Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Esistono alcune modalità di valutazione e pensiero attraverso le quali gli esseri umani non solo compiono azioni poco ortodosse e prevenute, ma allo stesso tempo ledono negativamente l'esistenza dei propri simili; tali modalità possono essere identificate attraverso il Pregiudizio e lo Stereotipo. Si tratta di due mezzi sociali molto potenti di cui è necessario prima distinguere correttamente le etimologie, pur avendo entrambe una natura tutt'altro che positiva: il pregiudizio è "un atteggiamento negativo caratteristico dell'individuo basato talvolta su conoscenze errate o preconcette", mentre lo stereotipo indica "una rappresentazione sociale di tipo negativa che l'individuo si costruisce rispetto a un gruppo di specifici soggetti".

Tutte quelle spirali di odio e vendetta evidenziate gradualmente in "Magi" vengono proprio dettate da questi due particolari aspetti sociali, capaci di generare dei sentimenti così negativi e profondi in alcuni personaggi, da trasformali radicalmente rispetto a come erano in precedenza; in effetti si è assistito molteplici volte a dei clamorosi ribaltamenti negli schieramenti, sia all'interno delle forze del Bene che in quelle del Male. Però adesso sorge spontanea una domanda: com'è possibile influenzare e modificare tanto facilmente la propria natura e i propri ideali a causa di specifici eventi passati, presenti o futuri che siano? Ebbene, il discorso è che siamo esseri umani, dotati non solo del raziocinio, ma anche di emozioni e sentimenti; difatti è proprio quell'emotività, la quale, essendo alimentata per l'appunto da molteplici pregiudizi e stereotipi, ha condotto alcuni personaggi dell'anime a trasformare i propri obbiettivi e i propri ideali rispetto a quelli che erano gli standard iniziali. Il messaggio trasmesso dall'autore si focalizza sul presupposto che solitamente l'essere umano sperimenta solo una delle due forze (Bene o Male), pertanto avere una visione incompleta delle due controparti indirizza l'individuo verso l'attribuzione di giudizi parziali e altamente soggettivi agli eventi che gli si pongono di fronte. Dopo tutto, è lo stesso Aristotele ad affermare nell'Etica Nicomachea che "la verità sta nel mezzo". Tale metafora è molto importante, poiché ci consente di chiarire ulteriormente il messaggio dell'autore: l'essere umano si realizza nel momento in cui ha sperimentato sia il Bene che il Male, dunque quando si trova esattamente nel bel mezzo delle due forze. In realtà, però, l'essere umano è ancora parecchio lontano dalla sua realizzazione ideale, a causa della sua natura egoistica e discriminatoria. La discriminazione è un altro aspetto sociale fondamentale riscontrabile all'interno di "Magi", e viene identificato come la sintesi esatta tra il pregiudizio e lo stereotipo; in effetti tale fenomeno ha una portata più ampia e soprattutto un effetto enormemente più radicato e negativo rispetto ai due precedentemente citati.

Analizzando nel dettaglio questo aspetto, è utile riportare la visione del mondo che si è costruito uno dei personaggi principali della seconda stagione: il direttore del Regno di Magnostadt, Matal Mogamett. Inizialmente egli considerava la magia come lo strumento attraverso il quale guidare positivamente gli esseri umani verso un futuro migliore... tuttavia la sua visione si è completamente trasformata nel momento in cui ha acquisito consapevolezza della "vera natura" (egoistica e discriminatoria) degli esseri umani, i quali, dopo tutto, non sono poi così diversi dagli animali: il loro scopo principale è la sopravvivenza (mangiare e accoppiarsi). L'unico fattore che li differenzia sostanzialmente dagli animali è il loro desiderio di dominio e conquista. Dunque i maghi, in verità, sono la "razza superiore" dotata dell'intelletto e della razionalità, la quale deve dominare e gestire la "razza inferiore e irrazionale" degli esseri umani. Il pensiero di Matal sugli umani per certi versi non è affatto sbagliato, tuttavia la sua nuova visione è eccessivamente discriminatoria ed è stata acquisita a causa di tutto l'odio e il rancore che ha covato per gli esseri umani con il passare degli anni. Dunque possiamo finalmente chiudere il cerchio e tornare al punto di partenza: è proprio questa la dimostrazione che fenomeni a cui magari non attribuiamo troppa importanza come discriminazioni, pregiudizi o stereotipi, possano generare, in realtà, un odio così profondo nei nostri simili, da arrivare a stabilire delle concezioni spaventose e aberranti. In ogni caso, per l'autore è possibile allontanarsi da sentimenti negativi profondamente radicati, tuttavia è necessario riuscirci il prima possibile, in quanto, una volta che l'individuo è entrato nella spirale dell'odio e della discriminazione, diviene impossibile abbandonarla senza aver prima causato profonde ferite non solo a sé stesso, ma soprattutto a chi lo circonda. In effetti è stato proprio questo l'errore di Matal, fare di tutta un'erba un fascio, e non prendere in considerazione chi si prodiga ogni giorno per aiutare i propri simili e migliorare sé stesso in maniera positiva. Dunque solo così l'essere umano può avviarsi verso quello che il pedagogista Paulo Freire definisce "Umanizzazione", ovvero il processo di realizzazione e massima espressione del potenziale individuale.

