Terremoti, tifoni, maremoti, eruzioni vulcaniche: il Giappone è una terra dalla bellezza straordinaria, ma al tempo stesso è da sempre costantemente scosso da svariati fenomeni atmosferici di tipo estremo.
L'estate 2018 in particolar modo ne ha visti diversi di eccezionale violenza, a partire dall'ondata di piogge torrenziali che a luglio ha mietuto oltre 220 vittime nel centro-sud del Paese, quindi all'eccezionale ondata di calore che ha causato altri 130 morti, e sino al devastante arrivo del super tifone Jebi lo scorso 4 settembre, il numero 21 della stagione.
 
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Di norma i tifoni si avvicendano nel Paese più o meno regolarmente tra i mesi di luglio e settembre, lambendo talora anche il mese di agosto; lo scorso 23 agosto i tifoni Soulik e Cimaron erano addirittura giunti insieme, il primo sfiorando appena il Giappone per dirigersi nella Corea del Sud, il secondo colpendo in pieno la regione del Kansai già in parte fiaccata dalle inondazioni di luglio.
 

Se ancora prima del suo arrivo il tifone Jebi era stato classificato come il più forte uragano che potesse colpire il Paese negli ultimi 25 anni, in effetti così è stato: i venti e le piogge portati da Jebi hanno toccato terra nella prefettura di Tokushima, intensificandosi, quindi hanno puntato dritto alle città di Kobe e Osaka nel Kansai, facendo volare detriti, pezzi di tetti e grattacieli, ribaltare camion e navi come nel peggior scenario da film catastrofistico, allagando in pieno l'aeroporto del Kansai nella baia di Osaka. Quest'ultimo, lo ricordiamo, è un'isola artificiale progettata dall'architetto Renzo Piano e costruita interamente sull'acqua.
 
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La nave petroliera Houn Maru di 2.591 tonnellate attraccata al porto e lì saldamente ormeggiata è stata trascinata dalle raffiche di vento proprio contro il ponte che collega l'aeroporto alla terraferma; nessuno dei membri dell'equipaggio fortunatamente è rimasto ferito dalla collisione, tuttavia il ponte che ospita corsie stradali e ferroviarie è stato gravemente danneggiato, lasciando di fatto l'aeroporto completamente isolato e in black-out energetico, con quasi 5.000 persone sfollate al buio, senza elettricità né Internet per le comunicazioni. 
 


Prevedendo la violenza del tifone, erano stati emanati ordini di evacuazione per quasi 300.000 persone perlopiù nelle zone rurali nelle prefetture di Kyoto, Hyogo, Osaka, Nara, Wakayama e Gifu; quasi 800 voli erano stati cancellati da Osaka e Nagoya, molti treni (shinkansen e non) sospesi e diverse attrattive turistiche quali gli Universal Studios di Osaka, il castello di Nijo e il Palazzo Imperiale, lo Zoo e l'acquario a Kyoto sono rimasti chiusi il 4 settembre, con la stretta raccomandazione da parte delle autorità alla popolazione di rimanere al chiuso e di evitare qualunque spostamento non necessario per la pericolosità delle raffiche di vento e del rischio di frane e inondazioni.
Anche il Primo Ministro Shinzo Abe ha cancellato il suo viaggio nel Kyushu, ed è rallentata la normale operatività anche delle distillerie Yamazaki del colosso Suntory Holdings Limited a Shimamoto, nella prefettura di Osaka, e di Toyota con i turni notturni annullati in oltre 14 strutture della compagnia.
 
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A distanza di 24 ore dal passaggio del tifone, il bilancio ad oggi è di undici vittime e oltre 600 feriti secondo il portavoce del governo Yoshihide Suga. Oltre un milione di persone si è ritrovato senza elettricità né gas per diverse ore, ovvero anche aria condizionata, Internet o la possibilità di comunicare con i propri familiari.
L'aeroporto del Kansai, tuttora allagato, rimane per ora chiuso con tutti i voli cancellati per ragioni di sicurezza, mentre le persone vengono via via trasferite a mezzo traghetto e bus sulla terraferma e verso il vicino aeroporto di Kobe.
 
