona possa immaginari per dei ragazzi emergenti in un settore così precario. Dopo aver presenziato a diverse fiere giapponesi per la prima volta faranno capolino in Italia, al Cartoomics di Milano che si terrà dal 9 all’11 marzo. Presenteranno al pubblico italiano principalmente due titoli: Roraima e Super Misurino.

Il primo titolo, Roraima, è un fantasy sketchbook realizzato da 14 artisti di varie nazionalità. Per questo progetto Misu ha lasciato totale libertà agli artisti, chiedendogli soltanto di rispettare il tema principale, ossia quello fantasy. L’idea di fantasy che si vuole portare avanti con questa opera è un qualcosa che vada oltre i semplici canoni medievaleggianti, difatti hanno scelto di racchiudere tutto quello di originale e non realistico che potesse scaturire dal loro estro, ispirandosi prevalentemente a ciò che li circonda e che amano. Non sorprende quindi che molti artisti abbiano trovato ispirazione da JRPG anni ’90 (anche Grandia, Skies of Arcadia o Suikoden). Ciò che colpisce è quindi proprio la compresenza di stili diversi ma tutti uniti dallo stesso ideale.

Il secondo titolo invece è, come già detto, il primo volume di Super Misurino, realizzato da Misu ed una collega giapponese, una storia interamente in italiano che racchiude i primi due volumi che l'autore ha stampato in Giappone. La storia ruota attorno ad un giovane gatto che vorrebbe diventare un cantautore ma a cui non viene data la possibilità di emergere perché l’azienda in cui lavora e la società in cui vive è corrotta. Il concept di questo progetto è nato quando Misu aveva soli 6 anni, evolvendosi da un fumetto con supereroi ad un'opera che puntasse ad un tipo di narrazione maggiormente maturo, solo all'apparenza per bambini me che invece potesse interessare anche un pubblico più adulto.

Inoltre oltre a questi due titoli vi saranno anche uno sketchbook in stile diario di viaggio, un fumetto sulle kitsune (purtroppo quest’ultimo è solo in giapponese), una fanzine di Crash Bandicoot, di Undertale, di Digimon X Pokémon, cartoline e portachiavi. Del Neko Studio troverete inoltre Caterina Corsini che venderà alcuni poster e farà disegni su commissione e Crescendo, autore di un album remix di musica di videogiochi (con la cover di musica di videogiochi). Più sotto troverete un video di Misu e di Crescendo.

Per sapere ancora di più su questo Studio ecco un’intervista col creatore:
 

Prima di tutto raccontaci l’inizio della tua esperienza giapponese, è sicuramente un qualcosa che interesserà molto ai nostri lettori.
 
Non saprei neanche dire come sia iniziata. Mi è sempre piaciuto disegnare e creare, all’inizio puntavo più al fumetto, poi avvicinandomi all’animazione ho preso questa strada. In Italia non c’è una vera e propria industria dell’intrattenimento, quindi per me non ci sono nemmeno posti adeguati in cui imparare determinate tecniche. Abbiamo avuto molti bravi artisti, molti fumettisti, gente come Bruno Bozzetto, ma tutto é andato un po’ perso... una volta si sperimentava di più, vuoi per la situazione economica, vuoi per gente che aveva voglia di innovare. Ora ci sono pochi creativi e quei pochi che ci sono non hanno tante opportunità di crescere e migliorarsi e mi dispiace molto sia come artista che come connazionale.
Andando in Giappone più volte mi sono accorto dell’abisso che c’è tra il loro ed il nostro settore creativo: a grandi linee in Giappone si spinge tantissimo a creare idee nuove, la qualità e le tecniche sono davvero elevate, ma soprattutto c’è un pubblico vasto per cui produrre. Per questo motivo ho deciso di andare in Giappone ed imparare le loro tecniche di produzione ed il loro metodo di lavoro. Come loro hanno imparato da noi anni fa adesso penso tocchi a noi apprendere.
 
Per aver fatto questo passo enorme sicuramente la tua passione per il Giappone deve essere immensa, com’è nata e quando hai fatto questa scelta?
 