Tutto questo lungo percorso appena descritto rappresenta il "viaggio" che ha intrapreso Aladdin all'interno di questa realtà fantasy in cui è ambientato "Magi", costellata dalle influenze e dagli interventi attivi sia dei personaggi principali che di quelli secondari, i quali sono stati caratterizzati in maniera adeguata e pertinente agli eventi. Anche la trama ha un ruolo fondamentale nell'opera, poiché ci consente di comprendere appieno tutte le dinamiche e le sfaccettature del viaggio intrapreso da Aladdin e la sua profonda maturazione a livello globale.
La narrazione è stata nella maggior parte degli eventi sempre veloce e coinvolgente, essendo esaltata sia dagli inaspettati capovolgimenti di fronte presenti nella trama sia dai combattimenti intensi e senza esclusione di colpi. Mi hanno colpito soprattutto gli scontri della seconda stagione, ove il potenziale sia degli esseri umani che dei maghi è stato espresso nel miglior modo possibile.

Il comparto grafico ha sicuramente aiutato l'esaltazione di combattimenti precisi e dettagliati; ho trovato interessanti anche le particolari trasformazioni dei personaggi dovute ai loro straordinari poteri: la fusione con i propri Djinn (Masou) e i contrasti cromatici scaturiti risaltano perfettamente all'occhio dello spettatore. Il character design, in generale, invece non mi ha stupito particolarmente, con fisionomie dei personaggi semplici e neanche tanto particolareggiate. Il doppiaggio e le OST non mi sono dispiaciute.

Nel complesso "Magi" è sicuramente un capolavoro che va letto tra le righe, i messaggi dell'autore sono svariati e ci consentono non solo di riflettere criticamente su quella che è la natura deviante dell'essere umano, ma soprattutto ci avverte di non farci dominare dall'odio nei confronti di noi stessi e di chi ci circonda, poiché l'odio rappresenta lo strumento principe che condurrà l'essere umano alla sua definitiva estinzione. Un altro elemento che ho apprezzato sono le ambientazioni: l'idea di provare a coadiuvare la cultura orientale con quella occidentale attraverso i chiari riferimenti a strutture architettoniche giappo-persiane e alle tradizioni di alcuni popoli come quello romano.
Non posso far altro che consigliare la visione di "Magi" e sperare nell'uscita di una terza stagione!
Il mio voto finale è 9.

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“Adesso il futuro... diventa presente.”

Nel 2008 lo studio Hal Film Maker termina la trasposizione dei capitoli del manga di Kozue Amano con la serie “Aria The Origination”. Quest’ultima, sempre diretta da Jun’ichi Satou, consta di tredici episodi, a cui aggiungiamo lo speciale 5.5.

Se già “The Animation” e “The Natural” (senza dimenticare l’OVA “Arietta”) possono essere considerati dei piccoli capolavori, “The Origination” non è certo da meno. Anzi, senza dubbio alcuno si può affermare che la con la suddetta serie “Aria” abbia raggiunto la perfezione, sia dal punto di vista della narrazione che da quello tecnico.

