Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Una massima dell'Antichità era "Conosci te stesso". Può sembrare banale, ma oggi come allora è più facile a dirsi che a farsi. Anzi, forse oggi anche di più.
Non è facile vivere in una società che ci impone quotidianamente dei ruoli. Che ogni mattino ci urla nelle orecchie di qualificarci, di identificarci. O meglio, di accettare supinamente le sue identificazioni.

"Hatsukoi" è un affresco di questo peso del Mondo su di noi. Un peso che ci impedisce di rispondere sinceramente e lascia aperta la domanda. Come una ferita che non guarisce.

Hiro ha smesso di farsi domande. Non gli importa più sapere chi è. Perché la risposta lo spaventa. Fin da bambino ha avuto una qualifica precisa. Era un "eroe". Ha sempre puntato in alto. Là dove solo gli eroi hanno il diritto di stare. Il migliore negli studi, il migliore nello sport. Il leader che guida i giochi e le avventure. Uno che "salva gli altri". Perfino il suo nome sembra destinato a confermare questo ruolo, grazie all'assonanza col termine inglese.

Ma c'è un problema: Hiro non è un eroe.

Lo ha scoperto a sue spese. Amaramente.
Ha salvato qualcuno. Ma poi tutto è andato storto. Ha fallito.
Il suo eroismo ha fallito, perché non più sostenibile. Non era in grado di reggere la realtà con il suo ruolo. Ha capito che fin dall'inizio non c'era nessun eroe. Che la vita non è una favola a lieto fine.
Nella realtà le spade perdono il filo, le principesse non esistono e i draghi sono dentro di noi.

Ha abbandonato il campo ed è cresciuto. Fuggendo da quel mondo e da sé stesso. L'eroe muore e rinuncia all'Olimpo. Non ottiene più grandi successi, non ambisce più a premi e riconoscimenti. Non riesce più a tenere in piedi una menzogna. Si è spezzato come la sua maschera.

Eppure un giorno trova qualcosa sul suo cammino. Una nuova impresa, una nuova sfida. Incontra qualcuno. Qualcuno che come lui ha spezzato la maschera. Qualcuno che come lui cerca disperatamente di trovare la risposta alla domanda.
Una nuova occasione? Un modo per espiare?
Hiro può davvero tornare ad essere un eroe? O magari riuscirà finalmente a liberarsi di ruoli posticci e trovare la sua risposta?

Kazuki Rai (in arte Bubunhanten), autrice di dōjinshi, ha creato un prodotto raffinato. Con uno stile delicato e sensuale coinvolge il lettore fornendo un piccolo sguardo su temi che (pur trattati col tono del dramma adolescenziale) sono seri e tutt'altro che scontati.
Se lo sfondo e gli schemi narrativi hanno un sapore melodrammatico e dagli accenti romanzeschi, è comunque chiaro l'intento di fornire un punto di vista dettagliato ma non pesante.
Le tematiche non scadono mai nel retorico perché compensate da una buona dose di ironia e di espedienti volutamente sopra le righe.
Non c'è la pretesa di fornire una "morale della favola" o di confezionare l'ennesimo regalo gay friendly. Tutto si regge su un gioco di equilibri, fra il tragico e il leggero, che (forse un po' furbescamente) permette al racconto di stare in piedi senza chiedere mai troppo né al realismo né alla fantasia sfrenata.
Se è vero che sono sempre rispettati tutti gli schemi e i topoi narrativi codificati degli yaoi (seme/uke ecc.), è anche vero che l'autrice riesce a spingere quel tanto che basta a fare della storia un prodotto ad ampio respiro, affrontando tematiche (le pressioni sociali, gli abusi sull'infanzia, la crescita, gli ostacoli morali e psicologici) che toccano chiunque e permettono facilmente di empatizzare con i personaggi.
Il gioco funziona ancora meglio se si conoscono le dōjinshi precedenti dell'autrice. Le fujoshi più accanite non potranno non notare che i protagonisti sono un evidente omaggio al "KageHina".

Ma sarebbe un errore pensare ad "Hatsukoi" come a un prodotto riservato ai "pochi eletti" che conoscono quel linguaggio. Con la giusta dose di pathos, humor, e il preciso intento di non fornire lacrime o risate gratuite (cosa rara negli yaoi), l'autrice mantiene sempre un tono serio ma non serioso, fresco ma non caricaturale. Riuscendo quindi nell'ardua impresa di trattare tematiche LGBT senza chiamare in causa arcobaleni o impegni sociali.
I problemi e le reali criticità di questo mondo sono racchiusi a livello individuale, concentrati nel dilemma di partenza sulla scoperta di sé. Le idiosincrasie e le aberrazioni provocate dalle pressioni esterne sono sempre presenti ma rimangono un sottofondo. I problemi esogeni sono regolati sul principio della percezione delle cose, sul modello Io-l'Altro che vede il percorso di crescita come un gioco di specchi. Accettare gli altri implica accettare sé stessi e quindi conoscere sé stessi.
Tutti i processi ruotano su questa premessa.

Lo stile e il tratto dell'autrice trovano qui uno dei loro punti più alti. Gli sfondi e le ambientazioni sono trattati con dettagli netti in quadri generali meno precisi, elemento che con l'uso delle sfumature e dei campi neutri rende perfettamente i nodi narrativi.
Ma sono i personaggi il vero punto di forza del disegno di Kazuki Rai.

