La battaglia del governo giapponese contro la pirateria mediatica non solo è ancora aperta, ma sta diventando assai cruenta. Il quotidiano Mainichi Shinbun ha riportato che la Agency for Cultural Affairs è intenzionata a bandire tutti i leech-sites che conducono gli utenti a siti terzi in cui è illegalmente distribuito materiale mediatico. 

Ricordiamo che i leech-sites (siti sanguisuga) sono piattaforme che non contengono di per sé materiale piratato, ma che, tramite comodissimi link, indirizzano gli utenti su altri siti in cui è possibile guardare anime o leggere pagine di manga illegalmente.

L'agenzia intende apportare modifiche al Copyright Act in occasione della riunione della Dieta Nazionale del 2019: una delle revisioni proposte permetterebbe ai detentori di copyright non solo di segnalare e bandire materiale distribuito illegalmente, ma anche i link che rimandano a tali materiali. Gli operatori di suddetti siti, qualora rifiutassero di rimuovere il materiale segnalato, sarebbero soggetti a processi legali e penali: gli operatori dei leech-sites, ad esempio, sarebbero soggetti alla detenzione dai 3 ai 5 anni.
 
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Lo scorso ottobre la polizia giapponese ha provveduto all'arresto di nove operatori di uno dei leech-sites più grandi del Paese, "Haruka Yume no Ato" (immagine sopra), sospettati di violazione del Copyright Act. Nonostante il sito non fosse illegale sotto la legge del momento, i nove furono accusati di distribuzione dei materiali mediatici a cui il sito forniva i link.
La Association of Copyright for Computer Software ha calcolato che il sito "Haruka Yume no Ato" ha causato un danno al mercato pari a 73,1 miliardi di yen (circa 555 milioni di euro). La Japan's Content Overseas Distribution Association (CODA), invece, ha riferito al governo che tra settembre 2017 e febbraio di quest'anno la pirateria ha inflitto danni di più di 400 miliardi di yen  (circa 3,2 miliardi di euro) ai detentori di copyright giapponesi.

Il governo giapponese è pronto a presentare una proposta di legge alla Dieta Nazionale con l'obiettivo di restringere il numero dei leech-sites; ad aprile di quest'anno, lo stesso governo ha fatto richiesta ai provider dei servizi di rete di bloccare volontariamente siti che contengono materiale piratato. Al momento è in corso l'operazione di blocco di alcuni dei più importanti siti sanguisuga giapponesi, come Mangamura, ma il raggio d'azione della macchina anti-pirateria verrà ampliato l'anno prossimo, stando ai piani del governo, intenzionato a intensificare la sua battaglia. 

Entrò in scena qualche mese fa anche la Nippon Telegraph And Telephone Corporation bloccando tre siti pirata e ricevendo l'accusa, mossa da un avvocato della prefettura di Saitama, che riteneva che l'azione repressiva dell'agenzia costituisse una violazione del Telecommunications Business Act e dei diritti della privacy (vedi news). 
In questo calderone il governo fece valere l'argomentazione secondo cui i contenuti piratati costituiscono un notevole danno per gli editor e per gli autori stessi, e l'azione di blocco dei siti pirata è lecita in quanto consentito dal Codice Penale.


Fonte consultata:
Anime News Network