Nell’opera in questione, grande importanza viene attribuita alla professione di Undine: quest’ultima, nel corso degli episodi, viene analizzata da diverse angolazioni, più di quanto non si sia fatto nelle serie precedenti. Ecco quindi che l’amore per la città di Neo-Venezia, uno dei temi principali dell’opera, si riveste di un nuovo significato: esso, infatti, è una delle caratteristiche preponderanti delle Undine, le quali lo veicolano, con passione e delicatezza, ai loro clienti nello svolgimento del proprio lavoro. In “The Origination”, inoltre, più volte si pone l’accento su tutti i desideri, i sentimenti e le preoccupazioni che abbracciano le nostre gondoliere: l’impegno costante, la paura di non essere all’altezza, la mancanza di un talento particolare o l’abbattimento per un fallimento sono sensazioni che non fanno sconti neanche a fate dell’acqua del calibro di Akira.

Come già sappiamo, un altro aspetto caratteristico di “Aria” è rappresentato da semplici e dolci scene di vita quotidiana permeate da un’atmosfera delicata e rilassata. In quest’ultima serie, in particolare, esse raggiungono una naturalezza tale da affascinare e emozionare lo spettatore. L’importanza di tali momenti, inoltre, è più grande che mai, visto il nuovo tema su cui si fa luce in questa serie: il futuro, con i notevoli cambiamenti che porta con sé, è infatti una delle direttrici fondamentali su cui sviluppa “The Origination”, soprattutto verso gli ultimi episodi. L’avvenire, per le nostre protagoniste, è rappresentato dalla loro promozione a Prima, che quindi ben si ricollega al focus su tale lavoro operato nel corso delle puntate. Tale avanzamento di livello comporterà, tra l’altro, nuove responsabilità, nonché una trasformazione nei rapporti che le ragazze avevano instaurato tra loro. Incontrarsi come un tempo diverrà difficile: proprio per questo, costruire assieme ricordi importanti, anche se non si tratta di avventure sensazionali, e assaporarli con calma sarà fondamentale. Tuttavia, anche se a volte possono generare qualche paura, il futuro e il cambiamento non sono avvenimenti da temere e rimandare all’infinito: come nella frase a inizio recensione, il futuro costituirà inevitabilmente un nuovo presente, e tale meraviglioso ciclo si riavvolgerà più volto nel corso della vita. Questo messaggio è perfettamente incarnato dall’ultimo episodio, che è contemporaneamente la fine di qualcosa e l’inizio di un’altra.

Per quel che riguarda il processo di approfondimento e maturazione personaggi, esso si fonde inesorabilmente coi temi sopraccitati. La crescita caratteriale di Akari, Aika e Alice, infatti, va di pari passo con quella a livello professionale, e non può che essere influenzata dai cambiamenti avvenuti nella loro vita. Di una dolcezza infinita, inoltre, sono le relazioni createsi tra di loro e con le loro insegnanti. Più volte, infatti, si rimane meravigliati dalla splendida amicizia nata fra le tre, ma soprattutto dallo speciale rapporto esistente tra Athena e Alice, tra Akira e Aika, tra Akari e Alicia. Quest’ultimo, in particolare, è quello che apprezzo di più, quello più magico e profondo.

Come già accennato in precedenza, anche il comparto tecnico è migliorato notevolmente. I disegni, sempre più puliti e dettagliati, hanno trovato il loro punto di equilibrio. Stessa cosa dicasi per le fluidissime animazioni e per gli splendidi fondali. Come ormai siamo abituati, le soavi OST svolgono costantemente un ottimo lavoro assieme alle altrettanto melodiose sigle.

Insomma, “Aria The Origination” è la perfetta conclusione per l’anime dedicato alle nostre Undine e a Neo-Venezia. Temi importanti, atmosfere delicate e personaggi affascinanti riescono a lasciare un’impronta indelebile nel cuore dello spettatore. Un grazie immenso a Kozue Amano che ha concepito questo meraviglioso mondo, nonché a Jun’ichi Satou e al suo staff, i quali hanno realizzato una delle migliori trasposizioni animate degli ultimi tempi. Il voto non può che essere 10.

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Ah, "Spice & Wolf"... l'opera che, fra le altre cose, ha solidificato il mio amore per le ragazze kemonomimi, ossia con orecchie e coda animali. L'avevo vista già diversi anni fa, ma riguardarla è sempre un piacere.

