Nell'industria degli anime, purtroppo, non è una novità che i lavoratori abbiano orari molto lunghi. Sono moltissimi i nomi degli artisti che hanno dovuto ritirarsi dalla scena o rallentare i propri ritmi lavorativi a favore della propria salute. Bisogna anche pensare, infatti, che il Giappone è già famoso di suo per essere un Paese basato su una cultura del lavoro molto dura e spesso eccessiva.

Quanto però, esattamente, devono lavorare gli animatori giapponesi? A scoprirlo ci pensa Janica (la Japan Animation Creators Association) in collaborazione con l’editore Dai Nippon Printing, che ha indotto uno studio sulle condizioni lavorative all’interno dell’industria degli anime. La ricerca ha prodotto 382 risposte provenienti da artisti, animatori sceneggiatori, registi, editori e produttori. Tra loro, 312 hanno provveduto anche a dare le specifiche sui loro orari lavorativi.
Scopriamo così che la media delle ore lavorate in un mese è di 230.

Se pensiamo che, normalmente, si hanno circa 20 giorni di lavoro al mese, esce una media di 11.5 ore al giorno. Con le premesse, invece, che un normale full-time prevede circa 8 ore al giorno, significa che per arrivare a 230 ore si dovrebbe lavorare 29 giorni. Un animatore potrebbe quindi godere di massimo uno o due giorni liberi al mese (e a febbraio degli anni non bisestili, neanche quelli!).
 
Sondaggio giapponese rivela quante ore al mese lavorano gli animatori in Giappone

Dal punto di vista monetario, scopriamo dai 360 intervistati che il guadagno medio annuale è di circa 4.4 milioni di Yen (ovvero € 36.828,25). Il salario non sarebbe ovviamente male, se non si tenessero in conto gli orari lavorativi sopracitati.

Ovviamente è risaputo che, soprattutto nell’ambito dell’intrattenimento, orari di lavoro lunghi e salari bassi sono una famosa accoppiata. La maggior parte delle persone che vuole lavorare nell’ambito non lo fa con la speranza di trovare la ricchezza, bensì per un semplice amore verso l’arte. Un amore che però può inibirsi facilmente, con delle condizioni di lavoro come queste. "I nostri orari bastano a far girare la testa", dice una ragazza sui vent’anni che lavora come animatrice. Continua dicendo: "Ogni giorno attingo dai miei risparmi, mi affretto senza pensarci troppo per finire il lavoro, e mi ritrovo a pensare ‘cos’è, alla fine, che mi è sempre piaciuto degli anime? Perché mi ostino a lavorare in quest’industria?’ A volte non riesco più a darmi una risposta. Questo lavoro sta prosciugando tutte le mie forze mentali e fisiche, oltre che al mio tempo e soldi".

Frustrazioni simili sono arrivate anche da un altro animatore, ventenne e nato all’estero, trasferitosi in Giappone in qualità di studente e proprio per il suo amore verso gli anime. Successivamente è poi riuscito a trovare lavoro nel campo. "Non sono ancora riuscito a farmi assumere per lavorare a qualche anime che mi piaccia", aggiunge. "I miei orari sono così impegnativi e pieni, ché non ho più tempo per esercitarmi e migliorare le mie abilità nel disegno… la mia paga è bassa e riesco a malapena a comprarmi da mangiare, per non parlare dell'idea di voler pagare un’eventuale assicurazione o pensione".

Nonostante tutto, c’è anche qualche risvolto positivo. Infatti, Janica ha pubblicato solo ultimamente i risultati dei suoi studi, che sono stati però condotti tra novembre e dicembre dello scorso anno. Nel mentre, l’animatore sopra intervistato ha dichiarato che, nonostante le sue condizioni lavorative non fossero così positive, con il tempo sono gradualmente migliorate, e si spera che continueranno ad esserlo anche in futuro.

Nonostante ci siano già stati dei miglioramenti, è impossibile negare che l’industria degli anime sia tutt’oggi ancora una strada molto lunga e tortuosa e, probabilmente, continuerà ancora ad esserlo per un altro po’ di tempo.


Fonte Consultata:
Sora News24