Fin da piccolo mi sono sempre piaciuti Paesi e culture diverse dalla nostra, lontane come quelle asiatiche per esempio. Tra questi il Giappone è sempre rimasto un paese relativamente chiuso, di cui si sa poco all’ esterno se non qualche stereotipo. Inoltre da piccolo sono sempre stato appassionato di videogiochi, la cui maggior parte era proprio prodotta nel Sol Levante. Alle medie leggendo manga come Nausicaa o vedendo anime come Laputa e Metropolis, mi sono accorto che dietro questi lavori c’era una grande passione ed un grande talento artistico, una qualità veramente alta rispetto a quello a cui ero abituato a vedere. Diciamo che questo in particolare mi ha spinto ad informarmi e successivamente a volere andare ad apprendere direttamente sul luogo. A 16 anni sono andato da solo per la prima volta a casa di amici di famiglia giapponesi. Non sapevo quasi nulla della lingua, ma decisi di incominciare a studiarla per comprendere appieno la cultura. Ho continuato ad andare d’estate durante il liceo, dopo il diploma mi sono iscritto ad un’università di Tokyo dove ho studiato animazione CG, sceneggiatura (ringrazio la mia famiglia per avermi dato fiducia in questa scelta). Dopo stage in uno studio di videogiochi ed animazione, sono finito nell’ industria degli anime. Alcune volte ancora non mene capacito.
 
 In quanti siete al momento e di cosa vi occupate? Lavorate tutti in Giappone?
 
Il Neko Studio l’ho fondato all’università come club di disegno per migliorarsi e diventare più professionali, essendo la nostra un’università di creativi. Dopo la laurea ho deciso di portarlo avanti con alcuni amici come gruppo privato, puntando a qualità ed originalità nei contenuti. Attualmente abbiamo circa più di 10 persone attive. Di italiani siamo io, SuperCaterina, Nephenee, Eev Kuchenka, mentre gli altri sono giapponesi, inglesi, cinesi ed anche un ragazzo della Malesia. Solo io mi trovo in Giappone (ed i giapponesi ovviamente). Tutti lo facciamo come progetto secondario al nostro primo lavoro, di solito io lavoro al Neko Studio alla sera e nei weekend, a volte è abbastanza pesante.
Sarebbe bello un giorno poterlo fare come unico lavoro e dedicargli il giusto tempo, ma prima bisogna fare esperienza e tirarsi su le maniche.
 
Il Neko Studio sta progredendo sempre di più, come pensi che sarebbe la tua carriera se fossi rimasta in Italia?
 
Chiamarla carriera è un po’ esagerato visto che ho appena incominciato! Penso che non avrei mai avuto così tante possibilità come in Giappone, dove sono presenti tanti luoghi di ritrovo ed eventi per creativi. Penso che tutti mi avrebbero messo i bastoni tra le ruote in qualche modo, vuoi sia per la parte burocratica/ economica, vuoi per una mentalità ancora arretrata e che non prova ad innovare o sperimentare. Non odio il mio Paese, ma lo conosco fin troppo bene in certi punti e ci tengo ad essere realista. Per esempio, non ci occupiamo solo di fumetti ma anche di gadget e pixel art. Bene, al Cartoomics ci hanno vietato di portare roba in pixel art, perché a detta loro “non sono opera del disegnatore e non sono come i disegni”. Oltre che irrispettoso nei confronti di chi fa il pixel artist lo trovo senza senso: chi gli va a dire che le immagini che vedono sul pc sono fatte di pixel? Io non ne ho il coraggio... non ho mai avuto nessun tipo di problema in Giappone, non capisco quale sia il problema in Italia, abbiamo una decina di portachiavi mica produciamo in massa come azienda! Questo piccolo diverbio mi ha fatto pensare quanto sarebbe stato difficile creare il Neko Studio in Italia.
 
Un altro punto fondamentale è che in Giappone sono riuscito ad avere contatti con gente di tante nazionalità diverse con cui sono riuscito a confrontarmi sia come mentalità sia come artista. Penso che in Italia manchi un po’ anche questo. Sono sicuro comunque che le cose pian piano incominceranno a cambiare e mi piacerebbe poter aiutare a farlo in futuro.
 
Quanto è difficile per uno straniero farsi strada?
 
