Sin dalla sua uscita in volume Arte sembrò una scommessa, un titolo così impegnativo e altisonante unito a un'ambientazione storica fortemente connotata presagivano un seguito di pochi intemerati lettori. Invece, vuoi per il passaparola sul web (complice anche la comunità di AnimeClick che l'ha amato da subito), vuoi per il suo reale valore come fumetto, Arte ha conquistato nel tempo i cuori di sempre più appassionati fino a raggiungere il fatidico traguardo della prima ristampa. La notizia dell'approdo alla serie anime, prodotta dalla Seven Arcs, è stata una felice conferma dell'interesse per questo titolo ed è stata salutata con calore dai fan italiani. Ora la che prima serie è terminata, lanciata in contemporanea col Giappone sul canale Youtube di Yamato Video, facciamo un bilancio analizzandola insieme.
 
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Rinascimento Pop

L'anime ci catapulta a Firenze, la culla del Rinascimento, agli inizi del XVI secolo, con la prima scena che ci presenta subito la protagonista, di nome Arte, giovane rampolla di una nobile casata decaduta con l’innata passione per la pittura, osteggiata però dai familiari che vorrebbero per lei un buon partito da sposare o, in alternativa, il convento. In uno slancio di orgoglio, la fanciulla decide di lasciare la casa natia per vivere autonomamente, ma le sue aspirazioni di emanciparsi e diventare artista vengono messe duramente alla prova dalle consuetudini e dalle convenzioni della società dell’epoca. Arte riceve infatti una lunga serie di rifiuti dalle botteghe artigiane più rinomate della città solo perché donna, fino a quando non viene notata da Leo, un maestro solitario e senza apprendisti, che vede nella sorte della ragazza il sé stesso da giovane. Leo deciderà quindi di prendere Arte come sua assistente, accogliendola in casa sua e iniziandola al duro apprendistato della bottega d’arte.

Il primo approccio è stato sospettoso, come sempre quando si parla di trasposizioni che devono superare l'esame dell'occhio critico e la pedanteria del lettore di manga. Ma i timori sono evaporati già sulle note della solare sigla di apertura e con le prime sequenze animate che ci restituiscono i nostri amati personaggi intatti (o quasi) nella loro affascinante ambientazione storica. Da subito si rivivono quindi le stesse emozioni e le stesse avventure cartacee ma stavolta in una veste più sontuosa, grazie al calore delle voci dei doppiatori e ai colori brillanti della fotografia, che esaltano al massimo i costumi e i fondali scenografici, con la meraviglia dei tetti di Firenze dominati dalla cupola brunelleschiana. Il setting storico non pesa sul racconto che ingrana con la stessa leggerezza e disinvoltura del manga, conservando il giusto equilibrio tra toni da commedia e racconto di formazione.

La riproduzione della Firenze del XVI secolo (e di Venezia) è piuttosto accurata, anche se siamo lontani dalla ricerca storiografica di altre opere ambientate nello stesso periodo, si nota però una certa attenzione nel disegno dei costumi, delle texture, delle architetture, degli oggetti di scena. L’ambientazione in generale risulta plausibile e non presenta svarioni o anacronismi particolarmente stridenti. Più che sull'attendibilità filologica Arte punta su un approccio leggero (ma non superficiale) all'argomento artistico, indirizzandosi a un pubblico più ampio rispetto ai soli appassionati. Pone l’accento sui rapporti tra classi sociali e sulla vita quotidiana dell'epoca, illustrando con un minimo di approssimazione l'apprendistato delle maestranze artigianali e le dinamiche del mercato dell'arte, non senza qualche licenza: come nell'episodio che ci dà una vaga idea su come dovevano funzionare le grandi commissioni pubbliche, con i grandi maestri all'opera fianco a fianco; oppure quando si descrivono sommariamente le tecniche di pittura ad affresco; o ancora quando, di tanto in tanto, i veri capolavori del Quattrocento fanno capolino alle pareti, diventando quasi un giocoso esercizio didattico.
 
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Un personaggio ben scritto

Il vero punto di forza dell'anime è il personaggio principale e la sua parabola di crescita personale e professionale. Al di là del contesto storico, Arte è una figura che cattura subito la simpatia dello spettatore e rappresenta uno dei personaggi femminili più solari e positivi visti negli ultimi tempi. Difficile trovare esempi con le sue stesse caratteristiche in fatto di forza di volontà, onestà, coraggio, abnegazione, perseveranza e tutta una gamma di belle qualità che si possono rintracciare in una giovane donna, esaltate dalla sua natura gentile e indipendente.

