Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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8.0/10
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Un ottimo seguito, che da un lato fa presagire una conclusione della storia davvero lontana, ma d'altro canto fa notevoli passi avanti, rimediando a molte mancanze della prima stagione. Fin dall'inizio si dimostra promettente, concentrandosi sugli uomini lucertola in un modo molto meno sbrigativo di quanto mi aspettassi, facendoceli conoscere bene e permettendo loro di intraprendere un battaglia accesa e onorevole, uniti tra loro non solo dal nemico comune, ma pure dal dover evitare una faida tra tribù per nulla banale. In questo seguito si sorvola inoltre sulla fazione sacerdotale apparentemente legata ad Yggdrasil, e ci si concentra su quella più vicina, aiutata in precedenza per accrescere informazioni e fama di Momon/Ainz, in vista di conquistarla in modo più subdolo della semplice sottomissione con la forza, che, invero, potrebbe permettersi, pure senza rimpinguare le schiere di servitori zombi di basso rango. In effetti, tutti questi intrighi machiavellici di Ainz sono sicuramente astuti ma non del tutto necessari, però sono una componente abbastanza comune negli isekai, dove il protagonista anche se avvantaggiato ama sempre ponderare tutto, come a dimostrare che nonostante la sua vita sociale misera era abile online per un motivo non comune. Quindi non sorprende affatto questo aspetto, né si può dire che non sia utile sia alla piacevolezza della visione sia allo scopo ultimo di Ainz, stavolta dichiaratamente di conquista totale dei regni esistenti. Gli intrighi si fanno sempre più fitti e sia il protagonista che i suoi servitori non sembrano trovare difficoltà alcuna a rigirarsi come meglio credono gli esseri umani, nemmeno tra le loro fila di comando.

Cosa non da poco, l'aspetto malvagio degli abitanti della Catacomba di Nazarick è ben più evidente. Nel poco tempo dedicatogli, l'elfo Mare si conferma nella sua ingenuità e timidezza un mostro sadico, cancellando totalmente l'impressione iniziale. Al contempo, il suo signore Ainz tra resurrezioni mancate/concesse, dimostrazioni di forza ulteriori e debiti ripagati a chi non vi è più, appare piacevolmente più complesso del previsto nel dare "bastone e carota" agli esseri da sottomettere. Tutto per lui deve avere un tornaconto per la sua gilda, ma in qualche modo ha un suo codice di condotta. Ainz dichiara pure il suo evidente affetto filiale per i suoi attendenti, anche il più basso dei mostriciattoli, a patto che sia stato originato ai tempi di Yggdrasil; tuttavia la sua irritazione per una possibile loro disfatta appare un po' eccessiva, considerando che può riportarli indietro. Non ne fa mai una questione di prezzo, e nemmeno di onta razziale (diversamente dai suoi sgherri), si dimostra semplicemente ipocrita, vista la situazione, come del resto lui stesso aveva accennato di essere nella prima stagione.

Stavolta, anche gli umani sorprendono in positivo: se prima erano personaggi gradevoli di poco conto e di incerta durata, stavolta ne vediamo alcuni chiaramente importanti per la storia, e vediamo riconfermate anche alcune vecchie conoscenze come Gazef e Brain. Mi è piaciuto molto anche il modo di rappresentare il regno degli uomini, squallido, corrotto con schiavitù, prostituzione, percosse divertite; la stessa famiglia reale, in parte collusa col malaffare, non pare affatto intenzionata a restare sullo sfondo come in principio il vecchio re faceva intendere. Uno di rampolli poi è tutt'altro che angelico, una sorta di variante non istintiva degli yandere, che sa pianificare e aspettare per il suo obbiettivo. Ma devo dire che ho gradito tutti i nuovi personaggi introdotti, ognuno interessante a modo suo, dal fedele ma scarso cavaliere Climb alle forti guerriere della Rosa Blu, soprattutto Evileye e la mascolina Gagaran, per finire con Brain, che potrebbe mostrare dei miglioramenti in futuro, per quanto risibili confrontati al potere nemico.

La maggiore differenza con la stagione precedente però sarà il servitore di cui vedremo stavolta maggiori dettagli. Se precedentemente si erano dedicati a Shalltear Bloodfallen, senza però approfondirla più di tanto oltre a poteri e forza, stavolta invece vedremo meglio la psicologia del maggiordomo Sebas, che non sarà inerme per la maggior parte del tempo, ma anzi agirà secondo il suo codice d'onore, dimostrandosi, per quanto fedele e all'occorrenza spietato, comunque un bel personaggio, forse il migliore tra i suoi colleghi mostri. Detto questo, un possibile voltafaccia da parte sua è totalmente da escludere in futuro, la sua fedeltà ad Ainz è assoluta come il resto della servitù. L'avergli affiancato temporaneamente la crudele domestica slime Solution è una stata una scelta saggia, in quanto si può considerare caratterialmente il suo opposto, e il loro scontro silenzioso mette ulteriormente in chiaro la loro comune priorità, Nazarick.

