AnimeClick ha recentemente avuto il piacere di intervistare il fumettista italiano Stefano "TheSparker" Conte, autore di Volt - Che Vita di Mecha, serie a fumetti pubblicata dalla casa editrice SaldaPress e che da poco ha concluso il suo secondo cerchio narrativo. La storia è incentrata sul mondo della cultura nerd e in particolare quello delle fumetterie, ovvero quei fantastici luoghi abitati da mistiche creature dove realtà e fantasia si incontrano... Qui sotto trovate la nostra intervista dove si è parlato del più e del meno di questa opera umoristica che fa della sana autoironia su noi lettori di manga e fumetti.
 
Volt - Che Vita di Mecha: intervista all'autore Stefano "TheSparker" Conte

Ciao Stefano, iniziamo parlando di te: presentati ai nostri lettori!

Ciao a tutti! Mi chiamo Stefano Conte e mi firmo TheSparker. Scrivo e disegno fumetti umoristici.

Ora invece parlaci un po' del tuo fumetto Volt - Che Vita di Mecha.

Volt è il primo dei miei fumetti a venir pubblicato ed è attualmente al dodicesimo albo, grazie a SaldaPress. Il protagonista è un fumettista di belle speranze, che viene costretto a lavorare in una fumetteria e si ritrova al centro di una serie di eventi, i quali ruotano attorno alla lotta tra le M.O.M.S., un'organizzazione di madri estremiste che mira a impedire la diffusione dei fumetti, e i Guardiani, che invece proteggono l'universo del fantastico. Volt, ancora ignaro di ciò che gli sta accadendo, cerca di barcamenarsi fra i clienti bizzarri, tipici di ogni fumetteria, e il suo sogno di diventare un fumettista. Ma non gliene va una giusta!

Nel tuo fumetto sono presenti moltissime citazioni, soprattutto a cose degli anni '80, ma poi affronti anche uno scontro generazionale, focalizzandoti su cose più recenti… Avrei due domande a riguardo:

Quanto è stato difficile far condividere queste diverse generazioni per rendere fruibili a tutti le tue citazioni? Perché, secondo te, gli anni '80 sono nuovamente così di moda e diversi prodotti vogliono fare riferimento a loro?


Il punto di vista di quella storia è soprattutto quello della mia generazione, che è appunto quella degli anni ottanta. Per quelli della mia età, ad esempio, è facile considerare i Pokémon come personaggi indirizzati ai giovanissimi, ma oggi mi fa sorridere vedere ultratrentenni discutere su come i "loro" Pokémon fossero migliori di quelli recenti. Diciamo che la storia funzionerebbe anche con generazioni e citazioni diverse e visto che gli stessi personaggi in lotta non comprendono gli avversari, non è così importante capire tutte le citazioni quanto cogliere la morale, che è quella di provare ad aprirsi a ciò a cui non siamo abituati.

Gli anni '80 oggi sono di moda semplicemente perché i bambini di allora sono invecchiati abbastanza da provarne nostalgia, ma erano comunque degli anni affascinanti, poiché bombardati da colori e fantasia come mai prima. Sembrava che nel fantasticare ci fossero meno confini e ci fosse sempre qualcosa di nuovo pronto che stava arrivando. Non a caso molto dell'immaginario nerd di oggi è ancora legato alle idee di quegli anni. Forse eravamo più ingenui o forse solo meno critici e disillusi di oggi.


Il personaggio di Volt è basato su di te e le tue esperienze, ma quanto Stefano Conte c’è in lui?

Volt è nato come mio avatar, quando volevo raccontare le mie giornate mentre lavoravo in fumetteria, ma quando ho iniziato la serie io e lui siamo scesi a compromessi e ora, anche se mi somiglia, ha sviluppato una sua vita propria. Diciamo che adesso siamo più come padre e figlio.
 
Volt - Che Vita di Mecha: intervista all'autore Stefano "TheSparker" Conte

Stefano, tu hai fatto un percorso evolutivo che un po' ti invidiamo: lettore, lavoro in fumetteria e infine autore di fumetti… Iniziamo dal primo step: parlaci dello Stefano lettore, ciò che ti piace e ciò su cui magari ti sei basato poi per i tuoi lavori.