Il suo nome allude (o si ispira) in maniera più o meno evidente al personaggio realmente esistito di Artemisia Gentileschi. In effetti non abbiamo dichiarazioni ufficiali da parte dell’autrice, inoltre Artemisia sarebbe vissuta circa un secolo dopo, ma è innegabile che i punti di contatto tra il personaggio di fantasia e la pittrice di scuola caravaggesca siano molteplici: a cominciare dal nome, fin troppo facile ricondurre Arte a un diminutivo di Artemisia; l’imprinting artistico di entrambe è stato dato dal padre come primo maestro; hanno perso i genitori in tenera età (Artemisia la madre, Arte il padre); hanno viaggiato durante la loro carriera con una tappa in comune (Venezia); esteticamente il vestito verde di Arte richiama quello del famoso autoritratto di Artemisia. Insomma, sembrerebbe solo un vezzo ma il paragone fra Arte e Artemisia non è del tutto infondato e ci fornisce un'interessante chiave di lettura in senso femminista: le vicende di entrambe infatti si svolgono in una società dove la donna riveste un ruolo di sottomissione, e solo grazie alla loro indole fiera e risoluta riescono a fronteggiare svariati ostacoli e a far emergere il loro talento.

Una delle scene più significative dei primi episodi ne sottolinea in modo emblematico il carattere, quando Arte sta trasportando un grosso carico di legname su di un carretto trascinato a fatica, a un certo punto incontra Angelo che vuole aiutarla. In quel momento un flash ci mostra i pensieri della protagonista e tutto ciò che ha dovuto subire negli ultimi tempi (i continui rifiuti alle sue richiesta di diventare apprendista e finalmente l’ingresso nella bottega di Leo). Arte rifiuta gentilmente la proposta decidendo di farcela con le proprie forze e persuadendo Angelo (e noi spettatori) della sua determinazione. Ma il fatto che Arte riesca a fare tutto ciò che un uomo può fare non sempre significa che debba vedere questi ultimi come antagonisti o che non possa fare degli errori in un campo dominato dai maschi: la vediamo fallire, cadere, ma anche accettare con umiltà i consigli (non solo da parte del maestro), rialzarsi e riprovare con rinnovata tenacia. Inoltre non disdegna la galanteria degli uomini né si rifiuta di vestirsi elegantemente o di comportarsi con maniere aggraziate. L’autrice infonde al suo personaggio un carattere di ferro (e un pizzico di sfrontatezza) senza mai sacrificare il suo lato più femminile.

Per quasi tutta la serie Arte deve lottare: per migliorare la sua tecnica, per guadagnare l’accettazione della corporazione dei pittori, per reprimere i suoi sentimenti verso il maestro, per conquistare la fiducia di Catarina, per il tormento di una crisi che la porta vicino alla depressione. Le tensioni sono cruciali per la crescita/caratterizzazione del personaggio, probabilmente senza di esse risulterebbe piatto e incolore: una viziosa nobildonna che cerca di attirare l’attenzione comportandosi da eccentrica artista. Invece, anche dopo essere stata accettata dal suo maestro, Arte continua ad avere dei dubbi sulle sue capacità di pittrice, fino a considerarsi un fardello per lui. Ma non si arrende, non smette mai di crederci e di lavorare sodo, con quell'incrollabile forza d’animo che aggiunge fascino al personaggio. Angelo e gli altri apprendisti rimangono esterrefatti dalle sue capacità e dal suo impegno. Vedere Arte respinta dagli altri maestri, trascinata nel fango, costretta a trasportare pesanti carichi etc., spinge gli spettatori a tifare per lei, e quando finalmente diventa la più talentuosa artista di Firenze, capace di sostituire il suo stesso maestro e guadagnare la stima e il rispetto delle altre botteghe, sentiamo che è un risultato che si è guadagnata pienamente.
 
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Una principessa imperfetta

In una storia di emancipazione femminile c’è sempre il rischio che il personaggio principale possa trasformarsi in una specie di super eroina, un essere perfetto, infallibile, nobile, ideale in tutti i sensi e che non ha bisogno dell’aiuto degli uomini. Invece Arte ne ha bisogno eccome e di tutto l’aiuto possibile, non si potrebbe certo dire che le sue conquiste siano dovute solo a sé stessa. Arte ha molto talento ma anche molto da imparare, sa bene che nessuno le deve niente ed è per questo che apprezza sinceramente ogni piccolo aiuto che riesce ad ottenere dal suo prossimo. Si perde il conto a elencare le volte in cui lei pronuncia la parola “Grazie!” durante tutta la serie: al suo maestro, ai suoi clienti, ai colleghi apprendisti, alla piccola Catarina, persino al fornaio! La strada in salita è dura ma non significa che non si possa ricevere un po’ di aiuto da parte degli altri.