Nota finale di lode: concentrandosi sugli avversari di Ainz più che sulle sue macchinazioni, vedremo da parte di umani e lucertoloidi combattimenti più sofferti, lunghi ed equilibrati, soprattutto coi fratelli Shasha, di conseguenza la visione risulterà più soddisfacente, nonostante qualche cliché nei dialoghi e nelle azioni.

In breve, la prima stagione era molto valida, ma non mi aveva convinto del tutto, questa seconda mostra una maggiore confidenza col soggetto e dei notevoli miglioramenti. Mi è piaciuta molto, a questo punto non posso che consigliare questa serie, sperando che la terza continui in positivo, e ribadendo a chiunque abbia voglia di darle un'occhiata che la visione potrebbe farsi più lunga del previsto con questo andazzo.

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Dopo un'altalenante seconda stagione, condita quasi esclusivamente da straripanti battaglie culinarie per decretare le "gemme" della nuova generazione della Totsuki, eccoci arrivati finalmente alla terza portata!

Neanche il tempo di iniziare, che Soma ha subito la brillante idea di sfidare ad uno “Shokugeki” i membri del Consiglio dei Dieci, per dimostrare così tutta la sua bravura in cucina e raggiungere rapidamente la vetta. Tuttavia la questione non è così semplice come sembra, infatti le cose si complicano ulteriormente con l’entrata in scena del Festival della Luna, un evento annuale dalle proporzioni gigantesche che attira visitatori da tutto il mondo, esaltando la brillante e precisa preparazione degli studenti dell’accademia.

Sebbene la prima parte di stagione si mantenga su livelli altissimi, la seconda parte riesce a fare addirittura meglio! L’affidamento della Totsuki al nuovo preside, Azami, il quale ha il chiaro obbiettivo di mettere a repentaglio seriamente l’impianto culinario e scolastico dell’accademia, coadiuvato poi dall’alleanza fondata da Soma ed Erina per poter abbattere definitivamente sia il concetto utopico di cucina di Azami sia la sua folle e insensata presidenza, alzano l’hype e le aspettative a livelli davvero disumani!
Sebbene i problemi siano già tantissimi, gli studenti devono affrontare anche gli esami di fine anno, venendo messi ulteriormente sotto pressione e alla prova. Ritengo che gli archi narrativi in questione siano momentaneamente i migliori della serie, poiché, oltre alle onnipresenti battaglie culinarie, viene dato molto più spazio sia allo scorrere della trama che allo sviluppo psicologico/culinario di alcuni personaggi in particolare: primo fra tutti è sicuramente Erina, finalmente riusciamo a carpire alcune sfaccettature interessanti di questo carattere avvolto nel mistero da ben due stagioni... stiamo parlando pur sempre di una ragazza cresciuta troppo all’ombra del padre, in quanto notevolmente influenzata e condizionata nelle sue scelte sia a livello culinario che sociale. Tutta la fragilità interiore di Erina, che si manifesta esteriormente attraverso la sua personalità altezzosa e talvolta irascibile, diviene nettamente evidente quando la ragazza entra in relazione con la figura paterna: dunque sono da ricondurre sempre agli insegnamenti del padre le motivazioni per le quali il Palato Divino adora la cucina sublime e raffinata, mentre rifiuta categoricamente e a priori quella di Soma e degli altri. Sostanzialmente la trasformazione radicale di Erina, durante il corso della terza stagione, equivale proprio al lento e graduale allontanamento dalla figura paterna, attraverso naturalmente il supporto continuo degli studenti del Dormitorio della Stella Polare, e in particolare di Soma. Un altro personaggio dalle caratteristiche molto stravaganti è il Primo Seggio, Eishi Tsukasa... adoro il suo modo pressoché perfetto e maniacale di gestire la cucina e il connubio di ingredienti dei suoi piatti, ma soprattutto la sua duplice personalità: da una parte si intravede un ragazzo serio, preciso e insuperabile, dall'altra, invece, un personaggio un po' troppo ansioso e preoccupato che gli altri possano rovinare la sua cucina divina e irraggiungibile. Oltretutto l'idea dell'autore di mostrare quale sia la differenza tra il migliore della Totsuki rispetto agli altri studenti è stato eccezionale: solitamente siamo abituati a vedere continuamente nell'anime i cosiddetti "orgasmi culinari", cioè il piacere fisico e mentale che prova il giudice quando assaggia un piatto sublime o fuori dall’ordinario. Tuttavia, quando si tratta dei piatti di Eishi, la situazione cambia radicalmente, poiché gli assaggiatori entrano "direttamente" in contatto con gli ingredienti che stanno assaporando (deduco che l'esempio del "cervo" non lascia adito ad altre interpretazioni).
Tsukuda è stato molto bravo anche nell’utilizzo e nella valorizzazione dei flashback, i quali ci consentono costantemente di avere sempre un’idea più chiara dei caratteri che osserviamo relazionarsi all’interno delle vicende, poiché ricordiamoci che ci sono una marea di personaggi ben descritti e caratterizzati finora dall’autore, e naturalmente più sono e più diventa difficile gestirli tutti.