Leggo volentieri ogni genere di fumetto, ma per una questione puramente economica, colleziono soprattutto manga, che è un po' il genere di narrazione che preferisco, per espressività, immedesimazione e senso dell'azione. Per le influenze dovrei citare troppi titoli che amo, per cui mi limito all'unico che non è un manga, ovvero il Rat-Man di Leo Ortolani.

Passiamo alla fumetteria…. Non è un mistero che, rispetto ad anni fa, sia una attività più in crisi, in special modo per quanto riguarda le piccole attività, schiacciata anche dalla grande distribuzione sul web. Tu che hai vissuto l’atmosfera della fumetteria da dietro il bancone (raccogliendo mille aneddoti che ritroviamo in Volt) cosa puoi dirci a riguardo e perché è importante sostenerle.

Be', ha innanzitutto tutti i vantaggi che dà un luogo reale: la condivisione. La maggior parte degli amici che frequento oggi li ho conosciuti in fumetteria, mentre mi è capitato di perderne di vista altri quando un determinato negozio si è spostato o ha chiuso i battenti. È un luogo ricco di stimoli che, se ben gestito, può fornire attenzione, cura e competenza personalizzate, al contrario della grossa distribuzione. È importante sostenerle perché fungono da punto di riferimento culturale, promuovono artisti e permettono ai più giovani di interagire e confrontarsi al di fuori di un'app. Per quanto la grande distribuzione sia comoda, penso che appiattirà molto il modo di vivere le passioni, e se lasciamo morire i negozi per viverle in solitaria, prima o poi ci mancheranno. Un po' come succede quando i vecchi come me ripensano alle sale giochi.

Come si inizia a diventare autori di fumetti, diventando poi Stefano Conte e finendo per pubblicare con una solida realtà italiana come SaldaPress? Come è passare a appassionato ad autore che firma autografi nelle fiere del fumetto più grandi d’Italia?

Per iniziare a diventare autore di fumetti basta poco più di un foglio, una penna e divertirsi a raccontare. Per pubblicare la questione è più complicata, ma immagino servano soprattutto determinazione, pazienza e occasione. Mal che vada, oggi internet dà possibilità che un tempo non esistevano e anche senza intermediari si può raggiungere un vasto pubblico. Riguardo al firmare provo soprattutto gratitudine per chi sceglie di leggermi e di fare una fila per uno sketch. Devo ancora abituarmici.

Nei tuoi fumetti sono apparsi di recente molti "cameo" di altri fumettisti italiani abbastanza famosi e affermati come Sio, Bevilacqua e Zemelo. Come definiresti il rapporto fra te e loro, e come ti hanno aiutato durante il tuo percorso di crescita come fumettista?

Che bella domanda. Semplicemente sono venuti loro da me, perché io sono timidissimo nei confronti degli altri autori e mi blocco facilmente. Pietro l'ho conosciuto quando eravamo entrambi alle prime armi e ci volevamo autoprodurre, condividendo il banchetto e le spese alle fiere. Sio e Giacomo sono stati così gentili da essersi interessati al mio lavoro ed avermi proposto delle piccole collaborazioni. Grazie a loro e agli altri fumettisti, che sto pian piano conoscendo, mi sento anche di avere più fiducia nel mio lavoro e di sentirmi più a mio agio in questo ambiente perché le fiere diventano l'occasione per incontrarsi. Per tutti loro provo molta stima come persone, oltre che come autori, e mi sento molto fortunato ad avere un po' della loro amicizia.

Volt è un fumetto davvero ricco di citazioni al mondo nerd in generale, partendo dai comics di culto che hanno segnato generazioni di lettori nostrani fino ad arrivare anche ai manga giapponesi, tanto detestati dal Boss della fumetteria, ma che sono l’argomento centrale qui su AnimeClick. Il tuo cuore di appassionato è più rivolto verso oriente oppure verso occidente? Secondo te a quale dei due stili ti senti più vicino?