Questa ottima opera si presenta con Lawrence Craft, un mercante girovago che sogna di comprarsi una bottega per stabilirsi, che approda in un villaggio nel quale si sta svolgendo il Festival del Raccolto. In tale avvenimento si festeggia il buon raccolto garantito dalla divinità pagana lì venerata: Horo, un antico lupo leggendario. Durante la notte, mentre Lawrence si accinge a ripartire dopo aver scambiato le merci che portava sul suo carro, il giovane fa una bizzarra conoscenza: proprio fra le pelli che ha comprato, egli vi trova una sonnecchiante ragazza, la quale possiede delle orecchie e una coda da lupo. Con grande confusione e parziale scetticismo da parte di Lawrence, la ragazza si presenterà come "Horo la saggia", nientemeno che la divinità venerata in quel villaggio, la quale ha una richiesta: in cambio del suo aiuto e dei suoi consigli, Horo vorrebbe essere riportata a Nord, nelle sue terre natie, visto che ormai sente che il suo contributo nel creare ottimi raccolti non è più benvoluto. Lawrence decide di accettare, e così inizieranno le loro avventure.

Allora... quest'opera fu una bellissima sorpresa, perché ha praticamente tutto ciò che io adoro per quanto riguarda le ambientazioni. Il setting è medievale nordeuropeo, quasi tedesco-scandinavo, e, grazie a un efficace disegno dei paesaggi, delle città e dei personaggi, si riesce a respirare a pieni polmoni quell'atmosfera. Il sonoro poi è qualcosa di magnifico, ogni pezzo musicale, più che altro tranquillo e a tratti solenne, accompagna dolcemente l'ambientazione medievale nel migliore dei modi. E' un po' insolito per me parlare prima del lato tecnico, ma volevo subito citare una delle caratteristiche che più ho amato. Concludendo questo lato, l'opening è carina, i disegni sono buoni e l'ending è così così.

Cos'è che ho amato anche di più di tutto questo? Il personaggio di Horo. La ragazza è estremamente vivace, vispa, intelligente e scherzosa, e non perde mai occasione di stuzzicare e ridere di Lawrence in ogni suo comportamento. Al contempo però è sempre presente nel dargli consigli per risolvere i diversi dilemmi finanziari che, di volta in volta, si presentano nella sua vita di mercante girovago. Tuttavia, la ragazza nasconde un lato molto più sensibile e insicuro, che la porta ad appoggiarsi a Lawrence per superare il senso di impotenza, di abbandono e di solitudine che hanno caratterizzato la sua esistenza di divinità, in quanto la sua vera forma terrorizza così tanto gli umani, al punto che questi arrivano a considerarla una mostruosità da eliminare. Tutto questo connubio rende Horo, probabilmente, il mio personaggio femminile preferito di tutti i tempi.
Il protagonista Lawrence, invece, ci è mostrato come un mercante affidabile, che conosce il suo mestiere, mostrandoci tanti piccoli trucchi e accorgimenti che lui stesso prende per massimizzare i suoi guadagni ed evitare rischi come l'essere derubato da banditi durante i suoi viaggi. L'opera di "Spice & Wolf" vuole essere un'opera che verte sull'economia medievale, ma in realtà si mostra molto più improntata sul rapporto di fiducia reciproca, il quale si evolve in qualcosa di più, che si viene a creare fra Horo e Lawrence. Qui voglio sfatare uno dei grandi miti di quest'opera: per fortuna, non dovete aspettarvi intrecci economici e teorie complesse, ma semplici lezioni basilari di economia medievale o cose come la legge della domanda e dell'offerta, sostanzialmente e, fortunatamente, argomenti che scorrono semplici e piacevoli da seguire, e ho idea che, se l'opera fosse scesa nel complesso nelle teorie economiche, il mio voto si sarebbe proporzionalmente abbassato.

La storia prosegue in maniera scorrevole, e ci vengono presentati ottimamente i caratteri di entrambi i protagonisti, le loro storie e le loro battaglie, sia esteriori che interiori.
L'unico difetto che posso citare è il finale aperto che, sfortunatamente, prosegue in una seconda serie che non ha nulla a che vedere con il romanzo originale dal quale è tratto, romanzo che personalmente vorrei leggere.

Quest'opera si lascia guardare, allieta i momenti con la vivacità di Horo e i suoi simpatici battibecchi con Lawrence, e insegna anche i rudimenti dell'economia. Consigliata senza dubbio a tutti.