Tanta. Non tanto per il fatto che sei straniero, ma più per il fatto che gli occidentali in primis non sono abituati a lavorare e vivere come gli asiatici, in particolare i giapponesi che lavorano non stop. Serve elasticità mentale, sapersi adattare, saper comprendere il diverso. Non si capisce una cultura imparando in fretta e furia la lingua e vivendo un anno da studente. Nel mio caso mi ci è voluto tanto tempo per apprendere bene certe cose, e molte non riesco ancora a capirle del tutto. Tutti incitano alla diversità ed al multiculturalismo, ma convivere con il diverso non è facile per nulla, chi lo ha veramente provato lo sa (inoltre ci sono modi giusti e modi sbagliati in cui farlo). Dal punto di vista burocratico, ottenere un visto lavorativo è difficile nel settore dell’animazione perché ci sono pochi contratti full time e perché di solito gli stipendi sono molto bassi.
 
 
Quali sono i primi e più importanti insegnamenti che hai appreso a contatto coi professionisti?
 
Essere organizzati e precisi nei metodi di lavoro, i giapponesi sono quasi maniacali in questo. Allo stesso tempo sperimentare e cercare idee nuove e diverse. Essere umile ed imparare da chi ne sa di più di me. Guardarsi bene intorno, capire come funzionano i metodi giapponesi ed apprendere. Non arrendersi al primo colpo e dare il massimo impegnandosi. Lavorare tanto e duramente.
 
Qual è la situazione nel mondo dell’animazione in Giappone, quanto si sta soffrendo la crisi?
 
(Premetto che ho iniziato da poco e che queste sono le mie impressioni riguardo alla mia esperienza e quello che ho visto intorno a me negli ultimi due anni)
 
Non so se chiamarla crisi, i modi di fare sono sempre gli stessi... carta e matita. Passare al digitale non è facile perché molti dei veterani e migliori animatori in circolazione sono avanti con gli anni e non hanno né il tempo, né la forza e né i soldi per permetterselo. Tra gli artisti che ho visto, i più produttivi ed i più bravi sono quasi tutti nel campo dell’animazione, in particolare i sakkan 作監 (animator director) sono di una bravura ed una velocità imbarazzante. Tutti preferiscono lavorare su carta. Se uno è bravo può adattarsi a tutto, è vero, ma se sei un artista hai sempre delle preferenze (anche io a volte preferisco il cartaceo).
Viene prodotta troppa roba con tempistiche assurde e manca manodopera. La qualità si abbassa per forza. Non c’è nemmeno il tempo di insegnare ai più giovani che partono tutti dagli intercalari, uno dei lavori più tosti ed importanti, ma anche uno dei più sottopagati. Dopo qualche mese scappano, o meglio, li fanno scappare direi.
 
Non è strano che l’industria possa implodere su sé stessa da un giorno all’altro. Anzi forse questa sarebbe la soluzione più veloce per ricreare questo settore da zero. Attualmente tutto è in mano a grandi aziende che detengono i copyright e che gestiscono i budget delle produzioni, almeno il 70% dei profitti li hanno in mano loro. C’è molta gente che pensa solo al business da quattro soldi per speculare sulle mode del momento, e che non si preoccupa per niente della creatività o della condizione di chi lavora negli studi. Spesso decidono loro cosa produrre. Animazione purtroppo richiede una valanga di soldi anche per produrre qualcosa di pochi minuti. D’altra parte per me anche gli animatori hanno un po’ di colpa in tutto questo. Nessuno si lamenta mai di nulla ed anzi accettano lavori sottopagati con schedule assurde, questo crea molta concorrenza. Nel settore della computer grafica per esempio, molti artisti si rifiutano di lavorare a basso prezzo, gli animatori 2D dovrebbero fare lo stesso invece che farsi concorrenza a vicenda sul chi svolge il lavoro a meno. Questo è uno dei problemi dei settori creativi, se ti piace farlo allora lo fai anche a poco, io per primo ci sono cascato quando ho lavorato a Natsume Yuujincho.
 
Quanto può essere pericolosa per realtà emergenti come la vostra?
 