Come ho già detto sono decisamente mangofilo, ma poiché i manga sono qualitativamente difficili da realizzare in solitaria, li ho mescolati a un disegno più cartoon e ad un taglio episodico alla Rat-Man, anche se il risultato è ancora in evoluzione.
 
Volt - Che Vita di Mecha: intervista all'autore Stefano "TheSparker" Conte

A partire dalla seconda stagione della tua serie, hai iniziato a pubblicare in fondo a ogni volume una serie di strisce intitolata L'Uomo Pigro, una simpatica parodia de L'Uomo Tigre che vede come protagonista un supereroe tanto particolare quanto sfaticato. Da dove è nata l’idea di affiancare le storie de L'Uomo Pigro alla saga principale di Volt? Senza spoilerarci troppo ovviamente, sai dirci se un giorno ci sarà un crossover fra questi due "eroi" fuori dagli schemi?

In realtà L'Uomo Pigro è nato parecchio prima di Volt e lo pubblicavo su internet già molti anni fa. Visto che molti lo ricordavano e me lo chiedevano spesso abbiamo deciso di inserirlo in appendice a Volt. Non è nei miei piani farli incontrare perché vivono in universi differenti, ma mai dire mai.

La storia di Volt è quella di un fumettista emergente che, fra mille avversità e insidie, prova pian piano ad entrare in un mondo fatto di sacrifici e compromessi, all’interno del quale solo chi non si arrende mai davanti a nulla riesce a fare almeno un po' di strada. C’è però da dire che quello che abbiamo davanti non è un personaggio esente da difetti, ma al contrario ci viene presentato un "eroe" principale pieno di dubbi e che smesso commette errori a causa della sua inesperienza. Secondo te Volt può essere un buon modello da seguire per tutti coloro che vogliono intraprendere una carriera incentrata sul fumetto? Il suo processo di maturità all'interno della narrazione, i passi falsi che commette per forza di cose e il suo essere un protagonista con il quale è anche abbastanza facile relazionarsi sono tutti quanti fattori appositamente studiati per rendere Volt il "punto di contatto" fra il lettore e i messaggi che l'opera vuole trasmettere?

Le difficoltà che incontra Volt sono comuni a molti autori, ma negli episodi 4 e 5 della seconda stagione, durante la gara per fumettisti, ho voluto affiancargli dei colleghi proprio per mettere in luce i suoi difetti. Volt non è un miracolato. Non ha un talento smisurato o una fortuna sfacciata e non è nemmeno particolarmente carismatico, tanto che ha bisogno di una maschera per darsi un tono. È uno che se la cava, come tanti, ma quello che fa la differenza è che ci crede abbastanza da arrivare fino in fondo. Questo credo che questo sia un buon messaggio per chi vuole lavorare in campo artistico, perché è vero che a volte basta essere nel posto giusto al momento giusto per avere un'occasione, ma di quei posti e di quei momenti ce ne sono pochissimi e per essere lì devi aver messo in moto un percorso preciso. Ci devi credere.

Non è che i difetti di Volt li abbia creati con uno scopo, anche se mi basta guardarmi metaforicamente allo specchio per ritrovarli, ma poiché un eroe deve avere una crescita e visto che alla fine parlo un po' del mio percorso, se le cose gli andassero subito bene mi sembrerebbe di mentire. Non ho mai voluto raccontare la storia di un vincente, ma piuttosto la storia di uno che prova a vincere nonostante tutto.


Prima di salutarci, vuoi tornare a fare il tuo vecchio lavoro e consigliarci un paio di titoli da comprare, oltre ovviamente Volt - Che Vita di Mecha?

È difficile consigliare ad un pubblico generico qualcosa che non sia già conosciutissimo, quindi mi limito a citare una manciata di titoli che ho sulla scrivania e sto rileggendo in questi giorni: Rookies, Samidare, Akumetsu, Murder Falcon e Y – L'Ultimo Uomo.


Per conoscere meglio Volt - Che Vita di Mecha, potete leggerne alcune storie visitando il sito ufficiale di TheSparker (che potete trovare QUI) oppure acquistare il fumetto tramite i link che vi lasciamo qui sotto.