Arte non è una spumeggiante ragazza stereotipata, ha slancio e ambizione ma anche numerosi punti deboli: è una maniaca del lavoro, il che la porta a trascurare sé stessa e la sua salute, spesso ficca il naso negli affari altrui, non riesce a dominare le proprie emozioni e a volte esplode di rabbia. In effetti ogni personaggio (maschio o femmina che sia) ha la sua buona dose di problemi e i suoi piccoli grandi drammi nell'arco della serie, tuttavia i comprimari non sono altrettanto sfaccettati, dividendosi genericamente tra personaggi gentili e personaggi ostili. In pochi riescono a emergere (Leo, Veronica, Catarina), il resto del cast è un po’ oscurato dalla protagonista, comunque sottodimensionato rispetto al manga originale che da questo punto di vista risulta più coerente.

In uno dei capitoli più riusciti (quello della crisi) Arte incontra un maestro della scuola veneta che le dimostra quanto in fondo la sua vicenda non sia stata poi così avversa dal destino: dopotutto proviene da una famiglia benestante e anche da artista la sua educazione la aiuta ad ottenere il consenso (e le commissioni), qualsiasi altro artista di estrazione più umile non avrebbe mai raggiunto i suoi stessi traguardi professionali. Arte quindi non è l’unica a lottare per affermarsi nel mondo, tutti lottano nella vita, donne e uomini, e il suo essere donna non è sempre un ostacolo. Arte ha ancora tanto da imparare, e molti difetti da correggere, ma questo ce la fa sentire molto vicina a noi.
 
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Narrativamente parlando la serie potrebbe rivelarsi a tratti eccessivamente semplice e lineare, con i capitoli che alla lunga si susseguono in modo poco originale e molto prevedibile, concentrandosi sui fatti ordinari (ma non banali) della vita quotidiana, al cui confronto la vera vita di Artemisia Gentileschi appare di gran lunga più drammatica e degna di un romanzo di appendice. Il ritmo dell’azione di Arte è così piatto e generico che si intuisce subito dove andrà a parare l’episodio molto prima dei titoli di coda (soprattutto se si è già letto il manga). Non essendo improntato all’azione non c’è molto lavoro per gli animatori, ma un po’ di vivacità ci viene data dalle gag comiche in super deformed che spezzano la monotonia dei dialoghi. La colonna sonora, che riprende motivi e strumenti musicali medievaleggianti, è discreta, mai invadente e si limita a fare da tappezzeria alle immagini. La serie si può dividere in periodo fiorentino (formazione) e periodo veneziano (maturità), con la puntata finale che ritorna a Firenze e lascia aperta l’ipotesi ad un’eventuale seconda serie.
 
L'anime Arte non è indirizzato solo agli amanti delle serie in costume o agli appassionati di storia dell’arte anzi, probabilmente questi ultimi rimarranno un po’ delusi dalla superficialità con cui viene trattata la materia. D'altro canto, per chi fosse completamente digiuno o avesse solo un vago interesse per l’arte antica, potrebbe essere una visione stimolante e un’ottima occasione per un primo basilare approccio. Oltre il topic artistico Arte rimane un ottimo josei/slice of life, tutto incentrato sul tema della crescita individuale e sullo spirito di sacrificio che donano all'anime uno sfondo educativo e motivazionale, solo che al posto di un liceo giapponese siamo nella bottega di un maestro d’arte nell'Italia del ’500. Arte ruba la scena con il suo esempio brillante di protagonista femminile forte e la sua realistica lotta per l’affermazione, ed è soprattutto in questo che risiede il fascino di una serie formativa e propositiva che prova a suo modo (a volte un po’ ingenuo ma teneramente sincero) a seminare nel cuore degli spettatori il germe dell’amore per l’arte.
 

 

Chi era la vera Arte?