Penso sia pericoloso che ci siano aziende più grandi che abbiano diritti sulle opere che tu produci e che ti rovinino gran parte dei profitti. Non è nemmeno giusto dei confronti del creatore dell’opera. Poco fa era successo uno scandalo tra Kadokawa ed il creatore di Kemono Friends che è stato brutalmente cacciato dall’ azienda perdendo i diritti sul suo lavoro. Questo creatore aveva iniziato come indipendente ad eventi come il Comitia ed era proprio lì che è stato trovato dalla Kadokawa. Interessante come piccoli autori indipendenti abbiamo migliori idee e progetti rispetto ad “esperti” di business e marketing in grandi aziende. Penso che la passione sia una delle cose più importanti dietro il successo di un’opera. Il problema è che c’è gente che specula dietro la passione e l’entusiasmo degli artisti. Sembra un discorso infantile e qualunquista, ma la realtà dei fatti è anche questa.
Noi non siamo nemmeno un’azienda quindi non posso paragonarmi, ma tra le molte preoccupazioni c’è il fatto di non essere all’altezza a livello qualitativo, il fatto che la concorrenza sia spietata, che ci siano fin troppi titoli in giro e che sia difficile emergere. Infine le tempistiche di produzione, visto che siamo in una società in cui tutti vogliono tutto e subito con il minore sforzo, denaro e tempo possibile.
 

Parlaci dei vostri progetti passati. Quali sono i vostri impegni futuri?
 
Il primo progetto è stato un piccolo artbook con illustrazioni originali, fanarts e qualche sketch, eravamo tutti studenti al tempo. Successivamente abbiamo iniziato con due fumetti originali, Super Misurino e Crazy Prison, un fumetto horror pieno di gatti psicopatici. Successivamente abbiamo realizzato un piccolo libro illustrato per bambini “Drachi’s jungle adventure” ed uno sketchbook in stile diario di viaggio. Oltre a progetti originali abbiamo fatto anche alcune fanzine: uno sketchbook di PokémonX Digimon, una fanzine di Undertale ed una fanzine per L’ anniversario di Crash Bandicoot. Per i prossimi progetti vogliamo puntare più su lavori originali. Per questo Comiket estivo stiamo preparando una sorta di seguito di Roraima, soltanto che invece di uno sketchbook faremo un libro con illustrazioni internamente a colori. Siamo lavorando anche ad un’anthology di storie brevi a tema creature fantastiche, che richiederà molto più tempo dato che vogliamo fare un buon lavoro. La maggior parte dei nostri lavori sono in giapponese quindi ho in programma di tradurli. Non so ancora se faremo molte fanzine, perché non è bello speculare sul lavoro degli altri e ad un certo punto non si diventa neanche troppo credibili.

Qual è l’obiettivo dello studio?
 
Il gruppo si chiama Studio perché mi piacerebbe proprio farlo diventare come un vero e proprio Studio in futuro.
L’obbiettivo principale è quello di creare opere originali, interessanti, di qualità dal punto di vista non solo artistico, ma soprattutto del contenuto. Riunire artisti di talento e farli lavorare dignitosamente su progetti interessanti che li spronino a migliorarsi in questo settore. Per adesso stiamo lavorando principalmente a fumetti ed illustrazioni, ma in futuro vorrei puntare anche su altre cose come videogiochi ed animazione, soltanto che questi sono lavori più impegnativi che richiedono competenze specifiche, un buon lavoro di gruppo, tempo e anche... soldi, perché non mi piace molto far lavorare la gente gratis. Allo stesso tempo penso sia necessario produrre lavori che possano interessare ad un pubblico vasto, non solo gli appassionati, così magari da cambiare un po’ la mentalità e gli stereotipi che la gente ha nei confronti di media come fumetti, animazione e soprattutto videogiochi. Prendo come ispirazione un vecchio studio di videogiochi giapponese chiamato GAME ARTS (Grandia, Lunar) che più che un’azienda era un’associazione di artisti e creativi. Per realizzare una cosa del genere sarà necessario mettersi in proprio aprendo un’azienda in futuro, mi piacerebbe molto.
 
È stato un immenso piacere poter conoscere voi ed una realtà così interessante!
 
Anche per noi è stato un piacere collaborare con Animeclick per questo articolo! Spero che i nostri lavori possano piacere anche ad un pubblico italiano e spero ci possano essere altre collaborazioni in futuro!