Spulciando tra saggi, interviste e articoli, sempre in cerca del nuovo approfondimento da scrivere, diventa abbastanza comune imbattersi in numerosi aneddoti dietro le quinte su questo o quell'anime, personaggio o studio di produzione. Piccole curiosità, non tali da realizzarne articoli dedicati, ma abbastanza interessanti da volerli diffondere agli interessati.

In questa rubrica andremo quindi a raccogliere alcuni di questi aneddoti e curiosità.

Le rose di Versailles: Guida agli husbandi!

 
ATTENZIONE!! SPOILER SU LADY OSCAR / LE ROSE DI VERSAILLES!!

Altri personaggi sono disegnati in modo molto più conforme alla realtà, come ad esempio Fersen. Una cosa che ho taciuto, e che rende il mio giudizio su di lui molto più severo di quello della maggior parte del pubblico, è il fatto che mentre a Versailles si incontrava con Maria Antonietta e le dichiarava tutto il suo amore incorruttibile, a Parigi continuava a intrattenere rapporti con numerose amanti. Giunge alla bassezza di far organizzare il piano di fuga dei reali da una delle sue donne! È comunque necessario inquadrare i fatti nell'ottica del tempo: avere numerosi amanti era una cosa normale per i nobili, e lo stesso Fersen dichiarò più volte che la sovrana era l'unica donna che avrebbe mai sposato. Io credo nella sincerità di questo suo sentimento, confermato dal fatto che non si sposò con nessun'altra.
Come uomo, dal mio punto di vista, è molto più apprezzabile Luigi XVI: ricco, importante, gentile, fedele... Cosa si può desiderare di più dal proprio marito?! Gli amori insaziabili, come quelli tra Maria Antonietta e Fersen, dopo un po' di anni perdono tutta la loro intensità lasciando solo la monotonia del tran tran quotidiano. Capisco che una persona del carattere di Maria Antonietta possa non essere stata soddisfatta dal suo consorte, ma per una donna normale credo che un uomo come Luigi XVI sarebbe il marito ideale.
[...]
Andrè all'inizio non aveva un ruolo importante come quello che assunse alla fine. Era un compagno di Oscar che le era stato vicino fin dalla nascita, ma non avevo previsto che si innamorasse di lei. Alla fine del fumetto il suo amore può sembrare purissimo e assoluto, ma in realtà anche Andrè ha un passato "nascosto": quando dichiara il suo amore a Oscar ha già consumato il suo primo rapporto con una donna, una prostituta di Palais Royal! [...] anche se nel fumetto questo fatto non viene citato.
Un altro personaggio di fantasia, e che è probabilmente l'uomo che amo di più in questo manga, è de Girodel. È l'incarnazione della classe e della raffinatezza della vera nobiltà francese, espressa soprattutto nel modo galante in cui consente a rinunciare a Oscar. Quando decisi che sarebbe stato Andrè ad amarla, pensai che avrei dovuto eliminarlo dalla scena, perchè un popolano come Andrè non avrebbe avuto alcuna speranza di impedire il loro matrimonio. Credo comunque che de Girodel, per quanto non appaia più nel manga, sia sopravvissuto alla rivoluzione. 
Poi viene Alain, questo ragazzo di 26, 27 anni all'epoca della rivoluzione, che nasconde sotto una corteccia rude un cuore sensibile, segretamente innamorato di Oscar. Mi ricordo la rabbia che provai quando mi fu detto che nell'ultima puntata del cartone l'avevano ritratto in abiti da contadino mentre zappava un campo! In realtà Alain continuò la carriera militare, mantenendo immutato il suo amore per Oscar.
Pensai che era giunto il momento di fare innamorare Oscar dopo aver ritratto l'amore impossibile tra Fersen e Maria Antonietta. Attorno a lei gravitavano anche altre figure maschili alle quali ho pensato come possibili candidati al suo amore, come ad esempio il Cavaliere Nero. Alla fine però Andrè mi sembrò la scelta più naturale, perchè aveva sugli altri il vantaggio di esserle stato vicino fin dall'infanzia e dunque di conoscerla meglio di chiunque altro.

  
Luigi XVI vero husbando

Fonte consultata:
- Intervista a Riyoko Ikeda - parte quarta - (Le rose di Versailles vol.4, edizione d/books)

Ambientazioni rurali


All'epoca c'era un gran numero di anime ambientati in luoghi realmente esistenti, che i fan delle varie opere potevano andare a visitare nei loro pellegrinaggi. Questa fu la ragione per cui Hanasaku iroha venne ambientato a Kanazawa. Si tratta tuttavia di un caso particolare.
P. A. Works, i cui uffici sono situati a Toyama, aveva deciso di realizzare un anime che prendesse ispirazione dai suoi dintorni rurali. La storia fu ambientata in una locanda tradizionale in un luogo chiamato Yuwaku, ma avrebbero potuto raccontare qualsiasi altro tipo di lavoro, come i servizi a domicilio o la finanza. L'unico aspetto obbligatorio era l'ambientazione a Kanazawa.

  

Fonte consultata:
- Anohana: The Flower We Saw That Day (From Truant to Anime Screenwriter: My Path to "Anohana" and "The Anthem of Heart")

Kirihito: Un Tezuka "poco originale"


Quando iniziai a pubblicare quest'opera, mi sentii chiedere da chi mi stava intorno se non si trattasse di un'imitazione di Vampire. [...]
Inoltre, furono fatte notare le tante analogie tra Kirihito e Shiroi kyoto [La gigantesca torre bianca] di Toyoko Yamazaki (uno dei miei romanzi preferiti), e il mio fumetto venne trattato come un'imitazione di Shiroi kyoto. Forse le similitudini sono dovute al fatto che Yamazaki ha preso come modello l'università di Osaka, dalla quale anch'io provengo. Sicuramente il dottor Zaizen di Shiroi kyoto e Tatsugaura di Kirihito si somigliano, per l'autoritarismo e il machiavellismo. Ma quando si ambienta un'opera nel cosiddetto "mondo della medicina" - assoggettato a relazioni interpersonali di tipo feudale - non si può prescindere dall'autoritarismo e dal machiavellismo.