Dal punto di vista grafico, ho notato alcuni miglioramenti nelle animazioni dei personaggi e l'utilizzo di tonalità di colore più accesso; come al solito le opening (ZAQ - “Braver” | Luck Life - “Symbol”) e le ending (nano.RIPE - "Kyokyo Jitsujitsu" | Fo’xTails - “Atria”) sono davvero quattro bombe di piacere, devo dire che non mi è mai capitato di apprezzare quattro OST dello stesso anime contemporaneamente, non riesco proprio a smettere di ascoltarle! Il doppiaggio come al solito è ottimo, e devo ammettere che l'attrice sostitutiva ha doppiato abbastanza bene Erina (non mi sono accorto di particolari differenze vocali) durante il corso della prima parte di stagione.

Tutto sommato i produttori, tralasciando qualche scambio temporale di eventi, si sono attenuti fedelmente alle vicende raccontate nel manga, per la gioia e la felicità dei fan della serie. Dunque questa terza stagione ha permesso alla serie di fare il salto di qualità definitivo, poiché Tsukuda è riuscito a trovare finalmente un connubio perfetto tra trama, personaggi e flashback. Il finale di stagione è apertissimo e sinceramente ci ha lasciato con l’amaro in bocca, oltretutto bisognerà aspettare un bel po’ prima di vedere una quarta stagione, poiché l’anime si è avvicinato notevolmente alle vicende raccontate nel manga. Quindi non c’è bisogno di allarmarsi, non si tratta di una questione di vendite, ma semplicemente di mancanza di materiale. Speriamo di vedere una nuova stagione al più presto!

Il mio voto finale passa da 9 a 9,5!

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In sede di recensione della prima stagione di "To Aru Kagaku no Railgun", sottolineavo la staticità sostanziale di un prodotto che mi diede l’impressione di non avere un destino filmico preciso. Un’accozzaglia di personaggi iscritti in blocchi di marmo che non evolvono di un millimetro sia dal punto di vista caratteriale sia nelle mansioni normalmente assegnate loro dalla storia, e una trama raggruppata in pochi episodi intervallati da puntate monografiche un po’, diciamo, “pigre”. Insomma, non un granché, parzialmente recuperato dalla buona realizzazione tecnica e dalla qualità dei disegni.

Questa seconda stagione mi aveva invece inizialmente sorpreso, esordendo nel migliore dei modi grazie a una saga connotata da una trama strutturata e concentrata sull’eroina principale, senza inutili ‘spalle’ che, a ragion veduta, considero la vera zavorra dell’intera serializzazione. Nell’arco temporale dedicato alle ‘sorelle’, Mikoto Misaka affronta quel necessario processo di crescita del personaggio, aiutata ma non sovrastata da Kamijo. Tra momenti di forza e debolezze, lo sviluppo della trama principale attenua quella fastidiosa aura di superbia respirata per tutta la prima stagione intorno alla protagonista, rendendola finalmente gradevole e, soprattutto, umana. Il risultato si sostanzia in un ritmo avvincente e, soprattutto, più veloce, condito da una buona dose di emozioni a volte anche contraddittorie ma, finalmente, profonde.

Se l’intera serializzazione si fosse fermata al sedicesimo episodio, avrei dato un 7 o anche di più a un anime che alla buona qualità tecnica e impiantistica avrebbe finalmente affiancato una trama di un certo spessore. Peccato che negli ultimi otto episodi dedicati a Febri i difetti di base dell’intera serializzazione si sono ripresentati addirittura accentuati. Una storia che dire stereotipata è poco, un minestrone di personaggi e personaggini poco caratterizzati per non dire noiosi al limite dell’inutilità e cattivi (molto tra virgolette), poco approfonditi, tanto da apparire stupidi in base alle scelte effettuate. In tutto questo anche la protagonista, cresciuta insieme a Kamijo, sembra tornare ad essere solo quel mix di forza e superbia alla lunga stancante.