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A Kyoto una parte dell'imponente soffitto di vetro della stazione JR è crollato ferendo alcuni passanti, fortunatamente in maniera non grave, e anche alcuni templi sono stati interessati da danneggiamenti e crolli. Circa 160 bambini delle scuole elementari sono inoltre rimasti intrappolati in un'area montana fuori Kyoto, dove si erano recati in gita scolastica, a causa della caduta di alberi sul sentiero che riportava all'alloggio; le autorità sono al lavoro per riportarli a casa, mentre due di loro sono stati trasportati in elicottero in ospedale per il primo soccorso. Non è rimasta indenne nemmeno la celebre foresta di Arashiyama, in cui alcuni alberi sono caduti dalla violenza delle raffiche di vento.
 
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A Nishinomiya, nella prefettura di Hyogo, il tetto dell'hotel Hewitt Koshien recentemente rinnovato e collocato proprio a fianco dell'iconico Stadio Koshien di baseball è saltato e volato via in pezzi, piegato dal vento alla stregua di carta velina; le immagini della scena, impressionanti nella loro drammaticità, sono state casualmente riprese da uno spettatore vicino alla zona.
Altrettanto drammatici sono gli scatti delle onde giganti con cui Jebi ha annunciato il suo arrivo in Giappone: in alcune fotografie del porto di Aki, nella prefettura di Kochi, le vediamo stagliarsi a diversi metri di altezza dai frangiflutti, e sono le onde più alte registrate dal 1961 ad oggi.
 
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Nel giro di un'ora soltanto, a Kyoto sono piovuti circa 100 millimetri di pioggia, mentre nel giro di 24 ore si sono riversati sul terreno dell'Ovest del Giappone dai 400 ai 500 millimetri di pioggia, il tutto incalzato da venti fino a 208 km/h (130 miglia orarie circa) secondo quanto registrato in alcune zone dello Shikoku. Benché scollegata dai cavi elettrici, la celebre ruota panoramica del porto di Osaka ha turbinato impazzita con la sola forza del vento del tifone.
 
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Nella prefettura di Hyogo un centinaio di auto colpite dalle onde sono andate a fuoco, a causa probabilmente di una reazione chimica dell'acqua di mare con le batterie.
La maggior parte dei treni Shinkansen sono già tornati operativi, anche se parte delle cancellazioni e dei ritardi si è ripercossa sulla capitale Tokyo, passata sostanzialmente indenne dai danni ma sferzata comunque da fortissimi venti e pioggia.
 
Jebi colpisce il Giappone

Declassato a semplice tempesta tropicale dopo il passaggio nel cuore del Giappone, Jebi è ora già lontano, ma non ha ancora smesso di causare danni; la sua coda ha toccato l'Hokkaido, e lì un muro del principale aeroporto è stato letteralmente bucato dalla violenza del tifone.
E' ancora presto per una stima completa dei danni, che dipenderà anche parzialmente da quanto a lungo rimarrà sospesa l'attività dell'aeroporto del Kansai: terzo scalo del Paese, da lì transitano inoltre 29 milioni di passeggeri all'anno, e viene spedito in tutto il mondo circa il 10% dell'export nipponico, ivi compresi materiali di elettronica per telefonia e computer di uso massiccio quotidiano come quelli prodotti da Toshiba.
 
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Frattanto, un terremoto di magnitudo 6.7 è stato registrato nella notte del 5 settembre nella regione settentrionale dell'Hokkaido, a circa 112 km a sud est di Sapporo, ma non sembra esserci rischio di tsunami per il momento.
 
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Fonti consultate:
NHK World 1, 2, 3, 4
The Japan Times 1, 2
Reuters, BBC, Standard
The Indipendent
Channel New Asia