 
 

Fonte consultata:
- Postfazione (Kirihito vol.4, Hazard Edizioni)

Fuggire dalla realtà può anche essere utile per la formazione dell'individuo

 
Personalmente non ho mai avuto una grande fiducia nelle esperienze reali. In particolare, sento persino qualcosa di equivoco nell'idea secondo cui il primato spetta alle esperienze reali, secondo cui, nella formazione della personalità dei ragazzi (compresi anche quelli delle scuole medie e superiori) più che le cosiddette esperienze fittizie di televisione, fumetti e videogiochi, il vero valore sta nelle esperienze vissute, uscire all'aperto, salire sugli alberi, sbucciarsi le ginocchia e così via. Nel mondo così come se lo rappresentano i ragazzi la divisione tra fantasia e realtà è labile, e allora io penso che ciò che in quel mondo vivono, quello della fantasia, porti un dolore identico a quello delle esperienze reali.
A dire il vero gran parte della mia attuale visione di base del mondo e dell'uomo è stata coltivata nell'intensa lettura di romanzi di fantascienza che facevo ai tempi delle medie e delle superiori.
Durante le scuole superiori volevo diventare scrittore di fantascienza, e anche se, generalmente, non degnavo di un solo sguardo le cosiddette opere letterarie, comunque leggevo senza interruzione romanzi di fantascienza. E intanto mi occupavo anche in attività più o meno definibili come "movimento studentesco". I miei compagni mi giudicavano strano, ma le due cose non erano in contraddizione, se considerate dal punto di vista del come fuggire da una quotidianità intollerabile.
Non c'è molta differenza con chi oggi si dà alla droga, diventa un teppista o si rifugia in un branco girando per i centri commerciali. A quel tempo quel che c'era era solo l'attività politica, tutto qui. Quindi avevo anche provato a leggere due o tre cose di Marx, scelsi apposta le più superficiali, ma appena cominciavo mi veniva da dormire. Non sono nemmeno mai andato alle riunioni per l'apprendimento della dottrina. Da questo punto di vista, con la fantascienza, mi ci potevo immergere, mi ci stordivo, riuscendo a dimenticare totalmente la realtà.
Anche il cinema, ne era l'estensione. Andavo al cinema perché non c'era altro posto in cui volessi andare. Ovviamente per il cinema non avevo alcun interesse da studioso e alla fine i film che guardavo erano film dozzinali.
Dalle elementari alle medie comprese, avevo letto solamente storie di viaggi. Sì, mi piacevano davvero molto, ne leggevo intere raccolte, una dopo l'altra. Anche questo, pensandoci ora, credo fosse una fuga dalla realtà.
Alla fine fui completamente risucchiato dal cinema d'animazione. Ma non l'ho sentita come una sofferenza eccessiva, perché ho potuto mangiare continuando a intessere fantasia. A volte c'erano delle scadenze rigide, finivo per crollare dal sonno, ma non ho mai accumulato troppo stress. In particolare, adoravo fare gli storyboard. Era il lavoro più bello che potesse esserci, perché mi permetteva di rifletterci tutte le fantasie che mi saltavano in mente.
Con il cinema dal vero, invece, un mondo che si basa sui rapporti umani, non mi ci trovo. Quando ero studente ho girato qualche film ma erano sempre film che, per farli, riducevano al minimo i rapporti umani. Li costruivo unendo serie di  immagini fisse, riprendevo alberi, specchî d'acqua... avrei voluto riprendere anche esseri umani, ma non riuscivo a farlo, non mi piaceva averci a che fare. Be', tutto quello che son riuscito a fare è stato riprendere una ragazza che mi piaceva, con qualche opportuna bugia. ^_^
Alla fine, quello che stava sempre alla radice era un senso di pericolo nei confronti della realtà... detto in breve, si trattava di fughe dalla realtà. È sempre stato il mio desiderio, quello di perdere i contatti con la realtà, di vivere in una fantasia. Certo, intanto, nella mia vita reale, mi sono successe diverse cose, ma queste esperienze non hanno mai determinato nulla del mio modo di vivere.
Piuttosto, molto l'ho imparato dai romanzi di fantascienza, compresa anche la tendenza al pessimismo. C'è chi dice che la fantascienza, alla fine, è fantascienza e non letteratura, ma io, da ragazzo, la leggevo come si legge Herman Hesse. Nei grandi romanzi della fantascienza, di Bradbury o Heinlein, io, come esperienza fittizia, ho anche incontrato delle ragazze, ho conosciuto l'amore. E ho imparato persino quasi delle regole per l'esistenza: come trattare con le persone più anziane, come sopportare di vivere in certi posti... E, soprattutto, ancora oggi i film li creo sulla base delle esperienze fittizie accumulate a quel tempo.
Quel che voglio dire è che, se le esperienze reali costruiscono gli individui, questo lo fa anche proprio la fantasia. E nello stesso senso, un eventuale rapporto di causa-effetto tra quello che io creo e le esperienze della mia vita reale, è prossimo a zero. Critici e giornalisti vogliono sempre cercare una successione tra una sorta di "esperienza originaria" dell'autore e le sue opere ma io vorrei si riconoscesse che, per quanto mi riguarda, è una ricerca priva di senso.
 

Fonte consultata:
- Fuggire dalla realtà può anche essere utile per la formazione dell'individuo (yupa.neocities.org)