Artemisia Gentileschi era sicuramente una donna coraggiosa, fortificata dalle numerose prove che dovette affrontare nella vita. Siamo nei primi anni del ‘600 e la scelta di dedicarsi alla pittura era inconsueta per una ragazza in un campo di competenza esclusivamente maschile. A 12 anni provò il suo primo grande dolore rimanendo orfana di madre, tuttavia questo evento luttuoso le consentì di avvicinarsi al padre Orazio Gentileschi, pittore molto apprezzato a Roma in anni di grande fermento artistico. La giovane Artemisia, già occupata a gestire la casa e i suoi fratelli minori, rimase affascinata dal lavoro del padre il quale, quando si accorse del talento della figlia, lo favorì con il classico apprendistato di ogni aspirante pittore. Questo però dovette avvenire entro le mura domestiche perché a una giovane donna non era consentito frequentare un mondo popolato solo da uomini, spesso poco raccomandabili come il contemporaneo Caravaggio che tanto influenzò la pittura di Orazio Gentileschi e di conseguenza quella di Artemisia.
 
Autoritratto come allegoria della Pittura (1638-1639). Giuditta che decapita Oloferne (1612-1613).

Essere confinata in casa però non salvò Artemisia della tragedia che segnò la sua vita. Orazio ebbe il torto di fidarsi di un collega pittore, Agostino Tassi, personaggio dai burrascosi precedenti (anche penali) talmente prepotente da essere soprannominato “lo smargiasso”. Questo figuro frequentava assiduamente casa Gentileschi per impartire lezioni di prospettiva ad Artemisia e tentò più volte di sedurre la ragazza ricevendo sempre un fermo rifiuto, fino al maggio 1611 quando approfittò dell'assenza di Orazio per prendere con la forza ciò che non gli era concesso. A soli diciotto anni, questo evento e il successivo drammatico processo segnarono per sempre la vita e l'arte di Artemisia: la pittrice dipingerà molti personaggi biblici femminili (Giuditta, Betsabea, Ester…) che lottano e vincono contro un nemico forte ma soprattutto uomo. Ma prima di diventare l'artista apprezzata alle corti di Firenze, Napoli e Londra, Artemisia dovette compiere un percorso doloroso e umiliante.

Inizialmente, la ragazza decise di dare credito al Tassi che promise un matrimonio riparatore e per quasi un anno Artemisia si "fidanzò" (sottostando anche alle richieste sessuali), fino a quando non scoprì che il pittore aveva già una moglie e non poteva contrarre nuove nozze. Allorché Orazio decise finalmente di denunciare il gaglioffo per aver forzatamente sverginato sua figlia e iniziò un processo di sette mesi che finì per mettere sotto accusa la stessa Artemisia, ma la ragazza dimostrò una forza e un coraggio insospettabili. Tassi tentò di ribaltare le carte in tavola accusando Artemisia di essere una donna promiscua e non più illibata, contando sul fatto che la denuncia fosse stata fatta molti mesi dopo lo stupro. Senza darsi per vinta Artemisia accettò di testimoniare sotto tortura (era considerato un modo per accelerare il procedimento) sottoponendosi al "supplizio dei sibilli”, una morsa metallica che stringeva sempre di più i pollici e avrebbe potuto fratturare le falangi (una vera sciagura per un artista). Mentre le guardie le legavano i pollici la coraggiosa Artemisia gridò allo smargiasso: “questo è l'anello che mi dai e queste le promesse!”. La ragazza sopportò stoicamente e alla fine ebbe una giustizia formale ma non una vera vittoria. Tassi fu condannato per la violenza carnale con la possibilità di scegliere tra cinque anni di reclusione o l’esilio perpetuo da Roma: scelse l'esilio ma in realtà non lasciò mai Roma grazie alla protezione di alcuni suoi potenti clienti, mentre Artemisia veniva bollata come una “puttana bugiarda”.
 
Giuditta e la sua ancella (1618-1619), particolare.

Fu invece Artemisia ad andarsene, il giorno dopo la fine del processo sposò Pierantonio Schiattesi, pittore di poco talento e si trasferì a Firenze. Anche se non fu certo un matrimonio d'amore, le nozze consentirono alla ragazza di recuperare una certa onorabilità. Nel corso degli anni Artemisia si spostò a Roma, Napoli, Londra, Venezia e Genova, inseguendo quelle commesse che le consentissero di mantenere il marito e i suoi quattro figli. Per molto tempo Artemisia Gentileschi è stata ignorata dal mondo dell'arte e il suo talento è stato messo spesso in secondo piano rispetto alle sue vicende biografiche che poi l'hanno fatta considerare una specie di femminista ante litteram. Il primo storico dell'arte a riabilitarla come artista è stato Roberto Longhi (1890-1970) che dice di lei: “era una pittora, anzi l'unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa significa pittura, colore, impasto e simili essenzialità”.