Forme spigolose ma esili, geometriche ma eleganti, i suoi protagonisti non sono manichini, ma attori che si muovono in un contesto anche molto fisico. Se i contrasti fra il bianco e il nero e le campiture nette danno un senso etereo e teatrale, le azioni, le espressioni, i dettagli anatomici e fisici parlano un linguaggio molto empatico che cattura l'attenzione.

Questa forza raggiunge il suo apice nella resa degli occhi, la vera firma dell'autrice. Le forme ferine, gli sguardi penetranti, quel forte accento su un'espressività tagliente, sono dettagli che si impongono d'impatto, dando alle parole suggerite da quegli occhi (al "non detto") un ruolo pari ai protagonisti.
Scatti d'ira, compassione, paura, speranza, amore, dolore, rimpianto, ...
Queste emozioni si possono leggere in quegli occhi anche senza aver mai letto le vignette. Non c'è modo di fraintendere quegli sguardi.

Kazuki Rai ha tutto ciò che le serve per essere riconosciuta come autrice di tutto rispetto. Le sue capacità le permettono di qualificarsi a livelli ben più alti del mondo (a torto) meno considerato delle dōjinshi.

Un mondo chiuso in sé stesso è un mondo fatto di persone che non sanno chi sono. Persone che creano maschere per rispettare ruoli che non possono sostenere.
E quando la maschera cade, dietro c'è il vuoto. Se si va a caccia di volti vuol dire che non ne abbiamo uno. A quel punto possiamo solo disegnarcelo da soli. Chiedendo al prossimo di farci da specchio. Ed infine essere noi lo specchio dell'altro.

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"Qualia Under the Snow" è stato una piacevolissima scoperta. La storia è molto tenera nel suo complesso, pur essendo a tratti punteggiata da note drammatiche che ben si amalgamano al tutto dandoci la possibilità di approfondire il passato dei protagonisti. La caratterizzazione è ottima e molto realistica, cosa spesso difficile da trovare nei manga a tematica omosessuale. Questo volume unico segue i suoi ritmi per arrivare al finale, senza correre troppo e riuscendo comunque a risultare ricco e ben strutturato.
I disegni sono adorabili, il tratto di Kii Kanna è semplice ma al contempo delizioso ed apprezzarlo risulta facile. Peccato solo che non ci siano state delle illustrazioni a divisione dei capitoli (che sono suddivisi da semplici pagine nere o grigie), sicuramente avrebbero arricchito un'opera già di per sé ottima.
Il mio voto finale è 9 e spero vivamente che un giorno venga pubblicato un sequel, poiché leggerei con estremo piacere e interesse il corso degli eventi successivi al finale.

7.0/10
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Spinta dalle copertine colorate e a pois così accattivanti, acquistai un pò scettica il primo volume.
Si è rivelato una piacevole sorpresa. Parliamo di una miniserie yaoi in tre volumi mensili pubblicati dalla J-Pop.
La trama è semplice ma non banale:
Momo è un giovane ragazzo buono a nulla, squattrinato, che cerca di approfittare degli altri per farsi dare vitto e alloggio in cambio di prestazioni sessuali.
Ha ogni tipo di vizio: fuma, beve, ama giocare d'azzardo, è pigro, disordinato, incostante. Insomma, a primo impatto un pessimo elemento. Senza orgoglio e ambizioni.
Tuttavia conserva una grande autoironia, butta sempre tutto sul ridere ed è, contro ogni previsione, carino e simpatico.
Yata è l'esatto opposto, un ragazzo onesto, buono e generoso. Profondamente altruista e incontrando Momo in uno squallido bagno pubblico, vedendolo trasandato e sfruttato, si offre di aiutarlo.
Inutile dire che Momo ne approfitta subito chiedendogli alloggio in cambio di prestazioni sessuali.
Tra i due inizia subito una forte intesa caratteriale. I due si compensano a vicenda. E questo porterà Momo a riflettere su se stesso e a cambiare per amore.
In questo manga ci sono tantissime scene di sesso, anche esplicite.
Presto Yata si innamora di Momo e cerca di proteggerlo in tutti i modi. Ma dal passato travagliato di Momo arriva un uomo ricco, che lo manteneva in passato e da cui Momo è fuggito. Chi sarà mai? Cosa vorrà ancora da lui?
Presto Momo deciderà di darsi un contegno e lavorare per mantenersi e pagarsi un modesto affitto in un appartamentino con i muri sottili.
E il suo vicino, Kurita, giovane aspirante scrittore, batte costantemente sul muro perchè sente i due fare spesso l'amore senza trattenersi dal fare chiasso. E' così che viene coinvolto nella vita di questa coppia strampalata e simpaticissima.
In questa miniserie i personaggi sono pochi ma ben dosati. Tuttavia il personaggio più sfacettato e caratterizzato è senza dubbio Momo.
Degli altri sappiamo il minimo indispensabile.
La storia è densa di ironia ed erotismo, calibrando bene i momenti drammatici.
Tuttavia ho trovato il finale un pò troppo affrettato, come se l'autrice volesse chiudere in fretta la serie.
I disegni sono buoni, corpi ben proporzionati.
La J-Pop ha fatto una buona edizione, con sovracopertine coloratissime e le copertine con disegni vari collegati alla trama che personalmente ho apprezzato molto.
Il mio voto è 7 per via della trama e disegni, ben fatti.
Una lettura semplice e poco impegnativa che consiglio a tutte le amanti degli yaoi non sdolcinati, maturi e con un tocco di ironia. Consigliato.